Cattura di La Spezia

Battaglia della campagna d'Italia della sesta coalizione

La conquista della Spezia è stato un episodio militare legato alla campagna d'Italia della sesta coalizione, svoltosi tra il 25 e il 26 marzo 1814 tra la guarnigione francese della Liguria orientale e un corpo di spedizione britannico.[2] Si concluse con la vittoria dei coalizzati, che assestò un duro colpo alle forze napoleoniche in Liguria e pose le premesse per l'assedio di Genova.

Cattura di La Spezia
parte della campagna d'Italia
Carta francese del 1804 raffigurante il golfo della Spezia
Data25-26 marzo 1814
LuogoLa Spezia
EsitoVittoria della coalizione
Modifiche territorialiOccupazione britannica di La Spezia
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
~ 15 000 soldatiPiù di 10 000 soldati
Perdite
Sconosciute, ma leggereSconosciute
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Contesto strategico modifica

All'inizio del 1814, nel pieno della campagna d'Italia, il viceré Eugenio di Beauharnais aveva avuto notizia che un corpo di spedizione anglo-siculo al comando del tenente generale William Bentinck si stava costituendo in Sicilia (base britannica fin dal 1806[3][4]) per occupare Livorno[5] e Genova.[6][7] Ordinò pertanto al generale Maurizio Ignazio Fresia di raggiungere il capoluogo ligure, per sostituire l'ammalato generale Louis Antoine Choin de Montgay alla testa della 28ª Divisione.[8]

Il generale Fresia, giunto sul posto, constatò che al suo comando c'erano in realtà 4 500 soldati circa, oltretutto distribuiti fra La Spezia, Bardi, Gavi, Borgo Val di Taro, Pontremoli, Genova, Savona e in capisaldi litoranei; egli inviò subito richiesta di rinforzi, che tuttavia gli furono negati.[8] Dispose allora l'esecuzione di una serie di affrettati lavori di irrobustimento alle fortificazioni e distaccò il generale di brigata Jean Victor Rouyer perché difendesse la linea del fiume Magra e coprisse anche Pontremoli con un reparto tratto dalla riserva del Levante.[8][9]

Svolgimento della battaglia modifica

La coalizione prepara lo sbarco modifica

 
Eugenio di Beauharnais, viceré d'Italia

Il generale Rouyer aveva già prestato servizio nel 1799 nell'area del passo della Cisa al fianco dell'Armata di Napoli del generale Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald dell'esercito francese, proteggendo in quell'occasione la ritirata.[8]
La Coalizione preparò lo sbarco a marzo, mentre il quadro tattico si faceva critico per le truppe napoleoniche franco-italiane, come riconobbe il generale Jean-François Porson in due dispacci indirizzati al generale Martin Vignolle,[10] capo di stato maggiore dell'Armata d'Italia.[11] Nelle lettere Porson sottolineava la pericolosa mancanza di truppe sufficienti a difendere non solo il golfo della Spezia ma anche la stessa Genova,[8] ordinava di trasferire gran parte delle bocche da fuoco, polveri e munizioni dalle batteria della Spezia,[8] indicava la strada migliore da seguire in caso di ritirata e, seguendo le istruzioni di Camillo II Borghese, principe di Sulmona, chiedeva di formare a Rapallo una consistente riserva al comando di Rouyer pronta a precipitarsi nei vari luoghi sotto attacco e servire da appoggio ai distaccamenti degli avamposti che si trovavano nelle località con maggiore facilità di sbarco.[8] Il generale Fresia avrebbe preferito evacuare il golfo per evitare che la Coalizione potesse bloccare la ritirata e per concentrarsi sulla difesa di Genova, ma questa strategia non fu adottata perché avrebbe lasciato scoperto il Dipartimento degli Appennini.[8] Oltre alle questioni prettamente strategiche, la prima lettera di Porson sollevava un altro problema di tipo sociale, relativo agli oltre 600 forzati rinchiusi nel Lazzaretto del Varignano. Il principe Borghese ordinò di farli trasferire.[8]

 
La Fortezza del Varignano e il Forte Santa Maria in una foto del 1889

Il 17 marzo le truppe della Coalizione conquistarono Pontremoli, costringendo il sottoprefetto Giorgio Gallesio ad abbandonare la città per riparare nella sua Finalborgo, nel ponente ligure. Pertanto il passo della Cisa era ormai impraticabile per le truppe napoleoniche.[8]

 
Il generale, scrittore e storico della guerra francese Frédéric François Guillaume de Vaudoncourt

