Chiesa di Santa Maria della Catena (Palermo)
Questa voce o sezione sull'argomento chiese della Sicilia non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
|
Chiesa di Santa Maria della Catena | |
---|---|
La chiesa con il loggiato in stile gotico-catalano | |
Stato | ![]() |
Regione | Sicilia |
Località | Palermo |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Maria |
Arcidiocesi | Palermo |
Stile architettonico | gotico-catalano |
Inizio costruzione | 1490 |
Completamento | 1520 |
Coordinate: 38°07′09.15″N 13°22′10.51″E / 38.119208°N 13.369586°E
La chiesa di Santa Maria della Catena, dedicata alla Madonna della Catena, è un luogo di culto cattolico in stile gotico-catalano che si trova nei pressi della Cala a Palermo.[1][2][3]
StoriaModifica
- 1330. Prima documentazione dell'esistenza in loco di una chiesa con titolo Madonna del Porto, edificio riportato su un privilegio concesso da Federico III di Sicilia.[2]
- 1392. Prodigio della liberazione dei tre rei, regnante Martino I di Sicilia.[4]
Costruita, al posto di una piccola cappelletta, tra il 1490 e il 1520 a opera dell'architetto Matteo Carnilivari, prese questo nome per la devozione alla Madonna della Catena sorta un secolo prima, di cui era ritenuta simbolo, su un muro della chiesa, un'estremità, lì posta nel 1500, della catena che chiudeva il porto della Cala. La leggenda parla di un miracolo che alla fine del XIV secolo fece sciogliere al sole le catene di alcuni prigionieri condannati ingiustamente, che avevano chiesto aiuto alla Vergine delle Grazie poi chiamata, per questo, col titolo di Madonna della Catena.[5]
L'opera è forse l'esempio più significativo del maturare di un'interpretazione locale del Rinascimento nell'architettura siciliana e palermitana in particolare, con un connubio d'elementi tardo rinascimentali e gotico-catalani.
- 1500 c. Durante un soggiorno nella capitale è documentata la visita della regina Giovanna di Napoli. Su un muro della chiesa è posta un'estremità della catena che chiude il porto della Cala.
- 1535-1546. Il Viceré di Sicilia Ferrante I Gonzaga e tutta la famiglia prediligevano la chiesa e la venerata immagine.
- 1581. Il Viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, col prolungamento del Cassaro, inserisce a pieno titolo il luogo di culto nel circuito dei monumenti insigni cittadini. Attraverso la monumentale Porta Felice, il nome in omaggio alla consorte, valorizza quella zona portuale della Cala fiancheggiata dalla «Strada Colonna», l'attuale Foro Italico.
I Padri Teatini giunti da Napoli sono temporaneamente ospitati presso il convento dei domenicani e in sèguito presso la Casa della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri all'Olivella.[6]
- 1602. Annessa alla chiesa vi è la casa conventuale.[5]
- 1844. La casa conventuale è sede dell'Archivio di Stato.
- 1884-1891. La parte sinistra della chiesa subisce un ripristino a opera dell'architetto Giuseppe Patricolo. Gli interventi tendono a eliminare tutte le forzature barocche operate negli ultimi secoli.
