Definizione rigorosa del Pi greco in geometria euclidea

Voce principale: Pi greco.

Nella geometria euclidea la costante pi greco () è definita come il rapporto fra la misura della lunghezza della circonferenza e la misura della lunghezza del diametro di uno stesso cerchio. Affinché questa definizione sia univoca, è necessario dimostrare che è indipendente dal cerchio scelto. Da alcuni teoremi classici di Euclide e Archimede segue che, in terminologia moderna, pi greco è una costante, e inoltre che pi greco è uguale al rapporto fra l'area di un cerchio e il quadrato del suo raggio.[1]

In questa voce verrà esposto in dettaglio il ragionamento che permette di definire il pi greco e di dimostrarne l'unicità; prima si descriverà una procedura che si limita a far uso degli assiomi e delle conoscenze geometriche a disposizione di Euclide e Archimede poi, in un secondo momento, si mostrerà una derivazione più rigorosa basata sul moderno (1872) assioma di Dedekind. Per la comprensione di questa voce sono comunque necessarie alcune conoscenze pregresse di geometria euclidea come, ad esempio, il teorema di Pitagora, il teorema di Talete e i criteri di similitudine tra triangoli.

Dimostrazione di Euclide-Archimede modifica

Assiomi e teoremi necessari modifica

Questa dimostrazione è basata sugli assiomi e sulle proposizioni contenuti negli Elementi di Euclide, nel primo libro Sulla Sfera ed il Cilindro e nel libro Sulla Misura del Cerchio di Archimede. Punto di partenza fondamentale per le dimostrazioni che verranno esposte è l'assioma di Eudosso, corrispondente alla Definizione 4 del V libro degli Elementi.

Assioma di Eudosso: Si dice che hanno rapporto due grandezze le quali possono, se moltiplicate, superarsi reciprocamente.

L'assioma ci dice quindi che date due grandezze   e   tali che  , è possibile trovare un   tale che  .

L'assioma di Eudosso permette allora di dimostrare l'importantissimo teorema detto anche metodo di esaustione, corrispondente alla Proposizione 1 del X libro degli Elementi:

 

Teorema 1 (metodo di esaustione): Date due grandezze, se dalla maggiore viene sottratta una grandezza maggiore della metà e da quello che resta una grandezza maggiore della sua metà, e ripetendo continuamente questo procedimento, allora resterà una grandezza più piccola della minore data.

Ad esempio, con riferimento alla figura, date le grandezze  , allora sottraendo da   prima la grandezza   e poi la grandezza  , alla fine resta  .

A questo punto Euclide può utilizzare il metodo di esaustione per dimostrare una fondamentale proposizione (Proposizione 2 del XII libro degli Elementi) sulle aree dei cerchi, ma per questo è prima necessario dimostrare un'altra proposizione (Proposizione 1 del XII libro degli Elementi) sulle aree dei poligoni iscritti all'interno di una circonferenza; la Proposizione 2 fa infatti uso fondamentale della Proposizione 1, corrispondente al seguente

 

Teorema 2 (Elementi, XII, 1): Le aree di due poligoni simili iscritti in due distinte circonferenze stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi.

Ovvero con riferimento alla figura, dove   e   sono i diametri delle due circonferenze e   e   sono rispettivamente le aree dei poligoni simili   e  , si ha  .

Il Teorema 1 è fondamentale per poter dimostrare il seguente:

 

Teorema 3 (Elementi, XII, 2): Le aree di due cerchi stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi.

Siano   e   le aree dei cerchi   e  ,   e   i loro diametri ed  ,   i loro raggi. Allora si vuole provare che  . Supponiamo allora che i quadrati di   ed   non stiano tra loro come   e  , allora   dove   è una qualche area che potrebbe essere maggiore oppure minore di  . Trattiamo separatamente questi due casi.

Sia prima  . Si iscriva il quadrato   nel cerchio  . Si può dimostrare che l'area di questo quadrato è maggiore di  . Infatti, se per i punti   tracciamo le tangenti al cerchio, allora si vede immediatamente che il quadrato   ha area pari alla metà di quella del quadrato circoscritto al cerchio, e il cerchio ha un'area minore del quadrato circoscritto, quindi l'area del quadrato   iscritto è maggiore di  .

Si bisechino ora gli archi di circonferenza  , ottenendo i punti  . Si congiungano  . Si può dimostrare che l'area del triangolo   è maggiore della metà dell'area del corrispondente segmento circolare. Infatti tracciando la tangente al cerchio in   e costruendo il rettangolo sul lato   si vede immediatamente che l'area del triangolo   è la metà dell'area del rettangolo costruito; ma questo rettangolo ha area maggiore del corrispondente segmento circolare, quindi l'area del triangolo è maggiore della metà dell'area del segmento circolare.

Bisecando poi gli archi   si può continuare iterativamente questo processo in cui, ad ogni iterazione, da ogni segmento circolare si sottrae un triangolo che ha area maggiore della metà dell'area del segmento circolare stesso. Definendo con   l'area totale di tutti i segmenti circolari costruiti alla n-esima iterazione, allora per il Teorema 2 (cioè il metodo di esaustione) esisterà   tale che  . Supponiamo che   sia il poligono ottenuto alla  -esima iterazione; si costruisca allora nel cerchio   il poligono simile  . Allora per il Teorema 2:  . Ma  , quindi dovrebbe essere  , però per costruzione risulta  . Quindi   non può essere vera. Analogamente si dimostra che, se  , non può essere  .

Si supponga allora  . Dato che per ipotesi  , esisterà una certa area   tale che  , ma dato che  , allora sarà  . Risulta quindi che   con  , ma questo è stato più sopra dimostrato essere impossibile, quindi non può essere  . Analogamente si dimostra che, se  , allora non può essere  .

Quindi, mettendo tutto insieme, deve necessariamente valere  , ovvero le aree di due cerchi stanno tra loro come i quadrati dei rispettivi raggi; il Teorema 3 è quindi dimostrato.

Per poter ora passare al calcolo della circonferenza è necessario prima premettere una definizione e due assiomi che Archimede enuncia nel primo libro Sulla Sfera ed il Cilindro. A rigore, gli assiomi di Archimede non sono una definizione della lunghezza di una curva, ma piuttosto soltanto l'enunciazione di alcune proprietà che lasciano di fatto all'intuizione la definizione vera e propria di lunghezza. Più avanti queste nozioni verranno ridefinite utilizzando l'assioma di Dedekind.

 

Definizione (Sulla Sfera ed il Cilindro I, definizione 2): si applica la definizione di concava dalla stessa parte ad una linea tale che, se vengono presi due punti qualsiasi su di essa, o i segmenti che collegano questi punti giacciono su un solo lato della linea data, oppure alcuni giacciono su un solo lato mentre altri giacciono sulla linea data stessa, ma nessun segmento giace sull'altro lato.

In figura sono riportate tre curve. Le prime due soddisfano la definizione, infatti tutti i segmenti che collegano due punti qualsiasi giacciono interamente da una stessa parte della curva, quindi tali curve sono concave dalla stessa parte. Nella terza curva invece alcuni segmenti che collegano due punti qualsiasi non giacciono interamente dallo stesso lato della curva, che quindi non è concava dalla stessa parte.

Archimede enuncia poi due assiomi sulla lunghezza delle curve.

Assioma 1 di Archimede sulla lunghezza delle curve: Di tutte le linee che hanno gli stessi estremi, la linea retta è la più breve.

 

Assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve: Delle altre linee in un piano e che hanno gli stessi estremi, siano due linee differenti entrambe concave dalla stessa parte, delle quali una sia interamente contenuta tra l'altra linea e la linea retta con le stesse estremità, oppure sia parzialmente contenuta da e parzialmente coincidente con l'altra linea; la linea contenuta ha lunghezza L minore dell'altra.

In figura sono mostrati alcuni esempi di curve che soddisfano le condizioni degli assiomi di Archimede per la lunghezza  . In tutti i casi risulta  .

