De Tomaso P70

Auto da corsa realizzata dalla De Tomaso

La De Tomaso P70 (conosciuta anche come De Tomaso Sport 5000 Fantuzzi Spyder o De Tomaso 70P) era una Vettura Sport realizzata nel 1965 dalla casa automobilistica De Tomaso.

De Tomaso P70 / De Tomaso Sport 5000
La De Tomaso P70 in prima assoluta al salone dell'auto sportiva di Torino nel febbraio 1965
Descrizione generale
Costruttore Bandiera dell'Italia  De Tomaso
Categoria vettura sport
Produzione 1965
Progettata da Peter Brock (linea)
Sostituisce De Tomaso Vallelunga
(automobile stradale)
Sostituita da De Tomaso Mangusta
(automobile stradale)
Note un solo esemplare originale
Descrizione tecnica
Meccanica
Telaio Monotrave centrale con motore stressato
Motore Ford V8
Trasmissione 5 marce manuale
trasmissione posteriore
Dimensioni e pesi
Lunghezza 4084 mm
Larghezza 1765 mm
Passo 2362 mm
Peso 660 kg
Altro
Avversarie Lola T70, Ford GT40 Mk.I
Risultati sportivi
Debutto 500 km del Mugello 1966
Piloti Roberto Bussinello
Palmares
Corse Vittorie Pole Giri veloci
1 0 0 0
Note unica gara

La storia modifica

 
De Tomaso Sport 5000 Spyder del 1965

Tale vettura nacque da un'idea del progettista statunitense Peter "Pete" Brock[1][2], che lavorava presso il team del pilota e preparatore americano Carroll Shelby, per una rivisitazione della carrozzeria della Lang Cooper (una Cooper Monaco modificata e spinta da un motore Ford da 4,7 litri) utilizzata dalla squadra nelle competizioni in Nordamerica. La piccola Casa modenese, che fino ad allora aveva prodotto solo poche vetture da competizione e una cinquantina di coupé Vallelunga con motore Ford da un centinaio di cavalli, era desiderosa di fare un salto di qualità e sperava che, una volta realizzata la vettura e dimostratone il valore tecnico, gli americani l'acquistassero per sostituire le loro Lang Cooper a telaio tubolare[3], ormai al limite dello sviluppo.

Ma proprio nel 1965, Shelby venne coinvolto dalla Ford nel programma della Ford GT40, che fino ad allora aveva dato risultati deludenti. Il preparatore si dedicò completamente a questo nuovo incarico[2][4], mettendo da parte le sue vetture e i relativi progetti di sviluppo, cosicché Alejandro De Tomaso si trovò senza il principale destinatario della sua nuova Sport[2].

In seguito all'interesse suscitato, De Tomaso strinse quindi un accordo diretto con Pete Brock, che nel frattempo si aveva lasciato la Shelby American per fondare la Brock Racing Enterprises[5], per concedergli la rappresentanza esclusiva sul mercato statunitense: l'americano era intenzionato a produrne senza grossi problemi cinquanta esemplari per poterla omologare tra le GT invece che tra i prototipi e il prezzo di vendita fu indicato in 13000 $[6]. Per seguire la realizzazione del protitipo, Pete Brock si trasferì in Italia per collaborare coi tecnici della Carrozzeria Fantuzzi[5], che l'avrebbero materialmente realizzato sulla base meccanica fornita da De Tomaso

Nonostante l'iscrizione del prototipo ad alcune gare[6], dei cinquanta esemplari della vettura rimasero solo il prototipo non marciante (era privo di motore e trasmissione) presentato all'inizio del 1965 con il nome di Sport 5000 Prototipo[7] e il prototipo marciante presentato a novembre al Salone di Torino[8].

Tecnica modifica

 
Il telaio monotrave e la meccanica completa della De Tomaso P70

Il punto di forza e la principale innovazione della "P70"/"Sport 5000" era il telaio monotrave in alluminio, ispirato a quello della Vallelunga, che prevedeva il motore posteriore centrale come elemento strutturale, come nelle auto da competizione degli anni settanta. Una soluzione simile era adottata dalla Lotus, ma la casa inglese non prevedeva il motore come elemento stressato, affidando a diramazioni del telaio il compito di reggere le sospensioni posteriori[3].

Dotata di carrozzeria in alluminio dalla linea molto aerodinamica con due grosse prese d'aria e l'ampio alettone posteriore mobile[6] (comandato dalla leva del cambio - una soluzione in seguito vietata), la vettura fu progettata per accogliere motori Ford-Shelby V8 da 4.2 litri, 4.7 litri e 5.3 litri, fino ad arrivare ai 6,8 litri per la Can-Am (da qui il nome P70: Posteriore 7000). Alimentato da quattro carburatori Weber doppio corpo e accoppiato ad un cambio a cinque rapporti De Tomaso, la versione da 6.786 cm³ si supponeva sviluppasse 526 CV[9].

Carriera agonistica modifica

 
La De Tomaso Sport 5000 durante le prove del GP del Mugello 1966

Non potendo partecipare alle gare del Campionato del mondo sportprototipi in quanto concepita secondo i dettami del regolamento Gruppo 7 per la Can-Am, la P70 fu sottoposta a parecchie modifiche (soprattutto alla carrozzeria, che fu dotata di portiere e di quanto necessario alla circolazione stradale[10]) e dotata del motore Ford di 4,7 litri per conformarsi al diverso regolamento gruppo 4 e permetterle di iscriversi alle gare del mondiale marche e fu pertanto ridenominata Sport 5000 Fantuzzi Spyder, ma la sola competizione a cui partecipò fu il GP del Mugello del 1966 con Roberto Bussinello alla guida, che fu costretto al ritiro al primo giro del lungo e provante circuito stradale toscano[11].

La Sport 5000 fu precedentemente iscritta anche alla 12 Ore di Sebring del 1966 per gli italiani Umberto Maglioli e Franco Bernabei e il belga Pierre Noblet[11] e successivamente si decise di correre alla 1000 km di Monza del 1967 e avrebbero dovuto pilotarla Baghetti e Bussinello, ma in entrambe le occasioni la vettura non venne portata in pista[6], mentre la domanda di iscrizione alla 24 Ore di Le Mans 1966 non fu nemmeno accettata[11].

Seguito modifica

Il telaio della P70 divenne la base tecnica della De Tomaso Mangusta[3], che deve il suo nome al desiderio di rivalsa nei confronti del preparatore statunitense e delle sue Cobra: infatti la mangusta è un mammifero carnivoro famoso per essere uno dei pochi mammiferi in grado di cacciare i serpenti[12].

La carrozzeria originale della P70 priva di portiere e con il parabrezza minimalista[10], inutilizzabile sulla Sport 5000 (che per regolamento doveva essere pur utilizzabile su strada), rimasero nello stabilimento della De Tomaso a Modena fino al 2004, quando un collezionista italiano le acquistò e fece costruire una seconda P70 intorno a questi pezzi[13][14]. In seguito le due vetture si sono ritrovate vicino quando hanno preso parte alla celebrazione del 50º anniversario della fondazione della De Tomaso, tenutosi nel maggio del 2009[15][16] e alla manifestazione "Spa-Italia 2011"[17].

Note modifica

  1. ^ (EN) Gianni Rogliatti, Alejandro through the looking glass - De Tomaso takes on Ghia, in Automobile Quarterly, vol.6, nr.4, 1968, pp. pag.418. URL consultato il 6 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2011).
  2. ^ a b c Wally Wyss, op. cit. pag.24 Archiviato l'8 dicembre 2015 in Internet Archive.
  3. ^ a b c (EN) 1967 - 1971 DeTomaso Mangusta - Images, Specifications and Information, su ultimatecarpage.com, www.ultimatecarpage.com. URL consultato il 15 settembre 2010.
  4. ^ Fabrizio Ferrari, La cacciatrice di Cobra, in Auto d'Epoca, Anno XV - nr.6, giugno 1998, pp. pag.57. URL consultato il 6 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2011).
  5. ^ a b (EN) Peter e Gayle Brock, Peter Brock: Design at Shelby American, su bre2.net, www.bre2.net. URL consultato il 12 marzo 2013.
  6. ^ a b c d (EN) De Tomaso Prototypes, su poca.com, www.poca.com. URL consultato il 30 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2011).
  7. ^ (EN) 1965 De Tomaso 70P Muletto, su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 6 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2011).
  8. ^ (EN) 1966 De Tomaso 70P / Sport 5000, su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 5 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2011).
  9. ^ (EN) DE TOMASO Prototype P70 - pag. 2, su motorlegend.com, www.motorlegend.com. URL consultato il 15 settembre 2010.
  10. ^ a b André Ritzinger.
  11. ^ a b c (EN) Complete Archive of De Tomaso Sport 5000, su racingsportscars.com, www.racingsportscars.com. URL consultato il 12 marzo 2013.
  12. ^ (EN) Car Guides - De Tomaso Mangusta, su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 5 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2011).
  13. ^ (EN) De Tomaso 70P Recreation, su qv500.com, www.qv500.com. URL consultato il 19 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2011).
  14. ^ (EN) DE TOMASO Prototype P70 - pag. 4, su motorlegend.com, www.motorlegend.com. URL consultato il 15 settembre 2010.
  15. ^ (EN) Mike Drew, Immagine di Piazza Grande a Modena durante il raduno per il 50º anniversario della fondazione della De Tomaso (la P70 e la Sport 5000 sono al centro), su poca.com, www.poca.com, 24 maggio 2009. URL consultato il 12 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2011).
  16. ^ (EN) Mike Drew, Immagine della Shelby/De Tomaso 70P e della De Tomaso Ghia Sport 5000 ritratte l'una a fianco all'altra davanti all'hotel Le Cardinal di Bastiglia (Modena), su poca.com, www.poca.com, 22 maggio 2009. URL consultato il 12 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2011).
  17. ^ (EN) Pierre Camus, Immagine della Shelby/De Tomaso 70P e della De Tomaso Ghia Sport 5000 ritratte l'una a fianco all'altra alla "Spa-Italia 2011", su flickr.com, www.flickr.com. URL consultato il 12 marzo 2013.

Bibliografia modifica

  • (EN) Wally Wyss, Macho Mangusta - Muddled magnificence, in Australian Sports Car World Quarterly, agosto 1980, pp. da pag. 23 a pag. 28. URL consultato il 6 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2011).
  • (FR) (non identificato), Autour de la Mangouste, in auto rétro, novembre 1983. URL consultato l'8 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2015).

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Collegamenti esterni modifica

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