Il Casino dei Boschi è un edificio dalle forme neoclassiche, situato all'interno del parco naturale regionale dei Boschi di Carrega in via Olma 2 a Sala Baganza, in provincia di Parma.

Casino dei Boschi
Vista aerea del complesso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàSala Baganza
Indirizzovia Olma 2
Coordinate44°43′20.7″N 10°12′26.8″E / 44.722417°N 10.207444°E44.722417; 10.207444
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1775 - 1826
Stileneoclassico
Area calpestabile13 000 m²
Realizzazione
ArchitettoEnnemond Alexandre Petitot e Nicolò Bettoli
ProprietarioRaffaele Carrega Bertolini, Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega
CommittenteMaria Amalia d'Asburgo-Lorena e Maria Luisa d'Asburgo-Lorena

Storia modifica

XVI secolo modifica

Nel XVI secolo i boschi appartenevano ai conti di Sala Baganza Sanvitale,[1] ma nel 1612 furono confiscati al conte Alfonso dal duca di Parma Ranuccio I Farnese, per la sua presunta partecipazione alla congiura dei feudatari che comportò la condanna a morte di numerosi nobili del Parmense.[2]

XVIII secolo modifica

Mentre parte delle terre fu nei decenni seguenti frazionata e alienata, i boschi rimasero riserva di caccia dei duchi Farnese e, dal 1731, Borbone.[1] La duchessa Maria Amalia, moglie del duca Ferdinando di Borbone, nel 1775 incaricò l'architetto di Corte Ennemond Alexandre Petitot della completa ricostruzione del casino di caccia che sorgeva al centro della tenuta; sul luogo del preesistente edificio fu costruita un'elegante residenza ducale neoclassica, con annesso oratorio a torre, completata nel 1789.[1]

XIX secolo modifica

Nel 1819 la duchessa Maria Luigia acquistò i boschi e il Casino e incaricò dell'ampliamento dell'edificio l'architetto Nicola Bettoli, che demolì la torre, aggiunse il lungo colonnato, noto come "Prolunga", e il "Casinetto", con il teatrino di corte interno,[1] sopraelevò e ampliò la villa,[3] concludendo i lavori nel 1826.[1]

L'anno seguente la duchessa acquistò la vicina tenuta del Ferlaro, ove fece realizzare dall'architetto Paolo Gazola una villa per i suoi due figli Albertina e Guglielmo di Montenuovo, avuti dal marito morganatico Adam Albert von Neipperg;[4] incaricò inoltre il giardiniere Carlo Barvitius della realizzazione, all'interno della tenuta, di un grandioso parco all'inglese, ricchissimo di piante monumentali provenienti dall'Appennino parmense, dalle Alpi del Trentino e da Paesi esotici; furono inoltre tracciate, in aggiunta ai percorsi rettilinei preesistenti, numerose strade dalle forme curvilinee, per collegare a Collecchio e Sala Baganza il Casino, il Ferlaro e i numerosi edifici di servizio;[1] i lavori, conclusi nel 1832, consentirono anche la creazione di un maestoso viale di cedri tra le due ville.[5]

Nel 1835 la duchessa donò alla Camera ducale di Parma l'immensa tenuta[6] di oltre 2 000 ettari,[7] che alla sua morte nel 1847 passò ai duchi Borbone; dopo l'Unità d'Italia, la proprietà pervenne ai Savoia, che nel 1870 la cedettero in gran parte all'ingegner Severino Grattoni come compenso per la progettazione e direzione dei lavori del traforo ferroviario del Frejus.[1] Nel 1881 la vedova dell'ingegnere alienò la tenuta ai principi Carrega di Lucedio, provenienti da Genova.[1]

XX e XXI secolo modifica

Nella prima metà del XX secolo la grande proprietà fu suddivisa fra gli eredi e in parte venduta. Il Casino dei Boschi rimase ai principi Carrega, che affittarono parte della "Prolunga" e della "Corte rustica", nota anche come "Ghetto", a circa 30 nuclei familiari; vi furono impiantate anche alcune attività artigianali, che con alcuni ampliamenti e superfetazioni modificarono in modo incongruo quella porzione del complesso; gli ultimi abitanti abbandonarono il luogo dopo il 1960, mentre il Casino sprofondò nel degrado. Il terremoto del 9 novembre del 1983 causò ingenti danni alla struttura, che divenne in parte inagibile.[3]

Nel 1994 i Carrega alienarono il "Casinetto" al Consorzio Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, che si occupò del suo restauro;[1] l'ente acquistò negli anni seguenti anche il parco di fronte alla villa, da allora aperto al pubblico, e alcune porzioni del complesso, tra cui la "Prolunga nord" e la "Ghiacciaia piccola". A eccezione di una parte della "Prolunga sud", ancora abitata, il resto dell'edificio rimase in condizioni precarie, tanto da indurre un gruppo di persone a costituire un comitato volto a salvaguardare dal crollo la struttura;[8] nel 2014 furono raccolti 5 567 voti nel censimento del progetto "I Luoghi del Cuore" promosso dal Fondo Ambiente Italiano,[9] cui l'anno seguente il principe Raffaele Carrega Bertolini manifestò la disponibilità a donare il Casino allo scopo di consentirne il restauro, dal costo stimato di 25 milioni di euro.[10]

Descrizione modifica

L'enorme parco si sviluppa in zona collinare tra i centri di Talignano, Pontescodogna, Collecchio, Sala Baganza e San Vitale Baganza; è attraversato da una serie di viali ad andamento curvilineo e rettilineo, due dei quali conducono al Casino dei Boschi, posto in posizione quasi baricentrica all'interno della tenuta;[1] il grande complesso è composto dalla villa, dalla "Prolunga" con "Casinetto" centrale, dalla "Corte rustica" o "Ghetto", dalla "Casa di Pietra" e dalle ghiacciaie.[3]

Villa modifica

 
La facciata della villa vista dal giardino monumentale
 
Il retro della villa visto dai boschi di Carrega

La villa, sviluppata su una superficie complessiva di circa 3 000 m²,[11] è composta dall'edificio residenziale anteriore, elevato su tre livelli, e dal corpo posteriore a un solo piano, divisi da una corte interna circondata da colonnato.[3]

La simmetrica facciata principale, interamente intonacata come il resto della struttura, è suddivisa verticalmente in tre parti, di cui la centrale in lievissimo aggetto; nel mezzo sono collocati tre ampi portali d'ingresso preceduti da un porticato, retto da due massicci pilastri alle estremità e da due colonne coronate da capitelli dorici al centro, a sostegno del balcone del piano superiore; su quest'ultimo si aprono tre portefinestre delimitate da cornice e architrave superiore, analoghe alle aperture laterali; coppie di fasce marcapiano separano i tre livelli, mentre a coronamento si innalza un ampio frontone triangolare, al cui centro si staglia un grande stemma del ducato di Parma, Piacenza e Guastalla all'epoca della duchessa Maria Luigia.[12]

Le linee della facciata proseguono anche lungo i prospetti laterali e quello posteriore, al cui centro è posto un timpano di dimensioni più ridotte. Sul retro la piccola corte a quadriportico si affaccia sui due lati attraverso un colonnato dorico sormontato da terrazzo, in continuità col corpo posteriore a un piano, contenente un piccolo oratorio e altri locali di servizio.[3]

All'interno la villa conserva numerosi ambienti decorati da stucchi e affreschi risalenti al XVIII secolo, tra cui una saletta commissionata dalla duchessa Maria Amalia;[12] l'ambiente è coperto da tre volte a vela, separate da arcate a tutto sesto rette da paraste perimetrali;[13] le superfici sono riccamente ornate con dipinti realizzati da Fortunato Rusca e Pietro de Lama su disegno di Benigno Bossi.[14]

Prolunga modifica

Il lunghissimo edificio noto come "Prolunga", sviluppato su una superficie complessiva di circa 3 800 m²,[11] si estende da sud a nord a partire dal retro della villa, superando il "Casinetto" centrale per raggiungere il "Ghetto".[3]

La struttura, originariamente destinata a ospitare gli ambienti di servizio, la lavanderia, gli alloggi per la servitù, la foresteria e le attività artigianali, fu successivamente adibita a sede degli uffici amministrativi e delle scuderie e infine parzialmente trasformata in residenze, ancora presenti in parte della "Prolunga sud" appartenente ai principi Carrega; varie porzioni dell'edificio, abbandonate, versano in stato di profondo degrado.[3]

