Brassica napus

specie di pianta della famiglia Brassicaceae
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Il[1] colza (Brassica napus L., 1753) o navone[2] è una pianta angiosperma dicotiledone, dal fiore giallo brillante (o bianco a seconda della varietà), appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.[3]

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Colza
Fiori di colza
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi II
Ordine Brassicales
Famiglia Brassicaceae
Genere Brassica
Specie B. napus
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Capparales
Famiglia Brassicaceae
Genere Brassica
Specie B. napus
Nomenclatura binomiale
Brassica napus
L., 1753

Può essere confusa col ravizzone (Brassica rapa).

Viene coltivata per l'utilizzo dei semi molto ricchi in olio, anche se le varietà spontanee contengono quantità non trascurabili di acido erucico, un composto tossico. Sono state nel tempo selezionate e commercializzate molte varietà con un contenuto di acido erucico inferiore al 2%.

Descrizione modifica

 
Dettagli della pianta di colza

Brassica napus cresce fino a 100 cm di altezza con foglie basali glabre, carnose, pinnatifide e glauche peduncolate mentre le foglie superiori sono sessili.

La colza ha un accrescimento indeterminato, termina con uno scapo fiorale, che porta fiori gialli in infiorescenza. I fiori sono larghi circa 17 mm, attinomorfi, formati da quattro petali in una tipica forma a croce, alternati a quattro sepali. L'androceo è tetradinamo ovvero è formato da 6 stami di cui due stami laterali con filamenti corti e quattro stami mediani con filamenti più lunghi le cui antere si staccano dal centro del fiore durante la fioritura.

La fioritura è scalare e a seguito della fecondazione produce i frutti che sono silique, lunghe 5-10 cm, verdi da immature poi tendenti a imbrunire. I frutti contengono numerosi piccoli semi tondi con un diametro di 1,5-3 mm.

La colza presenta una radice fittonante abbastanza profonda.

Distribuzione e habitat modifica

Brassica napus, in Italia, è una specie avventizia sfuggita alla coltivazione ed inselvatichita. È presente in tutte le regioni, spesso naturalizzata[4].

Tassonomia modifica

Brassica napus (n = 19 cromosomi) è un ibrido, deriva dalla fusione di due genomi quello di Brassica oleracea (cavolo, n = 9) e quello di Brassica rapa (rapa, n = 10).

Sono note moltissime varietà tra cui:[senza fonte]

Coltivazione modifica

 
Campi di colza nel Qinghai (Cina)

Le colture del genere Brassica, compresa il colza, sono state tra le prime piante ad essere ampiamente coltivate dall'umanità già 10.000 anni fa. La colza veniva coltivata in India già nel 4000 a.C. e si è diffusa in Cina e in Giappone 2000 anni fa. La colza è coltivata prevalentemente come coltura invernale nella maggior parte dell'Europa e dell'Asia a causa della vernalizzazione richiesta per avviare il processo di fioritura. Si semina in autunno e rimane come rosetta basale di foglie durante l'inverno. Nella primavera successiva emette la parte vegetativa seguita dalla fioritura. In genere fiorisce nella tarda primavera e fruttifica per un periodo di 6-8 settimane fino a mezza estate[5].

Predilige terreni di medio impasto, profondi, freschi ed esenti da ristagno idrico. Infatti, l'irrigazione non viene effettuata, preferendo, mediante terreno profondo, approvvigionarsi dell'acqua piovana. Il seme è la parte di valore della coltura che viene anche coltivata come coltura di copertura invernale. Provvede a una buona copertura del suolo in inverno ma impoverisce il terreno. Nelle colture poliennali è infatti considerata una pianta "depauperante" poiché lascia il terreno in condizioni di fertilità peggiori di quelle che trova. La pianta viene miscelata nel suolo tramite aratura o usata come pacciamatura.Coltivato nei climi nordici (soprattutto in Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Paesi Bassi) come foraggio per animali, fonte di olio vegetale alimentare e come combustibile nel biodiesel. Il colza è uno dei raccolti principali in India, coltivato sul 13% dei terreni agricoli.

