Convenzione internazionale sui diritti civili e politici
La Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (meglio noto come Patto internazionale sui diritti civili e politici), è un trattato delle Nazioni Unite nato dall'esperienza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo del 1976. Le nazioni firmatarie sono tenute a rispettarla.
Convenzione internazionale sui diritti civili e politici | |
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Tipo | trattato multilaterale aperto |
Firma | 16 dicembre 1966 |
Luogo | New York |
Efficacia | 23 marzo 1976 |
Scadenza | nessuna |
Depositario | Segretario generale delle Nazioni Unite |
Lingue | arabo, cinese, inglese, francese, russo e spagnolo |
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La Convenzione internazionale sui diritti civili e politici veniva monitorata dalla Commissione per i Diritti Umani (oggi dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite) che esamina periodicamente relazioni inviate dagli Stati membri riguardanti la loro osservanza del trattato. I 18 membri del Comitato vengono eletti dagli Stati membri delle Nazioni unite, ma non rappresentano alcuno Stato. La Convenzione contiene due "protocolli facoltativi". Il primo protocollo facoltativo pone un regolamento per i reclami individuali in base al quale i singoli cittadini degli Stati membri possono sottoporre reclami, denominati comunicazioni, all'attenzione del Comitato per i Diritti Umani. Le decisioni del Comitato prese ai sensi del primo protocollo facoltativo hanno creato la più estesa e complessa giurisprudenza nel sistema ONU del diritti umani.
Il secondo protocollo facoltativo alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici abolisce la pena di morte. Tuttavia è data facoltà agli Stati firmatari di aggiungere una riserva riguardante l'uso della pena di morte per gravi reati di natura militare commessi in tempo di guerra.
OriginiModifica
La Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, così come la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali hanno origine dallo stesso processo che ha portato all'adozione della Dichiarazione Universale sui Diritti dell'Uomo, per ovviare alla mancanza di obbligazioni cogenti per gli Stati firmatari di quest'ultima. La Commissione per i Diritti Umani iniziò la stesura di un paio di convenzioni internazionali con l'intento di imporre ai Paesi firmatari l'obbligo di rispettare i principi a suo tempo convenuti[1].
A causa di disaccordi tra i Paesi membri riguardo a quali dei diritti (civili e politici oppure economici, sociali e culturali) dovesse venire data maggiore importanza nel testo, venne deciso di creare due convenzioni internazionali distinte e separate. Esse vennero presentate nel corso dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1954, e approvate nel 1966.
Contenuti della ConvenzioneModifica
La Convenzione definisce cinque categorie di diritti umani:
- La protezione dell'integrità fisica dell'individuo (contro la detenzione arbitraria, la tortura e l'uccisione).
- L'imparzialità del giudizio (osservanza della legge, diritti del detenuto, procedura giudiziaria, standard minimi di detenzione per i prigionieri, diritto alla difesa, diritto ad un giusto processo).
- La protezione contro le discriminazioni basate sul sesso, l'etnia o la religione, e quelle di altro genere.
- La libertà di pensiero, di religione, di coscienza, di parola, di associazione, di stampa e di riunione.
- Il diritto di partecipazione politica (cioè di fondare o aderire a partiti politici, di voto, di critica delle autorità di governo).
Effetti della Convenzione nei singoli StatiModifica
Allo stato attuale 168 Stati fanno parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, mentre altri 7 l'hanno firmata ma non hanno ancora proceduto alla ratifica.
Una lista delle dichiarazioni e delle riserve espresse all'atto della ratifica da parte di ciascuno degli Stati membri è disponibile in questo sito http://indicators.ohchr.org/
Stati non membriModifica
Anche se la maggioranza delle nazioni nel mondo ha aderito alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, vi sono tuttora nazioni che, per diversi motivi, non l'hanno firmata o notificata. I seguenti Stati non erano ancora membri della Convenzione nel luglio del 2007 (alcuni di essi l'hanno firmata):
- Antigua e Barbuda
- Arabia Saudita
- Bahamas
- Bhutan
- Birmania
- Brunei
- Cina[2]
- Città del Vaticano
- Comore
- Cuba[3]
- Emirati Arabi Uniti
- Figi
- Guinea-Bissau[4]
- Isole Marshall
- Isole Salomone
- Kiribati
- Laos[5]
- Malaysia
- Micronesia
- Nauru[6]
- Oman
- Pakistan
- Palau
- Papua Nuova Guinea
- Qatar
- Saint Kitts e Nevis
- Saint Lucia
- Samoa
- São Tomé e Príncipe[7]
- Singapore
- Tonga
- Vanuatu
NoteModifica
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Convenzione internazionale sui diritti civili e politici
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Convenzione internazionale sui diritti civili e politici / Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (altra versione), su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Testo integrale del Patto sui diritti civili e politici, su ohchr.org.
- Date di ratifica, accessione o successione degli Stati membri, con dichiarazioni o affermazioni espresse all'atto della ratifica, su unhchr.ch.
- I trattati sui Diritti Umani delle Nazioni Unite - Raccolta di documenti, su bayefsky.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 177809719 · GND (DE) 4202902-8 · J9U (EN, HE) 987007263042005171 |
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