Il generale Frédéric François Guillaume de Vaudoncourt, storico militare, nella sua opera Storia delle campagne d'Italia nel 1813 e 1814, con un atlante militare (1817), scrisse che Fresia disponesse di solo 4 500 soldati sparsi per le località della costa e che non avesse truppe disponibili a difendere efficacemente La Spezia e pertanto ordinò al generale Rouyer di limitarsi a difendere il Magra dalla posizione di Sarzana. Fresia ordinò di spostare quanto più materiale e artiglierie possibili verso Genova, dove in quel momento erano molto più urgenti e utili.[12] De Vaudoncourt racconta che, saputo del ritiro francese da Livorno, il 28 febbraio era salpata da Palermo una squadra navale comandata da Josias Rowley e composta dalle unità America, Edinburgh, Imperieuse, Iphigénie, Aurore, Arc-en-ciel, Sirène e Termayant, più altri trasporti. Questa squadra sbarcata a Livorno il 10 marzo consisteva in 1 200 cavalieri e 7 000-8 000 fanti britannici (due reggimenti), tedeschi, sardi e siciliani. Secondo de Vaudoncourt pochi giorni dopo le navi da carico ripartirono per Palermo per imbarcarvi la seconda divisione britannica composta approssimativamente da 7 000 uomini.[12]

I britannici preparavano l'invasione della Liguria con gli eserciti accampati attorno a Pisa e a Lucca,[13] ma aspettavano l'arrivo di un nuovo convoglio proveniente dalla Spagna che trasportava cinque battaglioni di truppe da sbarco.[8]

Racconta ancora de Vaudoncourt:

«il 24 marzo le truppe inglesi andarono a prendere posizione alla sinistra del fiume. Le truppe francesi che erano a Sarzana furono costrette a ripiegare e il nemico s'impossessò di quella città. Il 25 i battaglioni inglesi giunti dalla Spagna sbarcarono a Lerici con la protezione del fuoco dei vascelli da guerra.[12]»

L'attacco e la conquista della città modifica

 
Il generale britannico William Bentinck

Per proteggere il ripiegamento, il 24 marzo i francesi piazzarono un cannone alla foce del Magra e due sul Colle dei Cappuccini ed eressero una barricata per ostruire la strada che dal cimitero conduceva in città.[8] Nella notte, tuttavia, arrivò la notizia che le truppe nemiche erano già a Sarzana e che a Lerici nel pomeriggio si era ancorata una fregata britannica, pronta a fare fuoco sul comune (in contemporanea all'attacco su La Spezia). Consapevoli di trovarsi in una potenziale trappola, le truppe napoleoniche abbandonarono per sempre La Spezia e si avviarono sulla strada del passo del Bracco lasciandosi alle spalle solo una guarnigione di appena 68 uomini a presidiare il Forte Santa Maria, ultimo baluardo per la resistenza finale.[8][14]

 
L'ammiraglio britannico Josias Rowley

La battaglia per La Spezia cominciò ufficialmente il 25 marzo, con la comparsa nel golfo delle navi britanniche Swallow e Edinburgh, seguite poco dopo dall'America (al comando di Josias Rowley),[15] dalla Cephalus, dalla Furieuse (comandante William Mounsey),[16] dalla corvetta siciliana Aurora, dalla fregata da 32 Mermaid (comandante David Dunn), dal brigantino da 18 Termagant (comandante John Lampen Manley) e da altre unità minori, squadra che, agli ordini di Rowley, aveva imbarcato a Palermo l'armata di Bentinck. La forza era formata da 3 400 fanti britannici al comando del maggior generale Henry Tucker Montresor;[17] 1 600 siciliani e calabresi[18] del Calabrian Free Corps guidati dal brigadiere siciliano borbonico Filippo Roth; i fucilieri dell'8º Battaglione di linea della King's German Legion;[19] un reparto della fanteria leggera greca; una brigata della Italian Levy;[20] un contingente misto di 7 000 uomini fra anglo-siculi e mercenari agli ordini del tenente generale Robert Henry MacFarlane[21] e dei colonnelli Roberto Travers e Giovanni Battista Bernardino Ciravegna.[20] Infine, provenienti dalla foce, si aggiunsero 200 albanesi al soldo dei britannici che avevano tentato la manovra aggirante dalla Val di Magra alla Val di Vara per cercare di prendere alle spalle le truppe napoleoniche.[8]

Quello stesso 25 marzo una palla di cannone colpì la polveriera della Batteria Santa Teresa,[22] vicino al punto di sbarco, causando una devastante esplosione, a causa della quale le cannoniere che si erano avvicinate alla costa dovettero abbandonare precipitosamente la posizione. Il numero di morti tra militari e civili è sconosciuto. Raccontano i testimoni:

«L'esplosione fu così forte da provocare sulla costa orientale del golfo una turbolenza che durò più di un'ora.[8]»

I fanti di marina britannici sbarcati dalle navi iniziarono subito a prendere posizione nei punti cruciali attorno a Lerici, dove la Royal Navy riteneva che potessero trovarsi ammassate numerose truppe nemiche.[12]

Questa è la descrizione degli eventi riportata da de Vaudoncourt:

«Lo stesso giorno ci furono alcuni scontri sul Magra, ma le truppe nemiche che erano sbarcate a meridione del fiume si erano avvicinate al Vara e minacciavano il generale Rouyer St.Victor sulla sua sinistra e quasi alle spalle, per cui egli ritenne opportuno ripiegare e avvicinarsi a Chiavari. Questa ritirata era tanto più necessaria dal momento che le navi da guerra del nemico avevano fatto vela verso l'ovest e c'era la possibilità che la seconda divisione inglese, arrivata dalla Sicilia, sbarcasse nel golfo di Rapallo. In quel caso il generale Rouyer St.Victor si sarebbe trovato tagliato fuori, e la città di Genova sarebbe stata privata della metà dei suoi mezzi di difesa e dei suoi uomini. Il 26 quest'ultimo (Saint Victor) cominciò a ritirarsi lasciando una piccola guarnigione nel forte Santa Maria, presso Porto Venere, e affidando alla Municipalità della Spezia la cura dei forzati che erano al bagno (penale).[12]»

I britannici completarono l'occupazione della città nel pomeriggio del 26 con l'ingresso al Castello San Giorgio ma non attaccarono i reparti francesi in ritirata ed evitarono di porre immediatamente l'assedio al Forte Santa Maria per attendere i rinforzi dalla Sicilia. Mandarono delle truppe a Pontremoli, da dove stabilirono contatti con l'armata austro-napoletana[23] accampata a Borgo Val di Taro.

De Vaudoncourt e il maggiore napoleonico dalla Toscana Cesare De Laugier de Bellecour (in quel momento prigioniero di guerra) riportarono che i britannici disarmarono l'arsenale della Marina di La Spezia e asportarono le artiglierie.[12][24]

Conseguenze modifica

Dopo la conquista di La Spezia, William Bentinck nominò governatore della città il marchese Grimaldo Oldoini mentre gli abitanti formarono un consiglio provvisorio guidato dal conte Giovanni Federici per gestire l'amministrazione.[8] L'assedio del Forte Santa Maria, ultima roccaforte napoleonica nel golfo, durò cinque giorni, con la guarnigione che si arrese il 31 marzo al capitano George Heneage Lawrence Dundas, comandante della Edinburgh.[25]

Il 2 aprile i britannici stabilirono il contatto con la divisione austriaca del maggior generale Laval Nugent von Westmeath attraverso l'Appennino ligure e il giorno seguente presero il controllo di Borghetto di Vara e Levanto, respingendo le truppe napoleoniche.[8] Pochi giorni dopo sbarcò la divisione di MacFarlane, portando a 14 000 effettivi per l'assedio di Genova di Bentinck.[8][26][27]

