Cine Club

circolo di appassionati di cinema
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Con il termine Cine Club, Circolo cinematografico o Circolo del Cinema, a volte scritto Cineclub oppure alla francese ciné-club, ed al quale corrispondono il termine inglese Film Society o il tedesco Filmfreunden, si intende una Associazione culturale senza scopo di lucro finalizzata allo studio, alla diffusione ed alla preservazione della cultura e dell'arte cinematografica. Generalmente questi circoli per cinefili organizzano proiezioni di film che altrimenti non sarebbero distribuiti dal circuito mainstream, anche se qualche volta questa vocazione originaria viene dimenticata[1]. Le iniziative che un Cine Club può realizzare a tale scopo possono essere di vario tipo e tra queste vi sono la proiezioni di film (generalmente film d'essai o comunque di particolare valore cinematografico, poetico o documentaristico), organizzazione di conferenze, dibattiti ed incontri, costituzione di biblioteche o cineteche e produzione di film a passo ridotto o di film sperimentali[2]. I Cine Club sono poi generalmente federati a livello nazionale.

I Cine Club non vanno poi confusi con i club-cinema italiani sul modello del Filmstudio '70 di Roma[1].

Storia del Cine Club modifica

Francia: gli anni '20 e la nascita dei Cine Club modifica

Il fenomeno dei ciné-club nacque in Francia nel 1921 ad opera di Louis Delluc, che, già dal 1920 aveva creato la rivista Journal du ciné-club con l'intento di sviluppare un movimento che fornisse nuove possibilità alla cinematografia. Il primo film proiettato da Delluc il 14 novembre 1921 fu Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene, con il patrocinio della rivista Cinéa. Sempre negli stessi anni a Parigi, Ricciotto Canudo ed il suo Club des Amis du Septième Art diffondeva il cinema come arte con incontri mensili[2]. Negli anni successivi, sorsero quindi nuovi Cine Club in tutta la Francia, favorendo così lo sviluppo e la diffusione di un nuovo linguaggio cinematografico legato alle avanguardie storiche. Nasceva però la necessità di superare la censura, rivolta in particolare modo al cinema russo d'avanguardia, allora considerato un veicolo di idee sovversive. Nel 1927 quando sul territorio nazionale si iniziavano a contare una ventina di Cine Club, nacque l'esigenza di trovare una formula che permettesse ai Cine Club di avere una legislazione che li salvaguardasse, ed a tale scopo nacque nel '29 la Fédération Française des Ciné-Clubs (FFCC)[2].

La diffusione dei Cine Club in Europa modifica

La prima Film Society britannica nacque nel 1925 ad opera di Ivor Montagu e Hugh Miller, che anche qui, attraverso proiezioni private riservate ai soli soci, poteva permettersi di superare la censura imposta sui film russi dal British Board of Film Censors, mentre il primo "cineclub" della Spagna fu fondato da Ernesto Giménez Caballero nel 1928, allora direttore del La gaceta literaria, e fu diretto da Luis Buñuel fino al suo trasferimento a Parigi. Analogamente si mosse il Benelux, il cui Cine Club più noto fu il Filmliga di Amsterdam nato nel settembre del 1927[2].

Negli anni '30, la diffusione capillare di sale cinematografiche sia pubbliche che private, favorì fortemente la nascita di nuovi Cine Club, che alcune volte possedevano una sala propria, altre potevano usufruire delle sale cinematografiche sempre più numerose.

