Belle Époque
Con il nome di Belle Époque (in italiano: "bella epoca"), si indica il periodo storico, socioculturale e artistico che ha interessato l'Europa, approssimativamente, tra il 1871 ed il 1914.

Pur facendo riferimento alla Francia e in special modo a Parigi,[1] esso vide manifestazioni parallele con tratti molto simili non solo in altri paesi dell'Europa occidentale, ma anche in ambiti extra-europei, come gli Stati Uniti (la cosiddetta Gilded Age, "età dorata") e il Messico (il "Porfiriato"); in Italia coincise, di fatto, prima con l'età umbertina (1878-1900) e poi con l'età giolittiana (1903-1914), mentre in Gran Bretagna con l'ultima parte dell'età vittoriana e l'età edoardiana.

Origine del termine Modifica
L'espressione "Belle Époque" nacque in Francia alla fine dell'Ottocento, scaturendo in parte dalla realtà storica e in parte da un sentimento di nostalgia.[senza fonte] In quel periodo le invenzioni e i progressi della tecnica e della scienza furono senza paragoni con le epoche passate. I benefici di queste scoperte portarono a standard di vita notevoli e a miglioramenti sociali: l'illuminazione elettrica, la radio, l'automobile, il cinema, la pastorizzazione alimentare e altre comodità contribuirono a un miglioramento delle condizioni di vita e al diffondersi di un senso di ottimismo.
Rilevanza storica Modifica
«Nazioni e Imperi, coronati di principi e di potentati, sorgevano maestosamente da ogni parte, avvolti nei tesori accumulati nei lunghi anni di pace. Tutti si inserivano e si saldavano, senza pericoli apparenti, in un immenso architrave. I due potenti sistemi europei stavano l'uno di fronte all'altro, scintillanti e rimbombanti nelle loro panoplie, ma con sguardo tranquillo… Il vecchio mondo, nell'ora del suo tramonto era bello a vedersi…»
«Dopo tanti violenti apostrofi ed accuse lanciate in piena faccia alla società contemporanea, dopo tanti paurosi quadri di questa sfortunata fin-de-siécle, in cui si è sbizzarrita la più fosca fantasia e lo spirito più mordace, perché non si dovrebbe anche tentare la riabilitazione del grande colpevole? [...] noi siamo, volere o no, una generazione intera d'ipocriti e di scettici, noi non crediamo assolutamente più a nulla; Dio, la patria, l'umanità, parole e null'altro; [...] La nostra divinità è il danaro, ma per colmo di bassezza non è nemmeno più il classico oro, bensì la carta-moneta, e i templi dove si celebrano i misteri di questo nume sono le Borse.»
Collocata storicamente dopo la guerra franco-prussiana e la grande depressione del 1873-1895 e prima della prima guerra mondiale, la Belle Époque fu un periodo di pace e relativa prosperità. Le continue scoperte e le innovazioni tecnologiche lasciavano sperare che in poco tempo si sarebbe trovata una soluzione a tutti i problemi dell'umanità. Debellata la maggior parte delle epidemie e ridotta notevolmente la mortalità infantile, alla crescita demografica fece riscontro anche un impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale, che tra il 1896 e il 1913 raddoppiarono. La sterlina britannica era il solidissimo riferimento economico.
Nel 1913 l'estensione della rete ferroviaria mondiale aveva raggiunto il milione di chilometri e le automobili, pur essendo ancora un bene di lusso, cominciavano a percorrere le strade delle città americane ed europee. Il trasporto marittimo fu caratterizzato dalla corsa alla costruzione di transatlantici con dimensioni, velocità e servizi a bordo sempre maggiori, in un periodo in cui erano molto consistenti i flussi migratori dall'Europa verso gli Stati Uniti; non a caso l'affondamento del Titanic, il bastimento più grande, tecnologico e lussuoso mai costruito all'epoca, colato a picco nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912, durante il suo primo viaggio, a causa dello schianto contro un iceberg, fu poi considerato il simbolo del sogno infranto della Belle Époque.
Durante questo periodo nacquero nuove forme di intrattenimento, come il cabaret, il can-can e il cinema, mentre nuove invenzioni resero la vita più facile a tutti i ceti e livelli sociali, la scena culturale prosperava e l'arte prendeva nuove forme con l'impressionismo, il preraffaelitismo, il simbolismo e l'Art Nouveau.
