Chiesa di San Francesco e Sant'Antonio

edificio religioso nel comune italiano di Cava de' Tirreni

La chiesa di San Francesco e Sant'Antonio è situata nella città di Cava de' Tirreni, all'ingresso del quattrocentesco Borgo Scacciaventi, in un'ampia piazza prospiciente la statale 18 che da Napoli conduce a Salerno.

Chiesa di San Francesco e Sant'Antonio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàCava de' Tirreni
Religionecattolica
Consacrazione1500
15 marzo 2009
Inizio costruzione1492
Completamentoultima ricostruzione terminata nel 2009
Sito webSito ufficiale

La chiesa, risalente al 1500, è stata ricostruita, su tre livelli, dopo che il terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980 l'aveva in gran parte rasa al suolo. Adiacente alla chiesa è il convento dei frati minori, che ospita una prestigiosa biblioteca, il presepe monumentale, il centro di accoglienza Casa del pellegrino e la Mensa dei poveri.

Storia modifica

Alla fine del XV secolo la vita commerciale e religiosa di Cava de' Tirreni era concentrata lungo i portici del Borgo Scacciaventi; nel 1450 il Municipio decise di costruirvi una nuova chiesa con annesso convento, da affidare ai frati francescani,[1] donando «alla Provincia di principato dei Minori Osservanti quattro moggia di terra...nel luogo detto Scassa-ventri».[2]

La costruzione ebbe inizio nel 1492, ma solo il 24 febbraio 1501 fu «pigliata la possessione de lo decto Santo loco per frate Damiano de Licia, vicario prov.le, con circa frati sessanta».[3]

La municipalità continuò a sostenere tutte le necessità economiche della comunità francescana, in segno di gratitudine per l'assistenza e l'apostolato religioso svolto dai frati, considerando quindi la chiesa di San Francesco come la "Chiesa della Municipalità".

Per poter meglio servire ai bisogni anche materiali del popolo, il 25 agosto 1580 i frati fondarono la Confraternita dell'Immacolata Concezione di Maria, che si è prodigata in opere caritative fino ai giorni nostri: infatti, sospesa solo nel 1943, si è poi ricostituita nel novembre 2001 con il nome di "Arciconfraternita della SS. Concezione e di San Francesco e Sant'Antonio".

 
La torre campanaria

La chiesa, nel corso degli anni, fu ingrandita ed arricchita al suo interno da numerose opere d'arte; sulla destra della facciata fu eretta anche un'imponente torre campanaria con orologio. Il complesso raggiunse il suo massimo splendore nel 1600; la storia dei secoli seguenti fu però in gran parte segnata da eventi distruttivi.

Il 5 giugno 1688 avvenne il primo terremoto, che danneggiò il soffitto sull'altare maggiore: restarono intatte le statue dell'Immacolata Concezione, di San Francesco e di Sant'Antonio, tuttora esistenti. Il sisma del 1694 causò invece il parziale crollo del campanile; riportata al suo splendore, la chiesa subì altri danni minori da altre scosse, negli anni 1732, 1805 e 1857; restaurata, sempre grazie al sostegno della città, fu riaperta solennemente il 21 agosto 1864.

L'11 settembre 1943 fu la guerra a provocare gravi danni: alcuni colpi di obice, partiti dalle navi anglo-americane impegnate nello sbarco delle truppe alleate a Salerno, raggiunsero l'edificio. In pochi attimi andò perduto il lungo lavoro di costruzioni e restauri dei secoli precedenti: crollarono parte del campanile e della facciata, e l'intero soffitto a cassettoni in legno e oro. Andarono distrutti anche l'organo e le pareti della navata centrale, con decine di pregevoli affreschi, tele e quadri di maestri del Seicento e del Settecento.

Ancora una volta si diede inizio all'opera di ricostruzione, terminata solo negli anni sessanta. Tuttavia, l'ultima scossa del 1980 provocò la distruzione quasi totale dell'intero edificio; si salvò dalla macerie solo ciò che era nell'abside e nel presbiterio: i dipinti e alcune statue, che furono recuperate in buono stato, oltre al nuovo grande organo Tamburini, con le sue 3064 canne, collocato nella chiesa nel 1960.

