Cyamodus

genere di animali della famiglia Cyamodontidae

Il ciamodo (gen. Cyamodus) è un rettile estinto, appartenente ai placodonti. Visse tra il Triassico medio e il Triassico superiore (Anisico/Ladinico - Carnico, circa 242 - 230 milioni di anni fa). I suoi resti sono stati ritrovati in Europa (Germania, Svizzera e Italia) e in Asia (Cina).

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Cyamodus
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Reptilia
Superordine Sauropterygia
Ordine Placodonta
Sottordine Cyamodontoidea
Famiglia Cyamodontidae
Genere Cyamodus
Specie
  • C. rostratus
  • C. muensteri
  • C. hildegardis
  • C. kuhnschnyderi
  • C. tarnowitzensis
  • C. orientalis

Descrizione modifica

L'aspetto di questo animale doveva ricordare quello di una tartaruga con la coda lunga. Gli esemplari adulti potevano raggiungere una lunghezza di circa 1,30 metri. Il corpo era ricoperto da uno scudo piatto simile alla corazza delle tartarughe, costituito da piastre esagonali e piuttosto largo. Sulla parte anteriore della coda era presente un altro scudo, più piccolo, ed entrambe le strutture erano bordate da piccole piastre (osteodermi) che davano all'animale un aspetto frastagliato. Il cranio era largo e a forma di cuore, ed erano presenti solo quattro grandi denti emisferici sulla volta del palato, mentre i denti anteriori erano piccoli e bulbosi.

Classificazione modifica

I primi resti di questo animale furono ritrovati in Germania e descritti da Hermann von Meyer nel 1863. Numerosi esemplari sono stati rinvenuti nelle rocce triassiche di Besano (Italia) e del Monte San Giorgio (Svizzera). Il ciamodo era un tipico rappresentante dei placodonti, un gruppo di rettili marini che svilupparono via via un aspetto sempre più simile a quello delle tartarughe. In particolare, Cyamodus dà il nome alla superfamiglia Cyamodontoidea, che raggruppa le forme più evolute. Ad oggi, di Cyamodus si conoscono varie specie, tra le quali le europee C. rostratus, C. muensteri, C. tarnowitzensis, C. hildegardis e C. kuhnschnyderi, e l'asiatica C. orientalis dell'inizio del Triassico superiore e caratterizzata dall'assenza del piccolo scudo pelvico.

 
Scheletro di Cyamodus orientalis

Stile di vita modifica

Il ciamodo era un animale acquatico, che viveva lungo le coste in acque poco profonde. Con i denti anteriori strappava dal fondale animali come molluschi e brachiopodi. Alcuni paleontologi suppongono che Cyamodus, a causa degli arti robusti e del corpo molto piatto, vivesse in acque più mosse e in ambienti più rocciosi rispetto ad altri placodonti (Mazin e Pinna, 1993).

Significato del nome modifica

Il nome Cyamodus deriva dalle parole greche kyamos (fava) e odous (dente): gli spaccapietre della Baviera dove furono ritrovati i primi fossili nell' '800, infatti, chiamavano "fave" i denti isolati di questi animali.

Galleria d'immagini modifica

Bibliografia modifica

  • Peyer, B., 1931, B. Peyer, Die Triasfauna der Tessiner Kalkalpen, III. Placodontia: Abhandlungen der Schweizerischen Palaeontologischen Gesellschaft, Band LI, p. 3-25.
  • Pinna, G. 1980. Lo scheletro postcraniale di Cyamodus hildegardis Peyer, 1931 descritto su un esemplare del Triassico Medio Lombardo (Reptilia Placodontia). Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, 121:275-306.
  • Pinna, G. 1992. Cyamodus hildegardis Peyer, 1931 (Reptilia, Placodontia). Memoire della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, 26:1-21.
  • Mazin and Pinna, G. 1993. Palaeoecology of the armoured placodonts. Paleontologia Lombarda, N. S. 2: 83-91.
  • Rieppel, O., 2002, The dermal armor of the cyamodontoid placodonts (Reptilia, Sauropterygia): morphology and systematic value: Fieldiana; Geology, new series, n. 46, p. 1-41pp.
  • Wei Wang, Chun Li, Torsten M. Scheyer & Lijun Zhao (2019) A new species of Cyamodus (Placodontia, Sauropterygia) from the early Late Triassic of south-west China. Journal of Systematic Palaeontology (advance online publication) doi: Âhttps://doi.org/10.1080/14772019.2018.1535455

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