Boléro (Ravel)
Il Boléro è una composizione di Maurice Ravel del 1928; nato come una musica da balletto è divenuta celeberrima come brano da concerto. È sicuramente il bolero più famoso mai composto, nonché l'opera più popolare del compositore.
Boléro | |
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Compositore | Maurice Ravel |
Tonalità | Do maggiore |
Tipo di composizione | balletto |
Epoca di composizione | 1928 |
Prima esecuzione | 22 novembre 1928 |
Pubblicazione | Durand, Parigi, 1929 |
Dedica | Ida Rubinštejn |
Durata media | 17 minuti |
Organico | orchestra sinfonica (vedi sezione) |
Ascolto | |
StoriaModifica
Nel 1920 Ravel aveva scritto La valse su commissione di Sergej Pavlovič Djagilev per i suoi Balletti russi. Dopo aver ascoltato il brano nella versione per pianoforte, l'impresario decise che la musica non fosse corrispondente alle sue aspettative e la rifiutò[1]. Nacque così un lungo periodo di screzi e discussioni tra il musicista e Djagilev, motivo per cui Ravel per parecchio tempo non volle più sentir parlare di balletti. Quando però nel giugno 1928 Ida Rubinštejn, celebre danzatrice che aveva fondato una propria compagnia, gli chiese di orchestrare sei pezzi estrapolati dalla suite Iberia di Isaac Albéniz per crearne un balletto, Ravel accettò. Il progetto si dimostrò però ben presto irrealizzabile, i brani di Iberia erano già stati orchestrati da Enrique Fernàndez Arbòs a cui erano stati concessi i diritti.
Ravel insistette però nel voler scrivere la partitura, incurante anche del veto della casa editrice di Albeniz. Alla fine Arbòs, di fronte al celebre collega, si dimostrò disposto a rinunciare all'esclusiva, ma Ravel ormai aveva già pensato a un altro progetto[1]. Ai primi di luglio il compositore aveva già in mente il tema del Boléro, destinato al balletto della Rubinštejn; la partitura inizialmente avrebbe dovuto avere il ritmo di un fandango e chiamarsi allo stesso modo, ma presto l'idea del bolero ne prese il posto; il lavoro fu scritto in pochissimo tempo, fra il mese di luglio e l'ottobre 1928[1].
Il Boléro andò in scena all'Opéra national de Paris il 22 novembre 1928, diretto da Walther Straram con la coreografia di Bronislava Nijinska; protagonista fu Ida Rubinštejn, le scene e i costumi realizzati da Alexandre Benois. Ravel non fu presente alla prima; un contratto impegnativo lo aveva costretto a partire per una tournée in Spagna di ben nove concerti; rientrò a Parigi in tempo per assistere all'ultima rappresentazione. Il balletto, pur molto innovativo, ottenne una buona accoglienza, non prevedibile vista l'audacia della partitura.
Un vero e proprio successo si ebbe alla prima esecuzione concertistica che avvenne l'11 gennaio 1930 con l'Orchestre Lamoureux diretta dallo stesso Ravel; la risonanza fu tale da indurre subito il musicista a realizzarne un'edizione discografica. Il 78 giri registrato per la Polydor Grammophon da Ravel era destinato a diventare uno dei primi grandi successi della musica incisa su disco.[1]
Moltissimi da allora furono i direttori che vollero cimentarsi con la partitura, non sempre con risultati degni di nota. L'autore aveva dato indicazioni precise sull'esecuzione del suo lavoro: "Mi auguro vivamente che nei riguardi di quest'opera non ci siano malintesi. Essa rappresenta un esperimento di una direzione particolarissima e limitata... Dopo la prima esecuzione ho fatto preparare un avviso in cui si avvertiva che il brano da me composto durava diciassette minuti."[2]
Nota è la vivace polemica sorta fra Ravel e Arturo Toscanini dopo che il celebre direttore condusse il Boléro a New York in prima esecuzione il 4 maggio 1930, affrettando esageratamente il tempo e allargando il movimento nel finale. L'autore ricordò a Toscanini che la sua opera andava eseguita con un unico tempo dall'inizio alla fine e nessuno poteva prendersi certe libertà. Quando il direttore gli disse: "Se non la suono a modo mio, sarà senza effetto", Ravel disse: "i virtuosi sono incorreggibili, sprofondati nelle loro chimere come se i compositori non esistessero"[2].