Fu solo nel 1996 che ebbe inizio l'ultimo lavoro di riedificazione, durato tredici anni; l'opera, realizzata in varie fasi, si è compiuta grazie al sostegno economico dei fedeli. Numerose sono state le iniziative per la raccolta dei fondi; ed esempio la sottoscrizione "Un mattone per San Francesco".[4]

 
Le reliquie

Il 14 febbraio 1998 viene aperta una prima sezione della "chiesa superiore", con l'abside ed il transetto, che provvisoriamente ospiterà le funzioni religiose. Nel febbraio 1999 si inaugura il campanile; nel frattempo, prosegue il lavoro di creazione delle fondazioni, con i più moderni criteri antisismici. Gli scavi riportano alla luce la cripta, l'antico cimitero dei frati. L'area così ricavata sotto la chiesa viene quindi consacrata, il 7 dicembre 2004, come "Chiesa inferiore della Santissima Concezione"; la cripta custodisce le reliquie di sant'Antonio, nel frattempo giunte da Padova. Nel 2009 termina il restauro della sagrestia e si completa la ricostruzione dell'intera chiesa superiore, con il collegamento interno alla cripta ed alla chiesa inferiore.[5]

Il 14 marzo 2009 l'intero complesso è stato aperto ai fedeli, e la chiesa è stata consacrata il giorno seguente dall'arcivescovo di Amalfi-Cava, monsignor Orazio Soricelli.

La chiesa modifica

L'edificio si sviluppa oggi su tre livelli: chiesa superiore, cripta e chiesa inferiore.

Chiesa superiore modifica

Due ampie gradinate, tra le quali è collocata un'antica colonna corinzia di marmo cipollino sormontata da una croce risalente al seicento, conducono dalla piazza all'ingresso principale della chiesa.

 
L'ingresso della chiesa

Facciata modifica

Rimasta in piedi dopo il terremoto del 1980, la facciata, di ispirazione cinquecentesca, è tra gli elementi di pregio dell'intero complesso.

Il prospetto, in tufo e travertino, si presenta con una linea ondulata, resa leggera da tre ampi archi; quello centrale è sormontato da un alto balcone e sorretto da colonne binate e introduce, attraverso il nartece, al portone principale; sulla parete destra del nartece, è posta la lapide commemorativa dell'inaugurazione del 14 marzo 2009.

Torre campanaria modifica

Sulla destra si staglia il campanile, costruito nel 1584 in sei ordini; dopo il crollo, nel 1694, della parte più alta, misura attualmente 35,80 metri. La torre si caratterizza per il particolare contrasto tra il piperno grigio, che delinea i quattro ordini, e l'intonaco bianco. I primi tre piani sono a pianta quadrangolare, con finestre ad arco; al terzo sono collocate le due campane maggiori. L'ultimo ordine è a pianta ottagonale, con i lati delineati dalle lesene in piperno, e ospita le altre campane.

Campane

Sulla maestosa torre sono presenti sette campane di diverse epoche e dimensioni, che vanno dal 1600 al 2016

Tabella riassuntiva delle campane della Santuario dei SS. Francesco e Antonio

Numero Nome Nota Anno di Fusione Fonderia Peso (kg)
1 Campanone SI2 1687 Marinelli 2700 kg
2 Campana Giubilare DO#/RE♭3 2016 Allanconi 1500 kg
3 Ss.Concezione MI3 1957 Capezzuto 830 kg
4 Santa Barbara LA3 1765 Cacciavillani 400 kg
5 Durante DO#/RE♭4 1999 Capanni 160 kg
6 S.Maria Degli Angeli (campana delle ore) SI3 1728 Migliore 200 kg
7 S.Antonio (campana dei quarti) MI4 1728 Migliore 105 kg

