De Luna d'Aragona

famiglia nobile spagnola
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I de Luna d'Aragona sono un'antica casata dell'alta nobiltà spagnola, «una delle otto grandi casate del Regno d'Aragona», imparentatasi più volte con i sovrani di quel reame.

De Luna d'Aragona
Diviso: nel 1° d'argento alla mezza luna rovesciata scaccata di nero e d'argento; nel 2° scaccato dello stesso.
Stato Regno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
FondatoreOrdoño I
Data di fondazioneIX secolo

«La familia Luna, una de las ocho principales familias aragonesas»

Le origini spagnole modifica

I de Luna hanno origine da Ordoño I (810 - 866), re delle Asturie e presero il nome dal possesso feudale della città di Luna, nella provincia di Saragozza nel Regno d'Aragona. Si divisero in molti rami tra cui i principali sono: "Martinez de Luna", "Lopez de Luna", "Ximenes de Luna", "Ferrench de Luna", "Sanchez de Luna".

 
Lapide dedicata all'antipapa Benedetto XIII, Pedro Martinez de Luna, "el papa Luna", nel castello di Peñíscola, Spagna

Ad essa appartennero molti personaggi di primo piano della storia spagnola, tra cui:

Il ramo siciliano modifica

Si vuole portato in Sicilia da uno Ximenio o Sigismondo di Luna ai tempi di re Pietro III di Aragona e noi troviamo, sotto detto re, un Roderici rui Ximenis de Luna castellano di Castrogiovanni.