In Europa, il colza viene coltivato principalmente come foraggio (per via dell'elevato contenuto di lipidi e medio di proteine), ed è la scelta europea prioritaria per evitare la dipendenza dalla soia americana e l'importazione di semi di soia geneticamente modificati.[senza fonte]

I maggiori produttori di colza nel 2018[6]
Paese Produzione (tonnellate)
  Canada 20.342.600
  Cina 13.281.200
  India 8.430.000
  Francia 4.945.589
  Australia 3.893.071
  Germania 3.670.600
  Polonia 2.203.869
  Ucraina 2.750.600
  Regno Unito 2.012.000
  Russia 1.988.697

Usi modifica

 
Semi di colza

Il colza viene coltivato per la produzione di alimenti per animali, oli vegetali commestibili e biodiesel. Alcune varietà di colza sono vendute come verdura, soprattutto nei negozi asiatici.

Secondo il Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti nel 2000 il colza era la terza fonte di olio vegetale al mondo dopo la soia e la palma.[7]

Olio modifica

 
Colline moreniche del Garda, campo di colza

L'olio di colza viene ricavato dai semi della pianta. L'olio viene usato in alimentazione dopo essere stato raffinato e miscelato ad altri oli poiché all'origine ha sapore e odore poco gradevoli.

L'olio di colza contiene acido erucico, tossico per gli esseri umani ma usato come additivo alimentare in piccole dosi. Proprio per il contenuto di acido erucico l'olio di colza non era ammesso per l'alimentazione umana in Italia.

Canola è una specifica varietà di colza dal basso contenuto di acido erucico che è stata sviluppata in Canada: il suo nome è composto da Canadian oil low acid (Olio canadese a basso contenuto di acido). Il contenuto di acido erucico è limitato dalla normativa del governo a un massimo del 2% di in peso negli Stati Uniti[8] e 5% nell'UE[9].

Foraggio modifica

La lavorazione dei semi per ricavare l'olio produce un residuo usato nell'alimentazione degli animali da allevamento. Questo sottoprodotto è un alimento molto ricco di proteine e può competere con la soia. È usato principalmente per nutrire i bovini, ma anche per maiali e polli (meno importante per questi ultimi).

Il sottoprodotto per animali ottenuto da varietà spontanee ha tuttavia un alto contenuto di acido erucico e glucosinolati (causa di disturbi del metabolismo per bovini e suini). Di migliore qualità i sottoprodotti ottenuti dalle cultivar canola (Canadian oil low acid specifica varietà di colza dal basso contenuto di acido erucico)[10].

Biodiesel modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Biodiesel.

L'uso dell'olio di colza per la produzione di biodiesel potrebbe essere una valida alternativa ma solo per pochi veicoli per sostituire in tempi rapidi i combustibili per autotrazione attuali.

Secondo la Coldiretti dalle oleaginose come la colza sono ricavabili 850 kg di biodiesel per ettaro, mediamente un veicolo consuma più di una tonnellata di biodiesel all'anno e i veicoli sono circa 34 milioni. Dato che la superficie agricola utile (SAU) italiana è di 13 milioni di ettari si evince che è realistico alimentare col biodiesel solo qualche permille del parco veicolare italiano (anche se si potrebbe importare dall'estero come avviene già per il petrolio).

Secondo la Coldiretti sono alimentabili circa 200-300 000 veicoli col biodiesel italiano. Tra i tanti veicoli importanti da alimentare a biodiesel spiccano quelli che coltivano il cibo.

Alcune associazioni di coltivatori si stanno organizzando in modo da produrre colza e semi di girasole che verranno trasformati in loco in biodiesel e usati senza pagare accise e iva esclusivamente per fini agricoli (trattori, motofalciatrici, ecc, ecc). In questo modo la produzione alimentare sia per uso umano che animale diventerebbe meno dipendente dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio.

Al momento la produzione è limitata e di conseguenza i prezzi non sono competitivi con quelli del gasolio. Tuttavia bisogna considerare che in molti paesi (come l'Italia) il prezzo finale dei carburanti è molto accresciuto dalla tassazione e che le coltivazioni (italiane ed europee) sono pesantemente sovvenzionate sia dall'Italia sia dall'Europa, quindi il prezzo dell'olio di colza è il risultato di sovvenzioni e non è un prezzo da libero mercato[senza fonte]Nel 2005 si diffuse la voce secondo cui l'olio di colza puro poteva essere usato come carburante per le motorizzazioni diesel. Tuttavia il mensile Quattroruote ha effettuato una prova con una Fiat Punto che ha però avuto esiti disastrosi (occlusione degli iniettori e creazione di depositi dovuti all'elevata viscosità dell'olio non trattato).[11]

Miele modifica

Il colza è una pianta mellifera[12].

Il colza produce molto nettare da cui le api ricavano un miele chiaro, ma pungente, molto apprezzato nell'Europa centrale e settentrionale. Deve essere estratto immediatamente dopo la sua fabbricazione, perché cristallizza rapidamente nel favo rendendo impossibile l'estrazione.

Questo miele in Italia di solito viene mescolato con varietà più dolci se usato come prodotto da tavola o venduto come prodotto da pasticceria.

Allergie modifica

Il colza è stato collegato a effetti negativi per gli affetti da asma e febbre da fieno. Secondo alcuni il polline del colza sarebbe all'origine dell'aumento dei disturbi respiratori. Tuttavia questo è improbabile poiché il colza è una pianta ad impollinazione entomofila, i cui granuli vengono trasportati principalmente dagli insetti. Forse l'odore caratteristico del fiore viene impropriamente associato dagli allergici ai loro disturbi. C'è anche qualche recente prova che l'uso estensivo di questo e simili oli vegetali nell'alimentazione stia portando a un consistente aumento nei casi di degenerazione maculare dell'occhio.[senza fonte]

Note modifica

  1. ^ Amicabile Stefano (a cura di), Manuale di Agricoltura, Terza edizione, Hoepli, 04/2016, ISBN 9788820367411.
  2. ^ navóne, su treccani.it. URL consultato il 13 giugno 2017.
  3. ^ (EN) Brassica napus L., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 4 febbraio 2021.
  4. ^ Brassica napus L. - Portale della Flora d'Italia / Portal to the Flora of Italy, su dryades.units.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  5. ^ Kole, Chittaranjan., Oilseeds, Springer, 2007, ISBN 978-3-540-34388-2, OCLC 185021983. URL consultato il 1º maggio 2020.
  6. ^ (EN) Food and Agriculture Organization of The United Nations, rapeseed production, FAOSTAT, su fao.org. URL consultato il 7 agosto 2020.
  7. ^ (EN) United States Department of Agriculture, Agricultural Statistics, 2002 (Paperback), Government Printing Office, ISBN 978-0-16-086927-3. URL consultato il 1º maggio 2020.
  8. ^ CFR - Code of Federal Regulations Title 21, su accessdata.fda.gov. URL consultato il 1º maggio 2020.
  9. ^ L_1980254EN.01003501.xml, su eur-lex.europa.eu. URL consultato il 1º maggio 2020.
  10. ^ M. L. He, D. Gibb e J. J. McKinnon, Effect of high dietary levels of canola meal on growth performance, carcass quality and meat fatty acid profiles of feedlot cattle, in Canadian Journal of Animal Science, vol. 93, n. 2, 1º giugno 2013, pp. 269–280, DOI:10.4141/cjas2012-090. URL consultato il 1º maggio 2020.
  11. ^ Roberto Boni, Quattroruote, Agosto 2005 (PDF), su put.edidomus.it. URL consultato l'11 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2015).
  12. ^ Michele Bertazzini e Giuseppe Forlani, Intraspecific Variability of Floral Nectar Volume and Composition in Rapeseed (Brassica napus L. var. oleifera), in Frontiers in Plant Science, vol. 7, 16 marzo 2016, DOI:10.3389/fpls.2016.00288. URL consultato il 1º maggio 2020.

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