Dall'assioma 1 di Archimede sulla lunghezza delle curve segue immediatamente il seguente:

Teorema 4: Il perimetro di un poligono iscritto in una circonferenza è minore della lunghezza della circonferenza.

Infatti ogni lato del poligono è, per l'assioma 1, minore della parte di circonferenza tagliata da esso.

Si può poi dimostrare anche l'ulteriore

 

Teorema 5 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 1): Se un poligono è circoscritto ad una circonferenza, il perimetro del poligono è maggiore della lunghezza della circonferenza.

Ci sono ora tutte le premesse per dimostrare un altro fondamentale teorema, corrispondente alla Proposizione 1 del libro Sulla Misura del Cerchio di Archimede:

 

Teorema 6 (Sulla Misura del Cerchio, proposizione 1): L'area   di un qualunque cerchio è equivalente a quella di un triangolo rettangolo nel quale uno dei cateti è uguale al raggio   del cerchio e l'altro cateto uguale alla circonferenza  . Ovvero  

Sia   il cerchio dato e   il triangolo descritto nell'enunciato del Teorema 6. Allora, se l'area del cerchio non fosse equivalente a quella di  , dovrebbe essere minore oppure maggiore.

Supponiamo prima che sia   Si iscriva nella circonferenza il quadrato  , si bisechino gli archi   poi si bisechino (se necessario) le rispettive metà, e così via fino a che i lati del poligono iscritto, i cui vertici coincidono con i punti di bisezione, determinino dei segmenti circolari la somma delle cui aree sia minore di  . Questo è sempre possibile grazie al Teorema 1, così come già è stato esposto nella dimostrazione del Teorema 3. L'area del poligono iscritto è quindi maggiore di quella di  . Sia   un lato di questo poligono, e   la perpendicolare ad esso dal centro   del cerchio. Allora   è minore del raggio e pertanto minore di uno dei cateti di  . Anche il perimetro del poligono è minore della circonferenza, e quindi minore dell'altro cateto di  . Quindi l'area del poligono deve essere minore di  . Abbiamo così ottenuto una contraddizione (area del poligono iscritto contemporaneamente maggiore e minore di  ), quindi l'ipotesi   non può essere vera.

Sia allora   Si circoscriva un quadrato al cerchio e due lati adiacenti con vertice   siano tangenti al cerchio nei punti   e  . Si bisechi l'arco   e si tracci la tengente nel punto   di bisezione. Sia   il segmento tangente ad  . Allora l'angolo   è retto; ne segue quindi che   e  . Ma dato che   e   sono due triangoli con la stessa altezza e basi  , allora l'area di   è maggiore dell'area di  . Da questo segue immediatamente che l'area del triangolo   è maggiore della metà dell'area del poligono  .

Similmente, se l'arco   viene bisecato e ne viene tracciata la tangente nel punto di bisezione, di nuovo dall'area   viene sottratta un'area maggiore della metà. Continuando questo processo quindi, per il Teorema 1, si arriva ad un poligono circoscritto tale che lo spazio compreso tra esso e la circonferenza sia minore di  , ovvero il poligono circoscritto ha area minore di  . Il poligono ha apotema pari al raggio e quindi pari ad un cateto di  ; ma il suo perimetro è maggiore della circonferenza del cerchio, quindi maggiore dell'altro cateto di  . Allora l'area del poligono è maggiore di  . Abbiamo così ottenuto un'altra contraddizione (area del poligono circoscritto contemporaneamente maggiore e minore di  ), quindi l'ipotesi   non può essere vera.

Riassumendo, non potendo essere   , necessariamente risulta  .

Definizione e unicità del Pi greco modifica

Tutta le teoria finora sviluppata permette di definire il pi greco e di dimostrarne l'unicità.