Il ballettoModifica
In una taverna della Andalusia una giovane gitana inizia a danzare su di un tavolo in modo via via sempre più seducente; un gruppo di uomini, attratti dalla sua bellezza e dalle sue movenze, si avvicina poco per volta, affollando il luogo dove lei danza. I ballerini iniziano a danzare intorno alla giovane in un crescendo intenso e violento che segue quello della musica[3].
Altre coreografieModifica
Numerose sono state le altre versioni coreografiche nel corso degli anni. Una delle più importanti è stata quella di Aurel Milloss al Teatro dell'Opera di Roma il 20 giugno 1944 con scene e costumi di Dario Cecchi, interpreti Attilia Radice e Ugo Dell'Ara. Milloss si allontana dall'idea originale e accentua il lato oscuro e inquietante della danza gitana; la sua è una storia di perdizione fra uomini e donne risolta con l'apparizione di un demone[3].
Precedentemente il Boléro era stato realizzato anche da Harald Lander nel 1934 per il Balletto Reale Danese, da Serge Lifar per l'Opéra e da Pilar e Argentinita Lopez nel 1943.
La versione più celebre è comunque quella di Maurice Béjart realizzata con il Ballet du XXe siècle il 10 gennaio 1961 al La Monnaie/De Munt a Bruxelles; protagonista fu Duška Sifnios. Béjart ha riportato la sua coreografia all'idea originaria della Rubinstein con una ballerina protagonista che danza su di un tavolo; egli però elimina qualsiasi elemento folclorico, la scena è infatti spoglia e i costumi sono essenziali. La perfetta corrispondenza fra la musica e la realizzazione coreografica ottiene un grande effetto in un crescendo di sensualità ed eccitazione che portano i danzatori a travolgere la protagonista in un parossismo finale intenso e violento.[3]
Dopo la Sifnios molte étoiles si sono cimentate in questo ruolo, da Maya PlisetsKaya a Luciana Savignano. Béjart ha in seguito affidato la parte anche a un interprete maschile; da ricordare nel 1979 Jorge Donn e recentemente, nel novembre 2019, Roberto Bolle al Teatro alla Scala.
OrganicoModifica
Il Boléro è scritto per una grande orchestra sinfonica composta da:
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StrutturaModifica
Il brano è strutturato dalla ripetizione di due temi principali A e B, di diciotto battute ciascuno, proposti da strumenti diversi. I temi si sviluppano sull'ostinato del tamburo, e sull'accompagnamento armonico, spesso proposto in maniera accordale. La successione delle ripetizioni è disposta in un graduale e continuo crescendo, dal pianissimo iniziale fino al maestoso finale, per un totale di diciotto sequenze musicali (nove ripetizioni del tema A e nove del tema B). Il brano, tranne che per una breve modulazione in mi maggiore nell'ultima sequenza che apre alla cadenza finale, rimane sempre nella tonalità di do maggiore, sebbene nel tema B siano presenti elementi tensivi dominanti come il SIb ed il REb che lo differenziano dal tema A diatonico. L'organico orchestrale previsto è un'orchestra con l'aggiunta di un oboe d'amore, di tre sassofoni e di un gong. Con il procedere del brano, i temi vengono suonati da combinazioni di strumenti, al fine di aggiungere timbri all'orchestra.