Descrizione e storia delle campane

Angelo Marinelli realizzò nel 1687 la grande campana della chiesa di pellegrinaggio, il Campanone. Lo strumento è oggi una delle più grandi campane storiche del Mezzogiorno d'Italia. Ciò che colpisce non è solo il suo suono estremamente profondo, ma anche la ricca decorazione con rilievi del Crocifisso, dell'Immacolata, di S. Barbara, Francesco, Chiara e Antonio nonché lo stemma della comunità e del monastero. L'anno successivo si verificò un terremoto di moderata intensità, che inizialmente causò “soltanto” danni al coro. Ben più grave fu il successivo terremoto del 1694 che provocò il crollo degli ultimi due piani e quindi del campanile della torre. La Cronaca dei Frati Minoriti riporta che fino a quel tempo esistevano sette campane, ma solo il campanone del 1687 sopravvisse indenne al terremoto. Dopo che i piani distrutti della torre non furono ricostruiti, all'inizio del XVIII secolo al quarto piano, ora ultimo, fu installato un nuovo orologio. Le relative campane dell'orologio (attualmente in disuso) furono realizzate nel 1728 dal maestro napoletano Gioacchino Migliore, il cui nome è ricordato anche sullo strumento più grande. Nel frattempo una campana (la odierna quarta), dedicata a Santa Barbara, fu realizzata nelle botteghe di Felice Cacciavillani nel 1765. Ha un arredamento notevole; inizialmente decorato con i santi Francesco, Antonio, Pasquale e Barbara venerati a livello regionale. C'è anche un gioco di conigli e uccelli. Anche le altre campane di Cacciavillani hanno queste decorazioni il cui significato non è stato ancora decifrato. Dopo che la chiesa e il monastero furono risparmiati da gravi distruzioni nel XVII e XVIII secolo, il complesso fu gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell'ambito del minuzioso lavoro di ricostruzione, la campana (Ss. Concezione, ad oggi la terza) dedicata alla Concezione di Maria fu rifusa da Carmine Capezzuto a Napoli nel 1957. Come mostra l'iscrizione, lo strumento odierno è già la terza fusione. Il 23 novembre 1980 la città di Cava De Tirreni visse una giornata nera. Molti edifici e l'intera navata furono vittime di un forte terremoto: come per miracolo la facciata e la torre furono risparmiate. Dopo il parziale restauro della chiesa nel 1999 ed il completamento del restauro della torre, la quinta campana è stata fusa da Paolo Capanni in ricordo della famiglia Durante. Passarono altri dieci anni finché la chiesa, ormai costruita su fondamenta antisismiche, venne consacrata il 15 marzo 2009. Per colmare il grande divario sonoro tra la campana e il grande campanone, la fonderia Allanconi ha realizzato quella che oggi è la seconda campana più grande nel 2016, in occasione dell'Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. Si trova con il campanone nella cella campanaria inferiore, mentre le cinque campane più piccole sono al piano superiore. Come ciascuna delle cinque campane che suonano, lo strumento più giovane è decorato con un rilievo di Antonio e Francesco: in modo originale, oltre all'immagine del santo, anche il ritratto di Papa Francesco adorna il lato della campana.

 
Il portale

Portale modifica

L'antico portale centrale, ricco di fregi, presenta dei battenti in legno marrone, oggi accuratamente restaurati, intagliati nel 1528 dai maestri cavesi Giovanni Marino Vitale e Marcantonio Ferrari.[6] I venti pannelli illustrano con bassorilievi alcune scene evangeliche, tra cui l'Annunciazione, con l'arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, i santi Pietro e Paolo, e poi figure e animali in stile gotico. I pannelli centrali raffigurano lo stemma della città di Cava, presente anche al centro dell'architrave, affiancato dai simboli dei quattro evangelisti.

 
Il matroneo

Interno modifica

L'interno si presenta luminoso e ampio, a croce latina: tre navate, lunghe 35 metri, il transetto, largo 37,70 metri e lungo 10,70, e il presbiterio.[7] Tutta la chiesa, dipinta con delicate sfumature in bianco, azzurro e nei vari toni del giallo, è rischiarata dalla luce proveniente dalle grandi finestre policrome; anche i vetri azzurrati dei lucernari creano suggestivi effetti cromatici tra le bifore del matroneo, sulle navate laterali.

