Cosenza Calcio
Cosenza Calcio Calcio ![]() | ||||
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Bruzi, Lupi della Sila, Rossoblù, Silani, Magico | ||||
Segni distintivi | ||||
Uniformi di gara
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Colori sociali | ![]() | |||
Simboli | Lupo | |||
Inno | Magico Cosenza Mario Gualtieri | |||
Dati societari | ||||
Città | Cosenza | |||
Nazione | ![]() | |||
Confederazione | UEFA | |||
Federazione | ![]() | |||
Campionato | Serie B | |||
Fondazione | 1914 | |||
Rifondazione | 2003 | |||
Rifondazione | 2007 | |||
Rifondazione | 2011 | |||
Presidente | ![]() | |||
Allenatore | ![]() | |||
Stadio | San Vito-Gigi Marulla (24 209 posti) | |||
Sito web | www.ilcosenza.it | |||
Palmarès | ||||
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Titoli nazionali | 1 Scudetto di Serie D | |||
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro | |||
Trofei internazionali | 1 Coppa Anglo-Italiana | |||
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Il Cosenza Calcio, meglio noto come Cosenza, è una società calcistica italiana con sede nella città di Cosenza in Calabria. Milita in Serie B, la seconda serie del campionato italiano.
Il primo club cittadino venne fondato il 18 novembre 1912 (l'inizio dell'attività agonistica documentata risale al 23 febbraio 1914) e cominciò a partecipare al campionato italiano di calcio nel 1927.[1] Dal 1964 il Cosenza disputa le sue gare allo stadio San Vito-Gigi Marulla, impianto capace di ospitare 24.209 spettatori.
Il Cosenza vanta 25 partecipazioni al campionato di Serie B, categoria nella quale ha esordito nel 1946-1947 e nella quale ha colto il suo massimo risultato nel 1991-1992, piazzandosi al quinto posto in classifica a due punti dalla promozione nella massima serie, e nel campionato 1988-1989 con il sesto posto. Nella sua storia il club si è aggiudicato un titolo di IV Serie nel 1958, una Coppa Anglo-Italiana nel 1983, una Coppa Italia Lega Pro nel 2015, divenendo la prima squadra calabrese ad aver vinto un trofeo nazionale ed un Campionato nazionale Dante Berretti di Serie A-B nel 1992-93. È la seconda squadra dopo il Taranto ad avere disputato il maggior numero di campionati di Serie B (25) senza aver mai disputato la massima serie nazionale (sfiorata in più di un'occasione dal 1989 al 2002)
StoriaModifica
OriginiModifica
Il calcio a Cosenza fu introdotto nel 1908. Dalla fusione di varie squadre locali nacque, il 1º marzo 1912, la S.S. Cosentina che si è sciolta nello stesso anno. La prima vera incarnazione del Cosenza Calcio sorse il 18 novembre 1912 nella forma di una società polisportiva denominata Fortitudo, la quale aveva come colori sociali il bianco e il nero; l'attività della sezione calcistica della Fortitudo era limitata alle sole partite amichevoli e a qualche torneo regionale. Nel 1918 alcuni giovanissimi fondarono lo Sport Club Italia, ma nel 1920 ricomparve la Fortitudo, che nel medesimo anno vinse un triangolare tra squadre calabresi aggiudicandosi il titolo ufficioso di campione regionale.
Nel 1926, da dissapori tra i membri della Fortitudo, nacque il Cosenza Football Club con colori rossoblù in onore a Genoa e Bologna, protagonisti della lotta per lo scudetto l'anno prima. Il Cosenza FBC, migliore squadra della regione, comincia a mettersi in evidenza anche contro compagini delle regioni limitrofe, ma nel 1928 è costretto a trasformarsi, su direttiva politica del regime fascista, in Dopolavoro Sportivo Cosenza con maglia azzurra. Il DS Cosenza è primo nel Campionato di Terza Divisione 1927-1928, ma la mancata organizzazione al sud, da parte della FIGC, del campionato di Seconda Divisione del 1928-1929, ne impedisce la promozione. Intanto, nei primi mesi del 1929, le forze sportive cosentine, che non sopportano la sottomissione dello sport alla politica, fondano il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblù.
Si hanno così due squadre a Cosenza ed entrambe partecipano al campionato di Terza Divisione 1928-1929 che si disputa nell'estate del 1929: prevale, a parità di punti, la squadra che rappresenta il regime che, nel frattempo, il 6 giugno 1929, viene trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza. La ASF Cosenza ottiene il diritto alla promozione in Seconda Divisione, ma resta in vita solo tre mesi; infatti l'ambiente sportivo cittadino, consapevole dei suoi limiti, in vista del nuovo impegnativo campionato, riesce a trovare un punto d'accordo e la ASF confluisce nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblù.
Anni trenta e quarantaModifica
Dalla stagione 1929-1930, con la novità della Serie A e Serie B a girone unico e della Prima e Seconda Divisione a carattere interregionale, il Cosenza Sport Club comincia a disputare i campionati nazionali, ottenendo il settimo posto che consente loro la promozione nella Prima Divisione meridionale allargata a due gironi. Prima dell'esordio in campionato la politica, in cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, impone l'utilizzo del colore azzurro Savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non porta fortuna, visto che dopo dieci giornate la squadra è fanalino di coda con quattro punti, ma una vittoria in maglia rossoblù contro la capolista Salernitana risolleva i calabresi, che centreranno una salvezza insperata. Nel 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo Città di Cosenza, che, dopo vari anni, assunse il nome di stadio Emilio Morrone, un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.
Dalla stagione 1937-1938, con l'avvento del tecnico ungherese Otto Krappan, furono reclutati nuovi giovani talenti cosentini. Krappan si dimise nel dicembre 1938 per seri motivi familiari e fu rimpiazzato da un altro ungherese, Giovanni Vanicsek, proveniente dal Verona. Alla fine della stagione 1938-1939 il portiere cosentino Luciano Gisberti verrà ceduto alla Liguria, squadra genovese di Serie A: sarà il primo cosentino a militare in massima serie. Nel 1939-1940 trovarono spazio in squadra Massimo Mari e altri ragazzi scoperti in città da Krappan, tra cui Pasquale Lorenzon e il sedicenne Raffaele Bruno. Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini, terzino di fama nazionale con alle spalle brillanti campionati nelle file della Fiorentina, Genoa e Modena. Nel 1940-1941 il riconfermato allenatore Hansel centra la salvezza senza problemi, mentre nel 1942-1943 coglie il terzo posto, completando il girone di ritorno senza sconfitte.
Dopo la sospensione causata dallo scoppio della seconda guerra mondiale, la ripresa dell'attività agonistica a Cosenza sarà particolarmente laboriosa. Il periodo post bellico, infatti, è caratterizzato dall'indisponibilità dello stadio cosentino Città di Cosenza, del tutto occupato dalle baracche costruite nel corso del tempo per ospitare gli sfollati e i senza tetto del secondo conflitto. Solo dopo mille traversie i dirigenti riusciranno a far riprendere l'attività sportiva sul Campo militare di Via Roma. Lo stadio Città di Cosenza, invece, tornerà alla sua originaria destinazione solo dopo alcuni anni. La società assunse nel frattempo la denominazione di Associazione Sportiva Cosenza con allenatore/giocatore Vignolini. Alla ripresa dell'attività agonistica una parte dei cosentini decisero di lasciare il club.
La squadra così ridisegnata da Vignolini si attestò stabilmente nei quartieri alti della classifica, venendo promossa per la prima volta in Serie B grazie al secondo posto dietro il Leone Palermo. In quella particolare fase storica è il dirigente Carlo Leonetti che riesce a convincere l'italo-argentino Attilio Demaria (ex campione del mondo nel 1934 con la nazionale italiana allenata da Vittorio Pozzo) ad accettare il ruolo di allenatore-giocatore della formazione silana, impegnata per la prima volta nel campionato cadetto. Demaria è reduce dai campionati giocati nell'Internazionale (Ambrosiana Inter), dove ha per anni fatto coppia con Peppino Meazza. Il suo ingaggio di fatto rappresentò il vero "colpo" del Cosenza neo-promosso in serie B. Sotto le direttive di Demaria venne allestita una squadra valida e competitiva per il traguardo della salvezza, in cui erano solo quattro i reduci dell'annata precedente, ma nel girone d'andata la compagine calabrese incontrò varie difficoltà, per poi risollevarsi nel girone di ritorno e conseguire il traguardo prefissato, in virtù dell'undicesimo posto in graduatoria. Il bilancio fortemente positivo della prima stagione in Serie B trovò conferma nella crescita di una squadra giovanile, i Boys Demaria, ammessi alle finali nazionali di categoria.
Nel secondo campionato di Serie B, nel 1947-1948, la società provvide a confermare in blocco sia l'allenatore (Demaria) sia i giocatori della prima stagione (con l'eccezione del portiere Caruso, sostituito da Mari), combinandoli con nuovi innesti, ma la squadra, malgrado il decimo posto, non si assicurò la permanenza nella serie cadetta (garantita invece alle prime sette squadre in classifica, stante la riforma del campionato). Nel 1948-1949 il Cosenza di Guido Corbelli e poi dell'ungherese Kutic, che schierava Lino Begnini (con trascorsi in Serie A), si classificò al quinto posto, mentre l'anno dopo, sotto la guida di Vittorio Mosele, la squadra registrò dodici partite utili e si aggiudicò il titolo di campione d'inverno della Serie C girone D, per poi chiudere al primo posto a pari punti con il Messina. Nello spareggio disputato a Salerno il risultato, dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Al termine dell'incontro il portiere rossoblù Gisberti denunciò anche un tentativo di corruzione attuato dal presidente del Messina. Nella ripetizione dello spareggio, giocato a Como, i biancoscudati del Messina si affermarono per 6-1, guadagnando così la cadetteria.