Se il fenomeno dei Cine Club era in forte sviluppo nell'Europa liberale, analoghe iniziative venivano prese anche negli stati a regime totalitario, dove però in molti casi vennero ridimensionati o censurati in parte o totalmente. Con l'avvento del nazismo in Germania (1930) i Filmfreunden non ebbero più margine d'azione. Anche in Spagna, l'avvento di Francisco Franco anche impedì l'evolversi del movimento dei Cineclub distrutti dalla guerra civile, mentre nel Portogallo di António de Oliveira Salazar molti Cineclube furono chiusi ed i gestori, sospettati di eversione ed arrestati. Nell'URSS dove il cinema d'avanguardia russo era acclamato ovunque dal mondo intellettuale, solo con l'arrivo di Stalin (1940) ed il riconoscimento del realismo socialista come unico linguaggio artistico permesso, furono messi al bando quegli autori che tanto avevano dato allo sviluppo del linguaggio cinematografico e che avevano trovato terreno fertile nei Cine Club di tutta Europa[2]. In Italia invece il primo Cine Club fu fondato a Milano nel 1926 dal circolo letterario Il Convegno diretto da Enzo Ferrieri, per poi diffondersi negli anni seguenti anche attraverso i GUF e le loro cellule cinematografiche denominate CineGUF[3].

I Cine Club di tutta Europa, ed i loro equivalenti statunitensi, furono fondamentali per lo sviluppo di un pensiero legato a quello che oggi viene chiamato "cinema d'artista", per il quale in passato si utilizzavano i termini "cinema d'avanguardia" o "cinema sperimentale"[4].

Italia '20/'30: Cine Club, CineGUF e Cinema sperimentale modifica

Se negli anni '60, la critica cinematografica italiana tendeva a negare il consolidamento dei Cine Club e della cultura cinematografica sperimentale in Italia, negli ultimi anni, la ricerca storico-critica rivaluta sempre più le attività di questi centri e delle elaborazioni teoriche che li si facevano. Oltre al già citato Cine Club milanese Il Convegno, nel 1928 sempre Enzo Ferrieri organizza il Cine Convegno milanese, in cui vengono proiettati artisti come René Clair, Alberto Cavalcanti, Fernand Léger ed Sergej Michajlovič Ėjzenštejn[3]. Nel 1934 poi, per volontà di Luigi Freddi, direttore del settore cinema presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, furono istituzionalizzati i CineGUF, legati ai Gruppi universitari fascisti, che seppur rivolti verso una retorica nazionalista che tendeva a sopire le forme più libere del cinema, rivolgendosi perlopiù verso il cinema di propaganda fascista, contribuirono allo sviluppo teorico di un cinema sperimentale italiano[3]. Nel '35 Francesco Pasinetti, legato ai CineGUF, scriveva nella rivista Quadrivio: "Per cinematografo sperimentale intendiamo le espressioni di film a passo ridotto e per cineamatori quelli che eseguiscono detti film", demarcando la differenza dai cine-dilettanti con "l'avvicinamento a quello che può essere un cinema artistico, che non si preoccupa dei valori commerciali"[3][5], mentre Domenico Paolella nel suo saggio Il film sperimentale ne sancisce la separazione sia dal cinema commerciale che dal cinema d'avanguardia, definendo il cinema sperimentale come "fenomeno schiettamente italiano". A differenza della realtà statunitense però, tali strutture, che riunivano spesso le migliori menti sia della cultura fascista (CineGUF), che di quella con posizioni più morbide ed a volte antifasciste (Cine Club), venivano sovvenzionate dallo stato sia prima che dopo la guerra, permettendo agli iscritti di autoformarsi per poi partecipare attivamente al panorama cinematografico nazionale[3]. Nel dopoguerra, anche a causa del legame con i GUF e del prevalere del neorealismo, il termine "cinema sperimentale" cadde in disuso. Rimangono di quel periodo della cinematografia italiana alcuni importanti film fra cui Mediolanum del 1933 e Sinfonia del lavoro e della vita del 1934 di Ubaldo Magnaghi, Entusiasmo e Nuvole del 1934 di Francesco Pasinetti, Il cuore rivelatore del 1934 di Mario Monicelli e Fiera di tipi del 1934 di Antonio Leonviola[3]. Vi fu poi il lavoro di Luigi Veronesi, che dal 1939 con i suoi Film, una serie di pellicole nelle quali il pittore dipingeva a mano i fotogrammi[2], e con il suo compendio Note di cinema pubblicato dal CineGUF di Milano nel 1942, è fra i pochissimi in Italia ad affrontare le tematiche del cinema astratto.

