L'augite (simbolo IMA: Aug[6]) è un minerale molto comune della classe dei "silicati e germanati" appartenente al gruppo del pirosseno; possiede composizione chimica (Ca,Mg,Fe)2Si2O6.[2] Strutturalmente l'augite appartiene agli inosilicati.

Augite
Classificazione Strunz (ed. 10)9.DA.15[1]
Formula chimica
  • (Ca,Mg,Fe)2Si2O6[2]
  • (Ca,Fe)(Mg,Fe)[Si2O6][3]
Proprietà cristallografiche
Sistema cristallinomonoclino prismatico[4]
Parametri di cellaa = 9,69 Å; b = 8,84 Å; c = 5,28 Å e β = 106,3° Z = 4[3]
Gruppo puntuale2/m[1]
Gruppo spazialeC2/c (nº 15)[1]
Proprietà fisiche
Densità3,2[5] - 3,5[5], 3,6[4] g/cm³
Densità misurata3,19-3,56[1] g/cm³
Densità calcolata3,31[1] g/cm³
Durezza (Mohs)5,5 - 6[1], 5-6,5[4]
Sfaldaturanon sempre evidente[5], perfetta secondo {110}[4], distinta, buona {110}[1], indistinta secondo {010}[4]
Fratturairregolare, fragile, concoide[4]
Coloremarrone-verde, verde, bruno chiaro, verde scuro, nero, bruno[4]
Lucentezzada vitrea a resinosa[4]
Opacitàda traslucido a opaco[4]
Strisciogrigio verdastro, marrone da chiaro a scuro[1]
Diffusionecomune[5]
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Etimologia e storia

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L'augite fu descritta per la prima volta nel 1792 dal mineralogista tedesco Abraham Gottlob Werner e prese il nome dal greco antico αὐγή (augḗ, ossia "brillare, luccicare").

Classificazione

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L'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA) classifica l'augite insieme a burnettite, davisite, diopside, esseneite, grossmanite, hedenbergite, johannsenite, kushiroite, petedunnite e tissintite tra i pirosseni di calcio (Ca-pirosseni) del gruppo dei pirosseni.[7]

Nell'obsoleta 8ª edizione della sistematica dei minerali secondo Strunz, l'augite apparteneva alla classe dei minerali dei "silicati e germanati" e lì alla sottoclasse generale degli "inosilicati", dove ha dato il nome alla "serie dell'augite" con il sistema nº VIII/D.01d; insieme a egirina-augite, fassaite (nel frattempo screditata come varietà) e omfacite si trovava all'interno dei clinopirosseni appartenenti alla famiglia dei pirosseni.

Nella Sistematica dei lapis (Lapis-Systematik) di Stefan Weiß, che si basa ancora su questa vecchia classificazione di Strunz per rispetto verso i collezionisti privati e le collezioni istituzionali, al minerale è stato assegnato il sistema e il numero di minerale. VIII/F.01-90. In questa Sistematica ciò corrisponde anche alla classe dei "silicati a catena e a bande", dove l'augite insieme a egirina, egirina-augite, davisite, diopside, esseneite, grossmanite, hedenbergite, giadeite, jervisite, johannsenite, kanoite, clinoenstatite, clinoferrosilite, cosmocloro, kushiroite, namansilite, natalyite, omfacite, petedunnite, pigeonite, spodumene e tissintite, con le quali forma il gruppo dei "clinopirosseni" (a partire dal 2018).[8]

Anche la 9ª edizione della sistematica dei minerali secondo Strunz, valida dal 2001 e aggiornata l'ultima volta dall'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA) nel 2009,[9] classifica l'augite nella divisione "9.D Inosilicati"; questa è ulteriormente suddivisa in base alla struttura delle catene o bande e alla relazione con alcuni minerali, in modo che il minerale sia classificato di conseguenza nella suddivisione "9.DA Inosilicati con catene singole di periodo 2, Si2O6; famiglia del pirosseno", dove insieme a davisite, diopside, esseneite, hedenbergite, johannsenite, kushiroite e petedunnite forma il sistema nº 9.DA.15.[1]

La sistematica dei minerali secondo Dana classifica l'augite nella classe dei "silicati e germanati" e lì nella sottoclasse dei "minerali silicati a catena". La si trova nel gruppo "C2/c Clinopirosseno (Ca-clinopirosseno)" con il sistema nº 65.01.03a all'interno della suddivisione "Silicati a catena: Catene semplici non ramificate, W=1 con catene P=2".

Abito cristallino

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L'augite cristallizza nel sistema monoclino nel gruppo spaziale C2/c (gruppo nº 15) con i parametri reticolari a = 9,69 Å; b = 8,84 Å; c = 5,28 Å e β = 106,3° oltre a 4 unità di formula per cella unitaria.[3]

Proprietà

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Sottoposta al cannello a soffiatura, l'augite si fonde in vetro nero, spesso magnetico. Generalmente viene attaccato solo debolmente dagli acidi, a eccezione dell'acido fluoridrico (HF).

L'augite di titanio, invece, è completamente decomponibile in acido cloridrico (HCl) bollente.[10]

Con una durezza Mohs da 5 a 6, l'augite è uno dei minerali medio-duri e può essere graffiata con un coltello similmente al minerale di riferimento apatite (durezza 5) o con una lima d'acciaio come il minerale di riferimento ortoclasio.[10]

Caratteristiche chimico fisiche

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Modificazioni e varietà

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La fassaite è una varietà di augite con un basso contenuto di ferro.[11] avente composizione chimica (Ca,Na)(Mg,Fe2+,Al,Fe3+,Ti)[(Si,Al)2O6].[11]

La fassaite deve il suo nome alla località in cui è stata scoperta la prima volta, la Val di Fassa (provincia di Trento, Italia).[11]

Si pensa che sia un minerale di contatto formatosi ad alta temperatura sull'interfaccia tra rocce vulcaniche e calcare. Si trova anche in alcuni proietti vulcanici. Ragguardevoli cristalli sono stati scoperti al Lago della Vacca sull'Adamello (Brescia), a Brosso e a Traversella (Torino). È presente anche in Val di Fassa (Trento), a Tiriolo (Catanzaro) e in proietti vulcanici a Pitigliano (Grosseto), Ariccia (Roma) e sul Vesuvio. All'estero esemplari interessanti sono noti negli Stati Uniti (Montana), in Scozia, Svezia e Sri Lanka.[12]

In natura si presenta in individui prismatici tozzi, ricchi di facce, di colore verde più o meno scuro a seconda della quantità di ferro contenuta.

La jeffersonite è una varietà di augite contenente manganese e zinco.[13], quindi la sua composizione chimica è identica a quella dell'augite. La sua durezza Mohs è compresa tra 4,5 e 5 e la sua densità misurata è compresa tra 3,51 g/cm³ e 3,55 g/cm³.[14]

In petrografia è diffusa anche la distinzione tra augite e augite di titanio (con una percentuale in peso di biossido di titanio (TiO2) maggiore del 3%).[15] Questo può spesso essere riconosciuto in sezione sottile senza analisi chimica dal suo colore che va dal marrone-viola al viola, con l'intensità della colorazione che di solito aumenta con il contenuto di titanio.

Origine e giacitura

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L'augite è un minerale molto comune, si trova di solito in rocce plutoniche, ma anche in alcune rocce metamorfiche.[5]

L'augite è un minerale costituente le rocce ed è una componente accessoria nella maggior parte delle rocce ignee come basalti, diabasi, gabbri, melafiri e tufi.[16] I minerali associati includono vari minerali anfiboli, labradorite, leucite, olivina, ortoclasio, sanidino e vari minerali del gruppo dei pirosseni.[17]

Come formazione minerale comune, l'augite può essere trovata in molti siti, con oltre 2000 siti in tutto il mondo documentati alla data del 2017.[18]

In Germania, il minerale veniva estratto in varie cave e miniere nell'Hegau e nel Kaiserstuhl nel Baden-Württemberg, in Franconia e Bassa Baviera, nel circondario di Gießen e sul Vogelsberg in Assia; in varie località dei monti Harz in Bassa Sassonia; in diverse località del Siebengebirge e del Siegerland; in molte località dell'Eifel come nelle vicinanze di Andernach, Daun, Gerolstein, Hillesheim, Laacher See (qui sono stati trovati cristalli di dimensioni fino a 5 cm[19]), Mayen, Mendig e Niederzissen; nei Monti Metalliferi in Sassonia e in alcuni luoghi della Saarland, dello Schleswig-Holstein e della Turingia.

In Austria, l'augite è stata finora trovata in diverse località del Burgenland, della Carinzia (Alti Tauri, Hüttenberger Erzberg, Koralpe), della Bassa Austria (Waldviertel), del Salisburghese, della Stiria e del Tirolo Settentrionale.[18]

In Svizzera, il minerale è stato finora trovato solo in pochi luoghi, come sull'Alpe Tot vicino a Wolfgang a Davos nel Canton Grigioni, in due affioramenti nel comune di Ramsen nel Canton Sciaffusa e sull'Allalinhorn nel comune di Saas-Almagell nel Canton Vallese.[18]

In Italia cristalli piuttosto belli si rinvengono in varie località, tra cui il Monte Buffaure (Trento), la zona di Falcade (Belluno), nei tufi vulcanici del Lazio e infine nelle lave del Vesuvio, dello Stromboli e dell'Etna.[5]

Degno di nota per gli straordinari ritrovamenti di augite è il sito di Clear Lake, nella provincia canadese dell'Ontario, dove sono venuti alla luce cristalli di dimensioni fino a 15 cm.[19]

Essendo molto diffusa, l'augite è presente in moltissimi siti sparsi per il mondo.[18]

L'augite è anche una componente di alcuni meteoriti pietrosi ed è stata rilevata anche in campioni di roccia provenienti dalla dorsale del Pacifico orientale.[18][20]

Al di fuori della Terra, il minerale è stato finora trovato sulla Luna (Mare Crisium, Mare Fecunditatis e Montes Taurus) e su Marte (Valles Marineris).

Nell'ambito dei suoi studi mineralogici, Johann Wolfgang von Goethe si interessò anche alle grandi augiti idiomorfe che si trovano nel vulcano boemo Vlčí hora.[21] Su istigazione di Goethe, il chimico Johann Wolfgang Döbereiner condusse esperimenti di fusione su queste augite. Frédéric Soret esaminò anche morfologicamente l'augite del Wolfberg e pubblicò i suoi risultati in una rivista pubblicata da Goethe.

Forma in cui si presenta in natura

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L'augite sviluppa cristalli prismatici da corti a lunghi, ma anche aggregati minerali granulari di colore verde, marrone o nero con striature grigio-verdi. Molto raramente, si trovano anche augiti incolori (chiamate leukugiti).[16]

L'augite compare sia in aggregati granulari, sia in individui di abito prismatico, per lo più tozzo, a contorno quasi quadrato od ottagonale. Sono frequenti anche i geminati per contatto. Il colore è sempre piuttosto scuro: appare nero se il minerale si presenta in forma massiva, ma può essere verdastro o bruno se è in piccoli frammenti. Ha brillantezza vitrea tendente alla resinosa: in particolare, è assai viva sulle superfici di sfaldatura, che di solito appaiono brillanti.[1]

  1. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Augit, su mindat.org. URL consultato il 1º giugno 2024.
  2. ^ a b (EN) Malcolm Back et al., The New IMA List of Minerals – A Work in Progress – Updated: January 2021 (PDF), su cnmnc.main.jp, IMA/CNMNC, Marco Pasero, gennaio 2021. URL consultato il 1º giugno 2024 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2021).
  3. ^ a b c Strunz&Nickel, p. 620.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) Augite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 1º giugno 2024.
  5. ^ a b c d e f Gramaccioli pp. 726-767
  6. ^ (EN) Laurence N. Warr, IMA–CNMNC approved mineral symbols (PDF), in Mineralogical Magazine, vol. 85, 2021, pp. 291–320, DOI:10.1180/mgm.2021.43. URL consultato il 18 luglio 2024.
  7. ^ (EN) Subcommite on Pyroxenes, CNMMN; Nobuo Morimoto, Nomenclature of Pyroxenes (PDF), in The Canadian Mineralogiste, vol. 27, 1989, pp. 143–156. URL consultato il 1º giugno 2024.
  8. ^ (DE) Stefan Weiß, Das große Lapis Mineralienverzeichnis. Alle Mineralien von A – Z und ihre Eigenschaften. Stand 03/2018, 7ª ed., Monaco, Weise, 2018, ISBN 978-3-921656-83-9.
  9. ^ (EN) Ernest Henry Nickel e Monte C. Nichols, IMA/CNMNC List of Minerals 2009 (PDF), su cnmnc.units.it, IMA/CNMNC, gennaio 2009. URL consultato il 1º giugno 2024 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2023).
  10. ^ a b Rösler p. 526–527
  11. ^ a b c (EN) Fassaite, su mindat.org. URL consultato il 1º giugno 2024.
  12. ^ (EN) Localities for Augite, su mindat.org. URL consultato il 1º giugno 2024.
  13. ^ (DE) Alte Mineralnamen und Synonyme (PDF), su indra-g.at, Indra Günther, 17 settembre 2009. URL consultato il 1º giugno 2024.
  14. ^ (EN) Jeffersonite, su mindat.org. URL consultato il 1º giugno 2024.
  15. ^ Pichler&Schmitt-Riegraf pp. 91–92
  16. ^ a b (DE) Friedrich Klockmann, Klockmanns Lehrbuch der Mineralogie, 16ª ed., Stoccarda, Enke, 1978, p. 719, ISBN 3-432-82986-8.
  17. ^ (EN) Augite (PDF), in Handbook of Mineralogy, Mineralogical Society of America, 2001. URL consultato il 1º giugno 2024.
  18. ^ a b c d e (EN) Localities for Augite, su mindat.org, Hudson Institute of Mineralogy. URL consultato il 1º giugno 2024.
  19. ^ a b (DE) Petr Korbel e Milan Novák, Mineralien-Enzyklopädie, Eggolsheim, Nebel Verlag, 2002, p. 233, ISBN 978-3-89555-076-8.
  20. ^ (DE) Augite (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 1º giugno 2024.
  21. ^ (DE) Johannes Baier, Goethe und der Wolfsberg (Vlčí hora; Tschechische Republik) (PDF), in Zeitschrift für Geologische Wissenschaften, 41/42, 2013/14, Heft 4, Berlino, Verlag für Geowissenschaften, pp. 209–216, ISSN 0303-4534 (WC · ACNP). URL consultato il 1º giugno 2024.

Bibliografia

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  • Carlo Maria Gramaccioli, Francesco Demartin e Matteo Boscardin, Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 3, Milano, Peruzzo, 1988.
  • (DE) Friedrich Klockmann, Klockmanns Lehrbuch der Mineralogie, 16ª ed., Stoccarda, Enke, 1978, p. 719, ISBN 3-432-82986-8.
  • (DE) Hans Pichler e Cornelia Schmitt-Riegraf, Gesteinsbildende Minerale im Dünnschliff, 2ª ed., Stoccarda, Enke, 1993, ISBN 3-432-95522-7.
  • (DE) Hans Jürgen Rösler, Lehrbuch der Mineralogie, 4ª ed., Lipsia, Deutscher Verlag für Grundstoffindustrie (VEB), 1987, ISBN 3-342-00288-3.
  • (DE) Karl Hugo Strunz e Ernest Henry Nickel, Strunz Mineralogical Tables. Chemical-structural Mineral Classification System, 9ª ed., Stoccarda, E. Schweizerbart’sche Verlagsbuchhandlung (Nägele u. Obermiller), 2001, ISBN 3-510-65188-X.

Voci correlate

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