Cantachiaro è uno spettacolo teatrale di rivista scritto da Italo De Tuddo, Pietro Garinei, Sandro Giovannini e Franco Monicelli andato in scena per prima volta a Roma, al Teatro Quattro Fontane, il 1º settembre 1944[1].

Cantachiaro
Lingua originaleitaliano
Anno1944
Prima rappr.Teatro Quattro Fontane, 1º settembre 1944
CompagniaMagnani-Ninchi
GenereRivista
RegiaOreste Biancoli
Sceneggiatura
ProduzioneRemigio Paone
MusichePiero Piccioni
CoreografiaGiuliano Radiciotti
ScenografiaMichele Majorana, Furio Scarpelli
Personaggi e attori

In origine "Cantachiaro" è una rivista settimanale umoristica e satirica che nasce a Roma il 6 giugno 1944, il giorno dopo la liberazione della città, per iniziativa di Franco Monicelli, che ne è direttore, con in redazione Italo De Tuddo, Furio Scarpelli, Michele Majorana, Pietro Garinei e Sandro Giovannini; l'editore è Realino Carboni (la rivista verrà pubblicata fino al 1951). In analogia con le precedenti riviste satiriche Marc'Aurelio, [[Bertoldo (rivista) |Bertoldo]], Il Settebello, questo periodico si rivelerà una fucina di talenti nel campo della sceneggiatura e della regia cinematografica.

Dopo un incontro con l'impresario teatrale Remigio Paone, che si mostra interessato, nasce l'idea di portare sul palcoscenico la creatività, le gag e l'intero spirito dissacratorio della pubblicazione. Da un assortimento di graffianti raccontini umoristici a ruota libera si passa al copione di uno spettacolo di rivista, per riportare «dal vivo» le storielle che i giornalisti si raccontano, per tirar la notte, nel retrobottega della farmacia che la famiglia Garinei gestisce in Piazza San Silvestro, e che di fatto ha sempre funto da redazione del settimanale, ma è anche luogo d'incontro di intellettuali come Gorresio, un giovane Federico Fellini, Ennio Flaiano, Vincenzo Talarico, Enzo Biagi,[2].

Lo spettacolo che viene allestito, la prima rivista del dopoguerra, rappresenta una svolta nel fare trattenimento. Non più la rivista compiacente verso il regime, non più le sviolinate a quelli che contano, tra gli sbadigli degli spettatori, ma un modo originale di ricostruire le situazioni, anche le più scabrose, le più irritanti, con una ironia, una malizia, una aggressività filtrate da una scrittura intelligente e da un linguaggio scanzonato e irriverente, che arriva dritto al pubblico.[3] Alla sceneggiatura e all'allestimento collaborano, come scenografi, Furio Scarpelli e il caricaturista Michele Majorana.[4]

Sul palcoscenico vengono chiamati alcuni dei migliori attori, soprattutto giovani, provenienti dal varietà, dalla prosa e dal cinema: fra di essi Anna Magnani, Carlo Ninchi, Marisa Merlini, Lea Padovani, Enrico Viarisio. Le musiche sono affidate a Piero Piccioni che, con la sua appena costituita Orchestra 013, è fra i primi a scatenarsi dando via libera al jazz - per anni proibito dal regime - alla radio e nei locali pubblici. Il successo è sorprendente, e in particolare segna la carriera futura della "ditta" Garinei&Giovannini. La satira politica è pungente e colpisce a tutto campo, ce n'è più che bisogno dopo vent'anni di regime fascista, e il pubblico apprezza, anche se poi contrasti e proteste sono inevitabili. Il quotidiano New York Times dedica alla rappresentazione un proprio articolo, stigmatizzando un numero dello spettacolo in cui compare una satira sul sindaco della città americana Fiorello La Guardia.[5]