Note modifica

  1. ^ La maggior parte delle truppe piemontesi era inquadrata nelle forze britanniche e serviva il Regno Unito.
  2. ^ Ubaldo Mazzini, Storia del Golfo della Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese di scienze, 1981.
  3. ^ Harold Acton, pp. 593, 609, 650.
  4. ^ (EN) Clash of Steel, Battle database - Campo Tenese, su clash-of-steel.co.uk. URL consultato il 29 settembre 2021.
  5. ^ Nafziger, G. F. & Gioannini M., The Defense of the Napoleonic Kingdom of Northern Italy, 1813-1814.
  6. ^ Gregory, D., Sicily: The Insecure Base.
  7. ^ Rath, J. R., The Fall of the Napoleonic Kingdom of Italy, 1814.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r La battaglia del golfo (PDF), in La Gazzetta della Spezia, n. 4, La Spezia, marzo 2014, pp. 19-31. URL consultato il 23 settembre 2021.
  9. ^ Gino Ragnetti, Ottocento, quando Spèza divenne Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese di scienze "Giovanni Capellini", 2011.
  10. ^ (FR) Le Général Martin de Vignolle, su marsillargues.fr. URL consultato il 29 settembre 2021.
  11. ^ Napoleon's Italian Campaign 1805-1815, Frederich C. Schneid, 2002, pp. 161–200.
  12. ^ a b c d e f Frédéric François Guillaume de Vaudoncourt, Storia delle campagne italiane del 1813 e del 1814, con un atlante militare, Londra, Thomas Egerton, 1817.
  13. ^ George F. Nafziger, The Defense of the Napoleonic Kingdom of Northern Italy, 1813-1814, 2002, pp. 125, ISBN 9780275967970. URL consultato il 7 aprile 2021.
  14. ^ Marie-Antoine Mathieu, Rapport de la defense du fort de S.te Marie dans le Golphe de la Spezia, 1814.
  15. ^ Laughton, J. K. e Lambert, Andrew, Rowley, Sir Josias, baronet (1765–1842), naval officer, a cura di Andrew Lambert, 2004, DOI:10.1093/ref:odnb/24225.
  16. ^ Marshall, 1828.
  17. ^ The Metropolitan Magazine, vol. 18, p. 128.
  18. ^ Lavery 2012, pp. 126-128
  19. ^ Si trattava dell'ultimo battaglione di linea della Legione tedesca. Era a quel tempo di stanza in Sicilia.
  20. ^ a b Chartrand, p. 22.
  21. ^ Hart, 1841.
  22. ^ Gabriele Faggioni, Fortificazioni in provincia della Spezia: 2000 anni di architettura militare, Milano, Ritter, 2008.
  23. ^ Gregory, Sicily: The Insecure Base; Rosselli, Lord William Bentinck.
  24. ^ Cesare De Laugier de Bellecour, Fasti e vicende militari degli italiani dal 1801 al 1815, vol. 13, 1829-1831.
  25. ^ The London Gazette, 10 maggio 1814, pp. 983–984.
  26. ^ Ilari & Crociari, p. 273.
  27. ^ Chartrand, p. 8.

Bibliografia modifica

  • Harold Acton, I Borboni di Napoli (1734-1825), Firenze, Aldo Martello Editore, 1974.
  • (EN) René Chartrand, Émigré and Foreign Troops In British Service (2): 1803–1815, Oxford, Osprey Publishing, 2000.
  • Cesare De Laugier de Bellecour, Fasti e vicende militari degli italiani dal 1801 al 1815, vol. 13, Firenze, 1829-1831.
  • Cesare De Laugier de Bellecour, Concisi ricordi di un soldato napoleonico italiano (2 voll.), Firenze, Tip. del Vocabolario, 1870.
  • (FR) Frédéric François Guillaume de Vaudoncourt, Histoire des campagnes d'Italie en 1813 et 1814: avec un atlas militaire, Londres, Thomas Egerton, 1817.
  • (FR) Frédéric François Guillaume de Vaudoncourt, Histoire politique et militaire du prince Eugène Napoléon, vice-roi d'Italie, vol. 2, Paris, P. Mongie, 1828.
  • Gabriele Faggioni, Fortificazioni in provincia della Spezia: 2000 anni di architettura militare, Milano, Ritter, 2008.
  • (EN) Desmond Gregory, Sicily: The Insecure Base : A History of the British Occupation of Sicily, 1806-1815, London, Fairleigh Dickinson University Press, 1988.
  • (EN) Henry George Hart, The New Army List, for January, London, John Murray, 1841.
  • Virgilio Ilari e Piero Crociari, L'Armata italiana di Lord Bentinck 1812-1816. URL consultato il 24 settembre 2021.
  • (EN) John Marshall, Mounsey, William. Royal Naval Biography, London, Longman and company, 1828, pp. 20–29.
  • (FR) Marie-Antoine Mathieu, Rapport de la defense du fort de S.te Marie dans le Golphe de la Spezia, 1814.
  • Ubaldo Mazzini, Storia del Golfo della Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese di scienze, 1981.
  • (EN) George F. Nafziger e Marco Gioannini, The Defense of the Napoleonic Kingdom of Northern Italy, 1813-1814, Westport, Praeger, 2001.
  • Gino Ragnetti, Ottocento, quando Spèza divenne Spezia, La Spezia, Accademia lunigianese di scienze, 2011.
  • (EN) Reuben John Rath, The Fall of the Napoleonic Kingdom of Italy, 1814, New York, Columbia University Press, 1941.
  • (EN) Westport Frederick C. Schneid, Napoleon's Italian Campaigns: 1805-1815, Westport (Connecticut), Praeger Publishers, 2002, ISBN 0-275-96875-8.
  • (FR) Martin Vignolle, Précis historique des opérations militaires de l'Armée d'Italie en 1813 et 1814, par le Chef de l'État-Major-Général de cette armée (M. de V.), Paris, Chez Barrois l'aîné, Libraire, 1817.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

  • La battaglia del golfo (PDF), in La Gazzetta della Spezia, n. 4, La Spezia, marzo 2014, pp. 19-31. URL consultato il 23 settembre 2021.