 
Castello de Luna a Sciacca
  • Artale de Luna, figlio di Ferdinando Lopez de Luna signore di Ricla, e di Emilia Ruiz de Azagra signora di Villafelice.Artale trovandosi a Sciacca con il Re Martino I di Sicilia (figlio di Maria de Luna), si invaghi della figlia di Nicolò Peralta, Margherita, allora il Re stabilì di dargliela in moglie, malgrado l'amore della giovane fosse rivolto piuttosto al coetaneo Giovanni Perollo. Margherita Peralta Chiaramonte nel 1404 così gli recò in dote la contea di Caltabellotta, il feudo di Giuliana, il castello di Misilcassimo, il castello di Bivona. I de Luna e i Perollo incominciarono ad odiarsi dando origine al celebre "caso di Sciacca".
  • Antonio de Luna (figlio di Artale e Margherita Peralta) Conte di Caltabellotta raccolse una vastissima eredità, insieme all'odio dei Perollo. In breve tempo le due famiglie vennero ad aperte e sanguinose contese, dando luogo al "primo caso di Sciacca", nel 1450, sotto il regime di re Alfonso, e furono prima esiliati e poi graziati.Antonio divenne presto un personaggio di rilievo nell'ambito della nobiltà siciliana: fu inviato più volte come ambasciatore a Re e a Papi (dal 1446 al 1460 fu inviato al re Alfonso, a Papa Nicolò V, a Papa Callisto III, al re Giovanni). Nel 1453 ricevette l'investitura della baronia di Bivona e di altri beni feudali. Antonio si sposò con la figlia del viceré Antonio Incardona ebbe tre figli maschi: Pietro Arcivescovo di Messina, Carlo che morì senza eredi e Sigismondo e due femmine Eleonora, andata in sposa ad Enrico Ventimiglia e in seconde Antonio Alliata, e Margherita sposa di Francesco Abbatellis signore di Cammarata.
  • Sigismondo de Luna (figlio di Antonio) sposò Beatrice Rosso Spatafora Contessa di Sclafani. Dal matrimonio nacquero Gian Vincenzo de Luna sposo di Diana Moncada Maniaci, ed Eleonara Giovanna de Luna, sposa di Antonio Moncada Maniaci, principe di San Giorgio entrambi figli di Guglielmo Raimondo Moncada di Castello Maniaci. Sigismondo de Luna (ottenne dal re Giovanni d'Aragona il titolo di Camerlengo, nel 1474 fu nominato Maestro Secreto con diritto di giurisdizione su tutti gli Ebrei di Sicilia e nel 1475 Maestro Portulano, entrambe prestigiosissime cariche del Regno di Sicilia), in condizione economiche precarie, fu costretto a vendere, ma con riserva di riscatto, la terra di Bivona al fratello Pietro, che aveva indossato l'abito ecclesiastico.
  • Pietro de Luna per un anno fu Signore di Bivona, poi il titolo passò nuovamente a Sigismondo.
  • Gian Vincenzo de Luna (figlio di Sigismondo e Beatrice Rosso Spatafora) conte di Sclafani, straticoto di Messina nel 1514, presidente e viceré del regno dal 1516 al 1517. Gian Vincenzo, dopo lunghi contenziosi con la famiglia Alliata e Settimo, con la zia Eleonora de Luna e con il cugino Simone Ventimiglia, nel 1511 riuscì ad ottenere l'investitura della contea di Caltabellotta. Nel 1520 Carlo V gli conferì la Signoria sul porto e caricatore di Castellammare del Golfo. Gianvincenzo uomo violento e prevaricatore nel 1505, per un mese intero cercò di penetrare nel Castello di Caltavuturo dove sua madre, Beatrice Rosso Spatafora, si era rifugiata per sfuggire alle sue ira. Per calmare Gian Vincenzo, dovette intervenire il Viceré.Giovanni vincenzo de Luna sposò Diana Montecateno o Moncada figlia di Guglielmo Raimondo Moncada ed ebbe Sigismondo, Francesco ed altri.
  • Sigismondo de Luna (figlio di Giovanni-Vincenzo e Diana Montecateno o Moncada) conte di Caltabellotta e di Sclafani. Sposò a Roma nel 1523 Luisa Salviati, figlia di Jacopo Salviati e Lucrezia de' Medici, nipote dell'allora pontefice Leone X e cugina del cardinale Giulio De' Medici, futuro Papa Clemente VII. Ebbe tre figli: Giulio, Giacomo e Pietro. Diede luogo ad una seconda e più sanguinosa faida con i Perollo, detta il "secondo caso di Sciacca" del 1529. Condannato a morte e confiscato dei propri beni, arrivò a Roma presso il cugino pontefice Clemente VII per ottenere il perdono del re Carlo V: il perdono non fu ottenuto e, avvilito, si suicidò buttandosi nel Tevere nel febbraio del 1530.
  • Pietro de Luna (figlio di Sigismondo e Luisa Salviati)1520-1575), Nel settembre 1552, a Messina, sposò in prime nozze Isabella de Vega (e Osorio), figlia dell'Ambasciatore di Spagna presso il Papa a Roma di Re Carlo V, Juan de Vega (e Enríquez, 6° Signore del Grajal, Viceré di Navarra nel 1542, Viceré e Capitano Generale di Sicilia dal 1547 al 1557, presidente del Consiglio di Castiglia) e di Eleonora Perez-Osorio (e Sarmiento, morta a Palermo il 30 marzo 1550); da questo matrimonio ebbe Bianca, Eleonora e Aloisia; Egli riottenne l'investitura di un gran numero di feudi ceduti o alienati dai suoi predecessori, aiutato dal suocero Juan de Vega, fu il primo duca di Bivona, per concessione di Carlo V nel 1554. 10º Conte di Caltabellotta. Tra i suoi titoli nobiliari contava anche quello di Conte di Calatafimi e Sclafani, e Barone di Caltavuturo. Nel 1563 sposò in seconde nozze Angela de la Cerda, figlia di Juan de la Cerda, quarto Duca di Medinaceli, nuovo Viceré di Sicilia, da cui ebbe un solo figlio, Giovanni. Fu straticoto di Messina e vicario generale del regno contro le invasioni ottomane nel 1573.
  • Giovanni de Luna e De la Cerda, (figlio di Pietro e Angela De la Cerda) morto suo padre Pietro de Luna, il 26 settembre 1576 assunse l'investitura dei beni feudali paterni, ma non essendo ancora maggiorenne, rimase per alcuni anni sotto la tutela materna. Fu 2º Duca di Bivona e 11º Conte di Caltabellotta dal 1575 al 1592 . Giovanni sposatosi con Belladama Settimo e Valguarnera, non ebbe figli, e pertanto, il 13 novembre 1584, cedette tutti i suoi Stati e beni riservandosi l'usufrutto alla sorellastra Aloisia sposa di Cesare Moncada, Principe di Paternò.
  • Aloisia de Luna e de Vega, (Primogenita di Pietro de Luna e Isabella de Vega) Nasce nel 1553, nel 1567 Aloisia de Luna sposò Cesare Moncada, dal matrimonio, nacque il figlio Francesco. Aloisia gestì il patrimonio del figlio, perché subito dopo il matrimonio nel 1571 il marito morì. Nel 1577 sposò in seconde nozze il duca di Montalto: Antonio Aragona e Cardona. In un solo anno (1584-1585), il numero degli stati governati dai Moncada per mano di Aloisia, passarono da quattro a tredici, e la contea di Caltanissetta divenne il centro dei propri affari e interessi. Aloisia organizzò il matrimonio del proprio figlio Francesco con la figlia del Duca di Montalto, Maria Aragona e La Cerda, ma sfortunatamente, il figlio nel 1591 mori. Aloisia era una donna dotata di fortissima personalità e di un forte potere di comando. Non superficiale, molto precisa, gestì il patrimonio di famiglia. Grazie a lei, l'archivio della famiglia Moncada, è uno degli archivi più ordinati della storia della nobiltà siciliana. Aloisia Luna trasformò la corte di Caltanissetta in una corte molto simile a quella madrilena. Introdusse i gesuiti in Sicilia e in particolar modo a Caltanissetta, fece costruire alcune chiese, come quella dell'Assunta annessa al convento dei Cappuccini, e fece ristrutturare la Chiesa Madre e altre chiese del capoluogo. Fu sensibile alla cultura, acquistò il palazzo Aiutamicristo a Palermo, riordinò le carte di famiglia. Perseguendo poi la politica del marito fu attivissima nel raffinare la corte con artisti e musici, tra i quali Giandomenico Martoretta. Introdusse alla corte i pittori genovesi Giulio e Cesare Puzzo, Bartolomeo Navvarete, Enrico Brant, Giuseppe Facciponti, Sofonisba Anguissola. Il cremonese Paolo Fonduli nonché il senese Filippo Paladini. Furono presenti anche diversi poeti. Per cinquanta anni amministrò, con mano ferma, il potere e la politica della contea di Caltanissetta e degli altri territori infeudati ai Moncada, nonché, per l'eredità derivatale dal secondo marito, la contea di Collesano, la baronia delle due Petralie e di Bilici, la ducea di Montalto in Calabria.[3] Morto il fratellastro Giovanni de Luna nell'agosto 1592, ricevette l'investitura il 30 settembre. Fu 3ª Duchessa di Bivona e 12ª Contessa di Caltabellotta, e Sclafani, baronessa di Castellamare, Caltavuturo e altri feudi.

