Chiesa di Dura Europos

La chiesa di Dura Europos (nota anche come casa-chiesa di Dura Europos) è la prima casa-chiesa cristiana ad essere stata identificata.[1] Si trova a Dura Europos in Siria. Si tratta di una delle prime chiese cristiane conosciute,[2] ed era apparentemente una normale casa trasformata in luogo di preghiera intorno al 233-256, quando la città venne abbandonata dopo la conquista da parte dei persiani.[3] Si tratta di un edificio meno famoso, più piccolo e modestamente decorato rispetto alla vicina sinagoga di Dura Europos, anche se accomunati da molte similitudini. Secondo alcuni studiosi (Marta sordi), potrebbe essere stata costruita per i soldati romani di religione cristiana, stanziati nella regione.

Chiesa di Dura Europos
StatoBandiera della Siria Siria
Divisione 1Governatorato di Deir el-Zor
LocalitàDura Europos (Al-Jalaa)
Coordinate34°44′44.18″N 40°43′40.16″E / 34.745605°N 40.727821°E34.745605; 40.727821
Religionecristiana
Consacrazioneca. 233-256
Completamentoentro il III secolo
Demolizionedata ignota
I ruderi della chiesa di Dura Europos con l'area della cappella sulla destra.

Anche se le sorti della struttura della chiesa sono sconosciute, dopo l'occupazione da parte dello Stato Islamico, i suoi famosi affreschi sono stati rimossi dopo la scoperta e oggi conservati presso la Yale University Art Gallery.[4]

Storia modifica

Il sito di Dura Europos, una ex città murata fortificata, venne scavato in gran parte negli anni 1920 e 1930 da squadre francesi e statunitensi. All'interno del sito archeologico, la chiesa-casa si trovava nella XVII torre ed era conservata dallo stesso riempimento difensivo che aveva salvato la vicina sinagoga di Dura Europos.

L'edificio è costituito da una casa congiunta ad una stanza sala separata, che fungeva da sala riunioni per la chiesa. Gli affreschi superstiti della stanza che fungeva da battistero sono probabilmente le pitture cristiane più antiche. Il "Buon pastore", la "guarigione del paralitico" e "Cristo e Pietro che cammina sulle acque" sono considerate le prime raffigurazioni di Gesù Cristo.[5]

Un affresco più grande rappresenta tre donne (la terza quasi completamente perduta) vicine ad un grande sarcofago. Molto probabilmente si tratta di una rappresentazione delle tre Marie che visitano la tomba di Cristo.[6] Vi sono affreschi di Adamo ed Eva e di Davide e Golia. Gli affreschi seguono chiaramente la tradizione iconografica ellenistica-ebraica, ma sono meno raffinati di quelli della vicina sinagoga.[7]

Nella chiesa sono stati rinvenuti frammenti di pergamena con testi ebraici; hanno resistito a rivelare il loro contenuto fino a quando J.L. Teicher ha sottolineato che erano preghiere cristiane per l'eucaristia così strettamente connesse con le preghiere del Didaché che fu in grado di colmare le lacune alla luce del testo Didachè.[8]

Nel 1933, tra i frammenti di testo recuperati dalla discarica cittadina al di fuori della porta palmirena, venne scoperto un testo frammentario di una sconosciuta armonia evangelica nel cosiddetto Dura Parchment 24. Era paragonabile al Diatessaron di Taziano ma indipendente da esso.

Galleria d'immagini modifica

Affreschi del battistero

Note modifica

  1. ^ Graydon F. Snyder, Ante Pacem: Archaeological Evidence of Church Life Before Constantine, Mercer University Press, 2003, p. 128.
  2. ^ The people are holy: the history and theology of Free Church worship by Graydon F. Snyder, Doreen M. McFarlane 2005 ISBN 0-86554-952-4 page 30
  3. ^ Floyd V. Filson, The Significance of the Early House Churches, in Journal of Biblical Literature, vol. 58, n. 2, June 1939, pp. 105-112, DOI:10.2307/3259855, JSTOR 3259855.
  4. ^ Yale University
  5. ^ Graydon F. Snyder, Ante pacem: archaeological evidence of church life before Constantine, pp. 129-134, (Mercer University Press, 2003) google books
  6. ^ Yale: "Unearthing the Christian building", p.4
  7. ^ F. Snyder, Ante pacem: archaeological evidence of church life before Constantine, pp. 129-134, Mercer University Press, 2003
  8. ^ J.L. Teicher, "Ancient Eucharistic Prayers in Hebrew (Dura-Europos Parchment D. Pg. 25)", The Jewish Quarterly Review New Series 54.2 (October 1963), pp. 99-109

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