Bonanni (famiglia abruzzese)

famiglia nobile abruzzese

La famiglia Bonanni, baroni di Ocre, è una famiglia nobile abruzzese.

Bonanni
neque sol per diem.
neque luna per noctem.

D'oro al gatto passante di nero.
StatoBandiera dell'Italia Italia
Casata di derivazioneBonanno
Titoli
EtniaItaliana

Storia modifica

Diversi autori (come ad esempio l'Annuario della nobiltà italiana, il Crollalanza, il Gravina) ritengono che la famiglia, tuttora fiorente, derivi dai Bonanno di Sicilia, che avevano lo stesso stemma (d'oro al gatto passante di nero)[1], ma ancora non vi è certezza perché, secondo un'altra teoria, sarebbero autoctoni dell'Abruzzo. Secondo la numerazione dei fuochi del 1508 di Ocre, presente nell'archivio di L'Aquila, il capostipite fu infatti Bonanno, il quale trasmise il cognome a suo figlio Gaspare Bonanni, primo membro della famiglia nel governo cittadino della città di L'Aquila, nella quarta piazza, non nobiliare[2] e primo patrizio della casata come mostrato nelle Riformagioni aquilane del 26 aprile 1590. Ciò fa di Bonanno il primo a portare tale cognomizzazione in Abruzzo. Con il Concilio di Trento, riunitosi tra il 1545 e il 1563, si sancì infatti l'obbligo per i parroci di tenere un registro ordinato dei battesimi con nome e cognome, per evitare matrimoni tra consanguinei (anche se alcune parrocchie redigevano tali atti già prima del concilio e alcune famiglie avevano un cognome anche in precedenza). Divenne così obbligatorio l’uso del cognome, proprio per apporre sui registri nome e cognome dei bambini battezzati.

Il primo barone della famiglia, Andrea (figlio di Gaspare), fu vittima nel 1637 di faide tra le famiglie nobili aquilane[3].

La casata ebbe tre sindaci a L'Aquila, uno a Tocco da Casauria, un ministro di grazia e giustizia durante il regno delle Due Sicilie di Ferdinando II di Borbone, uno scrittore (con oltre trecento pubblicazioni presenti nel catalogo del servizio bibliotecario nazionale - OPAC), un drammaturgo e poeta (come riportato dall'enciclopedia Treccani), un pittore, un arcidiacono sepolto nel Duomo di San Massimo a L'Aquila, un critico d'arte (nonché scrittore e giornalista).

Feudi e dimore modifica

I Bonanni ebbero beni e terreni in Abruzzo e furono feudatari di Castel Frentano (già Castelnuovo), Crecchio, Forca di Penne e Ocre (compreso il castello normanno), con palazzi a Napoli, Tocco da Casauria e L'Aquila, con il quattrocentesco Palazzo Cipolloni Cannella, precedentemente Palazzo Bonanni, e il cinquecentesco Palazzo Lucentini Bonanni[4].

Membri principali modifica

  • Andrea, Giovanni e Teodoro Bonanni, sindaci dell'Aquila rispettivamente nel 1628, 1708 e dal 1850 al 1853;
  • Cesidio Bonanni d'Ocre, ministro, giudice e politico del Regno delle Due Sicilie, che firmò la Costituzione siciliana del 1848 (ufficialmente Statuto fondamentale del Regno di Sicilia);
  • Cesidio "Cedino" Bonanni d'Ocre, sindaco di Tocco da Casauria dal 1885 al 1890; ricordato nel 1897 dall'allora consiglio comunale per benemerenze pubbliche, collocò all'esterno del palazzo municipale una lapide che ricorda la costruzione del ponte sul fiume Pescara, opera necessaria e utile per collegare Tocco con la stazione ferroviaria, per favorire lo sviluppo commerciale e della vita economica e sociale del paese;
  • Luigi Bonanni d'Ocre, pittore;
  • Michele Bonanni d'Ocre, drammaturgo e poeta;
  • Bernardino, 25° arcidiacono sepolto nel Duomo di San Massimo, oggi cattedrale metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio, ricordato da una lapide all'interno della cattedrale stessa;
  • Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, critico d'arte, scrittore e giornalista istitutore, nel 2004, dell'omonima fondazione.

Note modifica

  1. ^ Annuario della nobiltà italiana (1881), p. 207; Crollalanza (1886), p. 148; Palizzolo Gravina (1871), p. 105.
  2. ^ Russo e Tiboni (2002), p. 534.
    Citazione: « [...] Dagli stessi elenchi ricaviamo che al 1618 i Bonanni potevano vantare una sola presenza nel governo della città, quella di Gaspare nella quarta piazza, nel 1581, piazza che né esigeva né conferiva nobiltà. Solo in seguito, nel secondo semestre del 1628 un Bonanni, il cav. Andrea, giungerà ad essere Camerlengo.»
  3. ^ Colapietra (1986), p. 130; Rassegna degli Archivi di Stato (1996), p. 25.
    Citazione: « [...] Difatti se la installazione del regio tribunale era stata chiesta dal magistrato civico già da alcuni anni e quindi sollecitata mediante un'apposita delegazione nel 1637 a seguito dell'ennesima faida in cui era rimasto ucciso il barone Andrea Bonanni, esponente di una delle poche famiglie aristocratiche lealiste, il governo spagnolo sembra decidere l'istituzione dell'udienza.»
  4. ^ Colapietra (1997), p. 22 e 44.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica