Bartolomeo De Toma

Bartolomeo De Toma (Milano, ...) è un imprenditore italiano che svolse un ruolo chiave nelle dinamiche economiche e politiche nazionali ed internazionali durante il governo Craxi come "collettore" del Psi nel settore dell'ambiente[1][2][3][4][5].

È stato definito da Angiolo Silvio Ori "uno dei grandi faccendieri di Craxi"[6], il quale aveva una fiducia estrema in lui[7]. De Toma fu coinvolto nelle indagini condotte dei giudici di Mani Pulite e venne arrestato nel 1993 con l'accusa di corruzione[8][9].

Biografia modifica

L'imprenditore modifica

Bartolomeo De Toma finiti gli studi d'ingegneria al Politecnico di Milano fondò la Redi Electric[10], azienda di produzione di interruttori elettrici e cavi telefonici. In seguito, sfruttando agganci politici, espanse il suo business al ramo del trasporto di energia fondando con una partecipazione (il 29% insieme a Gianfranco Troielli, uomo chiave degli affari di Bettino Craxi)[11] la Lurgi Italia, filiale della Lurgi AG, società tedesca di Francoforte specializzata nella costruzione di oleodotti e nella desulfurizzazione delle acque. La Lurgi italiana costruì l'inceneritore di Massa. La Redi finì in bancarotta quando scoppiò la bufera di Tangentopoli, mentre la Lurgi AG fu acquistata in seguito della multinazionale francese Air Liquide.[12]

Il politico modifica

Bartolomeo De Toma venne introdotto nell'entourage di Craxi dal cugino, Cornelio Brandini, segretario speciale del primo ministro[13] e per una ventina d'anni suo uomo-ombra.[14] Le sue idee nel campo dell'energia ispirarono il partito a tal punto che il giornale La Repubblica scrisse "De Toma è Craxi"[15] riferendosi all'influenza di quest'uomo sulle decisioni dello stato. Lo stesso Craxi lo riconobbe come "collettore" di tangenti anche se si muoveva in modo piuttosto autonomo.[16]Durante l'inchiesta di Mani Pulite i due si scambiarono accuse reciproche.[15]

Riconoscimenti modifica

Nel 1986 venne insignito come commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.[17]

Note modifica

  1. ^ Mario Guarino, op. cit. p. 83
  2. ^ Ecco la holding di famiglia, su ricerca.repubblica.it, 17 gennaio 1993. URL consultato il 27 agosto 2021.
  3. ^ Così funzionavano gli affari del Garofano, su ricerca.repubblica.it, 7 febbraio 1993. URL consultato il 28 agosto 2021.
  4. ^ "Bettino controllava tutti gli enti e anche i non craxiani dovevano obbedire" (PDF), su archivio.unita.news, 2 febbraio 1993. URL consultato il 10 settembre 2021.
  5. ^ Antonella Beccaria, Gigi Marcucci, op. cit.
  6. ^ Angiolo Silvio Ori, Storia di una dinastia: gli Agnelli e la Fiat : cronache non autorizzate dei cento anni della più grande industria italiana Editori riuniti, 1996, p. 391.
  7. ^ [1]
  8. ^ Finisce in carcere anche il manager dalle "Mani Pulite", su ricerca.repubblica.it, 16 gennaio 1993. URL consultato il 27 agosto 2021.
  9. ^ Pietro Colprico, "Caro Di Pietro, le dirò tutto", su ricerca.repubblica.it, 22 gennaio 1993. URL consultato il 10 settembre 2021.
  10. ^ https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/778357.pdf
  11. ^ L'Acna di Cengio, su industriaeambiente.it. URL consultato il 29 agosto 2021.
  12. ^ (EN) Air Liquide buys Lurgi from Gea Group for 550m, su icis.com, 20 aprile 2007. URL consultato il 29 agosto 2021.
  13. ^ Luigi Musella, op.cit., p. 62
  14. ^ Preso l'uomo di Bettino, su ricerca.repubblica.it, 24 febbraio 1995. URL consultato il 31 agosto 2021.
  15. ^ a b Interviene De Toma: "Bettino bugiardo", su ricerca.repubblica.it, 3 novembre 1993. URL consultato il 27 agosto 2021.
  16. ^ La memoria di Craxi (2), su www1.adnkronos.com, 10 dicembre 1993. URL consultato il 28 agosto 2021.
  17. ^ De Toma Ing. Bartolomeo, su quirinale.it, 27 dicembre 1986. URL consultato il 28 agosto 2021.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica