Carposina

genere di insetti

Carposina Herrich-Schäffer, 1853[1] è un genere di lepidotteri, appartenente alla famiglia Carposinidae, diffuso in tutti i continenti con oltre cento specie.[2][3][4][5][6]

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Carposina
Carposina sasakii
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Carposinoidea
Famiglia Carposinidae
Genere Carposina
Herrich-Schäffer, 1853
Serie tipo
Carposina berberidella
Herrich-Schäffer, 1853
Sinonimi

Asiacarposina
Yang, 1982
Dipremna
Davis, 1969
Enopa
Walker, 1866
Epipremna
Davis, 1969
Heterocrossa
Meyrick, 1882
Hypopremna
Davis, 1969
Oistophora
Meyrick, 1881
Trepsitypa
Meyrick, 1913

Specie

Etimologia modifica

Il nome del genere deriva dal termine greco καρπός (carpós=frutto), con riferimento al fatto che queste falene, durante lo stadio larvale, attaccano alcune piante da frutto.[7]

Descrizione modifica

I membri di questo taxon sono falene eteroneure appartenenti ai Ditrysia, con taglia medio-piccola (10-40 mm) e abitudini principalmente notturne.[4][5][6]

Adulto modifica

Capo modifica

Il capo presenta piccole scaglie frontali, non molto sollevate e quasi tutte rivolte verso il basso, nonché ciuffi di scaglie più o meno sollevate ai lati del vertice.[4][5]

Gli ocelli, qualora siano presenti, appaiono comunque molto ridotti. Mancano i chaetosemata.[4][5][6]

Nell'apparato boccale, i palpi mascellari presentano da uno a tre articoli. La spirotromba è presente e priva di scaglie. I palpi labiali sono sviluppati e diritti oppure rivolti verso l'alto, spesso più allungati nella femmina; in entrambi i sessi spesso il II segmento è rivestito di grosse scaglie.[4][5][6]

Le antenne sono di forma variabile e rivestite di setole più lunghe nei maschi, ma con lo scapo privo di un pecten.[4][5]

Torace modifica

Nelle zampe, l'epifisi è presente e la formula degli speroni tibiali è 0-2-4; la metatibia può essere liscia oppure provvista di lunghe scaglie piliformi alquanto arruffate.[4][5][6]

Nell'ala anteriore, la spinarea è sempre presente. Nella femmina, il frenulum è costituito di regola da due o tre setole. Di regola tutti i rami di Rs partono separatamente dalla cellula discale, ma in alcuni casi si osserva la confluenza tra Rs2 ed Rs3, oppure tra Rs3 ed Rs4, o ancora tra M3 e CuA1. CuP è vestigiale, mentre 1A+2A presenta una breve biforcazione basale. Sono ben distinguibili i caratteristici "ciuffi" di scaglie sollevate.[4][5][6][8][9][10] La colorazione della pagina superiore è di solito grigio-brunastra e poco appariscente, con macchie puntiformi e geometrie di varia natura.[11]

Nell'ala posteriore la venulazione appare visibilmente semplificata. Mancano M1 ed M2. M3 e CuA1 partono unite dalla cellula discale, per poi separarsi prima del termen. CuP è sempre presente e ben definita. A ridosso della base di CuA, si osserva una sorta di "pettine", costituito da una frangia di scaglie piliformi. 1A+2A mostra una breve biforcazione basale, spesso solo accennata, mentre 3A è presente.[4][5][6][8][9][10] La colorazione della superficie dorsale è di regola uniforme e più chiara dell'ala anteriore, con tonalità banco-grigiastre.[11]

 
Carposina simulator

Addome modifica

Nell'addome dei maschi si osserva una coppia di coremata, posti in prossimità del margine posteriore, talvolta situati anche nella parte anteriore.[4]

Il processo anterolaterale sul II sternite è sovente allungato e ricurvo.[12]

Nell'apparato genitale maschile l'uncus è ben sviluppato, ma non bifido. I socii sono assenti, mentre lo gnathos può essere presente e avere una struttura complessa e dentellata. Il vinculum risulta privo di saccus. L'edeago presenta un coecum penis decisamente allungato, e uno o più cornuti.[4][6]

Nel genitale femminile, l'ovopositore è abbastanza allungato. Le apofisi posteriori sono più lunghe di quelle anteriori. Il ductus bursae è membranoso e il corpus bursae e provvisto di un signum.[5][8][9][10]

Uovo modifica

L'uovo può essere sferico e giallastro, come nel caso di Carposina sasakii.[5][9]

Larva modifica

Le larve possiedono di regola una cuticola densamente rivestita di spinule smussate, ma non si osserva la presenza di setole secondarie. A maturazione completa non superano i 12 mm, e sono molto simili a quelle dei Copromorphidae e degli Alucitidae.[5][6][13]

Capo modifica

Il capo è ipognato, particolare che sta a indicare abitudini endofitiche.[4][5][6][13] Il frontoclipeo appare più allungato che largo. Sono presenti sei stemmata per lato, di cui i primi cinque su un semicerchio e il sesto un po' più distante. Le setole anteriori A1, A2 ed A3 sono disposte a triangolo ottuso, con A2 più lontana dagli stemmata. Possono essere presenti setole rette da tubercoli, nonché processi ben sviluppati sul submento, ma privi di biforcazione e con una struttura più semplice di quella ravvisabile nei Copromorphidae.[4][6][13]

 
Larva di Carposina schirrhosella

Torace modifica

Nel protorace, alquanto sviluppato, le setole laterali L sono due e si trovano sempre sullo stesso pinaculum. Gli spiracoli protoracici sono un po' più ingranditi.[4][6][13]

Come nei Copromorphidae, la setola subventrale SV è singola sul meso- e sul metatorace.[6]

Addome modifica

Nell'addome, nei primi otto segmenti, la setola laterale L2 è disposta anterodorsalmente rispetto a L1, ma non molto lontana da quest'ultima. La setola subdorsale SD1 è collocata dorsalmente rispetto agli spiracoli. La setola dorsale D1 è presente sul IX segmento, a differenza di quanto si osserva nei Copromorphidae. Il gruppo SV è a singola setola nei segmenti VIII e IX, a doppia setola nei segmenti I e VII, a tripla setola nel segmento II e a quadrupla setola nei segmenti dal III al VI. L'VIII segmento può avere spiracoli più sviluppati.[6][13]

Le pseudozampe non sono molto robuste e appaiono un po' più corte di quelle dei Copromorphidae, ma comunque più lunghe rispetto a quelle degli Alucitidae; sono presenti sui segmenti III-VI e X, con uncini disposti su un singolo ordine.[4][5][6][13]

Pupa modifica

La pupa è relativamente tozza e di tipo obtecto, con appendici fuse tra loro e col resto del corpo, ma possiede un tegumento fragile e traslucido, attraverso il quale si scorgono i profili del capo e del torace. Sul capo è presente una sutura epicraniale. Il labrum è ben sviluppato e fiancheggiato da lobi piliferi triangolari o più in generale dalle mandibole. I palpi mascellari sono ridotti, mentre quelli labiali sono esposti, così come i profemori. Il protorace è breve. I segmenti addominali V-VII (nel maschio) e V-VI (nella femmina) sono mobili. Non sono presenti spinule sulla superficie dei tergiti addominali. Il cremaster è rappresentato da gruppi di setole dall'estremità uncinata.[4][5][6][13]

Biologia modifica

 
Danno provocato da una larva di Carposina scirrhosella

Ciclo biologico modifica

La biologia di parecchie specie è poco conosciuta, tuttavia, in linea generale, gli adulti hanno abitudini notturne e durante il giorno restano in posizione di riposo, sulla corteccia delle piante o sulle pietre del sottobosco.[4][6]

Le uova sono deposte singolarmente sulla pianta nutrice.[5]

Le larve sono per la maggior parte minatrici fogliari o comunque si alimentano in zone nascoste, al riparo dai potenziali predatori, in mezzo a foglie unite tra loro, o ancora sulla superficie o all'interno di un frutto. Alcune Carposina provocano la formazione di cecidi, anche se pare che ciò sia dovuto all'intervento congiunto di un fungo che penetra all'interno del tessuto vegetale insieme alla larva.[4][5][6][13]

L'impupamento può avvenire all'interno della galleria scavata dalla larva, oppure lontano dalla pianta nutrice, in un bozzolo di solito ricoperto con frammenti del detrito, sul terreno oppure all'interno di una fessura. Non si ha fuoriuscita della pupa dal bozzolo o dal riparo, prima dell'emersione dell'adulto.[4][5][6][13]

Alimentazione modifica

Le larve appartenenti a questo taxon si alimentano su un gran numero di piante nutrici; va considerato che in alcuni casi una specie può essere marcatamente polifaga e attaccare diversi membri di un unico genere vegetale, o anche di generi differenti. La lista riportata di seguito non ha pertanto pretese di completezza. Tra le piante ospite, ricordiamo, a titolo di esempio:[4][5][6][13][14]

Parassitoidismo modifica

Sono noti fenomeni di parassitoidismo su larve di Carposina, effettuato da diverse specie di imenotteri appartenenti alle superfamiglie Chalcidoidea e Ichneumonoidea; tra queste citiamo:[15][16]

Rilevanza economica modifica

La specie Carposina sasakii rappresenta una seria avversità per meli e peschi in Giappone, in Cina e negli Stati Uniti d'America.[5][10][13]

Nella lotta biologica sono stati impiegati, oltre ad alcuni dei già citati parassitoidi (vedi paragrafo), anche dei nematodi entomopatogeni quali Steinernema carpocapsae e Steinernema feltiae, già utilizzati per il controllo di altre avversità delle piante da frutto e ornamentali.[17]

Sempre contro le larve di C. sasakii è stato inoltre impiegato l'ascomiceto Beauveria bassiana (Sordariomycetes, Hypocreales, Clavicipitaceae), già utilizzato per il controllo di altri lepidotteri, oltre che contro alcuni coleotteri, ditteri, ortotteri, isotteri, rincoti, tisanotteri, acari e altri invertebrati.[18]

La lotta chimica ha visto di regola l'impiego del bromometano (o bromuro di metile), somministrato per fumigazione. Nell'ultimo decennio, si sta studiando l'utilizzo della fosfina (fosfuro di idrogeno) a basse temperature.[19]

 
L'ecozona australasiana ha la maggior ricchezza di specie di Carposina

Distribuzione e habitat modifica

Il taxon è cosmopolita, con una ricchezza in specie molto più consistente nelle ecozone indomalese ed australasiana; risulta assente solo nel Paleartico nordoccidentale (Scandinavia e isole britanniche) e in Antartide.[3][4][5][6]

L'habitat è rappresentato da zone verdi, boschi e foreste, a partire dalle fasce temperate fino a quella tropicale.[5]

Tassonomia modifica

Carposina Herrich-Schäffer, 1853 - Syst. Bearb. Schmett. 5: 10[1] - specie tipo: Carposina berberidella Herrich-Schäffer, 1853 - Syst. Bearb. Schmett. 5: 142, tav. 81, fig. 614.[1][20]

La designazione della specie tipo fu effettuata da Fernald (1908).[21] Herrich-Schäffer indicò quali autori per Carposina e C. berberidella, rispettivamente Zeller e Mann; entrambe le attribuzioni sono errate.[1][20]

Il genere Carposina fu inserito inizialmente nei Tineidae;[1] venne spostato nei Conchylidae (oggi Tortricidae, Tortricinae, Cochylini), da Meyrick nel 1882,[22] e nei Tortricidae da Rebel nel 1894;[23] Walsingham lo inserì in una separata sottofamiglia di Tortricidae, le Carposinae, nel 1897,[2] che venne in seguito elevata allo status di famiglia dallo stesso entomologo nel 1907.[20][24]

Specie modifica

Il genere comprende 136 specie, distribuite in tutti i continenti esclusa l'Antartide; di queste, 86 sono presenti in Oceania, 20 in Africa, 18 in Asia, 9 in Nordamerica, 7 in Europa e 2 in Sudamerica; una sola specie è presente in Italia:[3][4][5][25][26][27]

Sinonimi modifica

Sono stati riportati i seguenti sinonimi:[3][26]

Filogenesi modifica

Di seguito viene riportato un cladogramma ricavato dallo studio di Heikkila et al. (2015),[33] in cui si notano i rapporti di prossimità filogenetica tra Carposina e altri gruppi di Carposinoidea.


  Obtectomera  

Alucitoidea  

Epermenioidea  

  Carposinoidea  
  Copromorphidae  

Phycomorpha metachrysa

Copromorpha sp.

  Carposinidae  

Heterocrossa iophaea

Carposina sp.  

Heterocrossa eriphylla

Sosineura mimica

Gelechioidea  

Altre superfamiglie  

Alcune specie modifica

Conservazione modifica

Nessuna specie appartenente a questo genere è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[34]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g (DE) Herrich-Schäffer, G. A. W., Systematische Bearbeitung der Schmetterlinge von Europa, zugleich als Text, Revision und Supplement zu Jakob Hübner's Sammlung europäischer Schmetterlinge (PDF), Hübner, J., vol. 5, Ratisbona, In Commission bei G. J. Manz, 1853 [1843-1856], pp. 10; 142; tav. 81, fig. 614, DOI:10.5962/bhl.title.67734, ISBN non esistente, LCCN ca07003057, OCLC 63606435. URL consultato il 5 giugno 2017.
  2. ^ a b (EN) Walsingham, T., Western Equatorial African Micro-lepidoptera (PDF), in Transactions of the entomological Society of London, vol. 1897, n. 1, Londra, The Society, 9 aprile 1897, p. 59, ISSN 0035-8894 (WC · ACNP), LCCN sn88024445, OCLC 5156748789. URL consultato il 5 giugno 2017.
  3. ^ a b c d (EN) Giusti, A., Carposina [collegamento interrotto], su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, 13 luglio 2004, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 5 giugno 2017.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v (EN) Dugdale, J. S.; Kristensen, N. P.; Robinson, G. S. & Scoble, M. J., Cap. 13 - The Smaller Microlepidopteran-Grade Superfamilies, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 217 - 232, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 5 giugno 2017.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w (EN) Scoble, M. J., Cap. 11 - Lower Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 225-289, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u (EN) Common, I. F. B., Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. vi, 535, 32 con tavv. a colori, ISBN 9780522843262, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  7. ^ Schenkl, F.; Brunetti, F., Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, a cura di Meldi, D., collana La creatività dello spirito, Berrettoni G. (nota bibliografica), La Spezia, Casa del Libro - Fratelli Melita Editori, dicembre 1991 [1990], p. 438, ISBN 978-88-403-6693-7, OCLC 797548053.
  8. ^ a b c (EN) Munroe, E.G., Lepidoptera, in Parker, S. B. (Ed.). Synopsis and classification of living organisms, vol. 2, New York, McGraw-Hill, 1982, pp. 612-651, ISBN 9780070790315, LCCN 81013653, OCLC 7732464.
  9. ^ a b c d e f g (EN) Davis, D. R., A revision of the American moths of the family Carposinidae (Lepidoptera: Carposinoidea) (PDF), in Bulletin of the United States National Museum, vol. 289, Washington, DC, Smithsonian institution Press, 1969, pp. 1-105, ISSN 0096-2961 (WC · ACNP), LCCN 16000686, OCLC 163366519. URL consultato il 5 giugno 2017.
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  12. ^ (EN) Kyrki, J., Adult abdominal sternum II in ditrysian tineoid superfamities - morphology and phylogenetic significance (Lepidoptera) (abstract), in Annales entomologici Fennici / Suomen hyönteistieteellinen aikakauskirja, vol. 49, Helsinki, Suomen Hyönteistieteellinen Seura, 1983, pp. 89-94, ISSN 0003-4428 (WC · ACNP), LCCN 91649455, OCLC 2734663. URL consultato il 5 giugno 2017.
  13. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Heppner, J. B., Copromorphidae. Alucitidae. Carposinidae. Epermeniidae (Coprornorphoidea); Glyphipterigidae. Plutellidae (Yponomeutoidea), in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1987, pp. 399-405, ISBN 9780840337023, LCCN 85081922, OCLC 311572089.
  14. ^ (EN) Robinson, G. S.; Ackery, P. R.; Kitching, I. J.; Beccaloni, G. W. & Hernández, L. M., Carposina, su HOSTS - A Database of the World's Lepidopteran Hostplants, Londra, NHM - Natural History Museum, 2010. URL consultato il 5 giugno 2017.
  15. ^ (EN) Yu, D. S., Carposina [collegamento interrotto], su Home of Ichneumonoidea, 28 aprile 2012. URL consultato il 5 giugno 2017.
  16. ^ (EN) Noyes, J. S.; Sadka, M., Carposinidae, su Universal Chalcidoidea Database, Londra, NHM Natural History Museum, OCLC 850942096. URL consultato il 5 giugno 2017.
  17. ^ (EN) Wang, J., Control of the Peach Fruit Moth, Carposina niponensis, using Entomopathogenic Nematodes, in Bedding, R. A.; Akhurst, R. J.; Kaya, H. K. (Eds.). Nematodes and the Biological Control of Insect Pests, East Melbourne, Victoria, CSIRO, 1993, pp. vi, 178, ISBN 0-643-05479-0, LCCN 95122855, OCLC 769343205. URL consultato il 5 giugno 2017.
  18. ^ (EN) Xiong, Q.; Xie, Y.; Zhu, Y.; Xue, J.; Li, J.; Fan, R., Morphological and ultrastructural characterization of Carposina sasakii larvae (Lepidoptera: Carposinidae) infected by Beauveria bassiana (Ascomycota: Hypocreales: Clavicipitaceae) (abstract), in Micron: the international research and review journal for microscopy, vol. 44, Oxford, Elsevier, gennaio 2013, pp. 303-311, DOI:10.1016/j.micron.2012.08.002, ISSN 0968-4328 (WC · ACNP), LCCN 94660585, OCLC 820368721, PMID 22940571. URL consultato il 5 giugno 2017.
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  34. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 5 giugno 2017.

Bibliografia modifica

Pubblicazioni modifica

Testi modifica

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