Copti
I copti costituiscono un gruppo etnoreligioso[1] di fede cristiana originario dell'Egitto. Il cristianesimo era la religione predominante in Egitto durante la dominazione romana (tra il IV ed il VII secolo circa), fino alla sua conquista da parte degli arabi musulmani, e sino ad oggi è rimasta la fede di una considerevole minoranza della popolazione.
Copti | ||||||||||||||
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Luogo d'origine | Egitto | |||||||||||||
Popolazione | tra i 15 e i 20 milioni | |||||||||||||
Lingua | arabo egiziano, copto (lingua liturgica) | |||||||||||||
Religione | Chiesa ortodossa copta (maggioritaria), Chiesa cattolica copta e protestantesimo (minoritarie) | |||||||||||||
Distribuzione | ||||||||||||||
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I copti costituiscono la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, nonché la più grande minoranza religiosa del Paese, rappresentando circa il 15% della popolazione egiziana. La stragrande maggioranza dei copti aderisce alla Chiesa ortodossa copta[2], con il restante spartito tra la Chiesa cattolica copta (una chiesa cattolica orientale in piena comunione con la Chiesa di Roma) e varie confessioni protestanti minori.
EtimologiaModifica
Il termine "copto" deriva, tramite il greco còptos (κόπτος), dall'arabo al-qubṭ (قبط), una corruzione araba dei termini nativi kubti (in dialetto bohairico) e kuptaion (in dialetto sahidico), a loro volta derivati probabilmente dall'antico greco αἰγύπτιος (trasl. aigǘptios "egiziano")[3][4]. Lo stesso termine greco Áigüptos (Αἴγυπτος, "Egitto") è già attestato nel dialetto miceneo (forma arcaica del greco antico), in cui il termine a3-ku-pi-ti-jo ("egiziano") indicava un abitante dell'Egitto. La forma micenea derivava a sua volta da una corruzione dell'egizio Hut-ka-Ptah (ḥwt-k3-ptḥ, "Casa dello Spirito di Ptah"), dal vasto complesso monumentale della divinità sito nella città di Menfi, al secolo capitale del Basso Egitto, che gli antichi greci utilizzavano per riferirsi sineddocheticamente all'intera regione.
Nella propria lingua, i copti si riferivano a sé stessi con i termini rem en kēme (in dialetto sahidico), lem en kēmi (in dialetto fayumico) e rem en khēmi (in dialetto bohairico), tutti traducibili in "abitanti della kemet" (dall'antico egizio km.t; AFI: [kuːmat]), letteralmente "terra nera"[5], tra l'altro reso in greco antico come "Khēmía" (Χημία)[6], probabilmente in riferimento ai fertili terreni, dalla caratteristica pigmentazione scura del suolo, direttamente adiacenti alle sponde del Nilo, contrapposte dunque alle desertiche e semi-disabitate pianure del deshret (in egizio: dšṛt, "terra rossa"), costituenti invece la maggioranza della composizione geografica del Paese[7][8].
Il significato etimologico del termine era dunque genericamente riferito alle persone di origine egiziana, non solamente a quelle che professavano la religione copta. In seguito alla conversione di gran parte del popolo egiziano all'Islam, il termine copto iniziò ad essere associato agli egiziani cristiani che non si erano convertiti. Agli albori del XX secolo, alcuni nazionalisti ed intellettuali egiziani cominciarono ad usare il termine copto nella sua accezione storica, come ad esempio Markos Pascià Semeika, fondatore del Museo Copto, che asseriva che ogni egiziano, sia esso un musulmano oppure un cristiano, fosse da considerarsi un copto, poiché i seguaci di entrambe le fedi sarebbero discendenti degli antichi egizi.[9]
StoriaModifica
CulturaModifica
Lingua coptaModifica
La lingua copta è diretta discendente dell'antica lingua egizia, appartenente alle lingue afro-asiatiche, di cui, filogeneticamente, rappresenterebbe l'ultima fase di evoluzione; in seguito alla conquista araba e conseguente islamizzazione nel VII secolo, essa fu gradualmente sostituita dall'arabo, venendo dunque relegata all'esclusivo utilizzo in ambito liturgico. La lingua copta è tradizionalmente scritta per mezzo dell'alfabeto copto, derivato in parte dall'greco.
