Balbino

ventiseiesimo imperatore romano (178-238)
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Decimo Celio Calvino Balbino (latino: Decimus Caelius Calvinus Balbinus; 178Roma, 11 maggio 238) è stato un imperatore romano, in carica da febbraio a maggio del 238, assieme al collega Pupieno[2].

Balbino
Imperatore romano
Busto di Balbino conservato al museo dell'Ermitage
Nome originaleDecimus Caelius Calvinus Balbinus
Regno1 febbraio 238
11 maggio 238
assieme a Pupieno
Nascita178
Morte11 maggio 238
Roma
PredecessoreMassimino Trace
Gordiano I e Gordiano II
SuccessoreGordiano III
PadreCelio Calvino
Consolatoper due volte:[1] la prima volta come suffectus intorno al 200, la seconda come consul ordinarius insieme all'imperatore Caracalla nel 213

Biografia modifica

Origini e carriera modifica

Non sono note molte informazioni su Balbino riguardo al periodo antecedente l'ascesa al trono imperiale. È stato ipotizzato discendesse da Publio Celio Balbino Vibullo Pio, console ordinario nel 137. Patrizio di nascita,[1] fu il figlio, naturale o adottato, di Celio Calvino, legato in Cappadocia nel 184.

Secondo Erodiano, Balbino era stato un governatore di province,[1] ma la lista delle sette province contenuta nella Historia Augusta, così come il proconsolato d'Asia e d'Africa riferiti dalla stessa fonte, è probabilmente un falso.

Fu console per due volte:[1] il primo incarico fu di console suffetto, probabilmente intorno al 200; il secondo fu il consolato ordinario con Caracalla nel 213, che rende plausibile il godimento da parte di Balbino del favore dell'imperatore.

Regno modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione da Massimino il Trace a Emiliano.

Quando Gordiano I e Gordiano II vennero proclamati imperatori in Africa, il Senato romano nominò una commissione di venti uomini,[3] incluso Balbino, per coordinare le azioni contro l'imperatore in carica Massimino il Trace.[2] Giunta la notizia della sconfitta e morte dei Gordiani per mano di un governatore fedele a Massimino, Capeliano,[4] il Senato elesse Balbino e Marco Clodio Pupieno Massimo imperatori.[5] I senatori, riuniti nel Tempio di Giove Capitolino, vennero assaliti dalla folla, che richiedeva l'elezione al trono di un parente dei Gordiani;[6] dopo aver tentato inutilmente di lasciare il tempio con una scorta armata, i due imperatori elevarono al rango di cesare il giovane Gordiano III, nipote di Gordiano I.[7]

All'epoca Balbino aveva circa sessant'anni: l'essere un senatore anziano, ricco e con le giuste conoscenze gli liberò la strada per il soglio imperiale. Mentre a Pupieno, più esperto militarmente, furono affidati gli eserciti;[8] egli, quindi, si mise subito in marcia verso Ravenna per andare incontro a Massimino che veniva da nord, Balbino rimase a Roma.[9] Qui la situazione si fece molto difficile quando due soldati vennero uccisi nel Senato dai senatori Gallicano e Mecenate. Il popolo si schierò contro la stessa guardia pretoriana, che poco dopo ne fece strage, tanto che buona parte della città fu data alle fiamme.[10] Alla morte di Massimino la folla festante, ricevute le teste del tiranno e del figlio, si riunì nel Circo Massimo, per tributare i dovuti ringraziamenti al nuovo co-Augusto Balbino.[11]

Le fonti affermano che, dopo il suo ritorno dalla vittoriosa campagna contro Massimino, Pupieno iniziò a sospettare che Balbino si volesse sbarazzare di lui, e poco dopo iniziarono a vivere in parti differenti del palazzo imperiale. La Guardia pretoriana era insoddisfatta dei due senatori, di estrazione e nomina senatoriale; i pretoriani temevano inoltre di essere sciolti e sostituiti dalla guardia germanica di Pupieno: decisero allora di attaccare il palazzo e rovesciare gli imperatori. Pupieno cercò di convincere Balbino di ricorrere alla guardia germanica, ma Balbino, diffidente, rifiutò, sospettando un tranello; ne seguì un violento alterco, interrotto solo dall'arrivo dei pretoriani, che portarono i due imperatori al proprio campo e li uccisero, proclamando Gordiano III augusto.[12][13]

Note modifica

  1. ^ a b c d Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 10.4.
  2. ^ a b Zosimo, Storia nuova, I, 14.2.
  3. ^ I XX Viri Ex S.C. Rei Publicae Curandae, «Venti uomini per volontà del Senato per la cura dello Stato» (Zosimo, I, 14.2; Aurelio Vittore, Caesarum, 24.7; Historia Augusta, Gordiani, 14.3 e 22.1).
  4. ^ Historia Augusta - I due Massimini, 19.1-4.
  5. ^ Historia Augusta - I due Massimini, 20.1; Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 10.1-3.
  6. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 10.5-6.
  7. ^ Erodiano, VII, 10, 7-9; Historia Augusta, Maximus et Balbinus, 8.1; Historia Augusta - I due Massimini, 20.2.
  8. ^ Historia Augusta - I due Massimini, 20.4-5; Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 12.1.
  9. ^ Erodiano, VII, 6-10.
  10. ^ Historia Augusta - I due Massimini, 20.6; Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 12.6-7.
  11. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VIII, 6.8.
  12. ^ Erodiano, VII, 8.2-7; Historia Augusta, Maximus et Balbinus, 14. È stato suggerito che la rivolta dei pretoriani sia stata in qualche modo incoraggiata dai partigiani di Gordiano (Whittaker, C.R., Herodian, vol II, p. 303, nota 3); Zosimo, Storia nuova, I, 16.2.
  13. ^ Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, IX, 2.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • Mc Mahon, Robin, "Pupienus (238 A.D.) and Balbinus (238 A.D.)", De Imperatoribus Romanis
  • Marina Silvestrini, Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano in: AA.VV., Storia di Roma, Einaudi, Torino, 1993, vol. III, tomo 1; ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de Il Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. 18°)
  • Maurice Sartre, Le Dies Imperii de Gordien III: une Inscription Inèdite de Syria, in Syria 61, pp. 51–61

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN50029581 · ISNI (EN0000 0000 6137 4250 · CERL cnp00548914 · GND (DE119163608 · BNF (FRcb16490821q (data) · WorldCat Identities (ENviaf-50029581