Coster Diamonds

azienda di Amsterdam

La Coster Diamonds è un'azienda di Amsterdam fondata nel 1840[1][2][3][4][5] e nota per essere la più antica ditta per la lucidatura di diamanti del mondo in attività.[4]

Coster Diamonds
StatoBandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
Fondazione1840 a Amsterdam
Sede principaleAmsterdam
Prodottidiamanti
Sito webwww.costerdiamonds.com/
Amsterdam: la facciata della sede della Coster Diamonds

La sede, che conta migliaia di visitatori al giorno[3], si trova nella zona dei musei, nei pressi del Rijksmuseum e del Van Gogh Museum.[1][5][6] Nel corso della sua storia, la ditta ricevette la visita di numerosi principi e sovrani, europei e non.[1][2]

Storia modifica

 
Raffigurazione della Coster Diamonds all'Esposizione universale del 1867

La Coster Diamonds venne fondata nel 1840 nei pressi della Waterlooplein dal commerciante ebreo Moses Elias Coster.[1]

Con la morte di Moses Elias Coster, avvenuta otto anni dopo, la direzione della ditta fu affidata a uno degli undici figli del fondatore, Martin Coster (che morirà nel 1880 a Parigi).[1]

Nel 1852, il principe Alberto, marito della regina Vittoria d'Inghilterra, affidò alla ditta Coster il compito di lucidare il prezioso diamante Koh-i-Noor, uno dei diamanti più grandi al mondo e uno dei gioielli della Corona.[1][3][5]

Tra il 1861 e il 1862, la ditta Coster ricevette la visita di rappresentanti della casa reale olandese.[1] In seguito, nel 1868 fecero visita alla Coster i principi egiziani Hussein Kamel e Tewfik Pasha.[1]

Nel 1878, la Coster partecipò alla Esposizione universale di Parigi: tra i pezzi esposti dalla Coster, vi fu un diamante con intarsiata l'effige del re Guglielmo III dei Paesi Bassi.[1]

Nel 1884, fece visita alla ditta Coster la principessa austriaca Sissi.[1] Tre anni dopo, visitarono l'azienda il re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia e la futura moglie Elena del Montenegro.[1]

Nel 1929, la ditta non fu costretta a chiudere, come accadde a varie aziende dello stesso settore nel Paese.[1]

Con l'occupazione tedesca dei Paesi Bassi nel corso della seconda guerra mondiale, il direttore Beniamin Manus fu costretto, per via delle sue origini ebraiche, ad abbandonare la sua posizione a capo della ditta e il suo posto venne preso da un simpatizzante dei nazisti, che cedette la proprietà alla Bozenhardt & Co.[1] Manus venne inoltre deportato assieme alla sua famiglia nel campo di concentramento di Sobibor, da dove lui e i suoi familiari non fecero più ritorno.[1]

Nel 1970, la sede della ditta fu trasferita nella zona dei musei.[1]

Nel 1982, venne affidato alla ditta Coster il compito di lucidare il più grande diamante mai rinvenuto, il Lucullan, estratto in Zaire e dal peso di 181,15 carati.[1]

Tra il 1991 e il 1994, venne lucidato presso la Coster Diamonds da Pauline Willemse il diamante più piccolo del mondo mai rinvenuto (dal peso di 0,0000743 carati): il fatto venne inserito nel Guinness dei primati.[1]

Nel 2007 avviene l'apertura del Diamond Museum Amsterdam per esporre alcuni dei più bei manufatti di diamanti. Sempre lo stesso anno è introdotto un nuovo taglio a diamante rotondo brevettato con 201 sfaccettature. Questo taglio brillante con 144 sfaccettature extra, si chiama " The Royal201". È considerato il taglio di diamante più scintillante al mondo.

Nel 2016 Re Willem-Alexander dei Paesi Bassi concede a Coster Diamonds il titolo onorifico Royal (olandese: Koninklijk). Con questo, Coster Diamonds diventa Royal Coster Diamonds. Per diventare Royal, un'organizzazione deve essere leader nel suo campo di competenza, essere di importanza nazionale e deve esistere da almeno 100 anni.

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (NL) Onze geschiedenis, su Coster Diamonds - Sito ufficiale. URL consultato il 13 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2021).
  2. ^ a b I diamanti della Royal Coster Diamonds, su Holland.com. URL consultato il 13 settembre 2021.
  3. ^ a b c (EN) Coster Diamonds in Amsterdam, su Amsterdam.info. URL consultato il 13 settembre 2021.
  4. ^ a b Coster Diamonds, su Musement.com. URL consultato il 13 settembre 2021.
  5. ^ a b c Harmans, M.L., p. 120.
  6. ^ Harmans, M.L., p. 119.

Bibliografia modifica

  • Harmans, M.L. (a cura di), Florida, Milano, Mondadori, 2004. Ed. originale: Harmans, M.L. (a cura di), Florida, London, Dorling Kindersley, 1998.

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