L'alta borghesia celebrava i risultati raggiunti in pochi decenni di egemonia con esposizioni universali, in cui si esibivano le ultime meraviglie della tecnica, con conferenze di esploratori, missionari e ufficiali che raccontavano le grandezze e le miserie di mondi lontani, il cui contrasto con l'Occidente inorgogliva sia i politici che la popolazione e confermava la loro certezza di appartenere a un mondo superiore, che nulla mai avrebbe potuto incrinare. Le guerre, se c'erano, erano lontane: in Cina, in Africa, sulle pendici dell'Himalaya. In quest'ambito si inserisce il movimento della razza ariana (specie dopo la pubblicazione de I fondamenti del diciannovesimo secolo nel 1899), teso a celebrare il mito dell'origine della valle indiana dei popoli europei e della loro superiorità, che portò a un uso massiccio della svastica (antico simbolo porta-fortuna della cultura indo-orientale) in ogni ambito decorativo e commerciale.
Un anno cruciale è il 1889, centesimo anniversario della prima rivoluzione francese: quell'anno si decise di tenere l'esposizione universale proprio a Parigi. Tanto fu l'euforia e l'eccitazione per quell'anniversario così sentito che nella primavera di quell'anno si inaugurarono: la Torre Eiffel (simbolo dell'esposizione stessa), il Moulin Rouge e la Seconda Internazionale a Parigi, la Mole Antonelliana, la statua a Giordano Bruno, Piazza Vittorio a Roma, la pizza Margherita, Mastro-don Gesualdo di Verga e Il Piacere di D'Annunzio in Italia, mentre van Gogh dipinse la sua celebre Notte stellata.
Quando iniziò il nuovo secolo, la città di Parigi, vero e proprio "cuore pulsante" della Belle Époque, volle celebrarlo con una nuova incredibile mostra nella quale furono esposte le innovazioni più recenti: l'esposizione universale (o Exposition Universelle). Nel 1900 persone da tutto il mondo sbarcarono in Francia per assistere alla gigantesca fiera. La gente ne visitava ogni parte e ne ammirava tutti gli aspetti, dalle scale mobili (dette "tapis roulant") ai tram elettrici alle cento varietà di tè importate dall'India.
Affrontare la vita con questo spirito significava caratterizzarla in modo spensierato e positivo. Gli abitanti delle città avevano scoperto il piacere di passeggiare, anche e soprattutto dopo cena grazie all'illuminazione pubblica, di recarsi a chiacchierare nei caffè e assistere a spettacoli teatrali. Le città erano piene di luci e colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo, eleganti magazzini.
Questa mentalità e questo modo di affrontare la vita aveva condizionato anche i settori produttivi. In tutta Europa si erano sviluppati una serie di movimenti culturali giunti a teorizzare che da qualsiasi attività umana potesse derivare un'espressione artistica. Ogni oggetto e ogni luogo poteva essere il punto di partenza per un'elegante decorazione, un motivo floreale, una linea curva e arabesca.
L'Europa non veniva colpita da conflitti su larga scala dal 1871, cioè da quando la Germania, uscita vincente dalla guerra contro la Francia, aveva inaugurato un processo di industrializzazione e sviluppo garantito dalla nuova politica di equilibrio. Era opinione diffusa, quindi, che la guerra non avrebbe più potuto devastare il Vecchio Continente (anche per via di alcune nuove invenzioni, soprattutto la dinamite e i suoi derivati, visti come una vera e propria "arma di deterrenza"); nel 1894 ebbe luogo anche il primo congresso sui giochi olimpici, che stabilì che le Olimpiadi si sarebbero svolte ogni 4 anni, consuetudine applicata ancora oggi.
Fu così che il periodo che va dal 1871 al 1914 fu caratterizzato da euforia e frivolezza e denominato "Belle Époque".[3] In tale periodo fece inoltre la sua comparsa un importante movimento femminista, quello delle suffragette, donne che, guidate da Emmeline Pankhurst, rivendicarono il diritto di voto per le cittadine di sesso femminile.