Navate e transetto modifica

Nel soffitto della navata centrale spicca il grande dipinto ovale della Gloria dell'Immacolata tra gli angeli.[8] Poco più avanti, pende la struttura di ingranaggi e carrucole predisposta per innalzare e far oscillare nella navata, durante le celebrazioni liturgiche più importanti, un incensiere del peso di 70 kg: fuso in rame, cesellato e bagnato in argento, è il più grande del mondo, e può contenere 10 kg di carbone e 3 kg di incenso.[9][10]

 
Dipinti su tavola del 1600

Sopra la porta principale, è stato ricostruito fedelmente il "Coro notturno" dell'antica chiesa;[11] al di sotto della balaustra, oggi sono esposti solo undici degli originari tredici dipinti su tavola del Seicento, salvati dalla distruzione del bombardamento del 1943. Raffigurano alcuni santi dell'Ordine francescano: Francesco d'Assisi, Antonio di Padova, Pasquale Baylón, Bonaventura da Bagnoregio, Ludovico di Tolosa, Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano, Elisabetta d'Ungheria, Pietro d'Alcántara, Chiara d'Assisi e Giacomo della Marca.[12]

A sinistra del portone, conservatosi in buono stato, si trova il monumento sepolcrale, con stemma ed epigrafe, al generale Pietro Carola, morto nel 1668. Sulla parete destra, è stata scoperta il 15 marzo 2009 una lapide commemorativa della consacrazione della chiesa.

Le navate laterali sono caratterizzate da numerose cappelle; nei secoli passati ad esse erano legate, per ius patronatus, diverse famiglie cavesi, le quali si curavano anche della loro ricostruzione dopo ogni evento distruttivo. Oggi quest'antica tradizione è stata seguita, non esistendo più il diritto patronale, affidando le cappelle alla cura di alcune famiglie ed associazioni che hanno dato sostegno all'opera di riedificazione della chiesa.

 
L'Addolorata - Dipinto su tela del 1700

In ciascuna delle cappelle c'è una statua lignea, o un dipinto, raffigurante il santo a cui è intitolata; procedendo dal fondo verso il transetto, si susseguono:

navata sinistra:

 
Santa Elisabetta d'Ungheria - Dipinto secolo XX

navata destra:

Anche ai lati del vasto transetto si aprono quattro grandi cappelle:

 
San Francesco
 
Sant'Antonio

sul lato sinistro:

  • Cappella di San Francesco e Cappella di Sant'Antonio: a pianta quadrata, con le volte a vela affrescate, rimaste pressoché intatte dopo il terremoto del 1980, e piccoli altari in marmo intarsiato del Seicento. Nelle due cappelle sono esposte le statue lignee dei due santi, realizzate nel 1596 da G. Antonio Martino Carrozza di Napoli, e da allora sempre scampate ad ogni calamità.

sul lato destro:

Presbiterio e abside modifica

Nel presbiterio, l'antica balaustra in marmo, con bassorilievi raffiguranti lo stemma dell'Arciconfraternita, si apre, al centro, in una breve scalinata a ventaglio, come a voler accogliere e condurre i fedeli verso il cinquecentesco altare maggiore, di marmo intarsiato con disegni floreali. Sotto l'altare sono custodite alcune reliquie francescane.

 
L'altare maggiore

Fanno da sfondo le grandi canne dell'organo Tamburini e due mezze lunette, raffiguranti l'arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, dell'inizio del XVIII secolo. Completano la cornice dell'abside otto tele di ignoto della prima metà del XVII secolo: La tentazione di Gesù nel deserto, Cristo e la samaritana, Cristo e l'adultera, Cristo e san Giovanni Battista, Il battesimo di Gesù, La resurrezione di Lazzaro, La trasfigurazione, L'ingresso in Gerusalemme.[13]

Alle spalle dell'altare maggiore c'è il coro diurno, realizzato nel 1534 del maestro Giovanni Marino Vitale, con 46 stalli in noce massello, intagliato con delicate testine d'angelo.

Sulla destra dell'altare maggiore c'è la grande cappella dell'Immacolata, con la restaurata statua in legno dell'Immacolata Concezione, opera del 1593 di G. Antonio Martino. Un grande affresco sulla volta raffigura il Santissimo Sacramento.

Sulla sinistra dell'altare maggiore, c'è l'altare di San Pasquale Baylon, su cui è collocata la statua lignea del santo. Ancora a sinistra, l'area dedicata alla confessione è dominata da un grande crocifisso ligneo del XVII secolo.

Una porta con architrave in pietra grigia con lo stemma della città di Cava conduce alla sacrestia.

Sacrestia modifica

La sacrestia, che ha subito solo lievi danni nell'ultimo evento sismico, ha conservato pressoché intatti gli affreschi cinquecenteschi, in parte attribuiti a Belisario Corenzio (1560-1643).

 
La sacrestia, affresco.

Nella volta a semibotte, gli affreschi nei riquadri e nelle lunette, delineati da elaborati stucchi e completati da iscrizioni esplicative, illustrano scene della vita e alcuni dei miracoli di sant'Antonio; nelle vele laterali sono raffigurati papi e personaggi di rilievo dell'Ordine francescano. Sulle pareti si susseguono le figure di san Francesco, sant'Antonio, san Bernardino da Siena, san Ludovico d'Angiò, santa Chiara e santa Elisabetta d'Ungheria; sopra la porta che accede al coro diurno, un grande riquadro sormontato dallo stemma di Cava presenta il Miracolo della mula.

In basso le pareti sono coperte da una spalliera con banconi e armadi, in massello di noce, di artista ignoto di fine Cinquecento, finemente intagliata: i rettangoli dei pannelli, sormontati da testine d'angelo, sono intercalati da colonnine semiscanalate, con capitelli corinzi.

Da una porta laterale della sacrestia, si accede alla antica sala del refettorio, che custodisce un grande dipinto su tela (cm 316x 397) di Giuseppe Guerra, allievo del Solimena, raffigurante L'Ultima Cena del Signore, opera datata 1718.

Cripta modifica

La spazio della cripta è raccolto e sobrio; il grigio del cemento armato della possente struttura delle fondazioni, lasciato a vista, è ingentilito e impreziosito dagli stucchi raffiguranti elementi ricchi di simbolismo escatologico. Anche il pavimento in cotto, realizzato a mosaico, ripercorre nei disegni delle minute tessere la storia della Salvezza.

 
La cripta con le reliquie

Due scale conducono dalla chiesa superiore alla cripta: accedendo dalla Cappella dell'Immacolata, si giunge subito ad un piccolo ambiente, nel quale spicca a terra il mosaico del planisfero, che occupa l'intera superficie della sala. In una nicchia, la statua della Vergine Maria regina del mondo e la Piramide della vita; il basso soffitto è decorato al centro con il grande cerchio del Sole, e agli angoli con Saturno, una cometa, la Luna e una spirale di stelle.

La scala a sinistra dell'altare maggiore conduce alla Cappella dell'Adorazione: nella piccola sala si trova un sarcofago in marmo del I-II secolo, con bassorilievi di scene di caccia, originariamente (dal 1585) collocato nell'antica sacrestia,[14] funge da altare per il tabernacolo del SS. Sacramento.

Le reliquie modifica

Continuando la discesa, prosegue il percorso simbolico dei mosaici del pavimento; infine, i due accessi si ricongiungono nel cuore della cripta. Qui sono esposte le reliquie di san Francesco e sant'Antonio, portate con un solenne pellegrinaggio da Padova a Cava de' Tirreni il 17 febbraio 1996. Ogni 13 del mese il reliquiario di sant'Antonio viene portato nella chiesa superiore ed esposto alla venerazione dei fedeli.

Lungo la scala che scende ancora verso la chiesa inferiore, due nicchie accolgono i reliquiari di san Pasquale e dei dodici apostoli.

