Colonia Iulia Turris Libisonis
Colonia Iulia Turris Libisonis era l'antica città di Porto Torres di epoca romana nella provincia di Sardinia et Corsica. Essa fu assieme al piccolo insediamento di Usellus la prima colonia pienamente romana della Sardegna.[1]
Colonia Iulia Turris Libisonis | |
---|---|
![]() | |
Cronologia | |
Fondazione | 46 a.C. |
Amministrazione | |
Dipendente da | Gens Iulia |
Territorio e popolazione | |
Nome abitanti | Turritani |
Localizzazione | |
Stato attuale | ![]() |
Località | Porto Torres |
Nata sulla foce del Riu Mannu in una posizione marittima strategica[1] già sfruttata dai Fenici in epoca più remota, fu un importante approdo portuale collegato direttamente con Roma. La città rimase di grande importanza fino al XIII secolo, quando venne sostituita da Sassari nella funzione di centro urbano di riferimento.
L'antico centro storico cittadino corrisponde all'attuale Parco archeologico Turris Libisonis adiacente al museo dell'Antiquarium turritano.
Toponimo Modifica
Il nome di Turris Libisonis compare per la prima volta nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio[2].
La neonata urbe venne battezzata con il nome di Turris Libisonis, toponimo composto dalla forma singolare Turris, che si tratterebbe di una rideterminazione latina di un precedente elemento lessicale e toponomastico mediterraneo tyrsis, da cui sarebbe a sua volta derivato per poligenesi, forse attraverso l’etrusco, il greco túrsis, il latino turris e l’osco tiurrí. Per la scelta di questo nome non va escluso un qualche collegamento con l’esistenza di un nuraghe-torre presso la foce del Rio Mannu oppure anche una qualche allusione alla vicina altura preistorica di Monte d’Accoddi. Il secondo elemento del nome, Libisonis, risulterebbe ben più radicato nella toponomastica protosarda; in questo caso è sicura una connessione con la denominazione antica del Nord Africa (Libya), regione che ha avuto fin da età preistorica una rilevante continuità di rapporti con la Sardegna. Il titolo di colonia Iulia deriva dalla sua fondazione puramente romana e dal nome della gens romana di appartenenza.
Storia Modifica
La città venne fondata tra il 46 ed il 41 a.C. da Giulio Cesare o dal figlio adottivo Ottaviano Augusto. Ipotesi principale non confermata è che Cesare scelse personalmente questo luogo dopo averne apprezzato la posizione favorevole per il commercio marittimo e la fertilità delle terre durante il suo soggiorno in Sardegna mentre ritornava dall'Africa. La sua fondazione servì a ricollocare parte della popolazione di Roma, allora in forte crescita. Il termine "colonia" infatti indicava un luogo in cui un gruppo di cittadini romani si insediava vivendo in stretta alleanza con Roma. A Turris Libisonis infatti gli abitanti avevano tutti cittadinanza romana e l'amministrazione cittadina era direttamente sotto il controllo della stessa Roma. L'importanza di Turris nel contesto sardo risiedeva nel fatto che essa fungesse da collettore di tutte le materie agropastorali e minerarie ottenute in Sardegna, che grazie al ben strutturato porto riuscivano ad arrivare nei principali centri di raccolta e smistamento affacciati sul Mare nostrum.[3]
Urbanistica e architettura Modifica
La sovrapposizione della città moderna con quella antica e le informazioni tuttora incomplete ricavate dagli scavi archeologici non consentono di ricostruire con esattezza l'impianto urbanistico della colonia. Si conosce ad esempio con certezza la presenza di una cinta muraria, ma non è dato sapere il perimetro esatto di essa. Altre informazioni come l'estensione esatta della città e l'ubicazione del porto fluviale sono sconosciute. Dai relativamente pochi rinvenimenti si può ricostruire una città incentrata principalmente sulle attività del porto e particolarmente ricca dal punto di vista economico e culturale.[3]
L'impianto urbanistico di Turris Libisonis sembra dai reperti rinvenuti corrispondere ad un modello pienamente romano. Anche se non individuati, dovevano essere certamente presenti tutte le costruzioni tipiche delle città romane come il foro, la curia, il tabularium, gli edifici per gli spettacoli ed i templi. Da un'iscrizione rinvenuta datata 244 d.C., ad esempio, si sa con certezza la presenza del Tempio della Fortuna e di una Basilica (un luogo che ospitava riunioni pubbliche, da non confondere con la basilica di san Gavino).[3]
Strade e viabilità Modifica
Turris Libisonis era collegata agli altri insediamenti dell'isola grazie ad una fitta rete di strade sia costiere che interne. La principale era la cosiddetta Karalibus Turrem che, come suggerisce il nome, collegava la città di Turris con Karalis, città costiera del sud Sardegna corrispondente all'odierna Cagliari. La Karalibus Turrem è stata per secoli il principale asse viario sardo, tanto da far sì che parte dell'attuale SS-131 ne ricalchi il percorso. Nella zona presso Su crucifissu mannu è ancora presente un tratto originale della suddetta strada[4]. All'altezza dell'attuale Bonorva la strada principale si diramava nella cosiddetta Karalibus Olbiam per consentire di raggiungere Olbia. Con lo scopo di consentire un facile accesso ai campi di frumento della Nurra e alle vicine aree minerarie venne costruito un ponte a sette arcate per attraversare il Flumen Turritanum[5], ovvero l'attuale Riu Mannu.[3]
Approvvigionamento idrico Modifica
Turris Libisonis era una città riccamente fornita di impianti termali, fontane pubbliche e, in alcuni casi, acqua corrente nelle abitazioni private più sfarzose. Un lungo acquedotto rettilineo di 30 Km (ad oggi quasi completamente perduto ed in pessimo stato di conservazione) portava l'acqua potabile in città partendo dalle fonti naturali presenti nella zona attorno all'odierna Sassari. La canalizzazione artificiale dell'acqua avveniva sia sopra terra in strutture rialzate in muratura piena sorrette da delle arcate, sia grazie a cunicoli sotterranei con un percorso parallelo alla vicina strada Karalibus Turrem.[3]
I rapporti con Roma e l'attività del porto Modifica
Numerose sono le testimonianze che evidenziano il rapporto fra Turris Libisonis e Roma attraverso il porto di Ostia fino al 300 d.C.[3]
Alcuni mosaici rinvenuti, assieme ad alcune scritture, testimoniano la presenza presso Turris di svariate maestranze provenienti dalla stessa Roma e da Ostia. Nell'attuale porto commerciale è stata ritrovata un'iscrizione in marmo che testimonia la costruzione nel 211-212 d.C. di una struttura di protezione (un molo o una diga) per salvaguardare il porto dall'Aquilo, ovvero un forte vento di nord est o settentrionale.[3]
I culti stranieri Modifica
Data la centralità di Turris nei rapporti commerciali è testimoniata una larga diffusione di culti religiosi stranieri, soprattutto egizi. Il culto egizio più radicato in città era quello di Bubastis (dea delle partorienti, rappresentata con l'aspetto di un gatto). Altri culti sentiti dalla popolazione furono quelli di Iside, di Giove Ammone e di Mitra.[3]
Principali campagne archeologiche di scavo Modifica
Nel 1941 Modifica
Nel biennio 1941-42 Massimo Pallotino condusse una serie di scavi che riportarono alla luce le omonime terme.[6]
Nel 2006 Modifica
Nella demolizione del molo del faro nel porto moderno, è emersa una struttura in calce, malta, conci di calcare e lastre di trachite mista a monete in bronzo, frammenti di anfore da trasporto, porzioni di colonne, ceramica ed epigrafi in marmo con una datazione di età romana.[2]
Nel 2009 Modifica
Al seguito del rinnovato interesse per il polo archeologico dovuto ai precedenti ritrovamenti venne finanziata una campagna di scavo con lo scopo di approfondire le conoscenze relative alle già scoperte Terme di Pallotino.[7]
Nel 2022 Modifica
Al seguito del ritrovamento casuale nel 2020[8] di nuove vestigia romane è stata finanziata una nuova campagna di scavo. Tale missione archeologica iniziata a gennaio ha portato alla luce nuovi reperti fino a quel momento inediti nel panorama archeologico locale. È stata riscoperta una domus con pavimento mosaicato con adiacente un ampio vano risalente al III secolo d.C. ed assieme ad esso un ulteriore vano a pianta irregolare con pavimento mosaicato che, data la presenza di numerose sedute lungo tutti i lati, è stato ipotizzato come il probabile apodyterium (una sorta di spogliatoio) del vicino impianto termale[9].
Ulteriormente alle opere architettoniche sono stati rinvenuti resti di intonaco finemente elaborati e svariate ceramiche che, stando agli studi, risalgono ad un periodo compreso fra il IV ed il V secolo d.C.; testimoniando quindi il fatto che le strutture ritrovate siano state utilizzate anche in tale periodo.[10]
Note Modifica
- ^ a b Porto Torres: Scopriamo la Colonia romana di Turris Libisonis!, su Sardegna in Blog 2020, 27 novembre 2015. URL consultato il 1º novembre 2020.
- ^ a b TURRIS LIBISONIS - PORTO TORRES (Sardegna) | romanoimpero.com, su www.romanoimpero.com. URL consultato il 1º novembre 2020.
- ^ a b c d e f g h Informazioni ottenibili presso il museo Antiquarium Turritano e il Museo nazionale archeologico ed etnografico G. A. Sanna
- ^ Vedi foto.
- ^ Nome antico del Riu Mannu (Porto Torres) secondo gli storici
- ^ Marta Littera, Terme Pallottino, su Monumenti Aperti. URL consultato il 24 maggio 2022.
- ^ Romina Carboni e Emiliano Cruccas, Terme Pallottino - Campagna di Scavo 2009, in ArcheoArte, 3 luglio 2012, DOI:10.4429/j.arart.2011.suppl.26. URL consultato il 24 maggio 2022.
- ^ Sardegna, a Porto Torres i lavori per il gas fanno scoprire un mosaico romano, su la Repubblica, 25 giugno 2020. URL consultato il 24 maggio 2022.
- ^ Porto Torres: scoperto un antico spogliatoio termale mosaicato nella Domus dei mosaici marini, su www.finestresullarte.info. URL consultato il 24 maggio 2022.
- ^ Porto Torres, nuovi tesori affiorano nella Domus dei mosaici marini, su La Nuova Sardegna, 13 maggio 2022. URL consultato il 24 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2022).
Bibliografia Modifica
- Enrico Peruzzi, Porto Torres - Colonia Iulia Turris Libisonis. Dallo scavo al piano urbanistico, 2018 ISBN 9788849235975
Voci correlate Modifica
Altri progetti Modifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Colonia Iulia Turris Libisonis