Anthony Hecht

poeta statunitense

Anthony Evan Hecht (New York City, 16 gennaio 1923Washington, 20 ottobre 2004) è stato un poeta statunitense.

Anthony Evan Hecht
Premio Pulitzer Premio Pulitzer nel 1968

Il suo lavoro ha unito un profondo interesse per la forma con un appassionato desiderio di affrontare gli orrori della storia del XX secolo: la seconda guerra mondiale, in cui ha combattuto, e l'olocausto, temi ricorrenti nelle sue opere.[1]

Biografia modifica

I primi anni modifica

Hecht nacque a New York City da genitori ebrei-tedeschi: Melvyn Hahlo Hecht e Dorothea Holzman. Anthony era il primogenito con un fratello più giovane di due anni e mezzo, Roger, che diventerà anche lui poeta.[2]
Studiò presso varie scuole della città - era un compagno di classe di Jack Kerouac alla Horace Mann School - senza particolari interessi per la poesia e rivelando una mediocrità negli studi che più tardi definirà "cospicua".[3] Tuttavia, quando studiava letteratura inglese al primo anno al Bard College di New York scoprì le opere di Stevens, Auden, Eliot e Dylan Thomas. Fu allora che prese la decisione di diventare poeta. I suoi genitori non erano contenti di questa scelta e cercarono di scoraggiarla, anche chiedendo aiuto ad un amico di famiglia, Ted Geisel, meglio conosciuto come Dr. Seuss, per tentare di dissuaderlo.

Nel 1944, dopo aver completato il suo ultimo anno al Bard, Hecht, fu arruolato nella 97ª divisione di fanteria e fu inviato sui campi di battaglia in Europa. Vide numerose battaglie in Germania, Francia e Cecoslovacchia. Tuttavia, le sue esperienze più significative accaddero il 23 aprile 1945. Quel giorno la divisione di Hecht partecipò alla liberazione del Campo di concentramento di Flossenbürg. Hecht ebbe il compito di interrogare i prigionieri francesi per raccogliere informazioni sul comportamento dei comandanti del campo. Anni dopo Hecht commentò questa sua esperienza: "Il luogo, la sofferenza, i racconti dei prigionieri erano al di là della comprensione. Per anni dopo mi svegliavo gridando".[3]

Maturità modifica

Finita la guerra, Hecht, approfittò della legge G.I. Bill (Servicemen's Readjustment Act)[4] per studiare con il critico-poeta John Crowe Ransom al Kenyon College nell'Ohio. Qui entrò in contatto con colleghi poeti come Robert Lowell, Randall Jarrell, Elizabeth Bishop e Allen Tate. Successivamente conseguì il Master presso la Columbia University. Hecht frequentò anche l'University of Iowa.

Hecht pubblicò la sua prima raccolta, A Summoning of Stones nel 1954. In questo lavoro la sua padronanza di una vasta gamma di forme poetiche era chiara come la sua consapevolezza delle forze della storia, che aveva visto di prima mano. Anche in questa fase la poesia di Hecht è stata spesso paragonata a quella di Auden, con cui Hecht era diventato amico nel 1951 durante una vacanza sull'isola di Ischia, dove Auden trascorreva ogni estate. Nel 1954 sposò Patricia Harris con cui ebbe due figli Jason e Adam. Divorzieranno nel 1961 e Hecht sposerà Helen D'Alessandro da cui avrà un terzo figlio, Evan Alexander.[5]
Nel 1993 Hecht pubblicò The Hidden Law, una lettura critica delle opere di Auden.
Durante la sua carriera Hecht ebbe molti estimatori e ricevette numerosi premi, tra cui il Prix de Rome[5] nel 1951 e nel 1968 il Premio Pulitzer per la poesia per il suo lavoro secondo The Hard Hours.[6]

Era in questo volume che Hecht per la prima volta rifletteva sulle sue esperienze nella seconda guerra mondiale. Una delle poesie, Rites and Ceremonies, è tra le rappresentazioni più dirette dell'olocasto della poesia inglese.[7] Forse questi ricordi lo portarono ad un esaurimento nervoso nel 1959. Trascorse tre mesi in ospedale, anche se gli fu risparmiato l'elettroshock, a differenza di Sylvia Plath, che aveva conosciuto mentre insegnava allo Smith College.[2]