Dopoguerra e diffusione mondiale del movimento modifica

Nel dopoguerra il fenomeno dei Cine Club aveva assunto ormai proporzioni molto ampie, e pressappoco ogni nazione, di ogni continente poteva vantare una discreta rete di circoli perlopiù confederati tra loro. La Francia, che aveva visto nascere il fenomeno, vantava la rete più vasta, mentre i territori coloniali francesi del Nord Africa avevano una loro federazione con sede ad Algeri. L'Inghilterra aveva il British Film Institute, che coordinava più di 200 Film Societies ed anche ogni dominion aveva la sua rete di Cine Club. Se praticamente tutti i continenti vedevano crescere il movimento dei cineclub, nacque naturale l'esigenza di costituire una federazione internazionale, che venne istituita nel 1947 con il nome di Fédération Internationale des Ciné-Clubs[2].

I Cine Club nel mondo modifica

Federazione internazionale modifica

L'organo internazionale dei Cine Club è la Federazione Internazionale dei Cine Club, che spesso viene abbreviata nell'acronimo FICC. Questa associazione internazionale nacque a Cannes in Francia nel 1947 dall'incontro di molti gruppi internazionali, e per questo spesso ci si riferisce ad essa con il nome francese Fédération Internationale des Ciné-Clubs.

Australia modifica

L'organo nazionale delle Film Societies australiane fu istituito nel 1949 con il nome di Australian Council of Film Societies (ACOFS).

Alcuni membri autorevoli del film society movement australiano Ian Klava, David Stratton, Michael Thornhill, Frank Moorhouse, Ken Quinnell e John Flaus.

Bangladesh modifica

La nascita del movimento delle Film societies in Bangladesh risale ai tardi anni '80, quindi, nonostante l'attenzione delle nuove generazioni al fenomeno, questi centri culturali non sono molti. Vantano però una organizzazione nazionale coordinata dal Bangladesh Federation of Film Societies.

Canada modifica

Gli inizi della alfabetizzazione filmica canadese può essere tracciata dall'arrivo relativamente tardo del movimento delle Film Sicieties. Se i primi Cine Club francesi nacquero nel 1924 ed a Londra negli anni subito a ridosso, bisognerà aspettare il 1935 perché Donald Buchanan assembli un numero sufficiente di menti entusiaste per formare la National Film Society of Canada. Questa organizzazione, largamente modellata sul British Film Institute. È a questa istituzione che è demandata la formazione di una genuina cultura filmica. In meno di un anno questa società si ramificherà ad Ottawa, Toronto, Montréal e Vancouver.

Il dopoguerra è oggi visto come l'"età dell'oro" del movimento dei Cine Club canadesi. La National Film Society cambiò nome nel 1950 in Canadian Film Institute diventando un centro di documentazione per un gran numero di club canadesi e nel 1954 un gruppo si staccò formando la Canadian Federation of Film Societies (CFSS)[6].

Francia modifica

Germania modifica

India modifica

Italia modifica

Il dopoguerra italiano vide una notevole germinazione, anche se non priva di contrasti, di nuovi Cine Club su tutto il territorio nazionale, dovuti anche alla chiusura dei CineGUF, ed alla riorganizzazione di chi con loro aveva collaborato. La nascita dellUnione Nazionale degli Studenti Universitari Italiani, produsse i Circoli Universitari Cinematografici (CUC); mentre in ambito cattolico, su iniziativa del domenicano padre Félix Morlion (fondatore dell'Università internazionale degli studi sociali Pro Deo) e del gesuita padre Angelo Arpa, furono costituiti i Cineforum[7][8]. Vi erano poi i Circoli del Cinema che non aderivano a nessuna istituzione e che si organizzarono nella Federazione Italiana Circoli del Cinema (FICC). Il sempre crescente movimento dei Cine Club, divenne presto un terreno di scontro politico, anche a causa degli appetiti dei partiti di massa, che vedevano nei circoli uno strumento di sottogoverno ed un modo per trovare consenso elettorale. Fu così che a partire dagli anni '50 il movimento dei circoli italiano si divise in molteplici fazioni su base ideologiche o religiose, vedendo sfumare la possibilità di una federazione unica nazionale che li rappresentasse tutti o quasi.

Pur continuando a disgregarsi, i Cine Club ottennero una organizzazione giuridica con la legge nr. 1213 del 4 novembre 1965. Ad oggi quindi, le associazioni nazionali che usufruiscono della legge nr. 153 del 1º marzo 1994 per il finanziamento dei Cine Club sono: Associazione per iniziative cinematografiche audiovisive (AICA); Associazione nazionale circoli cinematografici italiani (ANCCI); Cinecircoli giovanili socioculturali (CGS); Cineforum italiano (CINIT); Centro studi cinematografici (CSC); Federazione italiana dei cineclub (FEDIC); Federazione italiana dei cineforum (FIC); Federazione italiana dei circoli del cinema (FICC); Unione circoli cinematografici ARCI (UCCA); Unione italiana circoli del cinema (UICC)[2].

Nuova Zelanda modifica

La prima Film Society in Nuova Zelanda fu costituita nel 1945.[9] e nel 2015 la New Zealand Federation of Film Societies rappresentava 14 regioni.

Polonia modifica

L'organo nazionale per le Filmowych della Polonia è la Federazione Polacca dei Cine Club (Polska Federacja Dyskusyjnych Klubów Filmowych - PF DKF), che vede come membro onorario Andrzej Wajda[10]

Portogallo modifica

L'organo nazionale dei Cineclube del Portogallo è il Portuguese Federation of Film Societies, che vede al suo interno anche il Cine Club dell'Università di Évora.

Regno Unito modifica

La prima Film Society fu istituita a Londra nel 1925 da un gruppo di intellettuali composti da Iris Barry, Sidney Bernstein[11], Adrian Brunel, Hugh Miller, Walter Mycroft[12] e Ivor Montagu per mostrare film che erano stati respinti dal circuito commerciale, perlopiù film europei o film che non avevano passato il visto della censura, perlopiù film provenienti dall'Unione Sovietica. Tra i promotori di questa iniziativa vi erano George Bernard Shaw, H. G. Wells e molti del Bloomsbury Group. Il club fu chiamato semplicemente Film Society e con il nascere degli altri Cine Club fu soprannominata London Film Society. Altri Cine Club importanti nati negli anni successivi furono l'Edinburgh Film Guild (1929) e Salford Workers Film Society (1930)[13]. Anche molte organizzazioni studentesche di università e college hanno dei Cine Club, come Warwick Student Cinema alla University of Warwick o il St. John's College Film Society del St. John's College della University of Cambridge.

L'organo nazionale dei Cine Club britannici è il British Federation of Film Societies (BFFS).

Spagna modifica

In Spagna ci sono due federazioni dei Cine Club, la Federazione dei Cine Club Catalani (Federació Catalana de Cine Clubs) e la Federazione dei Cine Club della Galicia (Federación de Cineclubes de Galicia «Feciga»[14].).

Stati Uniti modifica

Tra il 1946 ed il 1954 la rassegna Art in Cinema veniva presentata ad un vasto pubblico nei programmi di cinema sperimentale del San Francisco Museum of Art e all'Università di Berkeley[15], ma i film d'artista venivano già presentati in molti incontri in molti musei statunitensi. Furono Amos Vogel e sua moglie che, ispirati dalle proiezioni organizzate da Maya Deren crearono la prima Film Society chiamata Cinema 16 nel 1947. Il movimento dei Cine Club degli Stati Uniti rimase però molto marginale, anche a causa dell'impostazione puramente industriale del cinema americano. Non di meno questi club riuscirono a collegarsi ad una rete di altre strutture come quelle museali, ed a generare un'importante ed influente cultura cinematografica alternativa al circuito mainstream[2].

Svizzera modifica

Fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 in Svizzera è stata attiva la Cineteca Pollitzer, che si proponeva di diffondere la cultura cinematografia ai migranti italiani in Svizzera attraverso l'organizzazione di cineclub, corsi e rassegne.

Note modifica

  1. ^ a b Dall'enciclopedia Treccani la voce Associazionismo di Callisto Cosulich
  2. ^ a b c d e f g h i Dall'enciclopedia Treccani la voce Cineclub di Callisto Cosulich
  3. ^ a b c d e f Giulio Brusi, La questione sperimentale (dalle origini agli anni '60, in AA.VV, Fuori norma. La via sperimentale del cinema italiano, Marsilio Editori, 2013.
  4. ^ Dall'enciclopedia Treccani la voce Cinema sperimentale di Bruno di Marino
  5. ^ Francesco Pasinetti, Quadriviun nº 10, 1935.
  6. ^ Film Education in: The Canadian Encyclopedia
  7. ^ Eugenio Bicocchi, C'era una volta il Capitol: gli anni d'oro del cineforum 1968-1983, Reggio Emilia: Diabasis, 1999, p. 155, ISBN 88-8103-069-1
  8. ^ Intervista con padre Virginio Fantuzzi, "Il gesuita studioso di cinema che contribuì alla rilettura ed alla diffusione del neorealismo in Italia", (Radio Vaticana, 3 aprile 2003 Archiviato il 15 novembre 2004 in Internet Archive.)
  9. ^ (EN) The Film Society in New Zealand. The beginnings, su nzfilmsociety.pbworks.com.
  10. ^ Sito del Polska Federacja Dyskusyjnych Klubów Filmowych
  11. ^ Sidney Bernstein su Screenonline
  12. ^ Walter Mycroft su Screenonline
  13. ^ Manchester & Salford Film Society: History [collegamento interrotto], su mandsfs.org.uk, Manchester & Salford Film Society. URL consultato l'8 dicembre 2010.
  14. ^ Federación de Cineclubes de Galicia
  15. ^ Scott MacDonald, Art in Cinema: Documents Toward a History of the Film Society (Wide Angle Books)

Bibliografia modifica

  • C. Vincent e C. Cosulich, Circoli del cinema, in Enciclopedia dello Spettacolo, vol. 3, Roma, ad vocem, 1954, ISBN non esistente.
  • (DE) J. Ivens, Autobiografie van een filmer, Amsterdam-Assen, 1970, ISBN non esistente.
  • J. Ivens, Autobiografie van een filmer, Milano, Io-cinema, 1979, ISBN non esistente.
  • G.P. Brunetta, Il cinema nei Guf, in Nuovi materiali sul cinema italiano 1929-1943, Mostra internazionale del nuovo cinema, vol. 1, Pesaro, 1976, ISBN non esistente.
  • Roberto Siboni, L'altro sguardo. L'associazionismo cinematografico in Italia: storia, linguaggio, comunicazione, Roma, Unione italiana circoli del cinema, 1999, ISBN non esistente.
  • Virgilio Tosi, Quando il cinema era un circolo: la stagione d'oro dei cineclub (1945-1956), Venezia, Marsilio Editori, 1999, ISBN 88-317-7314-3.
  • Bruno Di Marino, Sguardo inconscio azione. Il cinema sperimentale e underground a Roma (1965-1975), Roma, Lithos, 1999, ISBN 88-86584-35-0.
  • L. McKernan e R. Gubern, Bambini nella nursery. Il cinema muto inglese. Cinema muto spagnolo., in G.P. Brunetta (a cura di), Storia del cinema mondiale: L'Europa, miti, luoghi, divi, vol. 1, Torino, 2000, ISBN 88-06-14346-8.
  • Bruno Di Marino, Marco Meneguzzo e Andrea La Porta, Lo sguardo espanso. Cinema d'artista italiano 1912-2012, Milano, Silvana Editoriale, 2012, ISBN 978-88-366-2546-8.
  • Adriano Aprà, Fuori norma. La via sperimentale del cinema italiano, Venezia, Marsilio Editori, 2013, ISBN 978-88-317-1618-5.

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