Chiesa collegiata di San Salvatore

chiesa nel comune italiano di Alessano

La chiesa collegiata di San Salvatore è un importante luogo di culto della cittadina di Alessano, in provincia di Lecce. Costruita tra XVIII e XIX secolo su un precedente edificio in stile romanico, è stata cattedrale della diocesi di Alessano fino al 1818. Attualmente è sede di una parrocchia dipendente dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca.

Chiesa collegiata di San Salvatore
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàAlessano
Coordinate39°53′23.32″N 18°19′53.76″E / 39.88981°N 18.3316°E39.88981; 18.3316
Religionecattolica
Diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca
ArchitettoFelice De Palma
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzioneXIII sec, poi XVIII sec.
CompletamentoXIX sec

Storia modifica

L'antica cattedrale modifica

L'edificio originario fu costruito nella medesima collocazione dell'attuale intorno alla metà del XII secolo, poiché la prima testimonianza documentaria, redatta nel 1198 da un anonimo vescovo alessanese, parla di una chiesa già vecchia di qualche decennio. La cattedrale era adiacente alla cinta muraria della città, presso il suo limite sud-est; si estendeva per circa due terzi dell'edificio attuale ed era un esempio di Romanico pugliese. Di essa ci rimangono alcune planimetrie risalenti però al XVI secolo, quando l'edificio era già stato più volte rimaneggiato. Nello stesso documento del 1198 viene detto che la cattedrale era satis ampia, abbastanza spaziosa per la popolazione alessanese che all'epoca non doveva superare le mille unità; si presentava a un'unica navata, lungo la quale erano collocate sei cappelle laterali con altrettanti altari dedicati a San Leonardo, San Nicola di Bari, San Martino di Tours, San Giovanni Battista, all'Annunciazione di Maria e all'Arcangelo Michele. Il presbiterio godette, a partire dal XVI secolo di un coro ligneo. La copertura era presumibilmente monocuspidale a capriate lignee. Antistante alla cattedrale vi era inizialmente un cimitero cittadino, soppresso a partire dal XVI secolo, mentre nei sotterranei della cattedrale vi erano dei sepolcreti per le famiglie nobili e per i notabili dell'epoca. Inizialmente la cattedrale non aveva un proprio campanile, e le campane erano ubicate in un torrione della vicina cinta muraria. La cattedrale godeva di un'ampia sacrestia ove si conservavano preziosi paramenti sacri e oggetti liturgici; era provvista, unica ad Alessano, di un fonte battesimale, ed era dunque il solo luogo ove si potesse amministrare tale sacramento. A partire dalla fine del XVII secolo furono eseguiti importanti lavori di sistemazione che lasciano intendere come già in quel periodo la chiesa fosse in cattivo stato di conservazione. Il Vescovo Andrea Tontoli nel 1695 fece riparare il tetto che minacciava di crollare; il suo successore Vincenzo Della Marra nel primo decennio del 1700 risistemò la sacrestia, aprì due cappelle ai lati dell'altar maggiore e, venuta meno la cinta muraria, dotò la cattedrale di un proprio campanile a sinistra del presbiterio. Nel frattempo si ebbe la proclamazione di San Trifone a principale patrono della città e fu costruito un altare a lui dedicato che comportò l'allargamento della navata destra. La cattedrale fu rimaneggiata e ridecorata più volte nel corso del XVIII secolo, assumendo via via forme riconducibili al Barocco leccese e venendo dotata di pregevoli opere d'arte e suppellettili; tuttavia le sue condizioni continuarono a destare preoccupazione; di pari passo cresceva l'importanza di Alessano e il numero dei suoi abitanti, ragion per cui l'antica cattedrale divenne ben presto inadatta a ospitare la popolazione.

L'attuale edificio modifica

Nel 1755 divenne vescovo di Alessano monsignor Dionigi (o Dionisio) Latomo Massa, il quale, notando la fatiscenza dell'antica cattedrale, convinse il popolo alessanese a costruirne una nuova. Il progetto del nuovo edificio fu affidato all'architetto alessanese Felice De Palma, che lo ultimò nel 1760. Nel 1763 fu dato il via ai lavori con una fastosa cerimonia. La costruzione del nuovo edificio prevedeva la demolizione della parte anteriore di quello antico, il rifacimento del presbiterio, l'innalzamento di circa cinque metri delle pareti e una nuova copertura in pietra e calce; il nuovo edificio sarebbe stato così due volte più grande del precedente, avrebbe avuto pianta a croce latina, una cripta sotto l'altar maggiore e una cupola al centro del transetto. I lavori proseguirono ininterrottamente per circa dodici anni; tuttavia ben presto i capitali, ottenuti principalmente dalla vigesima volontariamente oblata dagli alessanesi, iniziarono a scarseggiare. Varie richieste al Regno di Napoli per un qualsiasi tipo di sussidio non furono accolte. La situazione si aggravò quando, nel 1757, vi fu un periodo di carestia che bloccò i lavori. La parte di chiesa già costruita fu temporaneamente utilizzata per le funzioni, nonostante fosse del tutto inadatta al compito: oltre al freddo e all'umidità, la costruzione non riusciva a contenere i miasmi delle sepolture sottostanti. I lavori ripresero nel 1772 e interessarono in particolar modo il tetto, la navata sinistra, il coro e il pavimento. Nel 1778 Latomo Massa donò alla cattedrale un pregevole organo a canne di fattura napoletana e ordinò lo scavo di un sepolcro per sé nella navata sinistra, presso l'attuale altare del Crocefisso. Effettivamente il vescovo morì nel 1780; poiché il suo sepolcro non era stato ultimato, le sue spoglie furono poste provvisoriamente nel muro tra l'altare maggiore e la cappella di San Raffaele alla sua destra, dove però furono dimenticate. In seguito alla morte del Latomo Massa la sede alessanese rimase vacante per ben dodici anni, durante i quali i lavori furono nuovamente sospesi; nel 1792 il successore Gaetano Miceli li fece riprendere, ordinando però la demolizione e il rifacimento della zona della cattedrale inizialmente rimasta in piedi. Decise però di tralasciare alcuni lavori, come l'apertura della cripta e la realizzazione della facciata, che fu aggiunta solo diversi anni dopo la riapertura della chiesa. Nel 1818 la diocesi di Alessano fu soppressa, e a nulla valsero le proposte degli alessanesi al Capitolo di elevare la chiesa a concattedrale. Ciò comportò ulteriori economie e il rallentamento dei lavori. La chiesa fu ultimata nel novembre del 1839, ma fu aperta al culto solo nel 1844, quando fu completata anche la facciata, progettata dall'ingegnere alessanese Benedetto Torsello. Al momento della riapertura, tuttavia, all'edificio mancavano ancora quattro altari degli undici previsti. Nel corso del XIX secolo i lavori per la decorazione della chiesa furono portati avanti; in particolare essa fu impreziosita da un dipinto del pittore caraveggesco Paolo Finoglio raffigurante Tobiolo e l'Angelo, donato nel 1852 dalla duchessa Maria Riario Sforza. Nel decennio successivo furono ultimati tutti gli altari, il coro ligneo nell'abside e il pulpito a ridosso della navata destra. Nei primi anni del '900 la navata centrale fu decorata con le statue in cartapesta degli Apostoli e degli Evangelisti. Nel 1965 fu costruito il battistero, che di fatto concluse i lavori. Nell'ottobre del 1981, nel corso di alcuni interventi di restauro fu rinvenuta la bara con le spoglie del vescovo Latomo Massa; esse furono esposte per alcuni giorni e infine tumulate nello stesso luogo, con l'aggiunta di una lapide commemorativa.

Descrizione modifica

Esterno modifica

La facciata della chiesa collegiata del Santissimo Salvatore si affaccia su Piazza Don Tonino Bello (in precedenza denominata Piazza Assunzione); l'edificio è orientato in maniera leggermente obliqua rispetto alla piazza poiché la sua pianta segue le linee della cinta muraria oggi non più esistente. Poiché l'edificio è sopraelevato, vi si accede salendo un'ampia scalinata di dieci gradini. La facciata, stile neoclassico, è incompleta; presenta un severo prospetto squadrato nel quale è iscritto un timpano triangolare che sovrasta tre portali scanditi da lesene. Il portale centrale è sovrastato dallo stemma di Alessano; i due laterali, più piccoli, recano al di sopra un oculo ciascuno. Nel 1994 sui portali furono installate delle ante in bronzo, opera dello scultore Marco Pieri, donate alla chiesa da una devota e raffiguranti episodi della vita di Gesù. Del complesso ecclesiastico fanno parte anche gli edifici addossati alla canonica, un tempo riservati al collegio, oggi utilizzati per riunioni, conciliaboli e altre attività. Dell'antica cattedrale rimane in piedi il campanile seicentesco, sul fianco destro della chiesa, contenente quattro campane di cui due appartenenti all'antico edificio.

Interno modifica

La chiesa presenta pianta a croce latina, con tre navate scandite da pilastri quadrinati. Le decorazioni non sono ascrivibili a un particolare stile artistico, ma presentano somiglianze con le forme del tardo barocco leccese. La navata centrale è scandita dalle statue in cartapesta dei dodici apostoli e dei quattro evangelisti realizzate da Placido Buffelli; sulla navata sinistra sono presenti il battistero, l'altare della Madonna di Leuca e quello del Crocefisso; sulla destra quello del Sacro Cuore di Gesù, la Madre del Buon Consiglio e di San Luigi Gonzaga. Sul transetto sono invece presenti un altare in stile neogotico dedicato a Sant'Oronzo e uno dedicato a San Trifone. All'incrocio con la navata centrale si innesta una cupola. Il presbiterio è separato dalle navate per mezzo di una balaustra in marmo, che un tempo lo chiudeva completamente a uso iconostasi; recentemente il cancelletto è stato rimosso e la balaustra ridotta. Ai lati dell'altare maggiore trovano posto il cappellone del Santissimo Sacramento e quello dell'Arcangelo Raffaele, ove è custodita la tela di Paolo Finoglio e le spoglie di Latomo Massa. A lato di quest'ultima vi è l'accesso alla sacrestia monumentale.

Sotterranei modifica

La chiesa attuale risulta sopraelevata rispetto al piano stradale in quanto nei suoi sotterranei sono presenti alcuni ambienti un tempo adibiti a sepolcri. Nel 1992 fu condotta una campagna di scavo che portò alla luce gli ambienti sepolcrali utilizzati dal medioevo al XVII secolo, che si trovavano a circa due metri di profondità rispetto al piano di calpestio della chiesa. I numerosi resti ossei ivi rinvenuti sono stati traslati in un ossario del cimitero di Alessano, e quattro tombe sono state lasciate a vista con copertura a griglia in plexiglas per favorire l'accesso e la ventilazione degli ambienti.

Bibliografia modifica

  • Accogli F.- Torsello S., Alessano tra due secoli (1864-1926), Edizioni dell'Iride 1999;
  • Caloro A., Guida di Leuca: l'estremo Salento tra storia, arte e natura, Labograf 1996;
  • Cortis S., Le province d'Italia sotto l'aspetto geografico e storico, Paravia 1889;
  • Caloro A., La visita apostolica della città e della diocesi di Alessano nel 1628 in Jacob A., Luoghi, chiese e chierici del Salento meridionale in età moderna, Congedo Editore 1999;
  • Palese S., Alessano e la sua chiesa maggiore, Congedo Editore 1975
  • Pisa S., Estremo Alessano. Storia e folklore, Salentina editrice 1978
  • Ponzi L., Monumenti della civiltà contadina del Capo di Leuca, Congedo Editore 1981.

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