SequenzeModifica
I due temi sono esposti nell'ordine dai seguenti strumenti:
- A: flauto 1º
- A: clarinetto 1º
- B: fagotto 1º
- B: clarinetto piccolo in mi♭
- A: oboe d'amore
- A: flauto e tromba con sordina
- B: sax tenore
- B: sax sopranino, poi sax soprano
- A: due ottavini all'unisono (1º in mi maggiore, 2º in sol maggiore), corno 1º e celesta (do maggiore)
- A: oboe, corno inglese e due clarinetti (do maggiore), oboe d'amore (sol maggiore)
- B: trombone 1º
- B: legni (giochi di terze e quinte)
- A: ottavino, flauti, oboi, clarinetti, violini primi (giochi d'ottave)
- A: legni, violini primi e secondi (giochi di terze e quinte)
- B: legni, violini primi e secondi, tromba 1ª (giochi d'ottave)
- B: legni, violini primi e secondi, trombone 1º (giochi di terze e quinte)
- A: ottavino, flauti, sassofoni, quattro trombe, violini primi
- B: ottavino, flauti, sassofoni, quattro trombe, trombone 1º, violini primi
- otto battute modulate in mi maggiore
- Coda: ritornello con percussioni e glissando di tromboni, accordo dissonante e finale
Discografia selezionataModifica
- Ravel: Boléro/Ma Mere L'Oye/Orchestra Sinfonica di Boston/Sergei Koussevitzky/La voce del padrone QALP 10020-1954;
- Ravel: Boléro/La valse/Rapsodie espagnole/Filarmonica di New York/Leonard Bernstein/CBS 1973;
- Ravel: Boléro; Maurice Ravel/Modest Petrovič Musorgskij: Tableux d'une Esposition/Berliner Philharmoniker/Herbert von Karajan/DGG;
- Ravel: Boléro; Hector Berlioz: Corsaro, ouverture; Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov: Capriccio Spagnolo; George Enescu; Rapsodia Rumena n.1/Orchestra Sinfonica di Baltimora/Sergiu Comissiona/Dischi Ricordi OCL 16254 - 1981;
- Ravel: Boléro; La valse; Pavane pour une infante défunte/Orchester der Wiener Volksoper/Edouard von Remoortel/Joker SM 1294-1981;
- Ravel: Boléro - Orchestre Lamoureux / dir. Maurice Ravel - Tournabout (reg. 1930) - Tzigane (Rapsodia per violino e orchestra), Artur Grumiaux, Orchestre Lamoureux, Manuel Rosenthal- Shèhèrazade, Janine Micheau soprano, Orchestre Lamoureux, Jean Fournet / Philips 6550005 A - Grammy Hall of Fame Award 1992 per il Boléro;
- Ravel: Boléro, La valse, Valses nobles et sentimentales, Alborada del gracioso, Pavane pour une infante défunte, Orchestra dei Campi Elisi, Pedro de Freitas Branco, Lucient Thevet corno solista
Cultura popolareModifica
In diversi lungometraggi è stata utilizzata la musica del Boléro nella colonna sonora.
- Allegro non troppo, regia di Bruno Bozzetto (1976)
- 10, regia di Blake Edwards (1979)
- Bolero, regia di Claude Lelouch (1981)
- Femme fatale, regia di Brian De Palma (2002)
NoteModifica
- ^ a b c d Enzo Restagno, Ravel e l'anima delle cose, Milano, Il Saggiatore, 2009.
- ^ a b Da un'intervista di Dimitri Calvocoressi a Ravel per il Daily Telegraph dell'11 luglio 1931, in Maurice Ravel. Lettres, écrits, entretiens Ed. Flammarion, Parigi, 1989
- ^ a b c Mario Pasi, AA.VV. Il Balletto. Repertorio del Teatro di Danza dal 1581, Milano, Mondadori, 1979.
- ^ I passaggi per sassofoni sopranino e soprano sono usualmente eseguiti al sax soprano da un solo esecutore.
- ^ Oppure tromba piccola in la
BibliografiaModifica
- Cesare Orselli, Boléro Balletto in do maggiore per orchestra - Versione per concerto, su flaminioonline.it, L'Orchestra Virtuale del Flaminio, 20 febbraio 2019. URL consultato il 28 febbraio 2020.
- Pino Pignatta, Nel ritmo un elogio alla lentezza (Maurice Ravel, Boléro), su fondazionegraziottin.org, Fondazione Alessandra Graziottin, 6 agosto 2013. URL consultato il 28 febbraio 2020.
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Boléro
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Spartiti o libretti di Boléro, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
- (EN) Boléro, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Boléro, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 182660580 · LCCN (EN) n81022437 · GND (DE) 300125143 · BNF (FR) cb13917708q (data) · J9U (EN, HE) 987007434399905171 |
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