Si contano vari dialetti:
- dialetto bohairico,
- dialetto sahidico,
- dialetto fayumico,
- dialetto ossirinchita (o mesochemico, o ancora, ambiguamente, ma da non confondere con l'egizio classico, egiziano medio),
- dialetto akhmimico,
- dialetto licopolitano (o subakhmimico).
Solo il bohairico è ancora utilizzato e unicamente nel linguaggio della liturgia. Esso ha rimpiazzato, nell'uso liturgico, il sahidico nell'XI secolo. A partire da questa scelta è nata l'emergenza di un'identità copta. Da notare è che il termine saˤid deriva da una parola copta/egiziana la quale designa un fiore del deserto egiziano che fiorisce in qualche ora sotto l'effetto della pioggia passeggera e, in seguito, appassisce altrettanto rapidamente. Lo studio della grammatica copta si poggia su due orientamenti di studio linguistici, diacronico e sincronico, la cui scelta è terreno di dibattito tra linguisti. I due punti di vista partono entrambi dal principio che lo studio dei dialetti permette di risalire alla grammatica copta originale, focalizzandosi principalmente sul copto liturgico il quale sarebbe una normalizzazione più o meno arbitraria del copto antico. Questo tipo di orientamento teorico è stato utilizzato per lo studio di altre lingue:
- lo studio del sanscrito in cui la normalizzazione della grammatica risale all'epoca di Pāṇini
- lo studio dell'ebraico la cui normalizzazione prende il nome di Massora
- lo studio del latino normalizzato nel X secolo
- lo studio dell'arabo normalizzato dalla grammatica coranica
Questo primo orientamento teorico è detto linguistica sincronica: i dialetti sono inizialmente reperiti geograficamente e poi studiati in rapporto al contesto storico locale.
Il secondo orientamento teorico è la linguistica diacronica, ed è stato utilizzato da Champollion per decifrare i geroglifici. Essa consiste nello studiare la genealogia delle lingue, in particolare delle loro strutture grammaticali. In questo modo, le ricerche hanno permesso di stabilire delle costanti grammaticali tra testi geroglifici delle piramidi e le strutture grammaticali dei dialetti copti. La lista di tali costanti è divisibile in due gruppi:
- Le costanti che si ritrovano uniformemente in tutti i dialetti copti, chiamate pandialettali.
- Le costanti che si trovano solo in alcuni dialetti, ossia le costanti dialettali.
Letteratura coptaModifica
Arte coptaModifica
ReligioneModifica
Status giuridico e rapporti interconfessionaliModifica
I copti nella società egiziana contemporaneaModifica
Il termine copto qualifica nello stesso tempo una lingua, un popolo (che vive in Egitto), un culto e una Chiesa con una propria gerarchia. Oggi i copti appartengono a tre chiese principali: la maggioranza dei fedeli s'identifica con la Chiesa più antica: quella Ortodossa Tawahedo; gli altri fanno parte della più recente Chiesa cattolica copta e delle chiese protestanti. Il numero di copti in Egitto si suppone oscilli tra il 14% e il 16% (tra 10 e 12 milioni)[10]. La pubblicazione annuale della CIA World Factbook ("Libro dei Fatti") del 2006 stima che 7,6 milioni, ovvero il 10% degli egiziani, siano cristiani; i copti sarebbero il 9% della popolazione totale. In Egitto i copti sono stati oggetto di discriminazioni e molte autorevoli fonti egiziane hanno rilevato che il governo è stato spesso complice o, perlomeno, noncurante di certi “incidenti” avvenuti contro di essi[11].