Anni cinquanta e sessantaModifica
Cominciò, così, una lunga via crucis alla ricerca della cadetteria. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente da Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una messa di reti, ma il campionato non si vinse e l'anno successivo, per la riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in quarta serie. Si ricorda una amichevole Cosenza-Inter del 22 dicembre 1954 terminata con la vittoria dei milanesi per 2 a 1. Seguirono anni bui durante i quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kutik, Lamberti, Andreis, Piacentini, ma i successi stentarono ad arrivare. Frattanto alla presidenza silana tornò alla ribalta il compianto Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio rossoblù negli anni trenta. Nella stagione 1957-1958 il Cosenza, guidata dal bomber Mario Uxa (capocannoniere del campionato per 5 stagioni consecutive), ottenne la vittoria del girone dell'Interregionale Prima Categoria e conquistò il titolo di Campione d'Italia, ex aequo col Mantova e lo Spezia. Nella stagione successiva (1958-1959) il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro terminando al secondo posto e stessa sorte fu riservata nel campionato 1959-1960 quando dopo un lungo dominio in vetta alla classifica, i rossoblù si arresero nelle ultime partite al Foggia e persero nuovamente la Serie B.
Dopo la scomparsa del presidente Perugini, Lecce tornò al vertice della società. La squadra, affidata a di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, e tenne un passo ammirevole, cui tenne testa solo il Trapani, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-1961 il Cosenza fu promosso in Serie B. L'annata in cadetteria fu complicata: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara contro il Modena, con conseguente pesante squalifica del campo, che era il vecchio Emilio Morrone. A Zsengeller subentrò Paolo Todeschini e giunse una sofferta salvezza. Nella stagione successiva (1962-1963), la squadra fu puntellata, ma riuscì a evitare la retrocessione solo perché il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-1964 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-1965 il club, intanto divenuto Associazione Sportiva Cosenza, giocò nel nuovo stadio San Vito, inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata 2-1 con reti di Ciabattari e Campanini. Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, per opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva davanti a 20 000 spettatori rossoblù,[2] e ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.
Anni settanta e ottantaModifica
Seguirono alcune stagioni nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria. Il Cosenza ripartì da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblù, mentre presidente era Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave: il fallimento era alle porte e l'amara retrocessione in Serie D della stagione 1973-1974 parve segnare l'epilogo della storia del sodalizio cosentino. Il campionato 1974-1975 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti era precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori seppero trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con il pregevole record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaragliò la concorrenza vincendo facilmente il campionato con sette punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea. Il ritorno in Serie C non fu, tuttavia, fortunato. Gli umori della folla non erano più gli stessi e le continue disillusioni generarono l'ennesimo episodio deprecabile: il 27 marzo 1977, in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, l'arbitro Sancini di Bologna e i suoi collaboratori furono linciati e i tifosi rossoblù, a causa della squalifica che ne conseguì, furono costretti a peregrinare lontani dal San Vito per un anno e mezzo.
Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-1979 vide il Cosenza in Serie C2. La presidenza fu assunta da Osvaldo Siciliano, che aveva propositi di rilancio, ma il campionato fu vinto dai "cugini" del Rende.
Nel campionato 1979-1980, Nedo Sonetti riportò il Cosenza in Serie C1 lanciando Perrotta e la solida coppia di difensori centrali Rocco-Reggiani. L'anno dopo il club subì la retrocessione sotto la guida di Pietro Fontana, cui fece seguito la promozione firmata da Renzo Aldi, ma la stagione 1981-1982 fu anno di grandi cambiamenti: dopo 37 anni di attività, con tanti successi e qualche delusione, l'A.S. Cosenza fu messa in liquidazione e al suo posto prese vita il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. con presidente Vincenzo Morelli. Fu il risultato di un forte connubio tra imprenditori della città e l'amministrazione comunale tramite l'assessore Mario Romano e il sindaco Rugiero[3].
Sulla panchina del Cosenza si susseguirono Mujesan, De Petrillo, Ghio e Montefusco. In questi anni si affacciò in prima squadra Luigi Marulla, che diverrà il più rappresentativo calciatore della storia del Cosenza, primatista di presenze e reti di tutti i tempi. Vestiroono la maglia rossoblù calciatori dal passato glorioso e giovani promesse, tra cui Longobucco, Morra, Tivelli e Marino. L'esonero di Francesco Liguori, durante la stagione 1986-1987, determinò l'arrivo a Cosenza di Gianni Di Marzio, che legò il proprio nome alla storia del club silano.
Dopo aver conseguito il piazzamento utile per la disputa della Coppa Italia Professionisti (1986-1987), Di Marzio fu l'artefice, nel 1987-1988, della promozione in Serie B attesa per ben 24 anni, beneficiando di calciatori quali Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, Galeazzi, Bergamini, De Rosa, Lucchetti, Urban, Padovano, oltre a Fantini, Montrone, Maniero, Del Nero, mentre il timone della presidenza era nelle mani dell'avvocato Giuseppe Carratelli.
Dopo la risalita in Serie B, Di Marzio abbandonò la panchina rossoblù e fu sostituito da Bruno Giorgi. La squadra ottenne numerose vittorie in trasferta, ma due episodi negativi costarono carissimo: il derby col Catanzaro al San Vito (0-0) in cui l'arbitro Pierluigi Pairetto annullò un gol regolare all'ex di turno Vittorio Cozzella a due minuti dal termine,[4] gara a cui seguirono incidenti tra le forze dell'ordine di una parte dei 20 000 tifosi presenti al San Vito[4], e il palo colpito da Lombardo nello scontro diretto con l'Udinese di Marco Branca e Odoacre Chierico, che costò la promozione in Serie A[4]. Tra i protagonisti di quel campionato si ricordano Michele Padovano, Maurizio Lucchetti, Luigi De Rosa e Alberto Urban. Alla fine di quella stagione il Cosenza risultò la squadra con il maggior numero di vittorie, diciassette. Concluse al sesto posto in graduatoria con 44 punti, a un punto dal terzo e dietro la Reggina e la Cremonese, anch'esse a 44 punti ma con la classifica avulsa favorevole nei confronti dei silani. L'introduzione, avvenuta proprio quell'anno, della discriminante degli scontri diretti al posto della differenza reti impedì pertanto ai rossoblù di disputare gli spareggi per la Serie A[5]. Il 1989 fu l'anno anche della misteriosa morte dell'ex calciatore del Cosenza Donato Bergamini, a cui oggi è intitolata la curva sud dello stadio San Vito.
Anni novantaModifica
Dopo una salvezza tribolata nel campionato 1989-1990 per opera di Di Marzio, subentrato in corsa a Luigi Simoni, il campionato 1990-1991 fu quello del vibrante spareggio salvezza del 26 giugno a Pescara firmato da Edoardo Reja, approdato sulla panchina silana a campionato in corso dopo l'esonero di Gianni Di Marzio. La quarta retrocessa in C1 fu decisa dopo una grande bagarre in coda: ben nove furono le squadre comprese in due punti e addirittura cinque a trentasei punti. Il Cosenza e la rivale storica Salernitana furono costrette allo spareggio, mentre le altre tre squadre si salvarono in virtù della classifica avulsa. La partita tra campani e calabresi venne disputata in un clima rovente in campo e sugli spalti allo stadio Adriatico di Pescara e fu decisa dal gol di Marulla, che spezzò l'equilibrio con un tiro di sinistro al sesto minuto del primo tempo supplementare suscitando la gioia di circa 7 000 sostenitori al seguito[5][6].
Dopo lo spareggio di Pescara nel campionato 1991-92 viene confermata l'ossatura della squadra e arrivano solo tre titolari: il centrocampista Coppola dal Cagliari, Signorelli dal Barletta, il portiere Graziani dalla Juventus e in un secondo momento, su richiesta del confermato Reja, il portiere Giacomo Zunico, reduce dalla Serie A a Lecce, l'ex milanista Walter Bianchi e il libero del Bari Angelo Deruggiero[5]. Dopo un grande campionato, il Cosenza arrivò all'ultima giornata (14 giugno 1992) a Lecce appaiato a 42 punti all'Udinese al quarto posto in classifica per giocarsi la Serie A. I tifosi del Cosenza diedero vita a un grande esodo: furono oltre 15 000[5] i tifosi rossoblù che con ogni mezzo raggiunsero e colorarono lo stadio Via del mare del capoluogo salentino per spingere la squadra verso una storica promozione, ma l'incontro si risolse in favore dei giallorossi, che ottennero la certezza della salvezza gettando nello sconforto giocatori e sostenitori cosentini: l'Udinese, che vinse nello stesso giorno sul campo della già promossa Ancona, scavalcò infatt di due punti i rossoblù, che terminarono al quinto posto.
Il 1º ottobre 1992 Cosenza sportiva ripiombò nel lutto per la morte del centrocampista Massimiliano Catena, che perse la vita a 23 anni in un incidente stradale[5], quattro giorni dopo aver realizzato il suo ultimo gol con la maglia del Cosenza. Oggi la curva nord dello stadio San Vito porta il suo nome.
