Antonio Falangola

vescovo cattolico italiano

Antonio Falangola (Sorrento, 30 dicembre 1699Caserta, 25 marzo 1761) è stato un vescovo cattolico italiano.

Antonio Falangola
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato30 dicembre 1699 a Sorrento
Ordinato presbitero19 dicembre 1722
Nominato vescovo9 luglio 1736 da papa Clemente XII
Consacrato vescovo15 luglio 1736 dal cardinale Giuseppe Firrao il Vecchio
Deceduto25 marzo 1761 (61 anni) a Caserta
 

Biografia modifica

 
Il seminario diocesano di Cerreto Sannita in una raffigurazione del 1763. Mons. Falangola si adoperò per riaprirlo e ampliarlo.

Nato nel 1699 da una famiglia patrizia sorrentina, il 19 dicembre 1722 fu ordinato sacerdote.

Nel 1735 fu inviato alla corte di Vienna dove risolse «con molta lode alcune oneste e gravi incompense della sua Patria».[1]

Il 9 luglio 1736 fu designato vescovo di Telese o Cerreto e pochi giorni dopo, il 15 luglio, fu consacrato a tale ufficio.[2]

In una relazione del 17 gennaio 1739 annotò che le anime (gli abitanti) della diocesi erano 26.287.[3]

Concluse i lavori di edificazione della cattedrale di Cerreto Sannita e il 18 settembre 1740 la consacrò solennemente.[4]

 
Tomba di Mons. Falangola nel Duomo di Casertavecchia

Il 3 novembre 1740 trasferì le spoglie mortali dei predecessori Giovanni Battista de Bellis e Francesco Baccari dalla chiesa di Sant'Antonio alla sepoltura dei vescovi della cattedrale di Cerreto Sannita. Mons. Falangola, inoltre, ebbe cura di trasportare nella sepoltura dei vescovi anche i resti dei vescovi che erano stati seppelliti nella vecchia cattedrale di Cerreto antica, distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688. La processione con i resti mortali di questi ultimi vescovi partì dalla chiesa di San Giuseppe, dove erano temporaneamente custoditi, e arrivò alla cattedrale dove si celebrò «l'ufficio de' Morti e si cantò in suffragio di detti Vescovi defunti».[5]

Si adoperò per riaprire ed ampliare il seminario diocesano di Cerreto Sannita che nel 1739 era già pienamente attivo come testimonia un documento nel quale il feudatario si lamentava perché erano stati nominati troppi chierici concludendo che, essendo essi sottoposti alla giurisdizione ecclesiastica ed esenti da tasse, ne derivasse un danno economico per la comunità.[6]

Nel 1747 si recò a Roma dove ottenne da papa Benedetto XIII la facoltà di rinnovare le insegne corali del capitolo della cattedrale.[7]

Il 29 maggio 1747 fu designato alla diocesi di Caserta.

Morì a Caserta nel 1761 e fu sepolto nel duomo di Casertavecchia dove tuttora riposa.

Genealogia episcopale modifica

La genealogia episcopale è:

Note modifica

  1. ^ Pescitelli, p. 49.
  2. ^ (EN) David Cheney, Antonio Falangola, su Catholic-Hierarchy.org. URL consultato il 20 maggio 2019.  
  3. ^ Giovanni Rossi, Catalogo de' Vescovi di Telese; seconda ristampa con introduzione, integrazioni, correzioni ed aggiunte fino ai giorni nostri a cura di Nicola Vigliotti, Puglianello, Edizioni Media Press, 2008, p. 169.
  4. ^ Pescitelli, p. 48.
  5. ^ Pescitelli, p. 56.
  6. ^ Pescitelli, p. 82.
  7. ^ Rossi, p. 187.

Bibliografia modifica

  • Renato Pescitelli, La Chiesa Cattedrale, il Seminario e l'Episcopio in Cerreto Sannita, Laurenziana, 1989.
  • Giovanni Rossi, Catalogo de' Vescovi di Telese, Napoli, Stamperia della Società Tipografica, 1827.
  • Pietro De Felice, Il Vescovo Falangola alla posa della Prima Pietra della Reggia, in Quaderni della Biblioteca del Seminario, Associazione Biblioteca del Seminario Civitas Casertana, Volume sesto, 2005, pp. 73–85.

Voci correlate modifica

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