Contestazione
La contestazione è un termine entrato nel linguaggio comune alla fine degli anni sessanta che viene messo in relazione ad un fenomeno che ha preso le mosse sul finire degli anni sessanta, ricordati appunto come gli anni della contestazione. Il termine denota specificatamente l'azione del criticare determinate idee, istituzioni e norme, di farlo in modo aperto e visibile esternamente, e di passare ad azioni dirette conseguenti: rifiuto collettivo di obblighi, messa in atto di comportamenti proibiti per rifiuto di certe regole, occupazione illegale di spazi e altro.

Storicamente - e su un piano prettamente sociale e politico - la contestazione ha investito molte nazioni, inclusa l'Italia, in coincidenza con la nascita dei primi movimenti giovanili ed in linea con quanto accadeva contemporaneamente - anche se con motivazioni differenti - in paesi quali gli Stati Uniti (Guerra del Vietnam e battaglie per i diritti civili), la Francia, la Germania e i Paesi Bassi (rivendicazioni studentesche).
Contesto storicoModifica
La contestazione è un fenomeno strettamente connesso al Sessantotto. Con quest'ultimo termine si identifica, per l'omogeneità di alcuni contenuti e per il contemporaneo focalizzarsi di tutte le sue principali manifestazioni nell'arco di un anno, un insieme di rivolgimenti sociali e culturali, fondati su princìpi egualitari e libertari estremamente radicali (comunismo, anarchismo e altri), che toccò paesi con culture e realtà politiche molto diverse. Quei principi divennero il riferimento soprattutto di amplissimi settori studenteschi, che li portarono prepotentemente alla ribalta dell'opinione pubblica attraverso un esteso susseguirsi di manifestazioni di piazza nell'anno 1968.
A slogan contro la guerra del Vietnam e inneggianti ad alcune icone del pensiero rivoluzionario, come Mao Tse Tung, Ho Chi Minh, Lenin, Martin Luther King e Che Guevara, si accompagnava il disagio sociale di un'intera generazione, assai numerosa, che, per la prima volta nella storia, si preparava ad entrare in massa nel mondo del lavoro, senza voler subire la repressione delle generazioni che l'avevano preceduta; repressione espressa da leggi antiquate del tempo anteguerra (II Guerra Mondiale), che era ancora in auge.
I governi occidentali si trovarono impreparati a fronteggiare una situazione senza precedenti, e, per il breve periodo durante il quale la protesta studentesca si saldò con quella operaia, reagirono su due piani distinti: reprimendo con la forza i moti studenteschi e operai di piazza e riformando il sistema scolastico nella direzione richiesta dalle assemblee studentesche e cercando accordi con le organizzazioni sindacali, concedendo aumenti di stipendio, che si vanificarono, a causa di un'inflazione galoppante che i governi non controllarono.
In Italia il movimento del '68, in ambito scolastico, aprì agli studenti le biblioteche riservate dei professori, aumentò gli aiuti economici e le borse di studio per spese scolastiche alle famiglie con basso reddito, e affermò una novità, l'Assemblea d'Istituto, un'assemblea generale degli studenti di una scuola per discutere i propri problemi e decidere in merito. Nella maggior parte dei paesi il fenomeno ebbe breve durata e si sgonfiò nel corso del '68 o del '69.
In ItaliaModifica
OriginiModifica
In Italia il fenomeno nacque senza un preciso orientamento politico in concomitanza con il crescere del fenomeno dei beatnik, più che altro come forma di insofferenza giovanile verso le generazioni adulte accusate di essere portatrici di una mentalità chiusa e repressiva. Le contemporanee vicende politiche, tra le quali l'esperienza del governo Tambroni (che nel 1960 causò violenti moti popolari in diverse città italiane, fra cui Genova), resero progressivamente consapevole il movimento di essere, oltre che depositario di valori antichi (come l'antifascismo frutto della resistenza), portatore di valori altri e della possibilità di far sentire la propria voce per condurre rivendicazioni sociali.
Tali rivendicazioni tuttavia non furono espresse nel consueto circuito istituzionale e partitico ma direttamente nelle piazze. Lo stesso PCI, spesso critico con il movimento e comunque incapace di comprenderne appieno le motivazioni, fu oggetto e non soggetto della contestazione.
Per quanto uniti su alcuni specifici temi quali la pace e l'antifascismo, dal punto di vista organizzativo i giovani rimasero divisi in una miriade di gruppi e formazioni, quando non addirittura nuovi partiti, dai diversi orientamenti e a volte in conflitto tra di loro. Contemporaneamente, anche in reazione al forte impulso della sinistra extraparlamentare, si svilupparono anche alcuni gruppi di giovani di estrema destra. Il fenomeno però non si esaurì con la fine degli anni '60; ed anzi aumentò progressivamente di intensità negli anni successivi, raggiungendo livelli di scontro politico unici al mondo. Molte delle organizzazioni e delle persone attive nella "Contestazione" si ritroveranno nelle lotte politiche degli anni successivi, talvolta assai sanguinose.
Principali organizzazioni politicheModifica
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- Avanguardia comunista
- Avanguardia operaia
- Centro Karl Marx
- Comitati unitari di base (CUB)
- Fronte Nazionale Rivoluzionario
- Gruppi Comunisti Rivoluzionari - IV Internazionale
- Gruppo anarchico "Giuseppe Pinelli"
- Il manifesto
- Il potere operaio pisano
- Lega dei Comunisti
- Partito Comunista (Marxista-Leninista) Italiano (Servire il Popolo)
- Lega del popolo
- Lega nazionale degli studenti greci in Italia
- Lega comunista rivoluzionaria IV internazionale
- Lega Socialista Rivoluzionaria
- Lotta Continua
- Movimento Studentesco
- Potere Operaio
- Socialismo rivoluzionario
Esponenti di spiccoModifica
Nel mondoModifica
OrganizzazioniModifica
Esponenti di spiccoModifica
- Francia
- Germania Ovest
NoteModifica
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «contestazione»
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su contestazione
Collegamenti esterniModifica
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