Dopo la partenza di Reja, Biagioni e Compagno, la guida tecnica passò a Fausto Silipo, che chiuse il campionato 1992-93 al settimo posto, a soli cinque punti dalla zona promozione, e quello seguente al decimo posto, con protagonista Pietro Maiellaro[5][7]. Quel campionato segnò l'esordio con 11 presenze e il primo gol in rossoblù (in Cosenza- Brescia 2-0) del centrocampista cosentino Stefano Fiore, prodotto del vivaio rossoblù, che spiccò il volo verso i vertici del calcio italiano e della nazionale[5]. Nel 1994-1995 il Cosenza di Alberto Zaccheroni, nonostante la penalizzazione di nove punti in classifica, riuscì a salvarsi con largo anticipo, arrivando a toccare le soglie della promozione in Serie A a fine marzo[8][9] sospinto dalla vena realizzativa di Marco Negri, autore di ben 19 reti.[5] Nel campionato di 1995-1996 approdò sulla panchina silana l'allenatore Bortolo Mutti, che disputò una buona stagione senza patemi, conducendo i suoi all'undicesimo posto finale, con un organico che aveva in Cristiano Lucarelli e Tomaso Tatti le sue punte di diamante. Più complicata fu la stagione 1996-1997: il Cosenza di Gianni De Biasi, esonerato dopo 15 giornate con la squadra fuori dalla zona retrocessione per far spazio a Franco Scoglio, a sua volta esonerato dopo altre 12 giornate (con la squadra all'ultimo posto) e sostituito con il rientrante De Biasi. La squadra retrocesse in Serie C1 negli ultimi minuti di gioco dell'ultima giornata di campionato. Alla fine della stagione lasciarono il Cosenza due bandiere rossoblù: Luigi Marulla e Luigi De Rosa.
La retrocessione fu prontamente riscattata dall'immediata promozione nella stagione successiva (1997-1998) sotto la guida di Giuliano Sonzogni, dopo una lunga cavalcata che vide il Cosenza sempre in testa al campionato dalla prima giornata. Seguì una salvezza sofferta, giunta all'ultima giornata del campionato cadetto 1998-1999[5], malgrado un inizio di Serie B di tutt'altro tenore e le ottime prestazioni in Coppa Italia, dove i silani uscirono ai sedicesimi di finale con i futuri vice-campioni d'Italia della Lazio. Durante il campionato all'esonerato Sonzogni successe Walter De Vecchi, ma Sonzogni fu richiamato e riuscì a salvare i suoi nel finale del torneo.
Gli anni duemilaModifica
Il Cosenza disputa altri quattro campionati di serie B con alterne fortune in cui si sono avvicendati con la casacca rossoblù numerosi allenatori e calciatori importanti per la categoria. Bortolo Mutti ritorna a guidare i Lupi nelle stagioni 1999-2000 (salvezza) e nel 2000-2001 anno del Cosenza primo in classifica per nove settimane e mezzo, lanciato verso la Serie A, sfumata nella parte finale del girone di ritorno nello scontro diretto di Verona contro il Chievo di Delneri, con i lupi che a 12 minuti dal termine vincevano 1-0 (gol di Adriano Fiore) ma poi subirono la rimonta e il sorpasso dei veneti che conquistarono la Serie A.
A seguire un pirotecnico 4-4 al San Vito contro la Sampdoria. In questi due anni comunque positivi arrivarono a Cosenza giocatori come Lentini, Strada, Zampagna, Altomare, Giandebiaggi, Savoldi, Silvestri, Maldonado e altri ancora. Gli ultimi due anni di cadetteria dei Lupi vedono alternarsi sulla panchina Gigi De Rosa, ex calciatore rossoblù anni ottanta e novanta, Emiliano Mondonico, Sala e Salvioni. La stagione 2001-2002, caratterizzata anche dai derby con la Reggina e il Crotone, si conclude con una salvezza conquistata a Empoli nell'ultima giornata di campionato; segue l'anno nero del calcio cosentino (2003) con la cancellazione a fine torneo da tutti i campionati professionistici dopo quasi 90 anni di storia.
A seguito della radiazione del club dal panorama calcistico italiano, l'allora Sindaco di Cosenza Eva Catizone, diede vita a un progetto di rinascita del calcio rossoblù, assieme all'Assessore allo sport Vincenzo Gallo. Tutta la città si strinse attorno all'iniziativa e, così, il 5 agosto 2003 venne fondato il Cosenza Football Club S.r.l., successivamente ammesso in Serie D a seguito dell'acquisizione del titolo del Castrovillari.
La nuova società si presenta come erede dello storico Cosenza Calcio 1914, resistono le maglie rossoblù, sul nuovo logo societario trovano posto il Lupo della Sila e i sette colli di Cosenza (stilizzati). Presidente, nel ruolo di traghettatore, è lo stesso Sindaco Eva Catizone affiancata dai vicepresidenti Francesco Sesso e Maria Carusi, consiglieri Dino Grazioso e Massimo Valentini. Il primo Sindaco donna nella storia della città si lancia in un'avventura insidiosa nell'attesa che imprenditori della città rilevino la società. Benché già dalla prima partita di campionato (Cosenza-Rossanese), giocata nello storico stadio San Vito, furono ben dodicimila gli spettatori che affollarono le gradinate, e nonostante fosse stato assemblato un buon gruppo di giocatori, tra i quali spiccava la figura di Gigi Lentini, fu un anno difficile con Gregorio Mauro in panchina sostituito da Mario Russo, dai fratelli Sanderra e infine con la bandiera rossoblù Luigi Marulla. La squadra terminò il campionato in settima posizione.
Intanto, Nell'estate del 2004, il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fu riammesso in Serie D dopo una sequela di ricorsi alla giustizia ordinaria. Per la prima volta, quindi, la città di Cosenza avrebbe avuto due squadre cittadine nello stesso campionato, situazione che divise la tifoseria creando malumori e dissidi tra le due società. Inoltre il Cosenza F.C. e il Cosenza Calcio 1914 disputarono entrambe un campionato anonimo, chiudendo rispettivamente in ottava e nona posizione. Passarono per il San Vito numerosi giocatori e molti allenatori, Giuseppe Sannino, Giacomo Modica e infine Antonio Aloi per il Cosenza F.C. e le bandiere Luigi De Rosa e Marulla per il Cosenza Calcio 1914. Il punto più basso della storia del calcio cosentino si ebbe durante l'inedito derby, in cui la tifoseria tornò compatta allo Stadio per contestare lo svolgimento di un'umiliante stracittadina, interrompendo la partita con un'invasione. Tuttavia, tale imbarazzante situazione di "convivenza" durò appena un anno.
Il Cosenza Calcio 1914, infatti, fallì definitivamente nel 2005 e il Cosenza F.C., assurto al ruolo di prima e unica squadra cittadina, cambiò denominazione in Associazione Sportiva Cosenza Calcio. Tuttavia il club mancò la promozione ai play-off per mano della Vibonese nel 2005-2006, con in panchina Giacomo Zunico che aveva sostituito precedentemente Luigi Marulla, e del Siracusa nel 2006-2007, con in panchina Pino Rigoli subentrato allo stesso Giacomo Zunico. Quest'ultima stagione fu una vera e propria agonia, segnata da problemi economici che asfissiarono la società, la quale nel luglio del 2007 annunciò di rinunciare all'iscrizione. Pertanto, anche l'A.S. Cosenza Calcio si avviò al fallimento e sparì dal panorama calcistico nazionale.
Nella stagione 2007-2008 la società Rende F.C. cambiò la propria denominazione sociale in Fortitudo Cosenza s.r.l. e si iscrisse al campionato di serie D.
Con un organico composto da alcune vecchie glorie del Cosenza Calcio 1914, Aniello Parisi e Luca Altomare, dal bomber Vincenzo Cosa, dall'esperto attaccante Alessandro Ambrosi, dal portiere Stefano Ambrosi e da un gruppo di cosiddetti “under” come Alessandro Bernardi, Domenico Danti e Francesco De Rose, la stagione fu trionfale. In testa alla classifica per gran parte del campionato, la Fortitudo Cosenza ottenne ampio spazio sui media nazionali che misero in risalto le gesta della squadra guidata da Mimmo Toscano, tecnico esordiente, e i risultati maturati sul campo. Ottenne la matematica promozione nello scontro diretto, alla penultima giornata, contro il Bacoli Sibilla, di fronte a 18.000 spettatori. Il 30 maggio 2008 la Fortitudo Cosenza acquistò il marchio del vecchio Cosenza Calcio 1914[senza fonte] e assunse, conseguentemente, la medesima denominazione.
La stagione 2008-2009 vide un'altra cavalcata vincente. Potenziata la squadra con elementi del calibro di Enrico Polani, Raffaele Battisti e Francesco Mortelliti, il Cosenza Calcio 1914 vinse il girone C della Lega Pro Seconda Divisione, sbaragliando la concorrenza di Gela e Catanzaro. La aritmetica promozione fu conquistata nella partita contro il Calcio Melfi terminata sul punteggio di 1-1, con rete di Enrico Polani, davanti a circa 16.000 spettatori. Questa fu la seconda promozione consecutiva, un record per la città di Cosenza.
Nel campionato di Lega Pro Prima Divisione, stagione 2009-2010, la rosa Cosenza Calcio 1914 fu rafforzata con gli acquisti dell'azzurro Stefano Fiore e dell'esperto attaccante Raffaele Biancolino. La stagione si rivelò, però, altalenante: l'allenatore Domenico Toscano venne esonerato a sei giornate dal termine del campionato. Al suo posto fu chiamato Ezio Glerean che non riuscì nell'obiettivo di portare la squadra nella zona playoff posizionandosi solo al dodicesimo posto in classifica.
La stagione 2010-2011 (Lega Pro Prima Divisione) a causa di grossi problemi societari, che portarono una penalizzazione di 6 punti in classifica per inadempienze economiche, fu un'agonia. Vennero cambiati ben quattro tecnici (Domenico Toscano, Paolo Stringara, Mario Somma e Luigi De Rosa) ma la squadra non riuscì a evitare i play-out che perse contro il Viareggio, retrocedendo in Lega Pro Seconda Divisione.
La società, a causa dei gravi problemi economici, non venne iscritta al campionato di Lega Pro Seconda Divisione e si avviò verso il fallimento, dichiarato in data 11 settembre 2013 con la radiazione dalla FIGC per fallimento[10].
