Aroldo Soffritti

aviatore italiano

Aroldo Soffritti (Bondeno, 5 aprile 1913Milano, 18 febbraio 1977) è stato un militare e aviatore italiano, Asso pluridecorato della Regia Aeronautica partecipò alla seconda guerra mondiale combattendo in Africa Orientale Italiana. Conseguì 8 vittorie aeree individuali e 5 probabili,[1] contribuendo alla distruzione di 11 velivoli al suolo.

Aroldo Soffritti
NascitaBondeno, 5 aprile 1913
MorteMilano, 18 febbraio 1977
Luogo di sepolturaCimitero maggiore di Milano
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Specialitàcaccia
Reparto412ª Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre
GradoMaresciallo pilota
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieBattaglia di Cheren
Decorazioniqui
dati tratti da Fiat CR.42 Aces of World War 2,[1]
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Biografia modifica

Nacque a Bondeno, provincia di Ferrara, il 5 aprile 1913,[1] e dopo aver frequentato il Corso di Allievo sottufficiale pilota della Regia Aeronautica, conseguì il brevetto di pilota militare nel 1934. Prestò servizio in Libia e poi nelle file del 4º Stormo Caccia Terrestre[1] basato sull'Aeroporto di Gorizia-Merna. Dopo essersi congedato partì per l'Africa Orientale Italiana iniziando l'attività di agricoltore insieme ad un amico.[1] Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940 fu richiamato in servizio nelle file dell'Aeronautica dell'A.O.I. Inizialmente assegnato alla specialità bombardamento, ben presto fu mandato presso la 412ª Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre[1] equipaggiata con i biplani da caccia Fiat C.R.42 Falco.[2] Si trattava di una unità di "élite" al comando del capitano Antonio Raffi,[3] che vedeva tra le sue file i futuri assi Mario Visintini,[N 1]Luigi Baron,[N 2] e Carlo Canella. Conseguì la sua prima vittoria il 2 gennaio 1941[3] a spese di un ricognitore Westland Lysander del No. 237 Squadron, abbattuto nei pressi di Tole.

Durante le operazioni aeree eseguite nel corso della battaglia di Cheren[1] abbatté un caccia Hawker Hurricane del No. 1 Squadron della South African Air Force il 19 marzo e un bombardiere Bristol Blenheim il giorno 25.[4]

Il 26 aprile 1941,[3] con la caduta di Dessiè[5] in mano alle truppe sudafricane, venne fatto prigioniero insieme ad altri 10.000 uomini, tra cui 6.000 italiani[N 3] La caduta della città segnò il termine delle operazioni nell'est dell'A.O.I. A quell'epoca era accreditato di 8 vittorie confermate,[N 4] 5 probabili, e 11 velivoli distrutti al suolo, decorato con due Medaglie d'argento al valor militare. Trasferito come prigioniero di guerra in India, ritornò in patria nel 1946.[1] Si spense a Milano il 18 febbraio 1977, dove riposa nella tomba familiare al Cimitero Maggiore.

Onorificenze modifica

«Dopo ventidue giorni di ininterrotti asprissimi combattimenti aerei, esausto ma non domato nelle sue energie fisiche e fede incrollabile nella vittoria si offriva volontario per affrontare forze nemiche rilevanti dislocate in basi potentemente difese. Con commovente indomito eroismo attaccava l'avversario distruggendo sedici apparecchi nemici superando la violenta e disperata difesa contraerea e l'attacco della caccia. Superba espressione di eroismo italiano. Cielo di Agordat, 9 febbraio 1941-XIX
«Partecipava a numerose azioni di guerra per la difesa dell'A.O.I sostenendo 21 combattimenti aerei contro le preponderanti forze aeree avversarie prendendo parte all'abbattimento o alla distruzione al suolo di numerosi aerei. Cielo dell'A.O.I., 1º agosto 1940-6 aprile 1941

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Successivamente insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, e Asso degli assi dell'aviazione dell'Africa Orientale Italiana con 17 vittorie.
  2. ^ Secondo migliore cacciatore con 12 vittorie all'attivo.
  3. ^ In mano ai sudafricani caddero anche 52 cannoni, 236 mitragliatrici e 240 camion.
  4. ^ Tutte conseguite tra il 2 febbraio e il 4 aprile 1941.

Fonti modifica

  1. ^ a b c d e f g h Gustavsson, Slongo 2013, p. 62.
  2. ^ Sgarlato 2012, p. 25.
  3. ^ a b c Apostolo, Massimello 2000, p. 48.
  4. ^ Sgarlato 2012, p. 41.
  5. ^ Sgarlato 2012, p. 42.

Bibliografia modifica

  • (EN) Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, Italian Aces of World War 2, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-84176-078-1.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
  • (EN) Hakan Gustavsson e Ludovico Slongo, Fiat CR.42 Aces of World War 2, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-4728-0192-X.
  • Giulio Lazzati, Stormi d'Italia - Storia dell'aviazione militare italiana, Milano, Ugo Mursia Editore, 1975, ISBN 978-88-425-4079-3.
  • Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
  • Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • (EN) Christopher Shores, Dust Clouds in the Middle East, London, Grub Street, 1996, ISBN 1-898697-37-X.
Periodici
  • Nico Sgarlato, Le Aquile dell'Impero, in Ali di Gloria, n. 3, Parma, Delta Editrice, aprile-maggio 2012.