Daniele Vitali (glottologo)

glottologo e traduttore italiano

Daniele Vitali (Bologna, 1969) è un glottologo e traduttore italiano, nonché studioso dei dialetti dell'Emilia-Romagna.

Biografia modifica

Diplomato a Bologna in inglese, tedesco e francese, si è laureato nel 1994 alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Trieste in traduzione di tedesco e russo. Dopo periodi a Ferrara e a Milano, dal 1998 ha lavorato per le istituzioni europee prima a Lussemburgo e poi a Bruxelles, il più del tempo come traduttore di inglese, francese, tedesco, spagnolo e romeno.

I dizionari e la valorizzazione del bolognese modifica

I principali settori d'interesse nel campo della glottologia riguardano i dialetti dell'Emilia-Romagna e delle zone limitrofe, con la pubblicazione di diverse monografie, tra cui due dizionari Bolognese-Italiano Italiano-Bolognese[1][2] e una grammatica[3].

È tra i fondatori de “Il Sito Bolognese” (Al Sît Bulgnaiṡ)[4] e del Corso di bolognese[5] che dal 2002 si tiene due volte l'anno al Teatro Alemanni.

Tutte queste attività mirano alla tutela e valorizzazione del dialetto bolognese, in particolar modo alla sua conoscenza fra le giovani generazioni, che non lo hanno appreso dalla nascita[6]. Fra l'altro, l'articolo “Pronuncia e grafia del bolognese”[7] getta le basi di un sistema ortografico utile per scrivere il bolognese urbano[8][9] e, con poche modifiche, i dialetti del restante territorio bolognese e anche dell'intera regione Emilia-Romagna. Questo sistema si è diffuso fra gli autori bolognesi permettendo l'unificazione dell'ortografia bolognese.

Vitali ha descritto il sistema linguistico bolognese[8][9] e ne ha ricostruito l'evoluzione a partire dal latino parlato, soffermandosi sulle equivalenze fonetiche regolari e le eccezioni che gli danno l'aspetto odierno[10][11].

La classificazione di Vitali dell'assetto dialettale dell'Emilia-Romagna modifica

Vitali ha iniziato a confrontare il bolognese coi dialetti delle altre aree regionali, in modo da render conto dell'assetto dialettale dell'Emilia-Romagna: la sua analisi prescinde dal sostrato, ritenuto una prospettiva superata della prima glottologia italiana, e si inserisce nel filone della dialettologia di scuola germanica (in particolare Gerhard Rohlfs e Friedrich Schürr), per cui ciò che più conta è l'interazione fra i diversi dialetti. Applicato all'Emilia-Romagna, ciò significa ricondurre una serie di tratti comuni e di differenze fra una città e l'altra a un complesso gioco di influenze transitate da Est ad Ovest e da Ovest ad Est lungo la Via Emilia, asse di comunicazione che viene indicato come il vero fattore unificante dell'identità regionale, altrimenti priva di un centro unificatore[12] (diversamente da quanto accadde in Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana e parzialmente in Lombardia, dove si è avuta una certa omogeneizzazione modellata sul dialetto della capitale, rispettivamente Genova, Torino, Venezia, Firenze e Milano)[1][13].

 
Evoluzione fonetica del bolognese dal latino parlato

L'Emilia-Romagna linguistica di Vitali è un gruppo dialettale suddivisibile in diversi sottogruppi:

Alcuni sottogruppi formano insieme dei complessi, ad es. il complesso dialettale emiliano centrale è formato da bolognese, modenese e reggiano, e il complesso dialettale romagnolo da ravennate-forlivese, massese-conselicese, cesenate, santarcangiolese e riminese. Il sottogruppo dialettale santarcangiolese, accanto alla spiccata caratteristica propria dei 4 dittonghi, presenta per il resto caratteristiche di transizione fra cesenate e riminese[14].

Esiste anche un:

a cavallo tra il Nord e il Centro Italia, e che va confrontato alla sistemazione dei dialetti romagnoli orientali, come il riminese. Dal suo novero dei dialetti emiliani sono esclusi Pavia, Mantova e la Lunigiana, malgrado l'opinione della glottologia tradizionale. Ciò non significa che i confini linguistici e quelli amministrativi coincidano: infatti il gruppo dialettale emiliano-romagnolo in vari punti va oltre i confini della regione amministrativa[15].

Ogni sottogruppo è suddiviso da Vitali in rami dialettali. In particolare, i dialetti di tipo bolognese si possono classificare in[11][16]:

Infine, ogni ramo si divide nei vari dialetti, che possono a loro volta contare più parlate. In questa prospettiva, ha iniziato a descrivere i vari dialetti di area bolognese ed emiliano-romagnola, nonché delle zone circostanti (vedi bibliografia completa). Si segnala in particolare la collaborazione con Davide Pioggia e Luciano Canepari per la descrizione dei dialetti in Romagna. Tale collaborazione ha condotto, in particolare, alla pubblicazione del saggio Dialetti romagnoli[17], quale significativo riferimento per la letteratura sui dialetti romagnoli.[18][19]

Gli altri lavori modifica

Descritto il bolognese, Vitali ha poi iniziato a confrontarlo coi dialetti delle altre aree regionali, nonché con quelle limitrofe delle regioni circostanti. Ha scritto infatti alcuni lavori sui dialetti romagnoli in cui si descrivono tali dialetti evidenziandone anche le interazioni reciproche e quelle coi dialetti vicini: il principale di questi lavori è Dialetti romagnoli, pubblicato con Davide Pioggia nel 2014 (seconda edizione 2016), in cui i dialetti della pianura romagnola e alcuni di montagna vengono confrontati al bolognese, al ferrarese, al pesarese e al dialetto di Città di Castello (PG); il libro propone anche una ripartizione interna dei dialetti della Romagna ed è stato definito un’opera di riferimento nel settore[20][21].

Del 2020 è Dialetti emiliani e dialetti toscani. Le interazioni linguistiche fra Emilia-Romagna e Toscana, e con Liguria, Lunigiana e Umbria, che in quattro volumi descrive i dialetti della Toscana confinante con l’Emilia-Romagna: Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Versilia, Garfagnana, Arezzo e dintorni, con in più Perugia e la montagna romagnola (volume 1), quelli dei capoluoghi provinciali dell’Emilia da Bologna a Piacenza con le relative montagne (volume 2), e poi quelli di Genova, quelli dell'Appennino piacentino e parmense che Vitali definisce di tipo “ligure o ligureggiante”, della Lunigiana e di alcune “isole linguistichesettentrionali poste in territorio toscano (volume 3). Infine, sono ricostruiti alcuni sviluppi fonetici particolari e si propone una serie di conclusioni volte a modificare la classificazione tradizionale di diversi dialetti e la cartografia dialettale al confine tra Emilia-Romagna e Toscana (volume 4). Il ragionamento di fondo del lavoro riguarda l’interazione tra un confine regionale normalmente considerato una frontiera linguistica molto netta e la presenza di un continuum romanzo che rende in realtà raro l’incontro di bruschi salti, pur se l’esistenza di tale continuum non impedisce affatto di classificare lingue e dialetti: anzi, il lavoro si conclude con alcune riflessioni sulla classificazione delle lingue romanze. Segue un’appendice di Luciano Canepari, con gli schemi fonetici di 44 dialetti fra quelli trattati nel testo. Il lavoro comincia invece con una prefazione di Luciano Giannelli.

Vitali, inoltre, ha pubblicato alcuni lavori di confronto tra l'italiano e altre lingue[22][23][24].

Note modifica

  1. ^ a b Lepri, Vitali, 1999,  Dizionario Vallardi.
  2. ^ Lepri, Vitali, 2007,  Dizionario Pendragon.
  3. ^ Dscårret in bulgnaiṡ? Manuale e grammatica del dialetto bolognese, Daniele Vitali, Airplane, Bologna, 2009
  4. ^ Note su Daniele Vitali, su comune.bologna.it, Comune di Bologna. URL consultato il 15 dicembre 2020.
  5. ^ Dagnêl Vitèli - Daniele Vitali, su bulgnais.com, Al Sît Bulgnaiṡ. URL consultato il 15 dicembre 2020.
  6. ^ Vitali, 2005, Dscårret in bulgnaiṡ?.
  7. ^ Canepari, Vitali, 2005, Articolo RID, pp.119-164.
  8. ^ a b Umberto Sgarzi, Il mondo è una gabbia di matti. Proverbi bolognesi, Edizioni Pendragon, 2004, p. 6, ISBN 978-88-8342-333-8.
    «La grafia dialettale è quella definita "lessicografica", messa a punto dai professori Luciano Canepari e Daniele Vitali, e riproduce col massimo grado di fedeltà la reale fonetica del dialetto bolognese.»
  9. ^ a b Luigi Lepri, Diciamolo in bolognese. Frasi di autori famosi interpretate in dialetto, Edizioni Pendragon, 2005, p. 10, ISBN 978-88-8342-416-8.
  10. ^ Vitali, 2007,  La rivoluzione di velluto.
  11. ^ a b Vitali, 2008-1, Analisi diacronica.
  12. ^ Cristina Fiandri, Dialetti Intesi - Italiano e dialetto a contatto: aspetti del mutamento del dialetto a Sassuolo (Modena) (PDF), vol. 1, IBC, 2013, p. 43. URL consultato il 6 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
    «[..] non può semplicisticamente definirsi dialetto "gallo italico emiliano romagnolo" perché anche all'interno dei confini della nostra regione si riscontra la mancanza di unità linguistica ed adottata ormai tradizionalmente la suddivisione, storico-culturale prima che linguistica, tra territorio ad occidente con la diffusione dei dialetti emiliani occidentali (parlati a Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena), e territorio ad oriente, con il fiume Panaro posto a discrimine, a sua volta caratterizzato da altre due diverse sottovarietà dialettali: quella dei dialetti emiliani orientali (nelle province di Bologna e di Ferrara) e quella dei dialetti romagnoli (Forlì, Ravenna, Rimini)
    [..]
    Il fenomeno della koineizzazione dei dialetti locali è stato studiato a fianco ed insieme a quello dell'italianizzazione perché anch'esso rappresenta un processo di standardizzazione delle varietà dialettali locali pur con un raggio meno ampio di influenza (vedi Grassi 1997:176). Si verifica quando le varietà locali si orientano sul dialetto del capoluogo (o del centro più importante dell'area) mutuando da quello forme e costrutti, e persino fonemi e varianti fonetiche. È una dinamica assai antica che consiste in pratica nell'eliminazione delle forme avvertite come troppo locali, o stigmatizzate come "rozze" e nella conseguente formazione di varietà dialettali condivise da un territorio relativamente ampio (dell'ordine di grandezza di un comprensorio, o di una provincia, o anche - in certi casi- di una regione), le koinè dialettali appunto, che valgono, date certe condizioni, come codice usato tra parlanti di varietà dialettali diverse, ovvero come varietà dialettale sopralocale non marcata.»
  13. ^ Vitali, 2008-2, pp.757-779.
  14. ^ Davide Pioggia, Fonologia del Santarcangiolese (PDF), prefazione di Giuseppe Bellosi; con un'appendice di Daniele Vitali e Luciano Canepari, Verucchio, Pazzini, 2012, ISBN 978-88-6257-107-4. URL consultato il 5 agosto 2014 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  15. ^ Argomento affrontato da Vitali assieme ad Ettore Rulli pubblicando una grammatica del dialetto di Compiano nella montagna parmense, del quale mostra le caratteristiche liguri (malgrado il parere di Hugo Plomteux, per cui erano liguri solo i dialetti più simili al genovese).
  16. ^ Megastudio, Lessico dialettale castellano, su castelsanpietroterme.info. URL consultato il 6 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
  17. ^ Vitali, Pioggia, 2014,  Romagna.
  18. ^ In Calamai 2014 Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive. si cita questo saggio come uno dei due testi di riferimento per la letteratura sui dialetti romagnoli.
  19. ^ Roberto Batisti Archiviato il 1º agosto 2015 in Internet Archive. in una recensione per ibs.it ha scritto: «questo libro stabilisce un nuovo standard per la dialettologia italiana, per rigore scientifico (e rifiuto di accodarsi pigramente a vecchi stereotipi e malfondate opinioni della glottologia accademica nostrana), incredibile meticolosità della documentazione, persuasività dell'argomentazione. Opera che merita il massimo plauso e che, auspicabilmente, dovrebbe scatenare una virtuosa gara fra gli studiosi ad eguagliarne il livello».
  20. ^ Calamai 2014 Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive. si cita questo saggio come uno dei due testi di riferimento per la letteratura sui dialetti romagnoli.
  21. ^ Roberto Batisti Archiviato il 1º agosto 2015 in Internet Archive. in una recensione per ibs.it ha scritto: «questo libro stabilisce un nuovo standard per la dialettologia italiana, per rigore scientifico (e rifiuto di accodarsi pigramente a vecchi stereotipi e malfondate opinioni della glottologia accademica nostrana), incredibile meticolosità della documentazione, persuasività dell'argomentazione. opera che merita il massimo plauso e che, auspicabilmente, dovrebbe scatenare una virtuosa gara fra gli studiosi ad eguagliarne il livello».
  22. ^ Vitali, 2013,  Pronuncia russa.
  23. ^ Vitali, 2009,  Lussemburghese.
  24. ^ Vitali, 2012,  Romeno.

Bibliografia modifica

Libri
Articoli citati

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN103900214 · ISNI (EN0000 0004 2367 7452 · SBN UBOV111809 · LCCN (ENn2006008454 · GND (DE133112802 · BNF (FRcb16742340k (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2006008454