Calabrosa

fenomeno meteorologico

La calabrosa è un deposito di ghiaccio che si produce in caso di nebbia sopraffusa, cioè con temperatura inferiore a 0 °C, generalmente tra −2 °C e −10 °C.

Calabrosa su rami d'albero
Formazione di calabrosa con vento

Formazione modifica

Si produce per la solidificazione rapida di gocce generalmente grosse di nebbia sopraffusa. Al contrario della galaverna, costituita da aghi di ghiaccio, la calabrosa è formata da una crosta piuttosto compatta di ghiaccio con granuli che la rendono simile a una spugna, a causa delle bolle d'aria che vi si trovano. Il colore è biancastro, se sottile è semi-trasparente. Sulle superfici la calabrosa può formare depositi di grande spessore, specie con vento forte. La densità è maggiore della galaverna, per cui è molto dannosa per i cavi elettrici e rami di alberi.

Etimologia modifica

Il termine calabrosa deriva da alcuni dialetti settentrionali (valtellinese, comasco, bresciano, bergamasco, trentino; in forma abbreviata compare anche nel veneto bróxa) con il significato di "crosta ghiacciata", "nebbia gelata", "brinata". L'origine è la radice mediterranea *calabro-/galabro-, "concrezione calcarea o ghiacciata", che compare anche in galaverna.[1]

Nomenclatura modifica

Nelle vecchie edizioni dell'International Cloud Atlas non si distingueva tra galaverna (soft rime) e calabrosa (hard rime) entrambi elencati sotto un'unica voce, titolata «Rime» definita come un «deposito di ghiaccio composta da grani più o meno separati da aria intrappolata, talvolta adornata da ramificazioni cristalline; è prodotta dal congelamento rapido di minuscole goccioline d'acqua sopraffusa e talvolta forma strati spessi; al suolo, si deposita sugli oggetti, principalmente sui lati esposti al vento e in particolar modo su superfici spigolose, a causa della nebbia sopraffusa, mentre in montagna a causa di goccioline di nube sopraffuse; nell'atmosfera libera diventa una formazione di ghiaccio friabile, che assomiglia a delle palline di neve glassate, sulle parti dell'aeromobile esposte al vento relativo»[2]. Bilancini separa galaverna (ghiaccio granuloso) da calabrosa (ghiaccio compatto) e queste dal ghiaccio vitreo/ghiaccio trasparente/vetrone ma assegna alla seconda caratteristiche come gli «strati amorfi, compatti, semitrasparenti e molto tenaci»[3] (sebbene non si tratti di ghiaccio amorfo) che ricalcano la definizione del clear ice (ghiaccio trasparente) nelle edizioni più recenti dell'International Cloud Atlas.

Note modifica

  1. ^ Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-57, I, p. 665, 670.
  2. ^ International Cloud Atlas 1956, p. 69.
  3. ^ Bilancini 1963, p. 33.

Bibliografia modifica

  • (EN) International Cloud Atlas (PDF), vol. 1, Ginevra, Secretariat of the World Meteorogical Organization, 1956, ISBN 92-63-10407-7.
  • Raul Bilancini, Breve dizionario di termini meteorologici in cinque lingue, Roma, Ispettorato Telecomunicazioni e Assistenza al Volo – Segreteria (Ministero Difesa – Aeronautica), 1963.

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