Crassula cooperi (Regel, 1874) è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, endemica delle Province del Capo, in Sudafrica[2]. È stata a lungo considerata come sottospecie di Crassula exilis, col nome di Crassula exilis subsp. cooperi ((Regel) Toelken, 1975)[3], ma al momento è nuovamente classificata come una specie a sé stante.

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Crassula cooperi
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
Ordine Saxifragales
Famiglia Crassulaceae
Sottofamiglia Crassuloideae
Genere Crassula
Specie C. cooperi
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Crassulaceae
Genere Crassula
Specie C. cooperi
Nomenclatura binomiale
Crassula cooperi
Regel, 1874[1]
Sinonimi

Crassula bolusii
Hook.f.
Crassula exilis subsp. cooperi
(Regel) Toelken
Sedum regelii
Kuntze

L'epiteto specifico cooperi è stato scelto in onore di Thomas Cooper, botanico e collezionista inglese, suocero di Nicholas Edward Brown[4][5].

Descrizione modifica

 
Illustrazione botanica realizzata per il Curtis's Botanical Magazine alla scoperta della specie.

C. cooperi è una pianta perenne formata da numerosi steli disposti in cespi, che si sviluppano a partire da una base legnosa, ramificando di rado. Questi steli, che raggiungono i 15 centimetri d'altezza per 1 millimetro in diametro, hanno un portamento ascendente e sono ricoperti da peli biancastri.

Le foglie carnose, più fitte verso la base degli steli, dove formano una sorta di cuscino, ed invece distanziate verso le estremità di questi, sono distribuite in coppie opposte e sessili. Hanno una forma da spatulata a lanceolata ed estremità acuminate, profilo convesso, misurano 2–6 cm in lunghezza per 0,25 cm in larghezza e quelle poste più in alto hanno dimensioni più contenute. Sono di colore verde chiaro, con alcune macchie più scure in superficie e presentano ciglia in posizione marginale.

L'infiorescenza è una cima composta da 3-5 fiori, che si sviluppa in posizione terminale. I pedicelli hanno lunghezze differenti a seconda della posizione dei fiori, sempre più corti tanto più si trovano in alto.

I fiori, da tetrameri a pentameri, presentano un calice lungo circa la metà della corolla, composto da sepali di forma lanceolata e con alcune ciglia alle estremità. La corolla invece, a forma di stella, è formata da petali di forma ovato-lanceolata e con delle estremità acute, glabri e di colore bianco. Gli stami portano delle antere di colore rosso, forma da suborbiculare a suboblunga e lunghe circa 0,25-0,4 mm.

I frutti sono dei follicoli lunghi circa 5 mm, dalla forma oblunga, superficie liscia e con dei corti stili terminali[1][2][6][7][8][9][10].

Distribuzione e habitat modifica

C. cooperi è una specie endemica delle province del Capo Orientale e del Capo Settentrionale e, nello specifico, la si può trovare nell'area compresa tra la città di Graaff-Reinet e l'insediamento di Aliwal North[11].

È particolarmente diffusa sui terreni rocciosi, in posizioni ombreggiate, presenti nella catena dei Monti Stormberg, della quale è originaria[10].

Tassonomia modifica

Varietà modifica

Al momento, oltre alla pianta in sé, è accettata una sola varietà:

Crassula cooperi var. subnodulosa modifica

Crassula cooperi var. subnodulosa è l'unica varietà nota di C. congesta e, a differenza della specie in sé, è endemica dello stato del Zimbabwe. In particolare è diffusa nella parte settentrionale dell'altopiano che occupa la maggior parte del Paese, principalmente nei distretti di Lomagundi e di Mutare. Rispetto alla varietà sudafricana la si può trovare in ambienti più umidi, soprattutto in gole rocciose, ad altitudini comprese tra i 1100 metri e i 1300 m su livello del mare[13].

Questa varietà differisce dalla specie in sé per le infiorescenze a cima sviluppate in posizione sia in posizione terminale che ascellare, a partire dalle ascelle delle foglie disposte nelle 6 coppie più alte[13][14].

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ a b (DE) Eduard August von Regel, Crassula cooperi, in Gartenflora, vol. 23, Stoccarda, Erlangen :F. Enke, 1874, p. 36.
  2. ^ a b (EN) Crassula cooperi Regel, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  3. ^ (EN) Crassula exilis subsp. cooperi (Regel) Toelken, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  4. ^ (EN) Urs Eggli e Leonard E. Newton, Etymological Dictionary of Succulent Plant Names, Springer Science & Business Media, 29 giugno 2013, p. 53, ISBN 978-3-662-07125-0. URL consultato il 13 dicembre 2020.
  5. ^ (EN) D. Gledhill, The Names of Plants, 4ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 6 marzo 2008, p. 120, ISBN 0-521-86645-6.
  6. ^ International Crassulaceae Network - Crassula exilis subsp. cooperi, su crassulaceae.ch. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  7. ^ International Crassulaceae Network - Crassula cooperi, su crassulaceae.ch. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  8. ^ International Crassulaceae Network - Crassula bolusii, su crassulaceae.ch. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  9. ^ (EN) Urs Eggli, Illustrated Handbook of Succulent Plants: Crassulaceae, Springer Science & Business Media, 6 dic 2012, p. 51, DOI:10.1007/978-3-642-55874-0, ISBN 978-3-540-41965-5.
  10. ^ a b (EN) Doreen Court, Flora succulenta dell'Africa meridionale, CRC Press, 1º giugno 2000, p. 82, ISBN 9058093239.
  11. ^ Threatened Species Programme | SANBI Red List of South African Plants, su redlist.sanbi.org. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  12. ^ (EN) Crassula cooperi var. subnodulosa R.Fern., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  13. ^ a b Flora of Zimbabwe: Species information: Crassula exilis subsp. cooperi, su zimbabweflora.co.zw. URL consultato il 3 gennaio 2021.
  14. ^ eFloras Results For Crassula cooperi, su apps.kew.org. URL consultato il 3 gennaio 2021.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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