Castrum Petrae Roseti

castello di Roseto Capo Spulico

Il Castrum Petrae Roseti (Castello della Pietra di Roseto) è un castello fortificato a difesa della costa dell'Alto Ionio Cosentino, risalente ad epoca normanna, ricostruito nel Duecento per volontà dell'imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, rimaneggiato più volte fino al secolo XVI. È sito in Roseto Capo Spulico, a picco sul mare sul Promontorio di Cardone.

Castello della Pietra di Roseto
Castrum Petrae Roseti
Il castello di Roseto Capo Spulico.
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneCalabria
CittàRoseto Capo Spulico
IndirizzoVia Lungomare degli Achei
Coordinate39°58′53.85″N 16°37′00.54″E / 39.981625°N 16.616816°E39.981625; 16.616816
Mappa di localizzazione: Italia
Castrum Petrae Roseti
Informazioni generali
Inizio costruzioneXI secolo
Materialepietra, laterizi
Visitabile
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Storia modifica

Il maniero era di importanza strategica nel periodo dei Normanni in quanto segnava la divisione della Contea di Sicilia tra Roberto il Guiscardo e Ruggero, suo fratello. Sorge su un avito monastero basiliano-normanno. Non lontano vi era il piccolo borgo di pietra di Roseto, oggi Roseto Capo Spulico.[1]

Struttura modifica

Il castello è di forma trapezoidale ed ha tre torri, di cui una merlata e più alta rispetto alle altre. Vi sono ampi saloni di rappresentanza all'interno (visitabili, apprezzabile solo il panorama), ed all'esterno si possono vedere cisterne e scuderie. La struttura attuale non è, però, interamente medioevale : numerosi sono stati i rifacimenti che hanno completato e modificato l'aspetto originale della fortezza. La struttura attuale non è antecedente al secolo XVI, pur conservando alcune antiche tracce rinvenute nei recenti restauri.[2]

La struttura è attualmente in vendita, visto che è una proprietà privata .

Lo "scoglio incudine" modifica

 
Veduta della fortezza

È un piccolo faraglione caratteristico che si trova in mare, sotto il Castrum Petrae Roseti. È detto anche "pietra dell'incudine".

Una leggenda vuole che, tra il 1204 e il 1253, durante il regno di Federico II, il castello custodisse la Sacra Sindone.[3][4]

Note modifica

  1. ^ Basilicata e Calabria, pag. 541
  2. ^ Severini Giordano, pag. 181
  3. ^ La Sindone.., pag 5
  4. ^ Vellucci, pag. 189

Bibliografia modifica

  • Basilicata e Calabria, Touring Club Italiano, Milano 1980.
  • Franco Severini Giordano, I castelli normanno-svevi di Calabria nelle fonti scritte, edizione Calabria Letteraria, Soveria Manelli (CZ) 2014.
  • Luigi Vellucci, Manfredi di Svevia, Edizioni Pugliesi, Martina Franca 2009.

Voci correlate modifica

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