Cloderico
Cloderico, in francese Clodéric,[Note 1] detto il Parricida, (... – 508) è stato un re dei Franchi Ripuari a Colonia dal 507 al 508. Era il figlio di Sigiberto lo Zoppo, re dei Franchi di Colonia.
Cloderico | |
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Re dei Franchi di Colonia | |
In carica | 507 – 508 |
Predecessore | Sigiberto lo Zoppo |
Successore | Clodoveo I |
Morte | 508 |
Padre | Sigiberto lo Zoppo |
Coniuge | Una agilolfingia |
Figli | Munderico Una figlia Doda di Reims |
Biografia
modificaGregorio di Tours racconta che Cloderico il Parricida combatté a fianco di Clodoveo I nella battaglia di Vouillé contro il re visigoto Alarico II. Qualche tempo dopo la campagna, Clodoveo inviò un messaggio a Cloderico dicendogli che se Sigiberto fosse morto, Cloderico avrebbe ereditato sia il regno e guadagnato la sua amicizia. Cloderico organizzò quindi l'omicidio di suo padre, ma venne assassinato poco dopo dagli inviati di Clodoveo, annettendo il regno di Colonia.[1]
Lo scrittore Georges Bordonove ha fatto però notare che Clodoveo non usò mai mezzi così subdoli per eliminare gli altri re franchi: egli infatti attaccò Cararico, lo fa prigioniero, così come i suoi figli, li fece tonsurare e li ordinò rispettivamente sacerdote e diaconi, poi cambiò idea e li fece giustiziare, temendo una rivolta futura. Egli attaccò direttamente Ragnachaire, re di Cambrai, dopo aver corrotto parte del suo esercito; egli lo catturò assieme al fratello Richer e li fece giustiziare. Fece uccidere anche un altro re, Ragnomer. Si può sostenere che Clodoveo non avesse rimostranze contro Cloderico mentre si occupava di Cararico e Ragnachaire, ma Gregorio di Tours non menziona particolari rimostranze nei confronti dei figli di Cararico, Richer o Ragnomer.
Dopo la morte di Cloderico il Parricida, i Franchi Ripuari poterono eleggere come re Clodoveo e lo issarono sui loro scudi; essi rimasero fedeli anche al figlio di Clodoveo, Teodorico I dopo la divisione del regno franco del 511, a parte durante l'episodio della rivolta di Munderico nel 534. Sembra dubbio che i Franchi Ripuari avrebbero potuto mostrato tanta lealtà se Clodoveo fosse stato l'assassino di due dei loro re. Godefroid Kurth, seguito oggi da Georges Bordonove, offre un'altra interpretazione di questo episodio: Cloderico aiutò Clodoveo a prendere l'Aquitania, dopo la vittoria di Vouillé ma Sigiberto viene assassinato in un'imboscata nella foresta di Buconia. Cloderico ritornò in fretta a Colonia per essere riconosciuto come re, ma morì poco dopo, forse ucciso durante i disordini che seguirono la morte di suo padre. Dato che non aveva figli adulti a succedergli, scoppiò l'anarchia a Colonia e Clodoveo vi si recò per metter fine a questa situazione, venendo quindi eletto re di Colonia dai Franchi. Per il popolo il primo omicidio rimase un evento misterioso e la voci popolari accusarono chi poteva approfittarne del crimine: si accusò quindi Cloderico di aver ucciso suo padre, poi venne a sua volta accusato Clodoveo dello stesso crimine contro Cloderico. Queste voci furono riprese da Gregorio di Tours, qualche decennio dopo.[2][3]
Famiglia e figli
modificaSposò una agilolfingia. Nessuna fonte menziona dei figli, ma gli può essere attribuito:
- Munderico, pretendente austrasiano. La Vita di san Gandolfo, vescovo di Tongeren, scritto nel XII secolo, sostiene che san Gandolfo provenisse da un ramo dei re Franchi del parricida Cloderico e che figlio del defunto Munderico, che re Teodorico mise a morte. La fonte inoltre aggiunge: «Il giudizio di Dio è iniziato quando ha permesso a Munderico di morire di spada, lui, il figlio del parricida Cloderico». Cronologicamente, Munderico non può che essere il figlio di Cloderico.[4] Esso ebbe come figlio Mommolino e a sua volta ebbe Bodegiselo, probabile padre di Arnolfo di Metz. Cloderico sarebbe quindi un ascendente maschile diretto degli Arnolfingi.
- Una figlia sposata con un membro della famiglia Ferreoli e madre di Agilulfo, vescovo di Metz, e di Ansberto il Senatore. Ci sono molte coincidenze onomastiche tra i discendenti di Munderico e la famiglia di Ansberto. Alla fine dell'VIII secolo, Paolo Diacono, generalmente ben informato, scrive che il vescovo Agilulfo di Metz era il figlio di una figlia di Clodoveo. Christian Settipani ha suggerito che Chlodoricus (cioè Cloderico) interpretato da paolo Diacono in Chlodovicus (cioè Clodoveo).[4]
- Doda di Reims, seconda badessa dell'abbazia di Saint-Pierre a Reims. Potrebbe essere però stata solo la nipote di Cloderico.[Note 2] Nel X secolo Flodoardo di Reims, nella sua Historia ecclesiæ Remensis cita i fondatori dell'abbazia di Saint-Pierre-les-Dames: essi erano un sacerdote di nome Balderico e sua sorella Boba (che in seguito divenne santa Beuve), figlio di un re Sigiberto. Boba divenne la prima badessa, seguita dalla nipote Doda. Dal momento che la fondazione è stata fatta con l'aiuto di san Remigio, il re Sigeberto non può essere Sigeberto I, ma Sigiberto lo Zoppo. Si dice che santa Doda fosse la figlia di Cloderico, l'unico fratello noto di Balderico e Boba, ma potrebbe anche essere quello di un altro fratello o sorella sconosciuti.[4]
Il nome di Agilulfo portato da un nipote di Cloderico mostra una relazione con gli Agilolfingi. La discendenza paterna del vescovo di Metz è esclusivamente gallo-romana e la parentela può passare solo attraverso la madre di Agilulfo. Christian Settipani propone di vedere nella moglie del Clodorico il Parricida una prozia Garibaldo I, primo duca di Baviera, il primo agilolfinge individuabile con certezza.[1]
Albero genealogico
modificaSigiberto lo Zoppo († 507) re di Colonia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
uomo dal nome sconosciuto agilolfinge | donna dal nome sconosciuto agilolfinge | Cloderico (†508) re di Colonia | donna dal nome sconosciuto | Balderico prete | Santa Beuve di Reims badessa dell'abbazia di Saint-Pierre-les-Dames | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
uomo dal nome sconosciuto agilolfinge | Munderico († 532) pretendente austrasiano | donna dal nome sconosciuto sposatasi con un nobile gallo-romano | santa Doda di Reims badessa dell'abbazia di Saint-Pierre-les-Dames | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Garibaldo I di Baviera († 592) duca di Baviera | san Agilulfo († 591) vescovo di Metz | Ansberto il Senatore | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Fonti
modifica«Tuttavia Clodoveo venne ai colpi con Alarico, re dei Goti, nel campo di Vouglé a tre leghe dalla città di Poitiers. I Goti, fuggiti secondo la loro usanza, re Clodoveo, con l'aiuto di Dio, riportò una vittoria; suo alleato era il figlio di Sigeberto lo Zoppo, di nome Cloderico. Questo Sigeberto divenne zoppo quando ricevette un colpo al ginocchio nella battaglia di Tolbiac contro gli alemanni.»
«Re Clodoveo, durante il suo soggiorno a Parigi [anno 509], mandò segretamente al figlio di Sigeberto, facendogli dire: «Ecco, tuo padre è vecchio e ha un piede zoppo; se dovesse morire, il suo regno ti apparterrebbe di diritto, così come la nostra amicizia». Sedotto da questa ambizione, Cloderico escogitò un piano per uccidere suo padre. Sigeberto, dopo aver lasciato la città di Colonia e aver attraversato il Reno per passeggiare nella foresta di Buconia, si addormentò a mezzogiorno nella sua tenda; suo figlio mandò degli assassini contro di lui e lo fece uccidere, sperando che impossessarsi del suo regno. Ma il giudizio di Dio cadde nella fossa che aveva malvagiamente scavato per suo padre. E questi mandò dei messaggeri a re Clodoveo per dirgli della morte di suo padre, dicendo: «Mio padre è morto, e io ho in mio potere i suoi tesori e il suo regno. Mandatemi un po' dei vostri, e sarò lieto di dare loro quelli dei tesori che vi piaceranno». E Clodoveo gli rispose: «Ti ringrazio per la tua buona volontà e ti prego di mostrare i tuoi tesori ai miei inviati, e dopo di che li avrai tutti». Così Cloderico mostrò agli inviati i tesori del padre. Mentre li esaminavano, il principe disse: «Questo è lo scrigno in cui mio padre conservava le sue monete d'oro». Gli inviati dissero: «Immergi la mano fino in fondo per trovare tutto.» Quando lo fece, ed era ormai in ginocchio, uno degli inviati alzò la sua francisca e gli ruppe il cranio. Così quel figlio indegno soffrì della morte con cui aveva colpito suo padre. E quando Clodoveo seppe che Sigeberto e suo figlio erano morti, venne in quella stessa città e chiamò tutto il popolo e gli disse: «Ascoltate ciò che sto per dire. Mentre navigavo sul fiume Schelda, Cloderico, il figlio di un mio parente, tormentava suo padre, dicendo che l'avrei ucciso. Mentre Sigeberto fuggiva attraverso la foresta di Buconia, Cloderico mandò degli assassini contro di lui che lo misero a morte; lui stesso fu assassinato, non so da chi, mentre apriva i tesori di suo padre. Non sono complice di queste cose. Non posso versare il sangue dei miei genitori, perché questo è proibito; ma poiché queste cose sono accadute, vi do un consiglio, se vi fa piacere, accettatelo. Rivolgiti a me, mettiti sotto la mia protezione.» E il popolo rispose a queste parole battendo le mani e la bocca e, dopo averlo sollevato su uno scudo, ne fecero il loro re. Così Clodoveo ricevette il regno e i tesori di Sigeberto e li aggiunse al suo dominio»
Note
modificaAnnotazioni
modifica- ^ In latino, questo primo nome germanico, che significa "illustre per il potere", è reso in Chlodoricus. La h non è tenuta in francese per i nomi Clovis, Clotaire, Clodomir, Cloud, Clodebaud; è quindi logico non tenerla per Clodéric, essendo la radice uguale.
- ^ Devono essere prese le considerazioni cronologiche su santa Beuve e santa Doda . Si veda a questo proposito l'articolo Beuve di Reims.
Fonti
modificaBibliografia
modifica- (FR) Godefroid Kurth, Histoire poétique des Mérovingiens, 1893.
- (FR) Georges Bordonove, Clovis, collana Les Rois qui ont fait la France, Pygmalionª ed., 1988, p. 318, ISBN 2-85704-281-7.
- Godefroid Kurth, Clovis, Tours, Alfred Mame et fils, 1896, XXIV-630 p. (presentazione del libro, versione online)
Riedizione: Godefroid Kurth, Clovis, le fondateur, Paris, Tallandier, coll. « Biographie », 2005, XXX-625 p. (ISBN 2-84734-215-X)
- Christian Settipani, Les Ancêtres de Charlemagne, Paris, 1989, 170 p. (ISBN 2-906483-28-1).
- Christian Settipani, « L'apport de l'onomastique dans l'étude des généalogies carolingiennes », dans Onomastique et Parenté dans l'Occident médiéval, Oxford, Linacre College, Unit for Prosopographical Research, coll. « Prosopographica et Genealogica / 3 », 2000, 310 p. (ISBN 1-900934-01-9), p. 185-229.