La principale fonte di reddito di Hecht era l'insegnamento della poesia, in particolare presso l'University of Rochester dove lavorò dal 1967 al 1985. Insegnò per vari periodi presso altre istituzioni di rilievo, come Smith, Bard, Harvard, Georgetown e Yale. Tra il 1982 e il 1984, ha ricoperto la prestigiosa posizione di Poet Laureate consulente della Biblioteca del Congresso.[8] Hecht vinse numerosi importanti premi letterari, oltre ai già citati: il Premio Bollingen per la poesia (1983),[9] il Ruth Lilly Poetry Prize (1988),[10] il Wallace Stevens Award (1997),[11] la Medaglia Robert Frost (1999/2000)[12] e il Tanning Prize[13].[5]

Hecht morì il 20 ottobre 2004, nella sua casa di Washington;[1] è sepolto nel cimitero del Bard College. Un mese dopo, il 17 novembre Hecht aveva ricevuto la National Medal of Arts, ritirato dalla moglie Helen.[14]

Doppio dattilo modifica

Hecht è anche noto per essere uno degli inventori del doppio dattilo, una forma metrica usata in composizioni scherzose simili al limerick (in inglese dette light verse). Nella sua chat settimanale on-line il 22 gennaio 2008, Gene Weingarten del Washington Post ha composto un doppio dattilo per ricordare Hecht:

(EN)

«Higgledy Piggledy
Anthony Hecht, who could
Write about death in words
Epic yet warm,
Went to his own with some
Counterintuitive
Logic; his legacy's
This stupid form.»

(IT)

«Alla rinfusa
Anthony Hecht, che poteva
Scrivere della morte in parole
Epiche eppure calde,
Se ne uscì con una certa
Contro intuitiva
Logica; ci ha lasciato
Questa sciocca forma metrica.»

Opere modifica

Poesie
  • A Summoning of Stones (1954)
  • The Hard Hours (1967)
  • Millions of Strange Shadows (1977)
  • The Venetian Vespers (1979)
  • The Transparent Man (1990)
  • Flight Among the Tombs (1998)
  • The Darkness and the Light (Poem)|The Darkness and the Light (2001)
  • More Light! More Light! (Poem)
Traduzioni
  • Aeschylus's Seven Against Thebes (1973) (with Helen Bacon)
Altre opere
  • Obbligati: Essays in Criticism (1986)
  • The Hidden Law: The Poetry of W. H. Auden (1993)
  • On the Laws of the Poetic Art (1995)
  • Melodies Unheard: Essays on the Mysteries of Poetry (2003)

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Harvey Shapiro, Anthony Hecht, a Formalist Poet, Dies at 81, su nytimes.com, The New York Times Company, 22 ottobre 2004. URL consultato il 5 settembre 2010.
  2. ^ a b (EN) A note on Anthony Hecht, su waywiser-press.com, BTL an imprint of The Waywiser Press. URL consultato il 6 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2011).
  3. ^ a b (EN) Matt Schudel, Poet, Essayist Anthony Hecht Dies at 81, su washingtonpost.com, The Washington Post Company, 22 ottobre 2004. URL consultato il 5 settembre 2010.
  4. ^ Il G.I. Bill (ufficialmente intitolato Servicemen's Readjustment Act del 1944, PL 78-346, 58 Stat. 284m) era una legge che permetteva la frequentazioni di un College o corsi di formazione professionale o semplicemente un anno con stipendio pagato ai veterani della seconda guerra mondiale (comunemente chiamati G.I.).
  5. ^ a b c Brennan, Clarage, Who's who, p. 533.
  6. ^ (EN) Poetry – Winners, su pulitzer.org, The Pulitzer Prizes -- Columbia University. URL consultato il 5 settembre 2010.
  7. ^ Nelson, The Greenwood Encyclopedia, pp. 956-957.
  8. ^ (EN) Poet Laureate Timeline: 1981 – 1989, su loc.gov, Library of Congress. URL consultato il 5 settembre 2010.
  9. ^ (EN) 1983 - Anthony Hecht, su beinecke.library.yale.edu, Yale University. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011).
  10. ^ (EN) Mary Carole McCauley, Poet turns a page in poetry prize history, su articles.latimes.com, Los Angeles Times (Article Collections), 9 maggio 2007. URL consultato il 5 settembre 2010.
  11. ^ (EN) Wallace Stevens Award, su poets.org, Academy of American Poets. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2010).
  12. ^ (EN) 2000 Frost Medalist Anthony Hecht, su poetrysociety.org, Poetry Society of America. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2011).
  13. ^ (EN) The Tanning Prize for Poetry 1994-1999, su home.comcast.net, The Booklist Center. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2010).
  14. ^ (EN) 2004 National Medal of Arts - Anthony Hecht Poet (deceased), su nea.gov, National Endowment for the Arts. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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