In età contemporanea, il periodo migliore per la comunità copta iniziò nel 1882. Negli anni successivi, quella che era stata una comunità oppressa divenne la componente maggiormente in crescita della società egiziana. Negli ultimi decenni del XIX secolo i copti giunsero a possedere il 25% del totale della ricchezza del Paese; il 45% del personale del pubblico impiego era costituito da copti. Questo periodo terminò a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo: con la nazionalizzazione dell'economia e specialmente con la presidenza di Sadat (1970-1981) e Mubarak (1981-2001) si verificò un declino della partecipazione attiva dei copti nella società egiziana.[12]
Oggi la condizione della comunità copta in Egitto presenta molti nodi irrisolti. Secondo la Costituzione egiziana, la professione religiosa è libera, ma l'art. 2 pone la shariˤa (la legge islamica) tra le principali fonti giuridiche. L'art. 235 sancisce l'impegno del Parlamento ad «emanare una legge che regoli la costruzione ed il restauro delle chiese in modo da permettere il libero esercizio dei riti cristiani». In realtà il numero di chiese in Egitto (1.950 secondo il censimento del 2006) è fermo da molto tempo: risulta infatti molto difficile ottenere i permessi per costruire nuovi edifici di culto.
Solamente nel 2005 la normativa sul restauro è stata snellita: da allora spetta ai singoli governatori - e non più al Capo dello Stato - accordare l'autorizzazione per il restauro di una chiesa.[10]
Atti di violenza contro i coptiModifica
Episodi di marginalizzazione e di vessazione cui sono vittime i cristiani sono stati messi in luce da alcune organizzazioni per i diritti umani. Sono numerosi i casi di donne copte rapite e convertite per essere date in moglie a uomini musulmani. Nel 1976 il papa della Chiesa ortodossa copta, Senuzio III, denunciò la pratica, ignorata dalle autorità egiziane.
Un altro problema riguarda i gruppi radicali islamici. Alcune fonti sostengono che strati delle forze di sicurezza e degli apparati amministrativi abbiano in passato coperto tali formazioni, che si sono rese responsabili di numerosi attacchi armati ed episodi di violenza ai danni della popolazione cristiana, soprattutto nelle zone dell'Alto Egitto.
Nel 1981 un gruppo di fondamentalisti uccise 17 cristiani e ne ferì 112. I copti protestarono per l'accaduto. Ma il presidente Sadat represse la protesta e mise agli arresti Papa Senuzio III. Fu un caso di detenzione unico nei confronti di un primate di una chiesa cristiana nel Novecento, se si eccettuano i paesi comunisti[14]. Solo tra il 1994 e il 1999 sono stati censiti 591 attacchi contro i cristiani.[10]
Nel 2009 è stato pubblicato un Rapporto sul fenomeno del rapimento di ragazze copte da parte di uomini musulmani. Il documento s'intitola «La scomparsa, la conversione forzata e i matrimoni forzati delle donne cristiane copte in Egitto» ed è stato redatto da Michele Clark (docente di Tratta di esseri umani alla George Washington University) e Nadia Ghaly, avvocata copta.
Il primo gennaio del 2011 ad Alessandria d'Egitto si è fatto esplodere un integralista musulmano dinanzi alla Chiesa copta dei Santi, nel quartiere di Sidi Bishr, causando la morte di 23 fedeli copti e il ferimento di numerosi altri che partecipavano ad una tradizionale cerimonia religiosa per l'anno nuovo. Dall'esplosione è rimasta danneggiata anche una vicina moschea e otto musulmani sono rimasti feriti.[15] Le indagini successive tirarono in ballo i servizi segreti e il ministero degli interni, rei di aver organizzato l'attentato per fini politici.[16]
Il 26 maggio 2017 un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro un convoglio di bus di cristiani copti diretti al monastero di Amba Samuel, situato sulla rotta desertica a sud dell'Alto Egitto. L'assalto ha causato la morte di 35 fedeli tra cui molti bambini. Decine i feriti.[17]
NoteModifica
- ^ Mediterranean Affairs, I copti: un gruppo etno-religioso in via d’estinzione?, su Termometro Politico, 26 febbraio 2015. URL consultato il 23 agosto 2021.
- ^ Who are the Christians in the Middle East?, Betty Jane Bailey, 18 giugno 2009, ISBN 978-0-8028-1020-5.
- ^ Copti nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 23 agosto 2021.
- ^ L'Africa tardoantica e medievale. Arte copta in "Il Mondo dell'Archeologia", su treccani.it. URL consultato il 23 agosto 2021.