Il ramo calabrese modifica

Blasco Ximenes de Luna (morto nel 1324), figlio di Lope Ferrench de Luna, fu custode delle terre di Siracusa per la Curia nel 1283 e si trasferì in Calabria, dove nel 1314 venne investito della signoria feudale di Grotteria, con Siderno, Martone, San Giovanni, Mammola e terre annesse e di metà del feudo di Ragusia (attuale Gioiosa Jonica)[4]

Questo ramo si estinse con donna Francesca de Luna d'Aragona, sposa nel 1689 di don Fabrizio Amato di Grotteria[5], barone della Corrija di Badolato.[6]

Il ramo napoletano modifica

Un altro ramo si estinse nella famiglia di origine spagnola dei Sanchez, con donna Catalina (Caterina) de Luna d'Aragona, sposa di don Alonso III Sanchez de Luna, patrizio napoletano, creato marchese di Grottole. Successivamente la famiglia ottenne il ducato della "Villa di Santo Arpino"[7].
La famiglia dei principi De Luna è stata proprietaria del regio casale di Piscinola a Napoli, in via Madonna delle Grazie angolo via Piscinola Marianella c'è ancor oggi il palazzo di famiglia con all'entrata lo stemma visibile sia sul lato destro sia sul sinistro, impresso su due colonne di granito d'altezza di circa un metro. Inoltre annessa al manufatto vi è la cappella di famiglia e in Piazza Tafuri verso via Aquarola esiste un'altra loro proprietà.

