Regina della Scala

nobile
(Reindirizzamento da Beatrice Regina della Scala)

Beatrice Regina della Scala (Verona, 1331Sant'Angelo Lodigiano, 18 giugno 1384), in quanto moglie di Bernabò Visconti, fu co-signora consorte di Milano, insieme a Gigliola Gonzaga e Bianca di Savoia, rispettivamente moglie di Matteo II e moglie di Galeazzo II Visconti; dopo la morte di entrambi i cognati fu unica signora consorte di Milano fino alla morte.

Beatrice Regina della Scala
Dettaglio raffigurante Bernabò Visconti e, a destra, sua moglie Beatrice Regina nell'affresco del Cappellone degli Spagnoli della Basilica di Santa Maria Novella (Firenze)
Signora consorte di Milano
Stemma
Stemma
In carica4 agosto 1378 – 18 giugno 1384
PredecessoreSe stessa come co-Signora consorte di Milano assieme a Bianca di Savoia
SuccessoreCaterina Visconti
Co-Signora consorte di Milano
con Gigliola Gonzaga[1] e Bianca di Savoia[2]
In carica5 ottobre 1354 – 4 agosto 1378
PredecessoreIsabella Fieschi
SuccessoreSe stessa come unica Signora consorte di Milano
NascitaVerona, 1331
MorteSant'Angelo Lodigiano, 18 giugno 1384
Luogo di sepolturaBasilica di San Giovanni in Conca, Milano (fino al 1892)
Chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia, Milano (dal 1892)
DinastiaDella Scala
PadreMastino II della Scala
MadreTaddea da Carrara
ConsorteBernabò Visconti
FigliTaddea
Verde
Marco
Ludovico
Valentina
Rodolfo
Carlo
Antonia
Caterina
Agnese
Maddalena
Gianmastino
Lucia
Elisabetta
Anglesia

«Italiae splendor Ligurum Regina Beatrix»

Biografia modifica

Figlia di Mastino II della Scala, ebbe tre fratelli, Cangrande II (1332-1359), Cansignorio (1340-1375) e Paolo Alboino (1343-1375), che furono tutti signori di Verona e Vicenza a partire dal 1351 fino al 1375.

Nel 1342 era stata promessa in matrimonio ad Andrea dei Pepoli ma il padre Mastino, dopo avere fatto visita al signore di Milano Giovanni Visconti al termine alla guerra contro Luchino fratello di lui, prese invece accordi con Giovanni Visconti e diede la figlia in sposa a Bernabò Visconti, allora signore successore designato, insieme a Matteo e Galeazzo. In vista del matrimonio Regina della Scala rinunciò a tutti i beni paterni che in futuro le sarebbero potuti spettare di diritto, accontentandosi del denaro che le veniva in dote. Lasciata la città di Verona, Regina si sposò con Bernabò il 27 settembre 1350. Visse da allora a Milano nel palazzo di San Giovanni in Conca. Mise al mondo ben quindici figli, cinque maschi e dieci femmine:

 
Lapide posta sulle spoglie di Beatrice in S. Alessandro a Milano

Il Corio la definisce una donna superba, empia, audace e insaziabile di ricchezze[3] mentre per il Giovio fu ambiziosa e superba e coltivò questi tratti anche nei figli.[4] Regina era un'abile politica e trattò prestiti con il marito, in cambio del possesso di un gran numero di feudi soprattutto nel lodigiano, nella bergamasca e nel bresciano. Nel 1379 il marito Bernabò Visconti le donò i feudi lodigiani di Somaglia, Castelnuovo Bocca d'Adda, Maiano, Monteoldrado, Sant'Angelo Lodigiano e Merlino.[5] A questi nel dicembre del 1380 si aggiunsero i feudi di Cassano, Stezzano, Chignolo, Villanterio, Roccafranca, Tabiano e Pizzobellasio.[6] Nel 1383 ottenne anche Roncaglia, Sarzana, Valenza, Santo Stefano e Carrara.[7] Ebbe infine in feudo Urago d'Oglio, Calcio, Fiorano, Pumenengo e Garegnano. Amministrò Reggio Emilia su delega del marito per un decennio.

Nel dicembre del 1378, insieme al primogenito Marco Visconti, marciò con 700 uomini alla volta della città e li accusò di tradimento ma non riuscì a catturare Verona e rinunciò alle sue pretese in cambio dell'enorme cifra di 400.000 o 440.000 fiorini (60.000 il primo anno e 12.000 ogni anno successivo sino a estinzione del debito) oltre ad una pensione annua di 2.000 fiorini.[8]

Il 7 settembre 1381 fece erigere a Milano la chiesa di Santa Maria della Scala per una spesa di 15.000 fiorini al posto di parte delle case rotte ovvero dei resti del Palazzo dei Torriani. La chiesa diede poi il nome al Teatro alla Scala. Apportò importanti modifiche al castello di Sant'Angelo Lodigiano per una spesa di 100.000 fiorini, facendolo diventare la sua dimora signorile.

Morì il 18 giugno 1384 e venne sepolta a Milano nella cripta della oggi non più esistente basilica di San Giovanni in Conca. L'arca, quasi dimenticata e contenente alcune ossa, frammenti di abiti, grani di un rosario e una collana, fu trasferita nel 1864 dalla semi-distrutta chiesa al Castello Sforzesco dove si trova tuttora presso il museo archeologico. Nel 1892, trovando la Consulta archeologica del tempo poco rispettoso che i resti della nobildonna fossero esposti in un museo pubblico, fece domanda che essi fossero traslati in Sant'Alessandro e uniti a quelle del marito Bernabò, già qui trasferiti nel 1814.[9]. Dal 9 febbraio 1892, giorno della deposizione, i resti di Regina della Scala, raccolti in una cassetta di legno e in una di piombo, sono raccolti murati nella prima cappella a destra, a fianco della porta di ingresso di Sant'Alessandro.[10]

Nel giorno medesimo della morte di Regina, il marito Bernabò ordinò a tutti i milanesi di vestire a lutto per un anno per onorare la scomparsa della moglie.[3][11]

Ascendenza modifica

Signori di Verona
Della Scala
 

Jacopino
Figli
Mastino I
Figli
Alberto I
Figli
Bartolomeo I
Figli
Alboino
Figli
Cangrande I
Figli
  • Gilberto, figlio naturale
  • Bartolomeo, figlio naturale
  • Francesco, figlio naturale
  • Margherita, figlia naturale
  • Franceschina, figlia naturale
  • Lucia Cagnola, figlia naturale
  • Giustina, figlia naturale
  • Alboino, figlio naturale
Alberto II
Figli
  • Alboina, figlia naturale
  • Margherita, figlia naturale
  • Gilenetto, figlio naturale
  • Rinaldo, figlio naturale
Mastino II
Figli
Cangrande II
Figli
  • Brunoro II, figlio naturale
  • Antonio II, figlio naturale
  • Nicodemo, figlio naturale
  • Guglielmo, figlio naturale
  • Paolo, figlio naturale
  • Fregnano, figlio naturale
  • Bartolomeo, figlio naturale
  • Oria, figlia naturale
  • Caterina, figlia naturale
Cansignorio
Figli
Paolo Alboino
Figli
  • Silvestra, figlia naturale
  • Pentesilea, figlia naturale
  • Orsolina, figlia naturale
Bartolomeo II
Antonio
Figli
Guglielmo
Figli
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Alberto I della Scala Jacopino della Scala  
 
Elisa Superbi  
Alboino della Scala  
Verde di Salizzole  
 
 
Mastino II della Scala  
Giberto III da Correggio Guido II da Correggio  
 
Mabilia della Gente  
Beatrice da Correggio  
Elena Malaspina Malaspina Mulazzo  
 
 
Regina della Scala  
Marsilio  
 
 
Giacomo I da Carrara  
 
 
 
Taddea da Carrara  
Pietro Gradenigo Marco di Bartolomeo Gradenigo  
 
 
Elisabetta Gradenigo  
Tommasina Morosini Giovanni Morosini  
 
 
 

Note modifica

  1. ^ Gigliola, moglie di Matteo II, fu co-signora di Milano dal 5 ottobre 1354 al 29 settembre 1355, anno della morte del marito.
  2. ^ Bianca, moglie di Galeazzo II, fu co-signora di Milano dal 5 ottobre 1354 al 4 agosto 1378, anno della morte del marito.
  3. ^ a b B. Corio, Storia di Milano, Milano, 1856, vol II, p. 300
  4. ^ P. Giovio, Vite dei dodici Visconti, 1853, p. 200
  5. ^ B. Corio, Storia di Milano, Milano, 1856, vol II, pp. 282-290
  6. ^ B. Corio, Storia di Milano, Milano, 1856, vol II, p. 291
  7. ^ B. Corio, Storia di Milano, Milano, 1856, vol II, p. 297
  8. ^ B. Corio, Storia di Milano, Milano, 1856, vol II, p. 288
  9. ^ La storia viva.
  10. ^ Diego Sant'Ambrogio, Nel museo di Porta Giovia - Il sarcofago della Regina della Scala, in Il Politecnico - Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale, Volume 2, Fascicolo 6, Milano, marzo 1910.
  11. ^ Bernabos Vice comes D. Mediolani Imperialis Vicarius etc. Ecce factum vobis lugubre nunciare compellimur equum, et conveniens fore credentes, quod qui prosperis gaudere moscuntur; etiam nobiscum fiant participes adversorum. Illustrissima et amantissima consors nostra domina Regina Scaligera prout altissimo placuit cuius voluntati resistere non possumus nec debemus gravi suffocata langore. Spiritum suum reddidit Creatori. Eius transitus ani mam nostram gravissimo doloris aculeo pertransivit. Ut igitur una nobiscum hujus mororis videamini iucta debitum jacula suscepisse, et virtutes et merita prafata domina quibus in luce pra polluit; in suo obitu dignis honoribus memoria celebri de coretur. Volumus et universis nobis mandamus quamtenus vos omnes, et singulis visis presentibus in testimonium tanta memoriae vestes bruna vestris sumptibus induatis portetisque, per annum et rescribatis nobis de receptis his, et quicquid fiet post modum in praemissis. - Data Mediolani XVIII iunii MCCCLXXXIIII

Bibliografia modifica

  • M. Carrara, Gli Scaligeri, Varese, Dell'Oglio, 1966.
  • A. Castagnetti e G. M. Varanini, Il veneto nel medioevo: Dai Comuni cittadini al predominio scaligero nella Marca, Verona, Banca Popolare di Verona, 1991.
  • A. Castagnetti e G. M. Varanini, Il Veneto nel medioevo: Le signorie trecentesche, Verona, Banca Popolare di Verona, 1995.
  • Bernardino Corio, Storia di Milano, a cura di Egidio De Magri, Angelo Butti e Luigi Ferrario, vol. 2, Milano, Francesco Colombo, 1856, SBN IT\ICCU\LO1\0619498.
  • Paolo Giovio, Vite dei dodici Visconti, a cura di Lodovico Domenichi, Milano, Francesco Colombo, 1853.
  • G. M. Varanini, Gli Scaligeri 1277-1387, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1988.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN160426445 · CERL cnp01276265 · GND (DE142755338 · WorldCat Identities (ENviaf-160426445