- ^ Antonio Loprieno, "Egyptian and Coptic Phonology", in Phonologies of Asia and Africa (including the Caucasus). Vol 1 of 2. Ed: Alan S Kaye. Winona Lake, Indiana: Eisenbrauns, 1997: p 449
- ^ "A Brief History of Alchemy". UNIVERSITY OF BRISTOL SCHOOL OF CHEMISTRY. Retrieved 21 August 2008
- ^ Rosalie, David (1997), Pyramid Builders of Ancient Egypt: A Modern Investigation of Pharaoh's Workforce. Routledge. p. 18.
- ^ Muḥammad Jamāl al-Dīn Mukhtār, Ancient Civilizations of Africa. Books.google.co.za. p. 43.
- ^ M. Hussein. el Ittigahat el Wataneyya fil Adab el Muʻaṣir, [National Trends in Modern Literature]. Vol. 2. Cairo, 1954.
- ^ a b c Camille Eid, Resta irrisolto il «nodo» delle nuove chiese (rassegna stampa)
- ^ Violenze religiose, in Un'antenna per ogni fede [collegamento interrotto], su peacereporter.net. URL consultato il 14 agosto 2008.
- ^ The Copts in Egypt at the end of the 20th century Archiviato il 29 aprile 2012 in Internet Archive.
- ^ Gv4,13-14, su laparola.net.
- ^ Andrea Riccardi, Il secolo del martirio, Mondadori, pag. 300.
- ^ Corriere della Sera, 2 gennaio 2011
- ^ http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_07/attentato-egitto-servizi-segreti-guido-olimpio_30d71bf0-32cd-11e0-804f-00144f486ba6.shtml,[collegamento interrotto][Corriere della Sera], 7 febbraio 2011
- ^ Egitto, spari contro convoglio di bus di cristiani copti: "35 morti", molti bambini, su repubblica.it, Repubblica.itit, 26 maggio 2017. URL consultato il 27 maggio 2017.
BibliografiaModifica
- Capuani, Massimo ed al. Christian Egypt: Coptic Art and Monuments Through Two Millennia (2002).
- Youssef Courbage, Phillipe Fargues. Christians and Jews Under Islam, 1997.
- Ibrahim, Vivian. The Copts of Egypt: The Challenges of Modernisation and Identity (I.B. Tauris, Palgrave Macmillan; 2011).
- Kamil, Jill. Coptic Egypt: History and a Guide. American University in Cairo Press, 1990.
- Meinardus, Otto Friedrich August. Two Thousand Years of Coptic Christianity (2010).
- Tadros, Samuel. Motherland Lost: The Egyptian and Coptic Quest for Modernity (2013).
- Thomas, Martyn, ed. (2006). Copts in Egypt: A Christian Minority Under Siege: Papers Presented at the First International Coptic Symposium, Zurich, September 23–25, 2004. Vandenhoeck & Ruprecht.
- Van Doorn-Harder, Nelly. "Finding a Platform: Studying the Copts in the 19th and 20th Centuries", International Journal of Middle East Studies (agosto 2010) 42#3, p. 479–482. Historiography.
- Wolfgang Kosack: Koptisches Handlexikon des Bohairischen. Koptisch - Deutsch - Arabisch. Verlag Christoph Brunner, Basel 2013, ISBN 978-3-9524018-9-7.
- Etiopia, un Cristianesimo africano, a cura di Paolo Borruso, introduzione di Andrea Riccardi, Leonardo International, Milano 2011
- Vittorio Ianari (ed.), I cristiani d'Egitto nella vita e negli scritti di Matta el Meskin, Morcelliana, Brescia, 2013
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su copti
Collegamenti esterniModifica
- (EN) CopticChurch.net.
- (EN) CopticWorld.org. URL consultato il 19 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2013).
- Sito ufficiale del Patriarcato copto ortodosso di Milano, su diocesicoptamilano.com.
- Copti nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it.
- Chiesa copta in Italia, Cesnur
- Sito ufficiale del Patriarcato copto ortodosso di Roma, su coptiortodossiroma.it.
- Sito ufficiale della Diocesi Copta Ortodossa di Milano, su diocesicoptamilano.it
- Impara la lingua Copta, di Bishoy Girgis su google Play
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85032431 · GND (DE) 4073723-8 · BNE (ES) XX550730 (data) · BNF (FR) cb119522060 (data) · J9U (EN, HE) 987007562748305171 |
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