Assedio della Mirandola (1502)

L'assedio della Mirandola del 1502 fu un conflitto militare che vide coinvolti Giovanni Francesco II Pico della Mirandola contro i fratelli minori Federico e Ludovico,[1] che bombardarono Mirandola per 50 giorni. Sconfitto ed imprigionato, Gianfrancesco fu rilasciato solo con la promessa di cessione dei domini, ritirandosi poi in esilio per otto anni.[2]

Assedio della Mirandola (1502)
Mirandola
Data17 giugno - 6 agosto 1502
LuogoMirandola
EsitoVittoria degli assedianti
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
3.000 soldati
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Storia modifica

Nel marzo 1491 Giovanni Francesco II Pico della Mirandola sposò Giovanna Carafa, figlia di Giovanni Tommaso Carafa, conte di Maddaloni,[3] Grazie alla cospicua dote portata dalla moglie, Gianfrancesco riuscì ad acquistare per 30.000 ducati d'oro dallo zio Giovanni Pico della Mirandola buona parte del feudo della Mirandola, inclusi i diritti ereditari, suscitando il risentimento dei fratelli minori Federico e Ludovico.[4] Alla morte del padre Galeotto I Pico nel 1499, Gianfrancesco scacciò i due fratelli minori, che iniziarono a rivolgersi così alle altre Corti per aver sostegno alla restituzione del dominio sulla città di Mirandola.

Le artiglierie estensi partirono da Ferrara l'8 giugno 1502.[5] Gli assedianti si presentarono il 17 giugno 1502 sotto le mura della Mirandola,[6] forti di un esercito di 3.000 soldati,[7] formato grazie all'appoggio di Ercole I d'Este, duca di Ferrara e di Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova.[8]

Per 14 giorni le due parti si bombardarono a vicenda, con colpi di mortaio così forti e potenti che si udirono fino a Modena.[7] Ciononostante l'assedio durò per oltre cinquanta giorni, portando a sfinimento la popolazione.[9] Il 28 luglio Ludovico Pico chiese ad Isabella Gonzaga l'invio di altre 100 palle di cannone.[10]

Mentre i viveri iniziavano a scarseggiare e Gianfrancesco si trovava nel Borgonuovo per rifornirsi, all'improvviso gli assedianti lanciarono l'attacco finale, alzando un ponte sulle mura. Gianfrancesco tentò di rientrare al castello dei Pico, saltando su una barca e dirigendosi verso il portone della rocca, ma ormai i fratelli lo avevano preceduto.

Gianfranesco II venne imprigionato e, solo dopo le suppliche della moglie Giovanna Carafa, venne finalmente liberato, ma a patto che se ne andasse dalla Mirandola: il 6 agosto alle ore 21 venne firmata la capitolazione con patto di salvamento delle persone e il successivo 8 agosto i fratelli minori furono acclamati sovrani della Mirandola.[11] Il giorno seguente uscì da Mirandola scortato dai fratelli per un lungo tratto, ritirandosi poi nel castello dei Pio a Novi.[12]

Conseguenze modifica

Ludovico governò la Mirandola con pugno di ferro: catturò i seguaci di Girolamo Savonarola rifugiati e protetti da Gianfrancesco, mettendo al rogo Pietro Bernardino e giustiziando poi Cristoforo Grisolfi con otto complici accusati di lesa maestà. Ludovico cercò altresì di eliminare il fratello, inviando dei sicari a Roma e che però furono scoperti, imprigionati ed infine graziati dal Papa.[13]

Gianfrancesco II rimase in esilio per otto anni, andando anche a Roma per chiedere l'aiuto del Papa e in Germania dall'imperatore Massimiliano. Rientrò nella città dei Pico solo nel 1511, dopo il celebre assedio della Mirandola di papa Giulio II, rimanendovi però per pochi mesi. Solo dopo l'accordo con Francesca Trivulzio poté rientrare definitivamente nel 1515, per poi finire assassinato nel 1533 dal nipote Galeotto II Pico.[2]

Note modifica

  1. ^ Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, 2000.
    «Non accadde in questo anno altra cosa memorabile, eccetto che Lodovico e Federico della famiglia de' Pichi della Mirandola, essendo stati prima cacciati da Giovan Francesco loro fratello, e pretendendo avervi, con tutto che fusse maggiore di età, le medesime ragioni che lui, ottenute genti in aiuto loro dal duca di Ferrara, di una sorella naturale del quale erano nati, e da Gianiacopo da Triulzi suocero di Lodovico, ne cacciarono per forza il fratello: cosa non tanto degna di memoria per se stessa quanto perché poi, negli anni seguenti, le controversie tra questi fratelli produssero effetti di qualche momento.»
  2. ^ a b Litta, p. 4.
  3. ^ Biagio Aldimari, Historia genealogica della famiglia Carafa, Parte 3, p. 593.
  4. ^ Elisabetta Scapparone, PICO, Giovan Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 83, 2015. URL consultato il 28 settembre 2019 (archiviato il 27 settembre 2019).
  5. ^ Girolamo Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, Tomo IV, M9dena, presso la Società tipografica, 1794, p. 198.
  6. ^ Veronesi, p. 26.
  7. ^ a b Jacopino de' Bianchi, detto de' Lancellotti, Cronaca modenese (1469-1500), collana Monumenti di storia patria delle provincie modenesi, Tomo I, Parma, Pietro Fiaccadori, 1861, p. 259.
  8. ^ Memorie storiche della città e dell'antico ducato della Mirandola, vol. 1, Tipografia di Gaetano Cagarelli, 1872, p. 118.
  9. ^ Cronaca, p. 51.
  10. ^ Indice tripartito della prima serie dell'archivio storico italiano, Firenze, G.P. Vieusseux editore, 1857, p. 93.
  11. ^ Veronesi, p. 27.
  12. ^ Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie dell'Emilia, vol. 3, G.T. Vincenzi e nipoti, 1878, pp. 132-133.
  13. ^ * Bruno Andreolli, PICO, Lodovico I, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 83, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 6 ottobre 2019.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica