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Il Poliossibenzilmetilenglicolanidride conosciuto comunemente come bachelite (o bakelite)[1] è il nome dato a una resina fenolica termoindurente ottenuta da formaldeide e fenolo per sostituzione elettrofila (idrossialchilazione aromatica) seguita da reazione di eliminazione, tramite reazione di Lederer-Manasse.

Bachelite
Esempio di formula di struttura tridimensionale della bachelite
Esempio di formula di struttura tridimensionale della bachelite
Nome IUPAC
Poliossibenzilmetilenglicolanidride
Indicazioni di sicurezza
Telefono in bachelite FACE F51
1950
Fotocamera "Start" in bachelite prodotta da Karl Pouva
1956

Storia modifica

Fu sintetizzata per la prima volta nel 1907 da Leo Baekeland, da cui prende il nome. La produzione industriale di massa prese avvio negli Stati Uniti e nel Regno Unito negli anni venti, e venne diffusamente utilizzata almeno fino agli anni 1960.

Descrizione modifica

La bachelite possiede caratteristiche isolanti termoelettriche che, principalmente in passato, l'hanno vista utilizzata largamente in elementi elettrotecnici, interruttori elettrici, prese elettriche, manici di pentolame, apparati di radioricezione e altri. Viene considerata la prima materia plastica sintetica prodotta e utilizzata, pur se preceduta dalle materie plastiche a base naturale come la galalite.

Col termine si intendeva spesso nel linguaggio comune un materiale composito in cui la resina fenolica impregna un materiale riempitivo - spesso farina di legno, o grafite, mica, farina fossile - addizionato di additivi specifici per migliorarne l'aspetto, coloranti e altre cariche (ad esempio per ottenere effetti marmorizzati o simili alla tartaruga).

Utilizzo modifica

Le bacheliti vengono utilizzate soprattutto come polveri da stampaggio e, a caldo, in miscela con riempitivi (farina di legno, cascame di cotone, farina fossile, ecc.), con agenti di indurimento, lubrificanti e coloranti.

Pressando a caldo, si ottengono oggetti con le caratteristiche fisiche, meccaniche, elettriche più diverse, che ne determinano l'uso. Sono ad esempio ottenuti in tal modo gli apparecchi telefonici, le bocce sintetiche e le punte per i break (le stecche usate per aprire la partita di biliardo), i cruscotti delle automobili, molte parti protettive di apparecchi elettrici, per fare i circuiti stampati[2], in bigiotteria per imitare vari elementi preziosi, tra cui l'avorio e l'ambra[3] ecc. La bachelite è stata inoltre utilizzata per realizzare i primi visori View-Master.

Anche i piani da stampa dei torchi calcografici più moderni sono realizzati in bachelite.

Viene anche usata per “forgiare” le ghiere di orologi

Note modifica

  1. ^ "bachelite" nell'enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 2 maggio 2016.
  2. ^ Circuiti stampati singola faccia, doppia faccia e multistrato, su baselectron.it. URL consultato il 15 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2012).
  3. ^ Storia della bachelite

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Collegamenti esterni modifica

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