Elevata su uno o due livelli,[3] la "Prolunga" è caratterizzata dalla presenza del lungo porticato retto da colonne doriche, provenienti dalla reggia di Colorno.[1]

Casinetto modifica

 
Il Casinetto al centro della Prolunga

Il "Casinetto", sviluppato su una superficie complessiva di circa 1 000 m²,[11] sorge al centro della Prolunga.[3]

La struttura, originariamente destinata a teatrino di corte, appartiene dal 1994 al Consorzio Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, di cui ospita gli uffici amministrativi[3] e il museo dei Boschi e del Territorio, comprendente la storica xiloteca dei principi Carrega, una mostra micologica e alcuni oggetti della tradizione contadina provenienti dalla collezione di Pietro Miodini.[15]

Il simmetrico edificio si eleva, in continuità col colonnato della "Prolunga", su tre livelli fuori terra; il primo piano si affaccia sul giardino monumentale con una serie di portefinestre con balconcini, mentre in sommità si innalza nel mezzo una torretta con orologio e, a coronamento, un frontone a gradoni con campanile a vela centrale.[3]

Ghetto modifica

La "Corte rustica" o "Ghetto", sviluppata su una superficie complessiva di circa 3 800 m²,[11] si estende, in adiacenza alla "Prolunga nord", attorno a un cortile centrale accessibile dal giardino monumentale attraverso un portale ad arco.[3]

La struttura, realizzata nel XVIII secolo, fu ampliata verso est tra la metà del XIX e gli inizi del XX; fu in seguito adibita a sede di alcune attività artigianali e nuovamente modificata verso la metà del secolo con l'aggiunta di varie superfetazioni; successivamente abbandonata, versa in stato di profondo degrado.[3]

Gli edifici rustici, interamente intonacati, si sviluppano su uno o due livelli, in parte preceduti da portici ad arco.[16]

Casa di Pietra modifica

La "Casa di Pietra", sviluppata su una superficie complessiva di circa 950 m²,[11] si estende, isolata, a nord della "Corte rustica".[3]

La struttura, costruita nel 1881 per ospitare la guarnigione, fu successivamente ampliata verso est; completamente abbandonata, versa in stato di profondo degrado, con alcune porzioni crollate.[3]

L'edificio presenta un ampio porticato esteso su tre lati.[3]

Ghiacciaie modifica

Le ghiacciaie, sviluppate su una superficie complessiva di circa 275 m²,[11] sono collocate ai due margini della "Prolunga".[3]

La "Ghiacciaia grande", quasi completamente crollata, è posizionata a nord del complesso.[3]

La "Ghiacciaia piccola" sotterranea, ristrutturata dal Consorzio, è posta a ovest della villa, sul retro della "Prolunga sud"; coperta da una cupola, è raggiungibile attraverso una scalinata.[17]

Parco modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega.

Il parco regionale, istituito nel 1982 per bloccare la lottizzazione della tenuta,[18] si sviluppa sui primi rilievi appenninici appartenenti ai comuni di Collecchio e Sala Baganza; coperto prevalentemente da boschi attraversati da strade rettilinee e curvilinee, presenta anche alcune ampie radure e laghetti artificiali, realizzati nel XIX secolo su disegno di Carlo Barvitius.[1]

La porzione centrale prossima al Casino, nota come "Giardino monumentale", si distingue per la maggior organizzazione degli spazi, ove gli ampi prati si alternano alle boscaglie di alberi secolari; il complesso è raggiungibile da due ingressi monumentali.[1] In questa zona, nascosti dalle fronde dei lecci, si trovano i resti di due piccole costruzioni in muratura, che ricalcano strutturalmente delle abitazioni, tuttavia in scala; infatti hanno altezza corrispondente a 1 m o inferiore.[senza fonte]

L'accesso principale da via Olma è costituito dal grande viale rettilineo, affiancato da antichi esemplari di cedri dell'Atlante e libocedri, frammisti a cerri, frassini maggiori, ornielli e altri alberi cresciuti spontaneamente; più all'esterno, oltre le praterie, emergono dai boschi altre piante ornamentali secolari, tra cui cipressi, platani e cedri dell'Atlante.[1] In una di queste praterie che costeggiano il viale, sono situate le tombe di alcuni principi Carrega.[senza fonte]