Chiesa inferiore modifica

Le nuove fondazioni ospitano la chiesa, inaugurata il 7 dicembre 2004 come Chiesa inferiore dell'Immacolata Concezione. L'aspetto è moderno; anche qui, come nella cripta, il cemento è a vista; ma tutta la struttura e il sacro arredo della chiesa inferiore rimanda a profondi significati simbolici.[15]

Il riferimento costante è al capitolo 21 dell'Apocalisse[16]: così, le 12 massicce colonne quadruple, che sono il sostegno della chiesa superiore, ricordano il versetto 21,14: Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell'Agnello. In ciascun gruppo di colonne è come incastonata una grande statua, in legno policromo: san Pietro, san Matteo, san Tommaso, san Bartolomeo, san Taddeo, san Simone, san Paolo, san Giovanni, sant'Andrea, san Giacomo maggiore, san Filippo, san Giacomo minore: i dodici apostoli, i primi seguaci di Gesù, sostegni della Chiesa universale.[17]

 
Chiesa inferiore, il pozzo

Al centro della navata, lì dove, durante i lavori di scavo, è stata rinvenuta una sorgente d'acqua, è stato costruito un pozzo, come in Apocalisse 21, 6: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita». Sui portali della chiesa inferiore si ritrovano l'Alfa e l'Omega, presenti anche nei mosaici del pavimento della cripta.

 
Chiesa inferiore, SS. Vergine Immacolata

La struttura che sovrasta l'altare, in ferro colorato, con una forma stilizzata aperta, come protesa verso un abbraccio, esprime l'amore universale di Dio verso tutti gli uomini, l'avvento della Gerusalemme celeste (Atti degli Apostoli, 21,1-4)[15]. Al centro, incorniciato dal ferro azzurro, è collocato il quadro della Vergine Immacolata. L'immagine, risalente al 1500, è stata portata in pellegrinaggio a Roma, il 21 aprile 2004, ed è stata benedetta ed incoronata dal papa Giovanni Paolo II; sul fondo della navata sinistra, un dipinto ottagonale ricorda questo avvenimento: vi è ritratto Giovanni Paolo II che benedice la corona dell'Immacolata portata a lui dai frati della comunità conventuale, tra cui il dantista padre Attilio Mellone, con l'arcivescovo monsignor Orazio Soricelli.

Nella zona attigua al presbiterio, trova posto un organo a canne donato dalla Provincia Serafica dell'Umbria.[18]

Biblioteca modifica

La prima biblioteca del convento francescano di Cava de' Tirreni fu allestita intorno al 1544; il patrimonio librario si arricchì nel tempo, anche con opere di Tommaso d'Aquino, Bonaventura da Bagnoregio e Giovanni Duns Scoto.[19] In seguito alla legge di soppressione del 1866, molti volumi andarono dispersi; la biblioteca rimase in abbandono fino al 1970, quando il frate incaricato, padre Serafino Buondonno, riuscì a recuperare molti libri e a riordinare tutto il prezioso materiale, rendendolo fruibile al pubblico e agli studiosi. Il terremoto del 1980 danneggiò i locali che ospitavano la biblioteca, risparmiando fortunatamente i libri, poi trasferiti e risistemati, nel 1983, in una vasta sala al piano terra del convento.

 
Biblioteca, libro corale

L'8 novembre 2010 è stata inaugurata la nuova sede della biblioteca, collocata nell'ala destra del matroneo della chiesa superiore; la sala è stata intitolata al beato Duns Scoto, filosofo e teologo francescano[20].

L'intero patrimonio della biblioteca consiste in circa ventimila opere[21]: il nuovo allestimento espone le opere di maggior pregio storico e artistico. Le più antiche sono tre incunaboli datati 1495, 1500 e 1501; sono presenti anche trecento cinquecentine, edite da famose stamperie italiane, quali Manuzio e Zoppini di Venezia, ed estere, soprattutto di Parigi.

Tra le opere di particolare interesse storico, sono esposti due antichi dizionari italiano-cinese e italiano-arabo, e un Atlante Geografico, stampato a Napoli nel 1766, intitolato Mappa Mondo o vero carta generale del globo terrestre: in sei carte sono raffigurati i due emisferi, con al centro lo stemma dei Borboni, e i continenti, descritti come fino ad allora erano conosciuti ed esplorati: l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America meridionale e l'America settentrionale.

I libri corali sono ventidue, datati dal XVI al XIX secolo, e contengono testi e musica ad uso liturgico; venti di essi sono manoscritti su pergamena, con decori e lettere iniziali miniate, opera spesso degli stessi frati francescani.[22]

Convento modifica

Il convento, dove risiedono i frati, è di recente costruzione. Infatti, il cinquecentesco edificio che ospitava l'antico convento, alla sinistra della chiesa, fu requisito ai francescani dallo Stato italiano, ai sensi della legge di soppressione degli ordini religiosi, del 7 luglio 1866.[23]

Tra grandi difficoltà, i frati riuscirono ad evitare la chiusura della chiesa, e trovarono un alloggio provvisorio in poche stanze sopra la sacrestia. Tra il 1904 e il 1937, poco a poco, fu costruito l'attuale convento, completato infine nel 1966.

L'edificio, di forma quadrangolare, ha un ampio chiostro circondato su tre lati da un porticato. Dal chiostro si accede alle sale che ospitano il presepe monumentale.

Presepe monumentale modifica

I frati, seguendo l'esempio di san Francesco, hanno sempre tenuto viva la tradizione del presepe che, fino agli anni ottanta, veniva allestito lungo l'intera navata sinistra. Il sisma del 23 novembre 1980 provocò anche la distruzione di molti pastori del Settecento e dell'Ottocento, tra cui alcune pregevoli opere dello scultore Alfonso Balzico, che erano già stati collocati in chiesa, in vista dell'imminente Natale.

Nel corso degli anni seguenti, in un'ala del convento è stato realizzato un percorso presepiale permanente, esteso oggi per circa 1000 m2. Nelle sale si susseguono varie scenografie, dal presepe settecentesco napoletano, al presepe orientale; sono esposte preziose collezioni di pastori e animali di singolare bellezza, dal 1600 ad oggi, e le antiche grandi statue dei Re Magi, con i loro cavalli e i musici, opera del Balzico, recuperati fortunosamente tra le macerie.

Attività modifica

Mensa dei poveri modifica

Tra le attività caritative e sociali c'è la mensa dei poveri, che era attiva già nell'Ottocento; oggi i frati ed volontari continuano ad accogliere come un tempo i bisognosi nel refettorio.

Casa del pellegrino modifica

La chiesa è meta di molti pellegrinaggi, soprattutto per la presenza delle reliquie di sant'Antonio. Nel 2008 è stata inaugurata, adiacente alla chiesa superiore, la "Casa del pellegrino".

Festività modifica

 
Sant'Antonio con gli angeli

Nel corso dell'anno nella chiesa francescana si celebrano solennemente diverse ricorrenze: in particolar modo, si festeggia sant'Antonio, il 13 giugno e il 17 e 18 febbraio (in ricordo dell'arrivo delle reliquie). Il 4 ottobre si festeggia san Francesco, l'8 dicembre l'Immacolata Concezione; il 30 aprile e 1º maggio si ricorda l'Incoronazione del quadro della Vergine.

 
La statua di san Francesco con il collare del Toson d'oro

In occasione della festa del 13 giugno, l'antica statua di sant'Antonio è esposta sul trono processionale, circondata da dieci nuovi angeli di legno policromo; l'intera pesante struttura è poi portata in processione per le strade della città, sostenuta a spalla da due squadre costituite da membri dell'Associazione dei portatori.[24]

Durante le celebrazioni di ottobre in onore di san Francesco, viene ricordato un antico privilegio risalente, secondo la tradizione, al Settecento: il conferimento del Toson d'oro. Dal 2008, ogni anno si rinnova il rito della imposizione dell'onorificenza: la statua cinquecentesca del santo è vestita con il collare d'oro dell'ordine cavalleresco.[25][26]

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag. 44.
  2. ^ Polverino A., Invenzioni e Miracoli di S.Maria dell'Olmo, 1715, pag. 22.
  3. ^ p. Matteo di Napoli, Platea Nova Del Convento di S. Francesco della Città della Cava, 1692, classe IV, n° 37, f. 5, manoscritto.
  4. ^ A quanti "acquistavano" con la propria offerta un mattone è stata data la possibilità di apporre il proprio nome sul mattone stesso, e di verificare poi l'esatto luogo ove esso veniva collocato nell'edificazione della chiesa superiore; sono stati così firmati 16800 mattoni.
  5. ^ Franco Bruno Vitolo, A colloquio col Padre Guardiano, Padre Luigi Petrone..., nel mensile Pace e Bene, numero speciale marzo 2009.
  6. ^ P. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag. 33.
  7. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pagg. 30-31.
  8. ^ Per raffigurare i volti degli angeli il pittore, il bielorusso Andrej Dubinin, ha preso a modello alcuni bambini cavesi.
  9. ^ Il più grande Botafumeiro si trova a Cava de'Tirreni , «Famiglia Cristiana», 11, 132
  10. ^ Il più famoso incensiere del mondo è il Botafumeiro della cattedrale di San Giacomo a Santiago di Compostela.
  11. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag.66.
  12. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag.73.
  13. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag.74.
  14. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag.117.
  15. ^ a b Franco Bruno Vitolo, A colloquio col Padre Guardiano, padre Luigi Petrone..., in "Pace e Bene", numero speciale, marzo 2009.
  16. ^ http://www.laparola.net/ Apocalisse, 21
  17. ^ La Chiesa comunità gerarchica fondata sui dodici Apostoli, Giovanni Paolo II, Udienza generale, 1º luglio 1992: "La Chiesa è stata istituita da Gesù Cristo come una società strutturata, gerarchica e ministeriale, in funzione del governo pastorale per la formazione e la crescita continua della comunità. I primi soggetti di tale funzione ministeriale e pastorale sono i dodici apostoli, scelti da Gesù Cristo come fondamenti visibili della sua Chiesa... Ce lo dice il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen gentium: “Gli Apostoli... predicando ovunque il Vangelo, accolto dagli uditori per mozione dello Spirito Santo, radunano la Chiesa universale, che il Signore ha fondato sugli Apostoli... ", cfr. http://www.vatican.va/
  18. ^ Prima prova per l'organo del convento, La città di Salerno
  19. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pag. 165.
  20. ^ Una nuova biblioteca per i testi rari del Santuario, in Il Mattino.it[collegamento interrotto] URL consultato il 9 novembre 2010
  21. ^ Lucia Avigliano, I siti e le memorie - Viaggio nelle radici di Cava, Edizione "il Castello", 2007, pag. 216.
  22. ^ p. Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1993, pp. 164-190.
  23. ^ REGIO DECRETO 7 luglio 1866, n° 3036, per la soppressione delle Corporazioni religiose, su wwwdb.archivi.beniculturali.it. URL consultato l'8 maggio 2021 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2004).
  24. ^ "Pace e Bene", Bollettino mensile, giugno 2009.
  25. ^ "Pace e Bene", Bollettino mensile, ottobre 2009.
  26. ^ Copia archiviata, su santuariofrancescano.it. URL consultato il 6 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2009). URL consultato il 6 ottobre 2009

Bibliografia modifica

  • padre Matteo Di Napoli, Platea Nova del Convento di S. Francesco della Città della Cava, Cava de' Tirreni, manoscritto, 1692.
  • Attilio Della Porta, Cava sacra (profilo storico della Diocesi), Cava de' Tirreni, Arti Grafiche ditta E. Di Mauro, 1965.
  • padre Serafino Leonardo Buondonno O.F.M., San Francesco al "Borgo Scacciaventi" in Cava de' Tirreni, Cava de' Tirreni, Di Mauro Editore, 1994.
  • Lucia Avigliano, I siti e le memorie - Viaggio nelle radici di Cava, Cava de' Tirreni, Edizione "il Castello", 2007.
  • padre Gualtiero Bellucci, Il Santuario dei santi Francesco e Antonio in Cava de' Tirreni - Icona di una risurrezione!, Cava de' Tirreni, Edizione Pace e Bene, 2010.

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