Commissione Internazionale di Controllo

La Commissione Internazionale di Controllo (in albanese: Komisioni Ndërkombëtar i Kontrollit) fu una commissione stabilita il 15 ottobre 1913 sulla base delle decisioni prese dalle sei Grandi Potenze il 29 luglio 1913, sulla base del Trattato di Londra siglato il 30 maggio 1913. Obbiettivo della commissione era quello di prendersi cura dell'amministrazione del nuovo Principato d'Albania sino a quando la sua istituzione politica non fosse stata in grado di operare autonomamente.[1]

Storia modifica

Il Quartier Generale della Commissione Internazionale di Controllo era stato posto a Valona.[2] Le Grandi Potenze avevano autorizzato la commissione ad assumere l'amministrazione de facto del paese.[3]

Membri della commissione modifica

Le Grandi Potenze avevano stabilito la commissione di controllo come composta da un rappresentante per ciascuna potenza e da uno albanese.[4]

I membri della commissione erano:[5]

Quando il principe Guglielmo di Wied prese il controllo del Principato d'Albania nel marzo del 1914, il rappresentante albanese alla commissione (Libohova) venne rimpiazzato da Mehdi Frashëri il 17 marzo 1914.[5] Dopo questo cambiamento iniziale, tutti gli altri membri della commissione rimasero al loro posto sino al 9 settembre 1914, ad eccezione del rappresentante austriaco che diede le proprie dimissioni il 25 maggio 1914.

Amministrazione modifica

 
Fotografia dei negoziati che portarono alla stesura del Protocollo di Corfù tra la Commissione Internazionale di Controllo ed i rappresentanti nord epiroti.

Dopo un'assunzione graduale dell'amministrazione dello Stato, nel 1914 la Commissione Internazionale preparò una bozza di costituzione (in albanese: Statuti Organik) con 216 articoli. Questa costituzione avrebbe dato il via alla costituzione del Parlamento albanese con poteri legislativi in Albania e vi avrebbe costituito una monarchia costituzionale ereditaria.[6]

Secondo la costituzione, il paese avrebbe avuto, con alcune eccezioni, la medesima organizzazione amministrativa che aveva all'epoca dell'Impero ottomano.[7] Lo Stato sarebbe stato diviso in sette distretti amministrativi, ciascuno dei quali avrebbe inviato tre rappresentanti all'assemblea nazionale, eletti per suffragio diretto.

Il principe avrebbe nominato dieci rappresentanti e capi delle tre religioni dell'area (Islam, chiesa ortodossa e chiesa cattolica) che sarebbero stati rappresentanti all'assemblea nazionale con quattro anni di reggenza della carica. Il Counsiglio dei Ministri, con poteri esecutivi, sarebbe stato nominato dallo stesso principe.[8]

Protocollo di Corfù modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Protocollo di Corfù.

Il 17 maggio, dopo che i greci che vivevano nell'albania del sud avevano dichiarato la loro indipendenza nella Repubblica Autonoma dell'Epiro del Nord, la Commissione era intervenuta nella faccenda per evitare il sorgere di ulteriori conflitti. Il risultato fu il Protocollo di Corfù che venne siglato e che riconosceva lo status autonomo alla provincia dell'Albania meridionale che si costituivano in Epiro settentrionale. Successivamente, l'esecuzione ed il mantenimento di questo accordo venne affidato come compito alla stessa Commissione.[9]

La fine dell'amministrazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta contadina in Albania.

Con l'Albania in uno status di guerra civile dal luglio del 1914, mentre la Grecia occupava la parte sud dello Stato, nel mentre in cui le Grandi Potenze erano intente a farsi guerra l'un l'altra, il regime collassò ed il principe Guglielmo abbandonò il paese il 3 settembre 1914 alla volta di Venezia.[10] Malgrado l'aver lasciato l'Albania egli ististette nel continuare a proclamarsi capo di stato.[11] In un suo proclama al popolo albanese egli scrisse di doversi "assentare necessariamente temporaneamente."[12] Il principe assunse direttamente il controllo del governo e della Commissione Internazionale di Controllo che venne disfatta nel giro di soli tre giorni.[13]

Note modifica

  1. ^ Perikli Zaharia, The post - 1989 constitutional course of south east Europe, su cecl.gr, Athens, Centre for European Constitutional Law, 24 marzo 2003. URL consultato il 22 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2011).
    «Treaty of May 30, 1913. Come era stato deciso alla Conferenza degli Ambasciatori tenutasi a Londra, la sovranità dell'Albania si trovava sotto la protezione id sei grandi potenze: Austria, Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Russia.»
  2. ^ Barbara Jelavich, The end of Ottoman rule in Europe, in History of the Balkans: Twentieth century, vol. 2, Cambridge, United Kingdom, The Press Syndicate of University of Cambridge, 1999 [1983], p. 101, ISBN 0-521-27459-1. URL consultato il 21 gennaio 2011.
    «the International Commission... had headquarters in Vlore»
  3. ^ Owen Pearson, Albania in the Twentieth Century, A History. Volume I, Albania and King Zog: Independence, republic and monarchy 1908–1939, I.B. Tauris, 2004, pp. 56, ISBN 978-1-84511-013-0.
    «... International Commission of Control ... was authorized by the Great Powers to assume administration of the whole country...»
  4. ^ Barbara Jelavich, The end of Ottoman rule in Europe, in History of the Balkans: Twentieth century, vol. 2, Cambridge, United Kingdom, The Press Syndicate of University of Cambridge, 1999 [1983], p. 101, ISBN 0-521-27459-1. URL consultato il 21 gennaio 2011.
    «powers... established International Control Commission composed of representatives of Great Powers, together with one Albanian»
  5. ^ a b International Commission of Control: 1913-1914, su archontology.org, Arhontology, 3. URL consultato il 22 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2011).
  6. ^ Barbara Jelavich, The end of Ottoman rule in Europe, in History of the Balkans: Twentieth century, vol. 2, Cambridge, United Kingdom, The Press Syndicate of University of Cambridge, 1999 [1983], p. 101, ISBN 0-521-27459-1. URL consultato il 21 gennaio 2011.
    «International Commission prepared a draft constitution. It provided for the establishment of national assembly,... composed of three representatives from... seven administrative districts... chosen by direct suffrage,... heads of three churches and ten nominees of the prince... a four year... ministers... appointed by the prince»
  7. ^ Perikli Zaharia, The post - 1989 constitutional course of south east europe, su cecl.gr, Athens, Centre for European Constitutional Law, 24 marzo 2003. URL consultato il 22 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2011).
    «The Ottoman administrative organization , with few exceptions, remained basically unchanged.»
  8. ^ Perikli Zaharia, The post - 1989 constitutional course of south east europe, su cecl.gr, Athens, Centre for European Constitutional Law, 24 marzo 2003. URL consultato il 22 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2011).
    «A Constitution (Statuti Organik) for the new State, consisting of 216 articles, was elaborated in 1914 by the International Commission. Albania was designated as a hereditary constitutional monarchy. The power of legislation was entrusted to a National Assembly, while the executive power was vested in the Council of Ministers, who were to be appointed by the Prince and accountable to him only.»
  9. ^ Edith Pierpont Stickney, Southern Albania or Northern Epirus in European International Affairs, 1912–1923, Stanford University Press, 1926, pp. =49, ISBN 978-0-8047-6171-0.
  10. ^ Elisabeth Springer, Leopold Kammerhofer, Archiv und Forschung, Oldenbourg Wissenschaftsverlag, 1993, pp. 346, ISBN =3-486-55989-3.
  11. ^ Paulin Kola, The Search for Greater Albania, C. Hurst & Co. Publishers, 2003, pp. 16, ISBN =1-85065-596-0.
  12. ^ Iii William Miller, The Ottoman Empire and Its Successors, 1801 -1927, Hardcover Revised and Enl, Frank Cass Publishers, 9 settembre 1966, p. 529, ISBN 0-7146-1974-4.
    «On September 3, 1914, Prince William had ended his inglorious six months' reign with proclamation, informing his people that "he deemed it necessary to absent himself temporarily."»
  13. ^ Iii William Miller, The Ottoman Empire and Its Successors, 1801 -1927, Hardcover Revised and Enl, Frank Cass Publishers, 9 settembre 1966, p. 529, ISBN 0-7146-1974-4.
    «by handing over the government to ...the International Commission of Control, a body without cohesion and without funds, which soon dispersed»
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