Complesso monastico di San Mattia

Il Complesso monastico di San Mattia è una struttura conventuale della città di Battipaglia, in provincia di Salerno. Esso sorge nell'omonima frazione di San Mattia, situata a 4 km dalla cittadina.

Complesso monastico di San Mattia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàBattipaglia
Religionecattolica
TitolareSan Mattia
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzionetra il 1027 e il 1052

Storia modifica

Nel periodo compreso tra il 1027 e il 1052 il principe Guaimario IV fece edificare la cappella di San Mattia sulla riva sinistra del Tusciano[1], lungo il quale erano presenti al tempo numerosi mulini. In un documento del 1053 si dice che il diacono Consilio fu il primo a ricevere il compito, da parte dell'abate Mirando, di amministrare la proprietà; inoltre tale documento sancisce che in questa struttura venivano accolti tutti coloro che volevano abitarvi.[2] La cappella principesca ha certamente come scopo principale la cura spirituale della popolazione, ma è soprattutto un nucleo di controllo di beni del principe salernitano[3] in terre ricche, attraversate anche da un fitto reticolo viario.

Il complesso nacque come abbazia, successivamente diventò priorato e, infine, prepositura[4], ospitando monaci e contadini del luogo incaricati di coltivare le terre[1]. Nel 1089 la cappella e le sue pertinenze vengono concesse ai monaci della SS. Trinità di Cava dal duca normanno Ruggero, donazione attestata dalla bolla pontificia di Urbano II che nomina il monastero di San Mattia fra le dipendenze dell’abbazia cavense. Nei secoli successivi, moltissime sono le donazioni di terre e di uomini fatte al monastero di San Mattia, ma solo nel XIII secolo esso inizia a godere di una certa autonomia organizzativa attraverso i suoi priori, primo fra tutti Giacomo, che amplia di molto i beni del monastero[4].

Nello stesso periodo, Federico II di Svevia decide che la domus imperiale di Battipaglia sia difesa dagli abitanti dei casali di Castelluccio, di San Mattia, del ponte Tusciano, di Santa Cecilia, di Olevano sul Tusciano, di Montecorvino e di Acerno[4][5]. Fra il XIV e il XV secolo le rendite della chiesa di San Mattia vengono concesse in enfiteusi per due volte, mentre la cappella continua a rimanere nel patrimonio dell'Abbazia della SS. Trinità fino agli inizi del XIX secolo. Oggi è riconoscibile la pianta a tre navate e la decorazione ad affresco, riferibili all'XI secolo, all’interno dei resti in abbandono della struttura, frutto del rifacimento seicentesco[6].

Note modifica

  1. ^ a b Luigi Gambardella, Battipaglia: dal remoto mondo degli etruschi alle superbe affermazioni di moderno e dinamico comune democratico, Biblioteca E. De Amicis, 1968, p. 10. URL consultato il 12 maggio 2017.
  2. ^ G. Carlone, Documenti per la storia di Eboli, vol. 1, 1998, p. 25. URL consultato il 18 maggio 2017.
  3. ^ Alessandro Di Muro, Organizzazione territoriale e modi della produzione nell’alto Medioevo. Il caso del locus Tusciano, in Apollo, IX, 1993, pp. 60-107.
  4. ^ a b c Barbara Visentin, Fondazioni cavensi nell'Italia meridionale, Salerno, Laveglia editore, 2012, p. 30.
  5. ^ E. STHAMER, Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II. Und Kar I. von Anjou, Leipzig, 1914, p. 110.
  6. ^ Alessandro Di Muro e Barbara Visentin, Attraversando la piana: dinamiche insediative tra il Tusciano e il Sele dagli etruschi ai longobardi, 1994, pp. 81-84. URL consultato il 18 maggio 2017.

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