Baroni (1564) poi marchesi di Grottole (1574) modifica

  • Alonso III (m. 1607), I barone poi I marchese di Grottole
  • Alonso IV (1550-?), II marchese di Grottole
  • Alonso V (m. 1613), III marchese di Grottole
  • Carlo (m. 1654), IV marchese di Grottole
Estinzione della linea maschile

Baroni (1607) poi duchi di Sant'Arpino (1678) modifica

Il ramo si origina da Giovanni, figlio secondogenito di Alonso III, I marchese di Grottola

  • Giovanni (m. 1612), I barone di Sant'Arpino
  • Alonso (m. 1644), II barone di Sant'Arpino
  • Giovanni (1617-1672), III barone di Sant'Arpino
  • Alonso (1654-1694), IV barone di Sant'Arpino, I duca di Sant'Arpino
  • Giovanni Nicola (1683-1763), II duca di Sant'Arpino
  • Alonso (1704-1781), III duca di Sant'Arpino
  • Giovanni Francesco (1744-1789), IV duca di Sant'Arpino
  • Alonso (1775-1842), V duca di Sant'Arpino
Estinzione della linea maschile

Stemma modifica

Diviso, nel 1° d'argento, con una mezza luna riversata a scacchi d'argento e di nero; nel 2° scaccato del primo e del secondo. Corona e manto di duca.

Alias, nel 1° di rosso, con una mezza luna riversata a scacchi d'oro e di nero; nel 2° scaccato d'oro e di nero. Corona e manto di duca.

 
Arma dei de Luna nelle mura del castello di Peñíscola, Spagna
 
Stemma del Papa Luna nel castello di Peñíscola, Spagna

Note modifica

  1. ^ Pinson, Steve "The Tristan de Luna Expedition".
  2. ^ Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così Napoletane come Forastiere ..., Napoli, Stamperia di Giacomo Raillard, 1691, p. 367. URL consultato il 17 gennaio 2019.
  3. ^ ItaliaInformazioni | Ritratto di tre donne siciliane del Rinascimento. Intervista di SiciliaInformazioni allo storico Salvatore La Monica
  4. ^ Vedi tra gli altri: Mario Pelicano Castagna, Storia dei feudi e dei titoli nobiliari in Calabria, vol. III, ad vocem "Feudo di Grotteria", Catanzaro, 1990, pag. 331-332.
  5. ^ Cfr. : Testamento del reverendo sacerdote e parroco di San Giorgio in Grotteria, don Giovan Battista Amato, depositato presso notar Fortunato Tavernese il 13 maggio 1770, pubblicato integralmente in Domenico Lupis Crisafi, Cronaca di Grotteria, Gerace Marina, 1887, ristampa, 1982, pagg. 192-197
  6. ^ Il ruolo delle famiglie in Calabria, Amato pag. 39 [1].
  7. ^ Vedi tra gli altri: Dell'Aversana A. -Brancaccio F., "I Sanchez De Luna d'Aragona feudatari di S. Arpino", 1997.

Bibliografia modifica

  • Gutierrez Coronel, La Historia Genealogica de la Casa de Mendoza
  • Garcia Carafa, Enciclopedia Heraldica y Genealogica Española
  • Savasta, Il famoso caso di Sciacca, 1843 Palermo [2]
  • Viviana Mulè, Gli ebrei di Caltabellotta e la famiglia de Luna, Roma, 2005.
  • Marrone Antonino, Bivona città feudale voll. I-II, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma 1987.
  • Domenico Confuorto, Della famiglia Sances de Luna, in: "Notizie d'alcune famiglie nobili di questa città che godono a' seggi", manoscritto in Biblioteca del Real Monte Manso, Napoli, 1708.
  • Francisco de Moxó y de Montoliu (1990), La Casa de Luna (1276-1348): factor político y lazos de sangre en la ascensión de un linaje aragonés, Münster, Westfalen : Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung. . ISBN 3-402-05825-1.
  • Francisco de Moxó y de Montoliu (1986), Papa Luna: un imposible empeño : estudio político-económico, Zaragoza : Librería General. . ISBN 84-7078-145-6.
  • Francisco de Moxó y de Montoliu (2005), Miscellanea de Luna, Zaragoza : Institución "Fernando el Católico". . ISBN 84-7820-745-7.
  • Francisco de Moxó y de Montoliu (1994), Benedicto XIII, el último Papa de Aviñón, in: "Revista Historia 16", Nº 224, 1994, pags. 32-40. ISSN 0210-6353.
  • AA. VV., Guida della Sicilia e delle isole minori Ugo La Rosa editore.
  • Rosario Termotto, Sclafani Bagni: profilo storico e attività artistica 2003.
  • Felgueiras Gayo Carvalhos de Basto, Nobiliário das Famílias de Portugal, 2ª Edição, Braga, 1989, pag. 492
  • D. Luiz de Lancastre e Távora, Dicionário das Famílias Portuguesas, Quetzal Editores, 2ª Edição, Lisboa, pag 232
  • Mario Pelicano Castagna, Storia dei feudi e dei titoli nobiliari in Calabria, vol. III, ad vocem "Grotteria", Catanzaro, 1990
  • Pellicano Castagna M. , Araldica moderna della Locride sta in Storia e cultura della Locride, a cura di G. Calogero, Messina 1964
  • Pellicano Castagna M. , Le ultime intestazioni feudali in Calabria Chiaravalle C. , 1978
  • Pellicano Castagna M. , Processi di cavalieri gerosolimitani calabresi, Chiaravalle C. , 1978
  • Domenico Lupis Crisafi, Cronaca di Grotteria, Gerace Marina, 1887, ristampa, 1982
  • Fortunato Lupis Crisafi, Da Reggio a Metaponto, Gerace Marina, 1905
  • Adimari B, Memorie Historiche di venti famiglie nobili, così Napoletane come forastiere..., Napoli, 1691
  • Candida Gonzaga B., Memorie delle famiglie nobili delle famiglie meridionali
  • Calogero G. (a cura di) Storia e cultura della Locride, Messina, 1964
  • Lobstein (von) F., Il settecento calabrese e altri scritti 3 volumi, Fausto Fiorentino, Napoli, 1973
  • Mazzella S., Descrizione del regno di Napoli, Bologna, ristampa Fomi,
  • Naymo V., Il castello di Gioiosa in Calabria Ulteriore, Gioiosa J., 1996
  • Naymo V., La platea di S. Maria “la Cattolica” di Grotteria, Sta in Incontri Meridionali 1/2, 1995
  • Naymo V., Uno stato feudale nella Calabria del Cinquecento. La Platea di Giovan Battista Carafa marchese di Castelveter e conte di Grotteria (1534), Gioiosa Jonica, 2004
  • Oppedisano A., Cronistoria della diocesi di Gerace
  • Scorza M. A., Enciclopedia araldica italiana
  • Trasselli C., Lo stato di Gerace e Terranova nel Cinquecento, 1976
  • Dell'Aversana A. -Brancaccio F., I Sanchez De Luna d'Aragona feudatari di S. Arpino, 1997
  • Dell'Aversana A. -Brancaccio F., Profili religiosi, 2003
  • Dell'Aversana A. - Spuma E., I testimoni del tempo, 2005
  • De Corral, L. - Don Alvaro del Luna segun testimonios ineditos de la epoca, Valladolid, 1915
  • Russo Maria Antonietta, Mediterranea - ricerche storiche, anno X (agosto 2013), Gli inventari post mortem specchio delle ricchezze e delle miserie familiari. Il caso dei Luna (XV secolo), pp. 249–274

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • Feudo di S. Arpino, su comune.santarpino.ce.it. URL consultato l'11 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2007).
  • Il Castello di Grottole, su icastelli.it. URL consultato l'11 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2006).