Centaurea sarfattiana

specie di pianta della famiglia Asteraceae

Il fiordaliso di Sarfatti (Centaurea sarfattiana Brullo, Gangale & Uzunov, 2004) è una pianta, angiosperma dicotiledone, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[2][3]

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Fiordaliso di Sarfatti
Immagine di Centaurea sarfattiana mancante
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Carduoideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Centaureinae
Infratribù Centaurea Group
Genere Centaurea
Specie C. sarfattiana
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Centaureinae
Genere Centaurea
Specie C. sarfattiana
Nomenclatura binomiale
Centaurea sarfattiana
Brullo, Gangale & Uzunov, 2004[1]

Descrizione modifica

Formula fiorale: */x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[4]

Distribuzione e habitat modifica

È una specie endemica della Sila.[5]

Fitosociologia modifica

Per l'areale completo italiano Centaurea sarfattiana appartiene alla seguente comunità vegetale:[6]

Macrotipologia: vegetazione delle praterie
Classe: Festuco valesiacae-Brometea erecti Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl., 1949
Ordine: Anthemidetalia calabricae Brullo, Scelsi & Spampinato, 2001
Alleanza: Koelerio brutiae-Astragalion calabrici Giacomini & Gentile ex Brullo, Gangale & Uzunov, 2004

Descrizione: l'alleanza Koelerio brutiae-Astragalion calabrici è relativa alla vegetazione di tipo spinoso con habitus a pulvino endemica dei monti della Sila su substrato granitico sulle creste ventose a quote di 1.000 - 1.500 metri. Distribuzione: l’alleanza Koelerio brutiae-Astragalion calabrici è endemica della Sila e della Calabria settentrionale.

Specie presenti nell'associazione: Astragalus calabricus, Plantago serpentina, Armeria brutia, Centaurea sarfattiana, Thymus longicaulis, Helianthemum nummularium, Petrorhagia saxifraga, Chamaecytisus spinescens, Hypericum calabricum, Anthemis calabrica, Bunium petraeum, Silene sicula, Festuca circummediterranea, Festuca curvula, Festuca rubra, Potentilla calabra, Genista silana, Koeleria splendens, Avenula praetutiana e Plantago serpentina.

Tassonomia modifica

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[7], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[8] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[9]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[2]

La tribù Cardueae (della sottofamiglia Carduoideae) a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Centaureinae è una di queste).[10][11][12][13]

Il genere Centaurea elenca oltre 700 specie distribuite in tutto il mondo, delle quali un centinaio sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.

Filogenesi modifica

La classificazione della sottotribù rimane ancora problematica e piena di incertezze. Il genere di questa voce è inserito nel gruppo tassonomico informale Centaurea Group formato dal solo genere Centaurea. La posizione filogenetica di questo gruppo nell'ambito della sottotribù è definita come il "core" della sottotribù; ossia è stato l'ultimo gruppo a divergere intorno ai 10 milioni di anni fa.[12][13][14][15]

La specie di questa voce fa parte del "Ciclo polimorfo di C. deusta". Le piante di questo gruppo si presentano da verdi a bianco-verdastre; le appendici delle brattee involucrali sono intere, dentate o lacerate e sono chiaramente separate (tramite una strozzatura) dal corpo sottostante della squama (appendici non decorrenti) e all'apice è presente una singola spina (oppure le brattee sono inermi); i fiori sono colorati di rosso-vinoso: il pappo è presente ma è breve.[16]

Le seguenti specie (tutte distribuite nel Sud dell'Italia) appartengono al gruppo polimorfo Centaurea deusta. Secondo Pignatti tutto il gruppo necessita di uno studio monografico approfondito.[17]

Centaurea aspromontana Brullo, Scelsi & Spamp.
Centaurea brulla Greuter
Centaurea calabra G.Caruso, S.A.Giardina, Raimondo & Spadaro
Centaurea ionica Brullo
Centaurea nobilis (E.Groves) Brullo
Centaurea pentadactyli Brullo, Scelsi & Spamp.
Centaurea poeltiana Puntillo
Centaurea sarfattiana Brullo, Gangale & Uzunov
Centaurea scillae Brullo
Centaurea tenacissima (Groves) Brullo

Note modifica

  1. ^ (EN) Brullo, Gangale & Uzunov, The orophilous cushion-like vegetation of the Sila Massif (S Italy), in Botanische Jahrbücher für Systematik, Pflanzengeschichte und Pflanzengeographie. Leipzig 2004; 125(4): 465.
  2. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  3. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 10 marzo 2021.
  4. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  5. ^ Ente Parco Nazionale della Sila (a cura di), Il Parco nazionale della Sila - Natura, Storia, Cultura, Castrovillari (CS), Promoteo, 2008, ISBN 978-88-95109-06-0.
  6. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 28 luglio 2021.
  7. ^ Judd 2007, pag. 520.
  8. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  9. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  10. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 303.
  11. ^ Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 138.
  12. ^ a b Barres et al. 2013.
  13. ^ a b Herrando et al. 2019.
  14. ^ Funk & Susanna, pag. 308.
  15. ^ Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 144.
  16. ^ Pignatti 2018, vol.3 pag.1013.
  17. ^ Pignatti 2018, vol. 3, p. 1010.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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