Buri (popolo)
I Buri (Buri in latino) erano un'antica popolazione germanica, di origine suebica.[2]
Buri | ||||
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Nomi alternativi | Suevi Buri | |||
Sottogruppi | faceva parte dei Germani occidentali (Herminones o Suebi[1]) | |||
Luogo d'origine | Alla fine del I secolo si trovavano a nord della Moravia. Erano vicini dei Quadi (sud), dei Marsigni (ovest) e delle popolazioni celtiche degli Osii e dei Cotini (sud-est).[2] | |||
Periodo | Dalla fine del I secolo a.C. al III secolo d.C. | |||
Lingua | Lingue germaniche | |||
Distribuzione | ||||
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Se alla fine del I secolo si trovavano a nord dei Quadi (Moravia),[2] un secolo più tardi, all'epoca delle guerre marcomanniche occupavano parte della piana orientale del fiume Tibisco, confinando a nord con le popolazioni carpatiche dei Costoboci e più tardi dei Vandali Lacringi, a sud con l'Impero romano ed i Daci del Banato, ad ovest con i Sarmati Iazigi, ad est con le province romane della Dacia Porolissensis e Superiore.[3]
Storia
modificaFurono alleati dei Daci di Decebalo durante la guerra dacica di Traiano (101-106) lungo il lato occidentale del fronte di combattimento.[4] Furono più volte battuti dallo stesso imperatore insieme ai loro alleati Daci e Sarmati Iazigi.
Combatterono l'impero romano durante il periodo delle (guerre marcomanniche). Marco Aurelio condusse una spedizione contro di loro in questi anni, riuscendo a batterli nel 175, mentre il figlio Commodo li sconfisse negli anni subito dopo la morte del padre, tra il 180 e il 182. È forse in seguito a questi eventi che Commodo si meritò l'appellativo di Sarmaticus et Germanicus Maximus (182). Si racconta infatti che l'offensiva da parte di Commodo in terra sarmata continuò. Neppure la morte dell'imperatore ritardò la progettata spedizione nella piana del Tisza. I Sarmati Iazigi (nuova expeditio sarmatica), i suebi Buri ("expeditio Burica"), i germani Vandali ed i Daci liberi, furono battuti più volte negli anni successivi. Commodo, che aveva deciso di abbandonare il teatro delle operazioni militari nell'ottobre del 180, contro il parere del cognato Claudio Pompeiano, lasciò che fossero i suoi generali (come Pescennio Nigro, Clodio Albino, il figlio di Tigidio Perenne e Valerio Massimiano[5] per citarne alcuni) a portare a termine le operazioni di guerra.
E così, nel 180, al termine della prima campagna militare, dopo la scomparsa del padre, Marco Aurelio:
Note
modifica- ^ Strabone, VII, 1.3.
- ^ a b c Tacito, De origine et situ Germanorum, XLIII, 1.
- ^ Southern 2001, pp. 203-206.
- ^ Cassio Dione, LVIII, 8.1.
- ^ AE 1956, 124.
Bibliografia
modifica- Fonti antiche
- (GRC) Dione Cassio, Storia romana. (testo greco e traduzione inglese).
- (LA) Tacito, De origine et situ Germanorum. (testo latino e traduzione inglese).
- CIL III, 5937 (p 2328,201) → UBI ERAT LUPA
- Fonti storiografiche moderne
- Guido Migliorati, Cassio Dione e l'impero romano da Nerva ad Antonino Pio. Alla luce dei nuovi documenti, Milano, Vita e Pensiero, 2003, p. 480, ISBN 978-8834310656.
- (EN) Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, London; New York, Routledge, 2001, ISBN 0-415-23943-5.
- (EN) Colin Michael Wells, The german policy of Augustus: an examination of the archaeological evidence, Oxford, Oxford University Press, 1972, ISBN 978-0-19-813162-5.
- M.Zahariade, Strategy and Tactics in roman Dacia, in XVI International Congress of roman frontier studies, Exeter, 1991-2003.
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