Cervice uterina

la porzione inferiore dell'utero
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La cervìce uterina (o collo dell'utero) è la porzione inferiore dell'utero. È rivolta in basso, verso la vagina, sulla quale si inserisce.[1]

Cervice uterina
Schema che rappresenta l'apparato genitale femminile
Anatomia del Gray(EN) Pagina 1259
SistemaApparato genitale femminile
ArteriaArteria vaginale ed arteria uterina
VenaPlesso uterino
Plesso vaginale
NervoGanglio cervicale
LinfaticiLinfonodi ipogastrici, linfonodi otturatori, linfonodi sacrali
Sviluppo embriologicoDotti di Müller
Identificatori
MeSHCervix+uteri
A05.360.319.679.256
TAA09.1.03.010
FMA17740
La cervice uterina

Anatomia

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La cervice uterina rappresenta il punto di giunzione tra il corpo dell'utero e la vagina. Ha un aspetto cilindrico, con un diametro trasverso inferiore rispetto al corpo e al fondo dell'utero. Possono essere distinte due porzioni, ben demarcate dalla presenza dell'istmo uterino.[1]

Porzione sopravaginale

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Rappresenta la porzione immediatamente inferiore e posteriore al corpo dell'utero. Anteriormente ha rapporti con la porzione posteriore della vescica; posteriormente e lateralmente ha rapporti con le anse intestinali che occupano il cavo del Douglas e le fosse iliache.

Porzione vaginale o ectocervice

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Rappresenta la porzione di utero che protrude all'interno del canale vaginale formando il cosiddetto muso di tinca. Tale entità anatomica può essere osservata durante la visita ginecologica in seguito a dilatazione della vagina. Attorno al muso di tinca vengono a crearsi dei recessi vaginali chiamati fornici vaginali; il fornice vaginale anteriore è delimitato anteriormente dalla parete vaginale anteriore e posteriormente dal labbro anteriore del muso di tinca. Il fornice vaginale posteriore, più lungo, è delimitato anteriormente dal labbro posteriore del muso di tinca e posteriormente dalla parete vaginale posteriore.

Canale endocervicale

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Nella parte centrale del muso di tinca è ben visibile l'orifizio uterino esterno, fessura trasversale delimitata dal labbro anteriore e da quello posteriore. Il condotto che fa capo all'orifizio uterino esterno e che si approfonda nella cavità uterina in corrispondenza dell'orifizio uterino interno è detto canale endocervicale. All'interno del canale cervicale sono presenti delle pliche palmate che delimitano cripte cervicali deputate alla produzione di muco.[2]

Modificazioni fisiologiche nello sviluppo

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Prima della pubertà la cervice rappresenta circa la metà della dimensione totale dell'utero. Con lo sviluppo, soprattutto in seguito a gravidanza, le dimensioni relative diminuiscono fino ad un terzo del totale, dato il notevole sviluppo longitudinale del corpo.

Anatomia microscopica

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Come per il corpo e il fondo dell'utero, il tessuto che compone lo spessore della cervice è costituito dal miometrio. L'endometrio presenta invece differenze tra la porzione sopravaginale e la porzione vaginale.

Porzione sopravaginale: Endocervice

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La tonaca mucosa della porzione sopravaginale è epitelio semplice colonnare (epitelio endocervicale) costituito da diverse cellule ciliate intercalate in numerose cellule muco secernenti. Queste popolazioni cellulari sono ancorate a una spessa lamina di connettivo denso che costituisce la lamina propria. Le cripte cervicali si approfondano nella lamina propria, costituendo una ricca rete di ghiandole tubulari ramificate secernenti muco, le cui caratteristiche fisico-chimiche variano a seconda delle fasi del ciclo. Qualora un'ostruzione del canale cervicale bloccasse la corretta clearance mucosa, le ghiandole possono trasformarsi in cavità cistiche contenenti muco; tale reperti anatomo-patologici prendono il nome di uova di Naboth.[1]

Porzione vaginale: Esocervice o "muso di tinca"

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La tonaca mucosa della porzione vaginale viene definita mucosa esocervicale ed è in continuità con la mucosa vaginale attraverso una zona di transizione, dove termina bruscamente l'epitelio cilindrico semplice endocervicale. È costituita da un epitelio pavimentoso pluristratificato che tappezza l'ultima porzione del canale endocervicale a partire dall’orifizio uterino esterno su tutta la portio (muso di tinca) e da una lamina propria in papille mucose riccamente vascolarizzate. Non ci sono ghiandole.

Giunzione squamocolonnare

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La zona di transizione tra l'epitelio colonnare proprio dell'epitelio endocervicale e l'epitelio squamoso proprio della porzione esocervicale è definita giunzione squamocellulare.[3] Nella giovane adulta, la giunzione squamocellulare è posizionata nel versante vaginale della cervice, mentre nella donna adulta la giunzione si approfonda all'interno del canale cervicale. Questa zona di transizione istologica assume una particolare importanza in oncologia essendo la zona anatomica maggiormente interessata dallo sviluppo del carcinoma della cervice uterina.[4]

 
Muco cervicale raccolto con l'esplorazione digitale.

Fisiologia

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Alla fine del periodo mestruale, l'orifizio esterno è chiuso da un tappo mucoso denso ed acido, in grado di bloccare l'entrata degli spermatozoi nella cavità uterina ancora non predisposta per la gravidanza.[5] In seguito, durante l'ovulazione, viene prodotto una maggiore quantità di muco, con una maggiore quantità di acqua e meno acido, ricco inoltre di trabecolature che guidano lo spermatozoo all'interno dell'utero.[6] Tali reperti possono essere utilizzati per la valutazione empirica di fase ovulatoria (fertilità). Isolare infatti abbondante materiale mucoso, trasparente ed oleoso, in seguito ad esplorazione digitale è un reperto suggestivo (non certo) di periodo ovulatorio.[7] Durante il parto la cervice può dilatarsi fino a raggiungere dimensioni di 8–10 cm.[8]

Muco cervicale

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Le ghiandole dell'endocervice, in numero di diverse centinaia, producono ogni giorno da 20 a 60 mg di muco cervicale; tale quantità aumenta fino a 600 mg al momento dell'ovulazione. Questo muco viscoso, ricco di proteine come la mucina, varia per viscosità e contenuto d'acqua durante le varie fasi del ciclo mestruale. Queste variazioni di composizioni fanno sì che il muco possa fungere da barriera o, al contrario, da mezzo di trasporto per gli spermatozoi. Contiene elementi come calcio, sodio e potassio; composti organici come glucosio, amminoacidi e proteine; elementi in tracce come zinco, rame, ferro, manganese e selenio; acidi grassi liberi, enzimi come l'amilasi e prostaglandine.[9]

La consistenza del muco è determinata dall'influenza degli ormoni estrogeni e progesterone. A metà del ciclo, nel periodo dell'ovulazione, gli elevati livelli di estrogeni determinano la produzione di un muco sieroso e alcalino per favorire l'ingresso e la sopravvivenza degli spermatozoi nell'utero.[10] La ricchezza di elettroliti determina un caratteristico aspetto "a felce" osservabile al microscopio a basso ingrandimento nel muco essiccato. Infatti la disidratazione determina la cristallizzazione dei sali presenti nel muco, che assume l'aspetto delle foglie di felce.[11] Il muco ha proprietà filamentose, spesso descritte con il termine tedesco Spinnbarkeit, più accentuate nel periodo dell'ovulazione.[12] In altre fasi del ciclo il muco è più denso e acido per l'azione del progesterone.[10] Questo muco "infertile" agisce come una barriera per l'ingresso degli spermatozoi nell'utero.[13] Anche le donne che assumono la pillola anticoncezionale hanno un muco denso per effetto dei progestinici contenuti.[10] Un'altra possibile funzione del muco denso è proteggere dai patogeni il prodotto di un eventuale concepimento.[14]

Durante la gravidanza si forma nel canale cervicale un tappo mucoso che funge da barriera protettiva sia verso l'ingresso di patogeni nell'utero, sia verso la perdita di liquido amniotico. Il tappo mucoso ha anche proprietà antibatteriche. Viene espulso solitamente all'inizio del parto o poco prima;[15] l'espulsione è visibile sotto forma di perdita di muco tinto di sangue.[16]

Patologia

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La presenza di una cervice corta[17] è la condizione più strettamente associata a parto prematuro.[18][19][20] Alcuni interventi chirurgici come la crioterapia, la conobiospia e la procedura di escissione elettrochirurgica ad ansa (utilizzati per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina) possono essere responsabili della condizione di cervice uterina corta. La patologia infettiva più spesso associata a cervicite è sostenuta da Candida albicans, Neisseria gonorrhoeae, Chlamydia e Mycoplasma.[21][22] Le forme virali sono invece sostenute da herpes simplex, citomegalovirus e papillomavirus. Quest'ultimo, unitamente ad altri fattori e condizioni di rischio, è responsabile del carcinoma della cervice uterina.[3]

Immagini correlate

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  1. ^ a b c Giuseppe C. Balboni, et al., Anatomia Umana, Vol. 1-2., Ristampa 2000, Milano, Edi. Ermes s.r.l., 1976, ISBN 88-7051-078-6.
  2. ^ Weschler, Toni, MPH, Taking Charge of Your Fertility, Second Edition, 2002, pp. 59, 64.
  3. ^ a b Robbins-Cotran.
  4. ^ Richard RM:Cervical intraepithelial neoplasia. Pathol Annu 8:301,1973.
  5. ^ Ann Westinore; Evelyn, Dr Billings, The Billings Method: Controlling Fertility Without Drugs or Devices, Toronto, Life Cycle Books, 1998, pp. 37, ISBN 0-919225-17-9.
  6. ^ Weschler, Toni, MPH, Taking Charge of Your Fertility, Second Edition, 2002, pp. 58-59.
  7. ^ Nappi.
  8. ^ Fiorenzo Conti, et al., Fisiologia del sistema endocrino, in Fisiologia medica – Volume 2, Prima edizione, Milano, Edi.Ermes, 2005, ISBN 88-7051-282-7.
  9. ^ Khaldoun Sharif, Olufowobi, Olufemi, The structure chemistry and physics of human cervical mucus, in Jordan, Joseph; Singer, Albert; Jones, Howard; Shafi, Mahmood (a cura di), The Cervix, 2nd, Malden, MA, Blackwell Publishing, 2006, pp. 157–68, ISBN 978-1-4051-3137-7.
  10. ^ a b c Robert E. Brannigan, Lipshultz, Larry I., Sperm Transport and Capacitation, in The Global Library of Women's Medicine, 2008, DOI:10.3843/GLOWM.10316.
  11. ^ Toni Weschler, Taking charge of your fertility : the definitive guide to natural birth control, pregnancy achievement, and reproductive health, New York, NY, Collins, 2006, pp. 59, 64, ISBN 978-0-06-088190-0.
  12. ^ Anderson, Matthew; Karasz, Alison, Are Vaginal Symptoms Ever Normal? A Review of the Literature, in Medscape General Medicine, vol. 6, n. 4, 2004, pp. 49.
  13. ^ Ann Westinore e Billings Evelyn, The Billings Method: Controlling Fertility Without Drugs or Devices, Toronto, ON, Life Cycle Books, 1998, pp. 37, ISBN 0-919225-17-9.
  14. ^ (EN) G. Wagner e R. J. Levin, Electrolytes in vaginal fluid during the menstrual cycle of coitally active and inactive women (PDF). URL consultato il 26 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2018).
  15. ^ Naja Becher, Waldorf Kristina Adams, Hein Merete, Uldbjerg Niels, The Cervical Mucus Plug: Structured Review of the Literature, in Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica, vol. 88, n. 5, maggio 2009, pp. 502–13, DOI:10.1080/00016340902852898.
  16. ^ Deitra Leonard Lowdermilk e Shannon E. Perry, Maternity Nursing, 7ª ed., Edinburgh, United Kingdom, Elsevier Mosby, 2006, pp. 394, ISBN 978-0-323-03366-4.
  17. ^ Goldenberg RL, Iams JD, Mercer BM, et al., The preterm prediction study: the value of new vs standard risk factors in predicting early and all spontaneous preterm births. NICHD MFMU Network, in Am J Public Health, vol. 88, n. 2, 1998, pp. 233–8, DOI:10.2105/AJPH.88.2.233, PMID 9491013.
  18. ^ To MS, Skentou CA, Royston P, Yu CKH, Nicolaides KH. Prediction of patient-specific risk of early preterm delivery using maternal history and sonographic measurement of cervical length: a population-based prospective study. Ultra Obstet Gynecol 2006; 27: 362–367.
  19. ^ Fonseca et al. Progesterone and the risk of preterm birth among women with a short cervix. NEJM 2007; vol 357, no 5, pg 462–469.
  20. ^ Romero R. Prevention of sponatneous preterm birth: the role of sonographic cervical length in identifying patients who may benefit from progesterone treatment. Ultrasound Obstet Gynecol 2007; 30: 675–686. http://www3.interscience.wiley.com/journal/99020267/home Archiviato il 5 gennaio 2013 in Archive.is. free download
  21. ^ Harrison, Principi di Medicina Interna (16ª edizione), New York - Milano, McGraw-Hill, 2006, ISBN 88-386-2459-3.
  22. ^ Anna M. Molina Romanzi, et al., Malattie sessualmente trasmesse, in Microbiologia clinica, Ristampa 2004, Torino, UTET, 2002, ISBN 88-7933-251-1.

Bibliografia

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  • Giuseppe C. Balboni, et al., Anatomia Umana, Vol. 1-2., Ristampa 2000, Milano, Edi. Ermes s.r.l., 1976, ISBN 88-7051-078-6.
  • Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie (7ª edizione), Torino - Milano, Elsevier Masson, 2008, ISBN 978-88-85675-53-7.
  • Nappi, Ostetricia & ginecologia, Ristampa 2005, Napoli, Idelson-Gnocchi, ISBN 88-7947-389-1.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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