La prateria antistante il Casino è percorsa da un vialetto, delimitato da ordinate siepi di bosso, che collega la villa col "Ghetto" sviluppandosi parallelamente alla "Prolunga"; nel mezzo si stagliano un cipresso calvo e un platano monumentali, mentre nei pressi della villa si trovano alcuni gruppi di piante secolari, tra cui frassini, cedri e platani.[1] A breve distanza dal Casino, all'interno della faggeta di Maria Amalia posta a sud, si trova l'omonima grotta tardo settecentesca, originariamente arricchita da alcune vasche, da una cascatella e da una serie di giochi d'acqua, proveniente attraverso tubazioni sotterranee da una cisterna rettangolare, utilizzata anticamente anche per la raccolta dell'acqua piovana.[19]

Di fronte al "Casinetto" si sviluppa il vialetto rettilineo, delimitato da vegetazione spontanea, che conduce al secondo accesso su via Case Nuove; la cancellata d'ingresso è affiancata dalla "Portineria Ponte Verde", edificio simile a uno chalet alpino adibito a punto di ristoro;[1] la strada prosegue verso est nel maestoso viale dei Cedri, che conduce alla villa del Ferlaro.[5]

Il retro della "Prolunga" e la zona adiacente alla "Corte rustica" e alla "Casa di Pietra" sono coperti da fitte boscaglie di alberature spontanee, tra cui emergono alcuni esemplari secolari di farnie e roveri, che si mescolano alle piante monumentali del Barvitius, comprendenti cedri, libocedri, frassini e, nei pressi dei vialetti, alcuni arbusti di bosso.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Descrizione, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2018).
  2. ^ Botta, p. 229.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r PSC, pp. 68-71.
  4. ^ Il caseificio di Montecoppe... pag.2, su museidelcibo.it. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2017).
  5. ^ a b Villa del Ferlaro, su ilparcopiubello.it. URL consultato il 5 febbraio 2017.
  6. ^ Residenze ducali di Sala Baganza, su marialuigia2016.it. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2017).
  7. ^ Touring Club Italiano, p. 37.
  8. ^ Cristina Pelagatti, Casino dei Boschi, gioiello da salvare, in www.gazzettadellemilia.it, 26 ottobre 2014. URL consultato il 29 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2018).
  9. ^ Il Comitato "Salviamo il Casino dei Boschi di Carrega" pensa al futuro, in www.gazzettadellemilia.it, 5 maggio 2015. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  10. ^ Raffaele Castagno, Casino dei Boschi di Carrega, il principe cede la proprietà al Fai, in parma.repubblica.it, 5 maggio 2015. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  11. ^ a b c d e f Comitato salviamo il Casino dei Boschi di Carrega, su iluoghidelcuore.it. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2017).
  12. ^ a b Città di Sala Baganza, p. 6.
  13. ^ Il "Petit Trianon" di Maria Amalia, su lehameaudemarieantoinette.blogspot.it. URL consultato il 4 febbraio 2017.
  14. ^ Bossi Benigno, su parmaelasuastoria.it. URL consultato il 4 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2017).
  15. ^ Museo dei boschi e del territorio, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 4 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2016).
  16. ^ PSC, pp. 73-78.
  17. ^ Parma - Sala Baganza - boschi di Carrega (Parma), su gianolinibike.it. URL consultato il 4 febbraio 2017.
  18. ^ Nuova città di Collecchio, su urbanistica.unipr.it. URL consultato il 5 febbraio 2017.
  19. ^ "I boschi di Carrega": un polmone verde a due passi dalla città, su parmakids.it. URL consultato il 20 gennaio 2022.

Bibliografia modifica

  • Città di Sala Baganza, in paginepiù, GuidaPiù Sala Baganza, Reggio Emilia, Gruppo Editoriale Martini, 2001-2002.
  • Scheda di indagine del patrimonio edilizio nei nuclei di insediamento storico (PDF), in PSC, Quadro conoscitivo, Scheda C1.3.4, Sala Baganza, Comune di Sala Baganza, marzo 2011. URL consultato il 5 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2017).
  • Touring Club Italiano, Itinerari - Parma e Piacenza, Milano, Touring Editore, 2005, ISBN 9788836531363.
  • Carlo Botta, Storia d'Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789, Volume Terzo - Tom. V-VI, Lugano, Tip. di G. Ruggia e C., 1835.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

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