ArchitetturaModifica
EsternoModifica
All'esterno si nota una medesima impostazione, con le lesene che percorrono le mura perimetrali e il portico tripartito da archi catalani, come le navate, in cima a una scalinata (inizialmente a due rampe, ampliata nel 1845). Le colonne, in una ricerca anticlassica, appaiono sproporzionate e mortificate dall'esuberanza degli archi con le nervature policrome, dalle fantasiose reinterpretazioni dei capitelli ionici e dagli apparati scultorei minori. Le bifore sono ornatissime e la zona absidale è caratterizzata da un complesso gioco di spazi a base ottagonale, coordinati dalla concezione unitaria. Giacomo e Vincenzo Gagini sono gli autori dei capitelli, delle colonne e dei portali d'ingresso.[7][8][9]
InternoModifica
L'architettura della chiesa è caratterizzata da una serrata correlazione tra interno ed esterno. All'interno tre navate sono separate da tozze colonne rinforzate da pilastri rettangolari, che reggono gli archi catalani (ribassati) della volta intervallati da archi ogivali di traverso.[10]
Gli affreschi della controfacciata, della volta e del cappellone sono opere di Olivio Sozzi.[11] Il tempio custodisce sul pavimento e addossati alle pareti, numeroso monumenti funebri e lapidi. Vi sono custoditi un sarcofago romano del I secolo d. C., la tomba di Lucca Palici moglie di Giovanni Chiaramonte, esponenti di famiglie potenti dell'epoca medioevale. Sono documentati i sepolcri della famiglia Colnago.[11]
Modifica
- Prima campata: Cappella di Santa Brigida. Al centro dell'altare la tela di pittore ignoto del XVII secolo che raffigura Santa Brigida in gloria, opera restaurata nel 2013, mentre ai lati e sul soffitto sono presenti degli affreschi risalenti al XVIII secolo di Olivio Sozzi raffiguranti da sinistra la Vergine che incorona Santa Brigida, Santa Brigida in gloria e Cristo che le mostra il suo costato insanguinato.[11]
- Seconda campata: Cappella della Madonna della Catena.[3][11][12] L'affresco di questa cappella risale al XIV secolo e raffigura la venerata Vergine delle Grazie. La Vergine tiene Gesù Bambino in braccio con le sembianze di adulto, poiché secondo la tradizione bizantina, Gesù essendo stato sempre molto saggio, non poteva mai essere stato bambino. La figura presenta la testa semi calva con incipienti stempiature per evidenziare la saggezza. Ai quattro angoli della cappella sono collocate le statue di quattro sante, delle quali due patrone cittadine: Santa Margherita a sinistra dell'altare, Santa Ninfa a destra, Santa Barbara a sinistra davanti all'affresco e Santa Oliva a destra. Opere realizzate da Giacomo Gagini al quale sono state commissionate nel 1540.[8] È presente l'accesso a un'ex-cappella votiva ovvero la porta del primitivo ingresso della chiesa. Sui pilastrini o basamenti delle colonne sono presenti i simboli reali e i ceppi con catene relativi l'evento miracoloso[11] risalente al 1391.
- Terza campata: Cappella della Madonna delle Grazie. Sull'altare sono incastonate statue e bassorilievi marmorei del XVI secolo opere di Vincenzo e Antonello Gagini rappresentanti la Natività con adorazione dei Magi. Stessa bottega per l'altare marmoreo con il rilievo della Crocifissione sul Golgota.[12] Sulla predella sono presenti i rilievi La consegna della chiavi a Pietro a sinistra, La conversione di Paolo a destra.[8] Di scuola gaginiana anche l'edicola con l'Incoronazione della Vergine proveniente dalla demolita chiesa di San Nicolò alla Kalsa danneggiata dal terremoto del 1823. Realizzate nella seconda metà del '700 le cornici, i puttini e gli stucchi. Di questo periodo anche gli affreschi di Olivio Sozzi che raffigurano sulla pareti i due santi Pietro e Paolo e sulla volta il Cristo benedicente.
- Quarta campata: Cappella della Natività.[11] Sull'altare è presente il dipinto della Natività con adorazione dei Pastori, tela dei primi anni del XVII secolo di autore ignoto.[11] Sulle pareti laterali La strage degli innocenti, sul lato opposto la raffigurazione della Circoncisione di Cristo, rara espressione di rito ebraico all'interno di un contesto cattolico.
- Quinta campata: sarcofagi e lapidi di monumenti sepolcrali.
- Sesta campata: varco sacrestia.
