Chiesa di San Rocco (Spoleto)

edificio religioso di Spoleto

La chiesa di San Rocco, un tempo chiamata chiesa di Santa Maria del Massaccio, si trova a Spoleto in via San Carlo, in prossimità dello svincolo sud, fuori dalle mura della città. È una chiesa sussidiaria dipendente dalla parrocchia di San Pietro.

Chiesa di San Rocco
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
LocalitàSpoleto
IndirizzoVia San Carlo 22
Coordinate42°43′41.86″N 12°44′06.26″E / 42.728294°N 12.735072°E42.728294; 12.735072
ReligioneCattolica
TitolareSan Rocco
DiocesiSpoleto-Norcia
ArchitettoAntonio Marchesi
Stile architettonicoRinascimentale
Completamento1562

Storia modifica

La realizzazione di una ampio edificio di culto in sostituzione di una preesistente cappella di origine medievale chiamata Santa Maria del Massaccio, iniziò nell'estate 1488. Con la stessa denominazione si indicava anche un ospizio attiguo alla cappella che accoglieva pellegrini, poveri e malati[1], servizi ai tempi particolarmente concentrati in quella zona fuori porta, svolti anche all'interno del lungo fabbricato che occupa il lato sinistro della via.

Giuseppe Sordini, durante la sua intensa attività di ricerca e di tutela dei monumenti e degli scavi in Umbria, negli archivi della chiesa di San Pietro trovò il libro mastro in pergamena relativo ai lavori compiuti nel periodo 1488-1579, e lo trascrisse[2]. Nell'elenco entrate e uscite figurano "fabbricatori" provenienti da altre regioni: Francesco da Pietrasanta, mastro lapicida, e Antonio Marchesi, architetto fiorentino[3]. Quest'ultimo rimase poco tempo, venne sostituito da Filippo "lombardo"; fra gli scalpellini impiegati c'erano Giampiero da Venezia, Tommaso, anche lui lombardo, e altri. I lavori vennero sospesi nel 1492 e poi ripresi nel 1501 sotto la direzione di un altro lombardo, Bernardino da Bellone che curò la costruzione della cupola e di volte e archi a suo sostegno. La fabbrica fu sovvenzionata dal comune e da lasciti testamentari. Successivi interventi e pagamenti furono registrati nel 1509, nel 1537 e nell'estate 1562, anno in cui si ritiene che la chiesa abbia raggiunto l'aspetto attuale[4].

 
Via San Carlo, la chiesa di San Rocco in lontananza.

Nel 1790 cambiò titolazione, prese il titolo di una chiesa di San Rocco situata nelle vicinanze, anch'essa costruita tra il 1479 e il 1489[5], demolita per ingrandire un altro luogo di culto poco distante, la Chiesa di San Luca, con annesso convento dei Serviti, entrambi ricostruiti nel 1794[6].

L'esterno della chiesa non fu mai del tutto completato, tutta la muratura portante si presenta ancora oggi in pietra e laterizio.

L'intero edificio è stato danneggiato dal terremoto del 2016; è stato necessario un intervento di messa in sicurezza.

Descrizione modifica

La pianta della chiesa è a croce greca; il campanile a vela emerge dalla copertura per un'altezza di circa tre metri sul muro perimetrale verso sud, consta di tre celle campanarie; in facciata si aprono tre portali in pietra; a sinistra confina con la canonica.

All'interno si trovano varie tipologie di volte: a botte, a crociera e a cupola. Le pareti sono intonacate e tinteggiate. Il presbiterio si prolunga in un'abside semicircolare; la cupola a pianta ottagonale è sorretta da semi-colonne coronate da massicci capitelli in pietra e termina con un torrino sovrastante, con copertura in piombo. Il pavimento è costituito da piastrelle in cotto montate a spina di pesce.

Affreschi modifica

Così scriveva Sordini nel 1907:

«Nella bella chiesa della Madonna del massaccio, illustrata da Laspeyres (Paul Laspeyres) [...] sono indubbiamente nascoste, sotto il bianco di calce, pitture insigni del buon tempo dell'arte. Nei Commentari [per l'Historia di Spoleto] del Bracceschi, ho trovato ricordo di un dipinto esistente in quella chiesa, rappresentante San Giovanni Arcivescovo e recante la data 1514. E poiché da altri documenti inediti e ignorati, mi risulta che Giovanni Spagna ebbe a lavorare per quella chiesa, così è molto probabile che il dipinto del 1514 sia opera di quel maestro [...]. Eseguite da me alcune indagini sommarie in quella chiesa, ho notato, in modo particolare, un intero nicchione, tutto affrescato, come sembra, da ottimo pennello. E non è improbabile che altri nicchioni siano dipinti, benché coperti dalla moderna barbarie con il bianco di calce [...]»

Note modifica

  1. ^ La denominazione "Massaccio" forse derivò dall'esistenza nelle vicinanze di qualche grosso rudere romano. Cf.: Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, p. 452.
  2. ^ La trascrizione è conservata presso la Sezione di Archivio di Stato di Spoleto (Fondo Giuseppe Sordini: Busta 8, fascicolo 78). Cf.: Nessi, p. 58
  3. ^ Marchesi, Antonio, su treccani.it. URL consultato l'11 aprile 2020.
  4. ^ Nessi, p. 57.
  5. ^ Nessi, p. 71.
  6. ^ L'Umbria, Manuali per il Territorio, pp. 453 e 238.
  7. ^ Giuseppe Sordini, Notizie dei monumenti dell'Umbria, in Bollettino - Deputazione di storia patria per l'Umbria, XIII, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1907, p. 930.

Bibliografia modifica

  • Silvestro Nessi, Nuovi documenti sulle arti a Spoleto: architettura e scultura tra Romanico e Barocco, Banca popolare di Spoleto, 1992, pp. 57 e 71.

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