Invenzioni e scoperte principali Modifica
Tra gli avvenimenti tecnico-scientifici più importanti dell'epoca, come la diffusione della pastorizzazione per gli alimenti (che prese il nome dal suo inventore, il francese Louis Pasteur), l'apertura dei trafori ferroviari del Frejus, del San Gottardo e del Sempione e l'introduzione delle prime automobili, si ricordano inoltre le seguenti scoperte e invenzioni:
- la dinamite - Alfred Nobel, 1867
- la prima lampadina elettrica - Thomas Edison, 1879
- la prima turbina a vapore - Charles Algernon Parsons, 1884
- il vaccino contro la rabbia - Louis Pasteur, 1885
- il primo grattacielo (l'Home Insurance Building di Chicago), 1885
- il cinema, avente come precursori:
- il kinetoscopio - Thomas Edison, 1888
- il cinematografo - Léon Bouly, 1892 (successivamente comprato e perfezionato nel 1895 dai fratelli Auguste e Louis Lumière)
- il primo marciapiede mobile, 1890-93
- il primo fumetto "di massa" (The Yellow Kid), 1895[4]
- la prima radio - Guglielmo Marconi, 1895 (insieme ad altri in altre nazioni, sempre 1895; Marconi pubblicherà e registrerà la sua scoperta nel 1897)
- i Raggi X - Wilhelm Röntgen, 1895
- il primo aeroplano - Wilbur e Orville Wright, 1903
- la catena di montaggio - Frederick Taylor, 1911, ed Henry Ford, 1913.
La nascita del tempo libero Modifica
Tra gli ultimi decenni del XIX secolo e i primi del XX, nelle fasce più agiate della popolazione, non assillate costantemente dai doveri lavorativi, nacque il concetto di tempo libero. In questi anni prese vita il costume di andare in vacanza per benessere: nacquero così le prime località turistiche in senso moderno, spesso termali o balneari, come la Costa Azzurra, il Lido di Venezia, Sanremo, Viareggio e Recoaro Terme. L'abbronzarsi diventò una vera e propria moda per le donne. Anche lo sport ebbe la sua importanza: il 6 aprile 1896, ad Atene, si svolsero le prime Olimpiadi moderne. Le persone iniziarono anche a trascorrere tempo facendo sport e frequentando i cinema.
Una società di consumatori Modifica
Il progresso aveva un prezzo: il benessere di alcuni si basava sulle fatiche e sul disagio di molti altri, in particolare del proletariato operaio e contadino. In realtà anche il proletariato, soprattutto quello operaio, durante la Belle Époque cominciò a godere di qualche vantaggio, non solo grazie alle proprie durissime lotte, ma grazie anche alla logica stessa dell'economia di mercato, in base alla quale se si vuole guadagnare di più bisogna produrre e vendere di più. Per aumentare le vendite era necessario che fasce sempre più estese della popolazione avessero denaro a sufficienza per comprare i beni di consumo. Gli imprenditori, quindi, man mano che la produzione cresceva, accettarono di concedere aumenti salariali e periodi di vacanza retribuiti ai propri dipendenti, facendo salire il reddito pro capite nei paesi sviluppati.
Dopo aver creato nuovi mercati nelle colonie, costringendole ad acquistare dall'Occidente i prodotti lavorati, i Paesi sviluppati misero in moto una crescita esponenziale dei loro mercati interni, ponendo le basi per una vera e propria società di consumatori. Per realizzare compiutamente questo allargamento del mercato si provvide rapidamente alla crescita della distribuzione; beni di consumo come abiti, calzature, mobili e utensili domestici, che prima erano prodotti artigianalmente e venduti da piccoli commercianti al dettaglio, cominciarono a essere realizzati su larga scala in maniera sempre più efficiente e ad essere offerti da una rete commerciale sempre più ampia. Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono incrementate la vendita a domicilio e la vendita per corrispondenza e furono trovate nuove forme per il pagamento rateale, che indebitava ma nel contempo rendeva accessibili anche ai meno abbienti una quantità prima impensabile di prodotti costosi. In appoggio a questa massiccia strategia di vendita nacque la pubblicità, che cominciò a riempire i muri delle città e le pagine dei giornali.
Note Modifica
- ^ belle époque, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 12 luglio 2017.
- ^ Scettici o visionari?, in La Stampa, 1º giugno 1895.
- ^ Dino Papale, Taormina Segreta - La Belle Epoque 1876-1914, Edizioni P&M., 1995.
- ^ Il primo fumetto in assoluto è invece del 1827, ad opera di Rodolphe Töpffer.
Voci correlate Modifica
Altri progetti Modifica
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Collegamenti esterni Modifica
- belle époque, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (IT, DE, FR) Belle Époque, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.
- La Belle Epoque a Parigi attraverso cartoline e documenti, su paris1900.lartnouveau.com.
Controllo di autorità | GND (DE) 4144442-5 · BNF (FR) cb131682025 (data) |
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