Modifica
- Prima campata: Cappella di San Gregorio. Sull'altare è documentato il quadro raffigurante San Gregorio Taumaturgo opera di Olivio Sozzi.[3][11]
- Seconda campata: accesso laterale sinistro. L'ambiente presenta le sepolture delle famiglie Morso e Firmatura.[12]
- Terza campata: Cappella di Sant'Andrea Avellino. Sull'altare è documentato il quadro raffigurante Sant'Andrea Avellino opera di Andrea Carreca.[3][9][12]
- Quarta campata: Cappella di San Gaetano. Sull'altare è documentato il quadro raffigurante San Gaetano opera di Pietro Novelli.[3][9][12]
- Quinta campata: organo.
- Sesta campata: sarcofagi e lapidi di monumenti sepolcrali.
TransettoModifica
- Absidiola destra: mensa in marmi policromi e un altarino laterale. In questa navata sono documentate la Cappella di San Giuseppe con le sepolture dei componenti della famiglia Lo Monaco[11] e la primitiva cappella dedicata al Beato Giuseppe Maria dei duchi di Palma e principe dei Tomasi di Lampedusa, cardinale.[11]
- Absidiola sinistra: Cappella del Santissimo Crocifisso. Crocifisso posizionato su reliquiario sormontato da una scultura raffigurante Dio Onnipotente in Gloria. Nell'ambiente sono presenti le sepolture dei componenti della famiglia Morso provenienti dal cappellone di cui detenevano il patrocinio.[12]
- Abside centrale: altare maggiore. Manufatto in marmi policromi con sopraelevazione riproducente un tempio colonnato di stile classico e baldacchino con cupola sommitale di gusto barocco, all'interno il manufatto custodisce una statua marmorea. L'area del presbiterio è recintata da balaustre.
Casa dei Padri TeatiniModifica
- 1601, Casa dei Padri Teatini.[3][13]
- 1812, Destinata a Ospedale per le truppe britanniche è abbandonata dai Teatini che si insediano nella futura chiesa di San Giuseppe dei Teatini[6]
- 1814 - 1824 - 1843, Destinazione come Archivio di Stato sede della «Catena».[3] Correlazione con l'Archivio di Stato sede della «Gancia».
Chiostro con impianto quadrato ubicato al levante in prossimità dell'abside con tre luci per lato.
Confraternita della Madonna della CatenaModifica
- 1513, Fondazione della Confraternita della Madonna della Catena.
Galleria d'immaginiModifica
NoteModifica
- ^ Pagina 485 e 499, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1] Archiviato il 29 novembre 2015 in Internet Archive., Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
- ^ a b Gaspare Palermo Volume primo, pp. 105.
- ^ a b c d e f g Pagina 267, Vito Amico - Gioacchino di Marzo, "Dizionario topografico della Sicilia" [2], Salvatore di Marzo Editore, Volume secondo, Seconda edizione, Palermo, 1858.
- ^ Gaspare Palermo Volume primo, pp. 106, 107.
- ^ a b Gaspare Palermo Volume primo, pp. 106.
- ^ a b Gaspare Palermo Volume primo, pp. 109.
- ^ Gaspare Palermo Volume primo, pp. 111.
- ^ a b c Gioacchino di Marzo, pp. 508.
- ^ a b c Vincenzo Mortillaro, pp. 3.
- ^ Gaspare Palermo Volume primo, pp. 110.
- ^ a b c d e f g h i j Gaspare Palermo Volume primo, pp. 113.
- ^ a b c d e f Gaspare Palermo Volume primo, pp. 112.
- ^ Pagina 45, Agostino Inveges, "Palermo Sacro" - "Annali della felice città di Palermo, prima sedia, corona del rè, e capo del regno ..." [3], Parte seconda, Pietro dell'Isola, 1651, Palermo.
BibliografiaModifica
- Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol. 2, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7212-0.
- (IT) Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo", Volume primo, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
- (IT) Antonio Mongitore, Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo ..., vol. 1, Palermo, Gaspare Bayona, 1719.
- (IT) Vincenzo Mortillaro, "Guida per Palermo e pei suoi dintorni del barone V. Mortillaro", Palermo, Tipografia del giorn. Letterario, 1836.
Altri progettiModifica
- Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Catena
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Chiesa di Santa Maria della Catena, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.