Basilica di Sant'Antonio da Padova all'Esquilino

La basilica di Sant'Antonio da Padova all'Esquilino è una chiesa rettoria di Roma, dell'omonimo rione, in via Merulana. È detta anche basilica di Sant'Antonio al Laterano, per la vicinanza alla basilica lateranense.

Sant’Antonio da Padova
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Indirizzovia Merulana, 124 - Roma
Coordinate41°53′19.75″N 12°30′15.44″E / 41.88882°N 12.50429°E41.88882; 12.50429
Religionecattolica
TitolareSant'Antonio di Padova
Diocesi Roma
Consacrazione18 dicembre 1888
Stile architettoniconeorinascimentale-neoclassico
Inizio costruzione1884
Completamento1888
Sito webwww.basilica-santantonio-roma.org/

Storia e arte modifica

 
L'interno

Questa chiesa è di recente costruzione, opera di Luca Carimini, che la edificò per volere di Bernardino da Portogruaro tra il 1884 e il 1888, per l'Ordine dei frati minori, che qui trovarono la loro nuova sede dopo che erano stati espropriati del loro convento all'Ara Coeli per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II. Venne consacrata dal cardinale Lucido Maria Parocchi il 4 dicembre 1887.

Nel luglio del 1931 papa Pio XI la elevò alla dignità di basilica minore[1].

Così l'Armellini, tre anni dopo l'apertura della chiesa, descrive l'edificio:

«È una grandiosa chiesa eretta modernamente sulla via Merulana a sinistra della medesima, ed annessa ad un convento monumentale eretto per il collegio internazionale dei minori osservanti. Tranne la grandiosità e la facciata, l’interno della chiesa non è certamente il capolavoro del Carimini che architettò ambedue gli edifizi, cioè la chiesa e il grandissimo convento annesso. È dedicata a s. Antonio di Padova: la decorazione interna non è stata ancora compiuta, ma vi sta ponendo mano un valente artista dell’Ordine, il p. Bonaventura Lofredo. Fu consacrata il 4 dicembre del 1887 da nove vescovi. Sotto la chiesa principale ve ne ha un’altra non ancora compiuta.»

Una doppia scalinata conduce ad un maestoso portico dove è posta la statua di Sant'Antonio con il Bambino. L'interno si presenta a tre navate, divise fra loro da colonne di granito rosa, con cappelle laterali e un matroneo. Il campanile termina con piramide ottagonale rivestita di maioliche colorate.

 
Cappella e statua di sant'Antonio nella Basilica antoniana di Roma

Negli edifici annessi hanno sede la Pontificia università Antonianum e gli istituti culturali ad essa collegati, la Pontificia accademia mariana internazionale e il Collegio internazionale S. Antonio, sede della fraternità Gabriele Allegra.

Tra le persone che hanno frequentato la basilica si ricorda san Cesidio da Fossa, Bernardino da Portogruaro, Fedele da Fanna, la beata Maria della Passione, Agostino da Montefeltro, il cardinale Rafael Merry del Val che nel 1911 quale cardinale Segretario di Stato di Pio X vi consacrò vescovo il p. Dionysius Antonius Schuler, il beato Gabriele Allegra, Aldo Moro[2], Umberto Betti, san Giovanni Paolo II, monsignor Luigi Padovese ucciso in Turchia il 3 giugno 2010, Cesare Cenci.

Vi trovò rifugio durante le persecuzione degli Ebrei a Roma Saul Israel, padre di Giorgio Israel[3].

Apoteosi del francescanesimo modifica

 
Apoteosi del francescanesimo di Bonaventura Loffredo da Alghero (1889-1890)

Nell'abside in basso è raffigurata l'apoteosi del francescanesimo del pittore francescano Bonaventura Loffredo da Alghero (1889-1890)[4]. Al centro con le mani allargate vi è Francesco d'Assisi mentre alla sua destra santi francescani tra cui in ginocchio con la palma i Protomartiri francescani, in piedi Bonaventura da Bagnoregio con il rosso cappello cardinalizio, accanto all'Assisiate con il berretto da magister il beato Giovanni Duns Scoto, Bernardino da Siena con in mano la tavoletta del monogramma di Gesù, Giacomo della Marca con un calice in mano, Giovanni da Capestrano con un grande stendardo della croce. All'estrema destra, prima del tondo con Innocenzo III vi è raffigurato con la tavolozza in mano lo stesso pittore, ossia Bonaventura Loffredo da Alghero. A sinistra di san Francesco vi sono dopo le sante Chiara d'Assisi e Margherita da Cortona, con la veste rossa Dante, poi Giotto e Cristoforo Colombo[5]. Nel tondo estremo papa Onorio III. In ginocchio vestita di bianco una suora Missionaria di Maria in cui si rammenta la fondatrice madre Maria della Passione. Sopra, ai lati del catino absidale dove vi era il trionfo di sant'Antonio, a sinistra di chi guarda è raffigurato l'abbraccio tra san Francesco e san San Domenico di Guzmán[6] mentre a destra santa Elisabetta d'Ungheria inginocchiata davanti a santa Chiara.

Note modifica

  1. ^ (EN) Catrholic.org. Basilicas in Italy
  2. ^ S. Allevato - P. Cerocchi, La P38 e la mela: una presenza cristiana a Roma negli anni di piombo, Itaca, Castel Bolognese 2009, ISBN 9788852601965, p. 25: "Aldo Moro [...] continuò poi a frequentarci chiamandoci a dialogare con lui, o partecipando alla messa domenicale che allora celebravamo, non più di trenta-quaranta persone, in una specie di scantinato concessoci dai frati francescani di Sant'Antonio in via Merulana"
  3. ^ Pio XII corresponsabile della Shoah? Giorgio Israel: «La storia di mio padre Saul dimostra che non è così»
  4. ^ Antonio Lunardi, La Basilica di S. Antonio di Padova in Roma nel Cinquantenario della sua Consacrazione 1887-1937, Roma 1937
  5. ^ Dante, Giotto e Cristoforo Colombo erano considerati Terziari francescani e rappresentanti delle virtù italiche, un popolo di poeti, artisti e navigatori . Secondo tale immagine l'unità d'Italia era da farsi attorno ai santi, soprattutto san Francesco. Cfr. Pietro Messa, Il culto del santo nella storia italiana, in San Francesco d'Assisi, direttore scientifico Carlo Ossola, Treccani, Roma 2019, pp. 171-205.
  6. ^ Tale raffigurazione è maggiormente comprensibile se si ricorda che pochi anni prima, ossia nel 1879, papa Leone XIII con l'enciclica Aeterni Patris rilanciò il tomismo indicandolo quale fondamento primo della formazione dei sacerdoti e di tutti gli ordini religiosi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Francescani pur obbedendo a tale indicazione cercarono in tutti i modi di salvaguardare davanti al Neotomismo la propria tradizione teologica soprattutto bonaventuriana e scotista.

Bibliografia modifica

  • Antonio Lunardi, La Basilica di S. Antonio di Padova in via Merulana, Roma : cent'anni di vita 1887-1987, Roma 1987.
  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, p. 804.
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, p. 37.
  • Claudia Cerchiai, Rione XV Esquilino, in AA.VV, I rioni di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, Vol. III, pp. 968–1014.

Voci correlate modifica

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