«...mi disse Pietro durante un'intervista. "In quelle lunghe nottate abbiamo cominciato a preparare un copione che si intitolava 'Sono le otto e tutto va bene', perché quello era il momento in cui scattava il coprifuoco. Poi alla fine della guerra riscrivemmo il testo perché tante cose erano cambiate. Lo facemmo con Monicelli, Furio Scarpelli e Italo De Tuddo. Una compagnia eccezionale: Anna Magnani era la soubrette, Carlo Ninchi, Gino Cervi, Olga Villi, Lea Padovani. La censura cancellò la metà delle scene. Allora andammo dal presidente del Consiglio, che era Ivanoe Bonomi. Ci presentammo in delegazione, ma lui disse che non poteva farci nulla. Ci rivolgemmo al capo della censura, l'ammiraglio Stone, che diede disposizione perché tre altissimi ufficiali, un inglese, un americano e un francese, assistessero alla prova generale. Che facemmo al teatro Quattro Fontane, vuoto, con quei tre signori in prima fila. La Magnani fu incredibile, perché non volle levare una battuta, e con quelle più cattive, violente, scese in platea, e gliele andò a sbattere in faccia. Alla fine dissero che non c'era nulla da togliere, tranne una parodia di un'operetta spagnola, 'La gran via', che faceva: 'Sono il primo ladrone, io sono il secondo, il terzo son'. Avevamo sostituito i 'tre ladroni' con i 'tre padroni' che erano Churchill, Roosevelt e Stalin, che entravano in scena trascinando una gabbia, dentro alla quale c'era l'Italia. Avevano tre maschere perfette. Gli ufficiali ci spiegarono che neanche nei loro paesi i capi di Stato, dallo scoppio del conflitto, venivano satireggiati. Ci lasciarono i discorsi e i ritornelli, ma ci fecero togliere i mascheroni. Ubbidimmo; ma Ninchi con due baffoni era più Stalin di Stalin e anche gli altri: l'obiettivo era raggiunto lo stesso.»

Un anno dopo, il 17 maggio 1945, sempre al Teatro Quattro Fontane, va in scena Cantachiaro n. 2, in cui a Magnani, Viarisio e Barnabò si aggiungono Gino Cervi, Giacomo Rondinella, Patrizia Lari, Aroldo Tieri, Ave Ninchi, Laura Gore, Giovanni Saccenti, Raimondo Viani (Raimondo Vianello), Massimo Serato, Tatiana Farnese, Piero Landi, Mara Lopez, Nino Dal Fabbro, Nella Mirizzi, Dedi Ristori, Dora Cureno, Umberto Capecci.[1]

Il 27 settembre 1946, al Teatro Nuovo di Milano, va in scena poi Cantachiaro n. 3, che però è un'antologia dei precedenti. Vengono introdotti nuovi attori: Ernesto Calindri, Gianni Agus, Enzo Turco, Nino Besozzi, Roberto Paoletti, Federico Collino, Paola Orlowa, Pina Renzi, Tina Perna.

Note modifica

  1. ^ a b Matilde Hochkofler, Anna Magnani, Gremese, 2005, ISBN 9788884400864.
  2. ^ CIRCA 70 ANNI FA NASCE LA PRIMA COMPAGNIA ITALIANA DI RIVISTA CON ANNA MAGNANI, su wandamontanelli.it. URL consultato il 7 novembre 2020.
  3. ^ Nasce «Cantachiaro» di Giovannini e Garinei, su iltempo.it. URL consultato il 7 novembre 2020.
  4. ^ Toto Torri, Il Sistina visto attraverso Garinei e Giovannini, su Marida Caterini - TV Intrattenimento Informazione Talk Show, 3 marzo 2014. URL consultato il 7 novembre 2020.
  5. ^ LA GUARDIA SATIRIZED IN THEATRE IN ROME, in New York Times, 1º ottobre 1944.
  6. ^ Enzo Biagi, Garinei amava la musica del pubblico, su cyberitalian.com. URL consultato l'8 novembre 2020.

Bibliografia modifica

  • Mariagabriella Cambiaghi (a cura di), Il teatro di Garinei e Giovannini, Bulzoni 1999
  • Felice Liperi, I padri di Rugantino, Rai Libri 2001
  • Lello Garinei - Marco Giovannini, Quarant'anni di teatro musicale all'italiana, Rizzoli 1985
  • Adolfo Chiesa, La satira politica in Italia, Laterza 1990
  Portale Teatro: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di teatro