Gli anni duemiladieciModifica
Nell'estate del 2011 fu costituita una nuova società: la Nuova Cosenza Calcio S.r.l., presieduta da Eugenio Guarascio. La società si presentò al pubblico con un nuovo logo, un autentico segno di rottura rispetto alla travagliata storia recente del Cosenza Calcio[11].
Iscritta al campionato di Serie D per la stagione 2011-2012 la Nuova Cosenza Calcio affidata all'allenatore Vincenzo Patania (sostituito nel corso del campionato da Tommaso Napoli) si piazzò seconda nel girone I, qualificandosi per la fase play-off. Il 10 giugno 2012 vinse la finale nazionale dei play-off di Serie D contro il SanDonàJesolo sul campo neutro di Arezzo (risultato finale 3-2). Tuttavia non fu ripescato in Lega Pro Seconda Divisione a causa del blocco dei ripescaggi.
Nella stagione 2012-2013 la Nuova Cosenza Calcio, con alla guida Gianluca Gagliardi, tecnico esordiente, ottenne nuovamente il secondo posto nel girone I della Serie D, qualificandosi per la fase play-off. Vinse i play-off intergirone battendo allo stadio San Vito prima la Vibonese (1-0) e poi la Gelbison (3-0). Agli ottavi di finale della fase nazionale dei play-off la Nuova Cosenza Calcio si arrese alla Casertana ai tiri di rigore (2-5 – tempi regolamentari 1-1).
Il 5 agosto 2013, grazie al buon piazzamento nella graduatoria dei ripescaggi in quanto vincitrice dei play-off del girone I, il Cosenza ritornò nel campionato professionistico di Lega Pro, dopo due stagioni.
La stagione 2013-2014 iniziò con la presentazione del nuovo logo societario per festeggiare l'anno del centenario nel girone B della Lega Pro Seconda Divisione. Dopo un campionato che vide il club alternarsi con il Teramo in testa alla classifica e raggiungere per primo il traguardo dell'ammissione nella Lega Pro unica, nelle ultime quattro giornate di campionato collezionò ben tre sconfitte di fila, vedendo sfumare la prima posizione a favore del Messina e attestandosi al quarto posto, ultima posizione utile per partecipare alla successiva Coppa Italia.
Nella stagione 2014-2015, dopo un avvio sottotono, culminato con l'esonero del tecnico Roberto Cappellacci, la formazione silana ritrovò continuità e risultati col nuovo mister Giorgio Roselli. Il Cosenza recuperò posizioni e raggiunse la salvezza con quattro giornate d'anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 22 aprile 2015 si aggiudicò la prima Coppa Italia Lega Pro della sua storia, superando il Como sia nella finale di andata (1-4) sia in quella di ritorno (1-0) al San Vito, davanti a circa diecimila spettatori in festa. La vittoria rappresenta un primato sia per il club sia per la Calabria, in quanto primo trofeo nazionale a comparire nella bacheca di un club calabrese.
Nella stagione 2015-2016 il Cosenza disputò un ottimo campionato, veleggiando sempre nelle prime posizioni della classifica. I play-off, però, sfumarono nelle ultime giornate: la squadra chiuse al quinto posto, con 60 punti, ad appena tre lunghezze dalla zona spareggi per la Serie B.
Nella stagione 2016-2017 il Cosenza disputò un campionato di alti e bassi. Iniziato con una vittoria per 0-3 allo Stadio Nicola Ceravolo contro il Catanzaro, il cammino proseguì con diversi pareggi e sconfitte consecutive, che portarono all'esonero del tecnico Roselli alla fine di dicembre 2016. Sulla panchina del Cosenza fu promosso l'allenatore in seconda, Stefano De Angelis. La stagione continuò in modo altalenante e si concluse con la qualificazione della squadra silana ai play-off per la promozione in Serie B. Qui, dopo aver superato Paganese e Matera, il Cosenza si arrese nel doppio confronto contro il Pordenone, ai quarti di finale. Decisivo fu il gol subito al 97º minuto di gioco della gara di andata in terra friulana, chiusa sull'1-0, punteggio che non fu poi ribaltato al San Vito-Marulla di Cosenza. Davanti a circa 12.000 spettatori, infatti, i rossoblù non andarono oltre lo 0-0, uscendo di scena.
Nella stagione seguente la squadra è affidata a Gaetano Fontana, che inizia il campionato di Serie C con soli due punti ottenuti in cinque giornate. Gli subentra, alla fine di settembre 2017, Piero Braglia. Sotto la gestione del tecnico toscano la squadra silana scala via via varie posizioni in classifica, sino a chiudere al quinto posto, valido per l'accesso ai play-off, ed è autrice di un ottimo percorso in Coppa Italia Serie C, dove si ferma in semifinale. Ai play-off il Cosenza supera dapprima Sicula Leonzio e Casertana, poi compagini che nei rispettivi gironi si erano piazzate meglio del Cosenza: Trapani, Sambenedettese (11 000 spettatori nella partita di andata in casa) ai quarti di finale e Südtirol in semifinale (20.000 spettatori nella partita di ritorno in casa). Approda così alla finale per la promozione in Serie B. Allo Stadio Adriatico di Pescara, spinto da 11 000 tifosi cosentini giunti in Abruzzo, la squadra silana sconfigge per 3-1 il Siena, ritornando così nella serie cadetta dopo 15 anni. Si tratta di un’impresa storica: ben 9 infatti le partite disputate in questi play off tra l'11 maggio, data di esordio contro la Sicula Leonzio, e il 16 giugno, giorno della finale contro il Siena a Pescara. Il Cosenza concluderà i play-off con 7 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta.[12]
Nella stagione 2018-2019, quella del ritorno in Serie B dopo tanti anni di assenza, il Cosenza ottiene appena 8 punti dopo le prime 12 giornate, ma, rinforzata significativamente nel mercato di gennaio, è autrice di un'ottima seconda parte di stagione, arrivando a sfiorare persino i play-off per la promozione in A, che a fine campionato disteranno appena 4 punti. Il Cosenza chiude quindi al decimo posto da neopromossa.
Nella stagione successiva la squadra viene rivoluzionata e ne risente negativamente con sole 4 vittorie nel girone d'andata. Il tecnico Braglia viene esonerato e al suo posto arriva PIllon ma dopo 3 sconfitte in 5 giornate il tecnico si dimette a marzo, durante la sospensione dei campionati dovuta alla pandemia di COVID-19, e al suo posto viene scelto il vice allenatore Roberto Occhiuzzi. Mister Occhiuzzi, dopo la ripresa dei campionati avvenuta nel mese di giugno, grazie a una serie di risultati importanti, 2 sconfitte, 1 pareggio e 7 vittorie, di cui le ultime 5 consecutive nelle ultime 5 giornate di campionato, riesce a salvare il Cosenza, compiendo una straordinaria impresa. A 10 partite dalla fine del campionato, infatti, la squadra era a -8 punti dalla zona play out e sembrava avviata verso un’inevitabile retrocessione. Peraltro, secondo uno studio della BBC, il Cosenza targato Occhiuzzi risulta essere la miglior squadra d’Europa per media punti (2,2 a partita) nel post lockdown.[13]
Gli anni duemilaventiModifica
Il nuovo decennio si apre nel peggiore dei modi per il Cosenza del presidente Eugenio Guarascio: nella stagione 2020-2021, ancora a porte chiuse per la pandemia di COVID-19, la squadra retrocede sul campo in Serie C, dopo tre anni di militanza consecutiva in Serie B. Il Cosenza, affidato ancora una volta al tecnico Occhiuzzi, disputa un'annata fortemente negativa, collezionando appena 3 vittorie casalinghe allo stadio San Vito-Marulla e retrocedendo in terza serie all'ultima giornata, dopo la sconfitta di Pordenone per 2-0, ed una serie negativa di 6 sconfitte nelle ultime 7 partite. Il 3 agosto 2021 il club viene, tuttavia, ufficialmente riammesso in Serie B dalla FIGC in seguito all'esclusione dalla serie cadetta del Chievo.
La stagione 2021-2022, ancora in Serie B, si rivela molto difficile e si conclude con una sofferta salvezza, conseguita ai play-out a spese del L.R. Vicenza. Un epilogo simile ha la stagione di Serie B 2022-2023, con i cosentini che si salvano sempre ai play-out a spese del Brescia.
CronistoriaModifica
Cronistoria del Cosenza Calcio | |
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- ^ Il match fu disputato contro una rappresentativa catanzarese sul terreno di Piazza delle Armi, e finì con il risultato di 1-1.
- ^ Nel novembre 1926 venne fondato il Cosenza Foot-Ball Club, che nel 1928 assunse la denominazione di Dopolavoro FF.SS. Cosenza (o Dopolavoro Sportivo Cosenza).
Nel 1929 la società fu denominata dapprima Associazione Sportiva Fascista Cosenza e poi Cosenza Sport Club e venne ammessa al campionato di Seconda Divisione. - ^ Il Cosenza conquistò il primo posto a ex aequo con la Fortitudo Locrese. Lo spareggio per il primo posto in classifica venne disputato a Catanzaro e terminò a reti inviolate dopo i supplementari. Le due società successivamente non trovarono l'accordo sul terreno di gioco per la disputa della ripetizione.
- ^ Partito con 9 punti di penalizzazione.
Colori e simboliModifica
ColoriModifica
Agli albori del calcio cosentino, nel 1908, la Fortitudo indossava una maglia bianca con scritta nera sul petto con il nome della squadra, pantaloncini e calzettoni neri,[15] intervallata negli anni con una maglia verde (o verde e blu inquartata secondo altra tradizione).[15] Successivamente, le casacche passarono dal bianconero al verdeblu, fino all'azzurro.[15] L'odierno rossoblù in onore di Genoa e Bologna,[15] protagoniste di avvincenti campionato di Serie A, viene varato con il passaggio dalla Fortitudo al Cosenza Foot-Ball Club, nel 1923:[15] i colori sociali, mantenutisi fino ai giorni nostri, vengono scelti in onore del Genoa, la più antica squadra italiana e la prima a vincere uno scudetto.[15]
La maglia da gioco è storicamente a strisce larghe verticali rosse e blu, con pantaloncini solitamente blu bordati di rosso.[16] Solo molto raramente nel corso della sua storia il Cosenza ha mutato il disegno dei colori indossando maglie a strisce orizzontali,[16] inquartate o a tinta unita (blu bordato di rosso o viceversa).[16] Sotto il regime fascista, per un breve tempo la squadra giocò in divisa granata, e in completo azzurro nell'immediato dopoguerra.[15]
Nella stagione 2010-2011 la maglia del Cosenza fu oggetto di curiosità per la sua ripartizione di colori mai vista nella storia delle maglie da calcio: la divisa era rossa sul davanti e blu sul retro. Una scelta fortemente innovativa che suscitò qualche polemica: secondo molti spettatori l'effetto visivo sul campo generava confusione, poiché dava l'idea che in campo "giocassero tre squadre".[16]
A cavallo fra gli anni duemila e duemiladieci, la cura e la progettazione delle divise del Cosenza furono affidate all'agenzia Vircillo&Succurro, che garantiva il design unico dei template. Per la stagione 2012-2013 fu progettata una divisa ispirata al passato e celebrativa della bandiera dei calabresi Donato Bergamini, deceduto prematuramente.[17] La divisa ispirandosi a un template utilizzato negli anni ottanta, doveva essere interamente rossa con la parte superiore e le maniche blu; a causa della rottura dei rapporti fra la società e l'agenzia di marketing tale progetto non fu mai realizzato.[17] Altra controversia legata all'interruzione dei rapporti fra il Cosenza e l'agenzia Vircillo&Succurro fu la divisa celebrativa del centenario, che a causa di tale avvenimento fu realizzata artigianalmente, riscuotendo critiche da tutto l'ambiente.[18]
Simboli ufficialiModifica
StemmaModifica
Lo storico simbolo del Cosenza è il lupo della Sila che, nelle sue varie evoluzioni di natura grafica, ha caratterizzato nel corso dei decenni lo stemma societario.[19] A partire dagli anni ottanta il lupo, inizialmente raffigurato di profilo, viene rappresentato con le fauci ben aperte.[19] Dal 1994 al 2003 l'animale viene raffigurato con la bocca chiusa e sovrapposto a un pallone all'interno di un cerchio blu contornato da strisce rosse.[19] Dal 2003 al 2013 il logo muta più volte ma in tutte le versioni è sempre presente la testa di lupo con le fauci aperte, già in uso negli anni ottanta.[19]
Nel brand adottato nel 2008 si cerca di richiamare sia il logo degli anni ottanta sia quello degli anni novanta; a tal proposito il lupo è disegnato con le fauci aperte e viene sovrapposto a un pallone di calcio inserito all'interno di un cerchio blu contornato da sette strisce rosse, rappresentanti i sette colli che circondano il territorio della città di Cosenza.[19] Nella stagione 2009-2010, in occasione del novantacinquesimo anno della storia del calcio cosentino, lo stemma viene circondato da una serie di allori dorati completati dalla dicitura "NOVANTACINQUE ANNI" e "2009".[19]
Nell'estate del 2011 il sodalizio fallisce e riparte dalla Serie D. Il logo viene dunque rivoluzionato. Inizialmente verrà abbracciato da una pergamena recante la frase in latina Brutia me genuit (Bruzia mi fece nascere), che richiama la leggendaria figura di "Donna Brettia" o "Brutia", condottiera dei primi Bruzi, e la stirpe Bruzia in sé.[19] Successivamente cambia totalmente, adottando una forma a scudo, classica, metà rosso e metà blu, sormontato da una pergamena con la dicitura "Cosenza Calcio";[19] più audace la modifica del lupo, che per la prima volta nella storia appare a figura intera: il disegno, stilizzato e moderno, lo ritrae semi accovacciato, mentre regge un pallone sotto una zampa.[19]
In occasione del centenario, festeggiato nel 2014, il logo cambia nuovamente: ne risulta uno scudo classico a strisce strette verticali e alla testa di lupo stilizzata simile a quella utilizzata nel corso degli anni trenta;[19] la pergamena sormontante riporta la scritta "century" e ha di lato una banda verdeblù a richiamare i colori della Fortitudo, prima società calcistica cosentina.[19]
Con il ritorno in Serie B, il 27 giugno 2018 la società annuncia un lieve restyling del logo, da cui vengono eliminati i riferimenti al centenario, senza però intaccare la filosofia di base del disegno del 2014[20].
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Il logo utilizzato dal Cosenza Calcio 1914 a partire dal campionato 1992-93 e fino al fallimento del 2003.
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Il logo del Cosenza Football Club, utilizzato dal 2003 al 2005.
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Il logo adottato dal 2008 al 2011
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Lo stemma celebrativo dei 95 anni dalla fondazione (2009)
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Il logo adottato nel 2011 dal Nuovo Cosenza Calcio
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Lo stemma celebrativo del centenario dalla fondazione (2014)
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Lo stemma inaugurato dalla stagione 2013-14 in occasione del centenario e adottato fino alla stagione 2017-2018
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Lo stemma adottato nel 2018
InnoModifica
Lo storico inno del Cosenza è Lupi alè, brano scritto nel 1988 e interpretato dal cantante di musica popolare Tonino Lombardi.[21] Sebbene tale motivo fosse il più caro all'ambiente cosentino, alla squadra calabrese nel corso dei decenni sono state dedicate altre canzoni; lo stesso Lombardi scrisse negli anni ottanta L'inno degli ultrà. Dello stesso periodo è Magico Cosenza, interpretata da Mario Gualtieri. Altri brani degni di nota sono Inno rosso blu di Gino Scaglione e U suannu i l'ultrà di Mimmo Toscano.[22]
MascotteModifica
La mascotte del Cosenza Calcio è Denis, un lupo, simbolo della società, che indossa la classica divisa palata rossoblù.[23] Presentata nel dicembre del 2009 in occasione del 95º anniversario della nascita del club, l'idea è stata curata dall'agenzia di marketing Vircillo&Succurro.[24] Il nome fu scelto dai tifosi tramite un sondaggio online sul sito ufficiale e ricorda Donato Bergamini, il cui soprannome era Denis, calciatore del Cosenza e idolo della tifoseria rossoblù, deceduto prematuramente.[24] In occasione del match interno contro la Reggiana del 21 febbraio 2010, la mascotte ha fatto il suo "esordio" allo stadio San Vito.[25]
Nel 2013, per un breve periodo, prima delle partite casalinghe un lupo cecoslovacco, con sciarpa rossoblù al collo, faceva la sua comparsa sotto la curva Sud dello Stadio San Vito, occupata dai gruppi ultras. Tale gesto veniva considerato dalla società beneaugurante.[26]
StruttureModifica
StadioModifica
Il Cosenza, per oltre vent'anni a partire dalla fondazione avvenuta nel 1912, non ebbe un vero e proprio campo da gioco.[27] I primi terreni sui quali veniva praticato il gioco del foot-ball vennero arrangiati nella vecchia piazza Prefettura, piazza d'Armi e largo Busento, attiguo all'omonimo fiume ove spesso vi finivano accidentalmente i palloni.[27] Con l'arrivo del Fascismo, la sede delle partite casalinghe del sodalizio bruzio si spostò in un terreno ubicato in contrada Muoio e successivamente al campo "Militare" di via Roma.[27] Tuttavia, l'esigenza di aver a disposizione uno stadio vero e proprio fece sì che, su iniziativa del podestà Tommaso Arnoni, un terreno attiguo al campo Militare fosse indirizzato alla costruzione dell'opera.[27] Sebbene incompleto, il nuovo impianto venne inaugurato il 28 ottobre 1931, con la denominazione di "Città di Cosenza".[27][28] Per l'occasione venne disputata un'amichevole una rappresentativa napoletana, vinta dai padroni di casa per 2-1.[27][28] Lo stadio subì ingenti opere di restyling nel 1936 e nel 1945, al termine della guerra.[27][28] nel 1953 venne intitolato a Emilio Morrone, portiere cosentino scomparso prematuramente in uno scontro di gioco.[28]
Agli albori della stagione sportiva 1964-1965, il "Morrone" venne abbandonato e il Cosenza si trasferì al nuovo Stadio San Vito, costruito nell'omonima contrada, sulla riva destra del torrente Campagnano.[28] Il progetto principale fu redatto dall'ufficio tecnico comunale, su relazione dell'ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l'inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961.[28] Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall'Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell'anno successivo.[28] Il progetto iniziale prevedeva la presenza di due tribune e una curva, che conferiva all'impianto una caratteristica forma a "ferro di cavallo".[28] Le opere di restyling più ingenti avvennero nel 1983, con la dotazione dell'impianto di illuminazione, e nel 1993, con l'edificazione della curva nord che di fatto ne completò il perimetro.[28]
Nel 2015 lo stadio è stato intitolato all'ex calciatore Gigi Marulla, storica bandiera del calcio cosentino scomparso il 19 luglio di quell'anno.[29]
Centro di allenamentoModifica
SocietàModifica
Organigramma societarioModifica
Dal sito internet ufficiale della società.[30]
- Eugenio Guarascio - Presidente
- Roberto Gemmi - Direttore sportivo
- Andrea De Poli - Segretario generale
- Roberta Anania - Dirigente Responsabile della Gestione
- Daniel Inderst - Responsabile Amministrativo
- Simona Di Carlo - Responsabile marketing e commerciale
- Carlo Federico - Responsabile delle Relazioni Istituzionali
- Kevin Marulla - Team manager
- Sergio Mezzina - Coordinatore Settore Giovanile
- Davide Provenzano - Segretario Settore Giovanile
- Gianluca Pasqua - Responsabile Ufficio Stampa
- Daniele Cianflone - Collaboratore Ufficio Stampa
- Michele De Marco - Fotografo Ufficiale
- Luca Giordano - Delegato sicurezza
- Andrea Montanini - S.L.O. (Supporter liaison officer)
- Angela Salamone - Segretaria Amministrativa
- Enzo Sirangelo - Responsabile Accessi
- Teodoro Gioia - Responsabile Biglietteria
SponsorModifica
Di seguito l'elenco dei fornitori tecnici e degli sponsor ufficiali.[31]
Cronologia degli sponsor ufficiali
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Settore giovanileModifica
Il Cosenza dispone di quattro squadre che prendono parte ai rispettivi campionati giovanili: Primavera 2, Allievi (Under 17)[39], Under 16 e Giovanissimi (Under 15).[40]
Il maggior successo del settore giovanile cosentino è stata la conquista del Campionato Berretti nella stagione 1992-1993. I giovani rossoblù conquistarono il torneo dedicato alle formazioni militanti in Serie A e Serie B; a differenza del format attuale infatti, allora il torneo era diviso in due rami (A-B e C1-C2).[41] Conta inoltre 5 partecipazioni al Torneo di Viareggio: nel 1993 fu eliminato al secondo turno,[42] nel 1994 alla fase a gironi,[43] nel 1996 al secondo turno,[44] nel 1997 e nel 2003 agli ottavi di finale.[45][46]
Negli anni quaranta il Cosenza disponeva di una formazione riserve chiamata "Boys Demaria", che fu propedeutica per la scoperta e la crescita di giovani calciatori cosentini che successivamente ebbero l'opportunità di giocare in prima squadra e nei campionati nazionali italiani. Tale formazione trasse il suo nome da Atilio Demaría, calciatore italo-argentino che vestì la maglia del Cosenza nel biennio 1946-1948.[47]
Sezione femminileModifica
La sezione femminile del Cosenza è stata fondata nel 2021 partendo dal campionato di Eccellenza Calabria. Dopo essere arrivata prima nella stagione 2021-2022, la squadra silana è stata promossa in Serie C dove attualmente milita.[48]
Impegno nel socialeModifica
Il Cosenza Calcio, fin dalla sua costituzione, ha intrapreso un percorso di iniziative socialmente utili.[49] Nel marzo del 2010 le iniziative sono state volte a indirizzare un messaggio antirazzista: il 7 marzo, in occasione del match casalingo contro il Potenza, sono stati ospitati al San Vito 11 studenti di nazionalità cinese, nell'ambito del progetto di scambi socio-culturali "Il milione che favorisce l'intercultura internazionale e l'integrazione tra popoli";[49] Il 21 marzo successivo sono stati ospitati 20 bambini di etnia Rom, in prospettiva dello sgombero del campo Rom di Cosenza;[49] Il 10 marzo si è invece svolta una partita tra il Cosenza e il Clandestino FC, una formazione composta da migranti cosentini, nell'ambito della manifestazione "Fiera Inmensa".[49]
Nel novembre del 2014 i calciatori del Cosenza hanno realizzato, sullo sfondo dello Stadio San Vito, un calendario con i bambini down della sezione di Cosenza dell'Associazione Italiana Persone Down. L'iniziativa è stata patrocinata dal Comune bruzio, in occasione della giornata mondiale sulla sindrome di Down, e il ricavato delle vendite del calendario devoluto in beneficenza.[50]
Nel febbraio del 2015 la società ha concesso l'ingresso gratuito a un match casalingo ai ragazzi frequentanti il circolo del PSE "Placido Rizzotto" di via Popilia, distrutto nei giorni precedenti da un incendio.[51] Nell'agosto dello stesso anno, in seguito al violento alluvione abbattutosi sui comuni di Corigliano e Rossano, il Cosenza ha disputato un triangolare amichevole con le formazioni del Rende e della Paolana, nell'ambito dell'iniziativa "Dal Tirreno un assist per lo Jonio", allo scopo di devolvere l'incasso dello spettacolo alle popolazioni alluvionate.[52]
Diffusione nella cultura di massaModifica
In ambito cinematografico, il Cosenza viene citato nel film Tifosi diretto da Neri Parenti e interpretato da Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Christian De Sica, Enzo Iacchetti, Maurizio Mattioli e Nino D'Angelo.
Allenatori e presidentiModifica
AllenatoriModifica
Di seguito l'elenco degli allenatori dall'anno di fondazione a oggi.[53]
- 1912-1929 ...
- 1929-1930 Luigi Cava
- 1930-1931 Ratti (1ª-?ª)
- Angelo Benincasa (?ª-22ª)
- 1931-1932 Angelo Benincasa (1ª-?ª)
- Biagio Zoccola (?ª-30ª)
- 1932-1933 Mihály Balacics (1ª-?ª)
- 1933-1935 Afro De Pietri
- 1935-1936 Afro De Pietri (1ª-?ª)
- Sándor Peics (?ª-30ª)
- 1936-1937 Cesare Cassanelli
- 1937-1938 Otto Krappan
- 1938-1939 Otto Krappan (1ª-?ª)
- János Vanicsek (?ª-22ª)
- 1939-1941 Franz Hänsel
- 1941-1943 Renato Vignolini
- 1943-1945 Campionati sospesi
- 1945-1946 Renato Vignolini
- 1946-1948 Attilio Demaria
- 1948-1949 Guido Corbelli (1ª-?ª)
- András Kuttik (?ª-38ª)
- 1949-1951 Vittorio Mosele
- 1951-1952 Angelo Piccaluga (1ª-?ª)
- András Kuttik (?ª-34ª)
- 1952-1953 András Kuttik
- 1953-1954 Mario Andreis
- 1954-1955 Francesco Del Morgine (1ª-?ª)
- Gyula Zsengellér (?ª-34ª)
- 1955-1956 Francesco Lamberti (1ª-?ª)
- 1956-1957 Renato Piacentini
- 1957-1958 Enzo Bellini
- 1958-1959 Gastone Prendato
- 1959-1960 Gastone Prendato (1ª-?ª)
- Mario Andreis (?ª-34ª)
- 1960-1961 Gyula Zsengellér
- 1961-1962 Gyula Zsengellér (1ª-22ª)
- Paolo Todeschini (23ª-38ª)
- 1962-1963 Paolo Todeschini
- 1963-1964 Paolo Todeschini (1ª-13ª)
- Francesco Del Morgine (14ª)
- Gianmarco Mezzadri (15ª-20ª)
- Gianmarco Mezzadri e Paolo Todeschini (D.T.) (21ª-38ª)
- 1964-1965 Domenico Rosati
- 1965-1966 Francesco Del Morgine (1ª-?ª)
- Oscar Montez (?ª-34ª)
- 1966-1967 Oscar Montez (1ª-?ª)
- Giancarlo Vitali (?ª-?ª)
- Egizio Rubino (?ª-34ª)
- 1967-1968 Egizio Rubino (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1968-1969 Oscar Montez (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1969-1970 Pietro Castignani
- 1970-1971 Tito Corsi (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-?ª)
- Giusto Lodi (?ª-38ª)
- 1971-1972 Giusto Lodi (1ª-?ª)
- Francesco Del Morgine (?ª-38ª)
- 1972-1973 Giusto Lodi
- 1973-1974 Enzo Benedetti (1ª-?ª)
- Oscar Montez (?ª-38ª)
- 1974-1975 Emilio Zanotti
- 1975-1976 Washington Cacciavillani (1ª-?ª)
- Franco Pavoni (?ª-?ª)
- Sergio Codognato (?ª-38ª)
- 1976-1977 Umberto Mannocci (1ª-?ª)
- Franco Pavoni (?ª-38ª)
- 1977-1978 Giorgio Bozzato
- 1978-1979 Antonio Soncini (1ª-?ª)
- 1979-1980 Nedo Sonetti
- 1980-1981 Pietro Fontana
- 1981-1982 Renzo Aldi
- 1982-1983 Lucio Mujesan (1ª-17ª)
- Lino De Petrillo (18ª-34ª)
- 1983-1984 Lino De Petrillo (1ª-15ª)
- Gian Piero Ghio (16ª-34ª)
- 1984-1985 Vincenzo Montefusco
- 1985-1986 Vincenzo Montefusco (1ª-27ª)
- Oscar Montez (28ª-34ª)
- 1986-1987 Francesco Liguori (1ª-17ª)
- Gianni Di Marzio (18ª-34ª)
- 1987-1988 Gianni Di Marzio
- 1988-1989 Bruno Giorgi
- 1989-1990 Luigi Simoni (1ª-15ª)
- Gianni Di Marzio (16ª-38ª)
- 1990-1991 Gianni Di Marzio (1ª-8ª)
- Edoardo Reja (9ª-38ª e spareggio)
- 1991-1992 Edoardo Reja
- 1992-1994 Fausto Silipo
- 1994-1995 Alberto Zaccheroni
- 1995-1996 Fausto Silipo (1ª-3ª)
- Bortolo Mutti (4ª-38ª)
- 1996-1997 Gianni De Biasi (1ª-15ª)
- Franco Scoglio (16ª-27ª)
- Gianni De Biasi (28ª-38ª)
- 1997-1998 Giuliano Sonzogni
- 1998-1999 Giuliano Sonzogni (1ª-12ª)
- Walter De Vecchi (13ª-35ª)
- Giuliano Sonzogni (36ª-38ª)
- 1999-2001 Bortolo Mutti
- 2001-2002 Luigi De Rosa (1ª-7ª)
- Emiliano Mondonico (8ª)
- Luigi De Rosa (9ª)
- Emiliano Mondonico (10ª-34ª)
- Luigi De Rosa (35ª-38ª)
- 2002-2003 Antonio Sala (1ª)
- Emiliano Mondonico (2ª)
- Antonio Sala (3ª-13ª)
- Emiliano Mondonico (14ª-22ª)
- Sandro Salvioni (23ª-29ª)
- Antonio Sala (30ª-38ª)
- 2003-2004[N 1] Gregorio Mauro (1ª-?ª)
- Mario Russo (?ª-34ª)
- 2004-2005[N 2] Giuseppe Sannino (1ª-?ª)
- Giacomo Modica (?ª-?ª)
- Antonio Aloi (?ª-34ª)
- 2005-2006 Luigi Marulla (1ª-?ª)
- Giacomo Zunico (?ª-34ª e play-off)
- 2006-2007 Giacomo Zunico (1ª-?ª)
- 2007-2009 Domenico Toscano
- 2009-2010 Domenico Toscano (1ª-29ª)
- Ezio Glerean (30ª-34ª)
- 2010-2011 Domenico Toscano (giu.-lug.)
- Paolo Stringara (1ª-7ª)
- Mario Somma (8ª-20ª)
- Domenico Toscano (21ª-22ª)
- Luigi De Rosa (23ª-34ª e play-out)
- 2011-2012 Vincenzo Patania (1ª-18ª)
- Tommaso Napoli (19ª-34ª)
- 2012-2013 Gianluca Gagliardi
- 2013-2014 Roberto Cappellacci
- 2014-2015 Roberto Cappellacci (1ª-10ª)
- Giorgio Roselli (11ª-38ª)
- 2015-2016 Giorgio Roselli
- 2016-2017 Giorgio Roselli (1ª-20ª)
- Stefano De Angelis (21ª-38ª e play-off)
- 2017-2018 Gaetano Fontana (1ª-5ª)
- Piero Braglia (6ª-38ª e play-off)
- 2018-2019 Piero Braglia
- 2019-2020 Piero Braglia (1ª-23ª)
- Giuseppe Pillon (24ª-28ª)
- Roberto Occhiuzzi (29ª-38ª)
- 2020-2021 Roberto Occhiuzzi
- 2021-2022 Marco Zaffaroni (1ª-16ª)
- Roberto Occhiuzzi (17ª-23ª)
- Pierpaolo Bisoli (24ª-38ª e play-out)
- 2022-2023 Davide Dionigi (1ª-11ª)
- William Viali (12ª-38ª e play-out)
- ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il Cosenza Calcio 1914 è inattivo.
- ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Sulla panchina del Cosenza Calcio 1914, riaffiliatosi alla federazione, si alternarono Luigi De Rosa, Luigi Marulla, Stefano Sanderra e nuovamente Marulla.
PresidentiModifica
Di seguito l'elenco dei presidenti dall'anno di fondazione a oggi.[53]
- 1912-1929 ...
- 1929-1931 Icilio Bolletti
- 1931-1932 Tommaso Corigliano
- 1932-1933 Tommaso Corigliano
- 1933-1935 Carlo Campagna
- 1935-1937 Battista Santoro
- 1937-1943 Carlo Campagna
- 1943-1945 Campionati sospesi
- 1945-1947 Mario Morelli
- 1947-1948 Ferdinando Ugenti
- 1948-1949 Mario Morelli
- 1949-1950 Mario Morelli
- 1950-1951 Ferdinando Ugenti e Giuseppe Carci
- 1951-1953 Biagio Lecce
- 1953-1955 Arnaldo Clausi Schettini
- 1955-1960 Salvatore Perugini
- 1960-1964 Biagio Lecce
- 1965-1968 Francesco Guido
- 1968-1969 Francesco Guido
- 1969-1971 Giuseppe Carci
- 1971-1973 Mario Guido
- 1973-1974 Alberto Trotta
- 1974-1975 Alberto Trotta
- 1975-1976 Mario Guido
- 1976-1977 Mario Guido
- 1977-1979 Osvaldo Siciliano
- 1979-1981 Elio Spadafora
- 1981-1982 Attilio Spadafora
- 1982-1985 Vincenzo Morelli, Alessandro Lupinacci
- 1985-1987 Antonio Parise
- 1987-1988 Giuseppe Carratelli
- 1988-1989 Giuseppe Carratelli
- 1989-1993 Antonio Serra
- 1993-1994 Antonio Serra
- 1994-1995 Bonaventura Lamacchia
- 1995-2000 Paolo Fabiano Pagliuso
- 2000-2001 Settimio Lorè
- 2002-2004[N1 1] Eva Catizone
- 2004-2005[N1 2] Algieri
- 2005-2006 Gaetano Intrieri
- 2006-2007 Gaetano Intrieri
- 2007-2009 Damiano Paletta
- 2009-2010 Giuseppe Carnevale
- 2010-2011 Giuseppe Citrigno
- 2011-oggi Eugenio Guarascio
CalciatoriModifica
Hall of FameModifica
Di seguito la Hall of Fame ufficiale del club, inaugurata nell'ottobre del 2016 in seguito all'installazione dei pannelli contenenti le gigantografie dei sottostanti calciatori nel tunnel dello Stadio San Vito - Gigi Marulla.[55]
- Alberto Aita (1978-1982, 1984-1986)
- Donato Bergamini (1985-1989)
- Raffaele Bruno (1938-1950)
- Cristian Caccetta (2014-)
- Renato Campanini (1963-1968)
- Alberto Canetti (?)
- Massimiliano Catena (1990-1992)
- Sergio Codognato (1970-1977)
- Giancarlo D'Astoli (1979-1982)
- De Mari (?)
- Francesco Del Morgine (1937-1939, 1941-1943, 1946-1952)
- Luigi De Rosa (1987-1993, 1994-1997)
- Giuseppe Faggio (1965-1967)
- Stefano Fiore (1992-1994, 2009-2011)
- Enrico Lattuada (?)
- Gianluigi Lentini (2001-2004)
- Agide Lenzi (1959-1963)
- Vincenzo Liguori (?)
- Giusto Lodi (1967-1972)
- Pietro Maiellaro (1993-1994)
- Francesco Marino (1982-1993)
- Franco Marmiroli (1962-1966, 1967-1968)
- Luigi Marulla (1982-1985, 1989-1997)
- Stefano Morrone (1996-1998, 2002)
- Manolo Mosciaro (2004-2005, 2011-2015)
- Michele Padovano (1986-1990)
- Aniello Parisi (1997-1999, 2000-2003, 2007-2009, 2011-2013)
- Vanni Peressin (1972-1973)
- Santo Perrotta (1976-1978, 1979-1980)
- Alessandro Renzetti (1980-1984)
- Francesco Rizzo (1960-1961)
- Enzo Sartori (1958-1963)
- Luigi Simoni (1984-1989)
- Alberto Urban (1986-1989)
- Mario Uxa (1954-1959)
- Lino Villa (1974-1976)
- Antonio Vita (1966-1973)
PalmarèsModifica
Competizioni nazionaliModifica
Competizioni interregionaliModifica
- Serie C: 1
- 1960-1961 (girone C)
- Serie C1: 2
- Serie C2: 1
- 1957-1958 (girone C)
- Serie D: 2
Competizioni internazionaliModifica
Altri piazzamentiModifica
- Secondo posto: 1945-1946 (girone F), 1949-1950 (girone D), 1958-1959 (girone C), 1965-1966 (girone C)
- Terzo posto: 1942-1943 (girone M), 1959-1960 (girone C)
- Vittoria play-off: 2017-2018
- Secondo posto: 1987-1988 (girone B)
- Secondo posto: 1981-82
- Semifinalista: 2017-2018
- Terzo posto: 2009
Statistiche e recordModifica
Partecipazioni ai campionatiModifica
Livello | Categoria | Partecipazioni | Esordio | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
2º | Serie B | 25 | 1946-1947 | 2023-2024 | 25 |
3º | Prima Divisione | 5 | 1930-1931 | 1934-1935 | 47 |
Serie C | 29 | 1935-1936 | 2017-2018 | ||
Serie C1 | 8 | 1980-1981 | 1997-1998 | ||
Lega Pro Prima Divisione | 2 | 2009-2010 | 2010-2011 | ||
Lega Pro | 3 | 2014-2015 | 2016-2017 | ||
4º | Seconda Divisione | 1 | 1929-1930 | 14 | |
Campionato Interregionale - 1ª Cat. | 1 | 1957-1958 | |||
IV Serie | 5 | 1952-1953 | 1956-1957 | ||
Serie D | 2 | 1974-1975 | 1977-1978 | ||
Serie C2 | 3 | 1978-1979 | 1981-1982 | ||
Lega Pro Seconda Divisione | 2 | 2008-2009 | 2013-2014 | ||
5º | Serie D | 7 | 2003-2004 | 2012-2013 | 7 |
Partecipazione alle coppeModifica
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa Italia | 35 | 1935-1936 | 2021-2022 | 35 |
Coppa Italia Semiprofessionisti | 8 | 1972-1973 | 1980-1981 | 21 |
Coppa Italia Serie C | 7 | 1981-1982 | 1987-1988 | |
Coppa Italia Lega Pro | 7 | 2008-2009 | 2016-2017 | |
Supercoppa di Lega di Seconda Divisione | 1 | 2008-2009 | 1 | |
Coppa Italia Serie D | 6 | 2004-2005 | 2012-2013 | 6 |
Scudetto Dilettanti | 1 | 2007-2008 | 1 |
Statistiche di squadraModifica
Statistiche individualiModifica
Di seguito i primatisti di reti e presenze con la maglia del Cosenza in tutte le competizioni, coppe incluse. In grassetto eventuali giocatori ancora in attività con il club calabrese.[senza fonte]
Dati aggiornati al 15 marzo 2022.
Record di presenze
|
Record di reti
|
Lista dei capitaniModifica
Calciatore | Ruolo | Stagioni al club | Stagioni da capitano | Presenze | Reti |
---|---|---|---|---|---|
… | |||||
Cristian Caccetta | C | 2014-2017 | 2015-2017 (2) | 69 | 10 |
Angelo Corsi | D | 2014-2022 | 2017-2022[56] (5) | 228 | 5 |
... | ... | ... | 2022[57]- (1) | ... | ... |
TifoseriaModifica
OrganicoModifica
Rosa 2022-2023Modifica
Aggiornata al 1º febbraio 2023.
|
|
Staff tecnicoModifica
Dal sito internet ufficiale della società.[58]
- William Viali - Allenatore
- Simone Baroncelli - Allenatore in seconda
- Giovanni Saracini - Preparatore atletico
- Giuseppe Ruffolo - Riatletizzatore
- Antonio Fischetti - Preparatore dei portieri
- Vincenzo Perri - Match analyst
- Sergio Caira - Medico sociale
- Roberto Gemmi - Direttore Sportivo
- Armando Perna - Collaboratore dirigenziale
- Mario Palmieri - Accompagnatore ufficiale
- Alessandro Russo - Addetto alle relazioni esterne
- Nino Avventuriera - Responsabile sanitario
- Italo Marsico - Fisioterapista
- Gennaro Zumpano - Fisioterapista
- Ercole Donato - Massaggiatore
- Simone Arnone - Massofisioterapista
- Daniele Basta - Nutrizionista
- Umberto Vommaro - Magazziniere
- Destan Mata - Magazziniere
- Daniele Vommaro - Magazziniere
- Peppe Thiago - Responsabile Training Center Prima Squadra
NoteModifica
- ^ Figli di un eroe - Cent'anni di storia, l'obbligo della memoria (PDF), su forzacosenza.it (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2014).
- ^ Bria.
- ^ Davide Franceschiello, Calcio: "Cosenza, una storia dai mille volti", su ilgazzettinodellacalabria.it, 28 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
- ^ a b c D'Atri.
- ^ a b c d e f g h i Carchidi.
- ^ ALMANACCO ILLUSTRATO DEL CALCIO 1992 - 51° VOLUME, Panini Srl
- ^ Maiellaro fa tremare la Fiorentina, Luppi rimedia, su archiviostorico.corriere.it.
- ^ Alberto Zaccheroni, allenatore della Juventus Archiviato il 14 aprile 2012 in Internet Archive. Puntosport.net
- ^ JUVENTUS: Zaccheroni come Calaf: "Vincerò!", su italia-news.it (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
- ^ FIGC (PDF), su figc.it. URL consultato il 1º novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2013).
- ^ La rinascita del Cosenza: il nuovo logo : CosenzaCalcio.eu Archiviato il 31 ottobre 2013 in Internet Archive.
- ^ Serie C, finale playoff: è festa Cosenza, ritorna in serie B dopo quindici anni, in Repubblica.it, 16 giugno 2018. URL consultato il 17 giugno 2018.
- ^ La BBC incorona il Cosenza: miglior squadra d\'Europa post-lockdown, su tuttob.com. URL consultato il 5 agosto 2020.
- ^ CAMBIO DI DENOMINAZIONE SOCIALE (PDF), su figc.it, http://www.figc.it/, 2005. URL consultato il 7 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2013).
- ^ a b c d e f g Notizie contrastanti sui primi colori sociali del Cosenza Calcio, su kennedyclub.org, http://www.kennedyclub.org/. URL consultato il 2 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
- ^ a b c d Maglia rivoluzionaria per il Cosenza 2010-2011: rosso e blu si incontrano ma non si mescolano, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 13 ottobre 2010. URL consultato il 2 giugno 2015.
- ^ a b La maglia del Cosenza dedicata a Denis Bergamini che rischia di rimanere nel cassetto, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 10 agosto 2012. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Il Cosenza Calcio compie 100 anni, svelata la maglia celebrativa rossoblù, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 6 febbraio 2012. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ a b c d e f g h i j k Scudetto Cosenza, su scudettitalia.altervista.org, http://scudettitalia.altervista.org/. URL consultato il 3 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).
- ^ IL COSENZA RINNOVA IL PROPRIO MARCHIO!, su ilcosenza.it, 27 giugno 2018. URL consultato il 5 luglio 2018.
- ^ E' morto Tonino Lombardi autore dell'inno “Lupi alè”, su bisignanoinrete.com, http://www.bisignanoinrete.com/, 1º settembre 2013. URL consultato il 2 febbraio 2016.
- ^ Inni squadre di calcio - Inno Cosenza Calcio - Lupi Alè, su bianchessi.blogspot.it, https://bianchessi.blogspot.it/. URL consultato il 2 febbraio 2016.
- ^ Cosenza, presentata la nuova mascotte Denis, su cn24tv.it, http://www.cn24tv.it/, 19 dicembre 2009. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ a b Cosenza, un sondaggio per la mascotte: i tifosi scelgono Denis, su cn24tv.it, http://www.cn24tv.it/, 10 dicembre 2009. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Cosenza calcio, contro la Reggina in campo la mascotte Denis, su ntacalabria.it, http://www.ntacalabria.it/, 20 febbraio 2010. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Il lupo cecoslovacco si conferma mascotte portafortuna, su ilcosenza.it, http://ilcosenza.it/, 30 settembre 2013. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2015).
- ^ a b c d e f g Dalla Piazza d'Armi al Città di Cosenza, su iacchite.com, http://www.iacchite.com/, 5 settembre 2015. URL consultato il 17 febbraio 2016.
- ^ a b c d e f g h i Solinas, Op. cit., pp. 120-121.
- ^ Lo stadio San Vito intitolato a Marulla, su gazzettadelsud.it, http://www.gazzettadelsud.it/, 21 luglio 2015. URL consultato il 17 febbraio 2016.
- ^ COMUNICATO UFFICIALE – ORGANIGRAMMA SOCIETARIO, su ilcosenza.it, 30 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017.
- ^ Old Cosenza Calcio 1914 football shirts, su oldfootballshirts.com, http://www.oldfootballshirts.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Top sponsor maglia
- ^ fino al 3 novembre
- ^ Top sponsor pantaloncini
- ^ Back sponsor del campionato
- ^ a b Sleeve Sponsor
- ^ fino al 4 novembre
- ^ dal 5 novembre
- ^ Rosa Allievi, su ilcosenza.it, http://www.ilcosenza.it/. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
- ^ Rosa Giovanissimi, su ilcosenza.it, http://www.ilcosenza.it/. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
- ^ Albo d'oro coppe e Berretti, su lega-pro.com, http://www.lega-pro.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ 45th "Torneo di Viareggio" 1993, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 46th "Torneo di Viareggio" 1994, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 48th "Torneo di Viareggio" 1996, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 49th "Torneo di Viareggio" 1997, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ 55th "Torneo di Viareggio" 2003, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
- ^ L'Archivio, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ http://www.ilcosenza.it/team/femminile/
- ^ Continua la campagna solidale del Cosenza calcio, al “San Vito” è stato realizzato il calendario 2015 con i bambini down, tutto il ricavato sarà devoluto in beneficenza, su cosenzapost.it, http://www.cosenzapost.it/, 6 novembre 2014. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ Cosenza Calcio. Ingresso gratis ai ragazzi che frequentavano il circolo del PSE “Placido Rizzotto”, su cmnews.it, http://www.cmnews.it/, 23 febbraio 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ Cosenza, Rende e Paolana insieme per lo Jonio. Domenica alle 16.30 triangolare di solidarietà, su quicosenza.it, http://www.quicosenza.it/, 20 agosto 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
- ^ a b Albo storico - Cosenza Calcio 1914, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
- ^ Pescatore Ernesto & Tucci Riccardo: Almanacco Rossoblù. Tutto il Cosenza Calcio volto per volto dal 1929-30, prima stagione ufficiale, ad oggi. Ed. La Terra di Piero, Cosenza, 2021.
- ^ Rispetto e soggezione, ecco la Hall of Fame del Cosenza [FOTO], su cosenzachannel.it, 14 ottobre 2016. URL consultato il 20 agosto 2022.
- ^ Fino a gennaio.
- ^ Da gennaio.
- ^ STAFF, su ilcosenza.it. URL consultato il 22 marzo 2020.
BibliografiaModifica
- Lupi si Nasce, L'Anno dei Lupi - SemBrava ImpossiBile, Amazon, 2018, ISBN 978-1-71801-805-1.
- Federico Bria, Vita da lupi, Editrice Primerano, 1986.
- Vincenzo D'Atri, Cosenza storia in rossoblù 2° Volume, Luigi Pellegrini Editore, 1991.
- Gabriele Carchidi, Profondo Rossoblù, Editoriale Progetto 2000, 2003, ISBN 88-8276-186-X.
- Andrea Ferreri, Ultras. I ribelli del calcio. Quarant'anni di antagonismo e passione, Mimesis Edizioni, 2008, ISBN 978-88-96130-02-5.
- Sandro Solinas, Stadi d'Italia, Pisa, Goal Book, 2012.
- Gianluca Pasqua, Il mio Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2014.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cosenza Calcio
Collegamenti esterniModifica
- Sito ufficiale, su ilcosenza.it.
- (DE, EN, IT) Cosenza Calcio, su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. KG.