Definizione del Pi greco: Dato un cerchio di circonferenza   e raggio  , si definisce  

Per il momento si è utilizzato il pedice "C" perché, a priori, non si conosce se il valore del pi greco dipenda dal cerchio dato. Ma comunque subito enunciamo e dimostriamo il seguente:

Teorema 7 di unicità del Pi greco: Date due qualsiasi circonferenze   e   di raggi   e  , allora risulta sempre  , ovvero  . Quindi il pi greco è lo stesso per tutti i cerchi.

Infatti, siano   e   le aree dei due cerchi arbitrariamente scelti, allora per il Teorema 3 risulta  , mentre per il Teorema 6  . Segue allora che  .

Discussione e ridefinizione moderna degli assiomi modifica

L'assioma di Dedekind modifica

Per arrivare alla definizione di   è necessario utilizzare l'assioma di Eudosso e gli assiomi di Archimede sulla lunghezza delle curve. Quello di Eudosso non viene utilizzato da Euclide come un assioma, ma soltanto come una definizione. In realtà esso è un vero e proprio assioma che viene infatti utilizzato da Hilbert nella sua moderna assiomatizzazione della geometria euclidea, con il nome di Assioma di Archimede:

Assioma di Archimede-Hilbert: Sia   un punto qualsiasi di una retta tra due punti   e   della retta stessa arbitrariamente scelti. Si prendano punti   in modo tale che   giaccia tra   e  ,   tra   e  ,   tra   e   ecc. Inoltre siano i segmenti   uguali tra loro. Allora in questa serie di punti, esiste sempre un certo punto   tale che   giaccia tra   e  .

 

L'assioma di Archimede-Hilbert è solo una formulazione diversa dell'assioma di Eudosso, infatti, dato un segmento   qualsiasi, definendo  , segue immediatamente che esiste   tale che  , ovvero l'assioma di Eudosso.


L'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte è invece più problematico. In esso infatti viene definita solo una proprietà della lunghezza di una curva, ma non ne viene data una precisa definizione. Per definire la lunghezza di una curva è necessario introdurre un altro assioma fondamentale, l'assioma di Dedekind. Come si vedrà, questo assioma è di fatto implicito nella geometria euclidea e, come discuteremo, da esso si può dedurre sia l'assioma di Eudosso sia l'assioma 2 di Archimede sulle curve. Enunciamo[4] subito l'assioma di Dedekind, poi se ne discuteranno le conseguenze:

Assioma di Dedekind (1872): Sia   un sottoinsieme di un campo ordinato di grandezze  . Se   allora   tale che

  •  ;
  •  .

Analogamente, se  , allora   tale che

  •  ;
  •  .

Definizione: Le grandezze   e   definite nell'assioma di Dedekind vengono chiamate rispettivamente estremo superiore ed estremo inferiore dell'insieme   e indicate come   e  .

Si può dimostrare che dall'assioma di Dedekind segue l'assioma di Eudosso.

Abbiamo detto che l'assioma di Dedekind è di fatto implicito in tutta la geometria euclidea; esso infatti in generale esprime il concetto di continuità. Per capire questo si considerino le cosiddette sezioni di Dedekind:

Definizione: Dato un campo ordinato di grandezze  , una sezione di Dedekind è una partizione   di   (ovvero   e  ) tale che   e che   tali che   (classi indefinitamente ravvicinate).

Utilizzando l'assioma di Dedekind si può dimostrare che  . La grandezza   viene chiamata elemento di separazione delle due classi   e  .

Abbiamo allora trovato in questo modo l'originaria formulazione dell'assioma di Dedekind, che riportiamo direttamente con le parole del matematico tedesco[5]:

«Io trovo l'essenza della continuità nel seguente principio: se tutti i punti della linea retta si distinguono in due classi tali che ogni punto della prima classe giaccia a sinistra di ogni punto della seconda classe, allora esiste uno e soltanto un punto che produce questa divisione di tutti i punti in due classi, questa sezione della linea retta in due parti.»

Che l'assioma di Dedekind esprima in astratto il concetto di continuità lo si può meglio comprendere da quanto segue. Nell'opera di Euclide ci sono due assiomi che vengono implicitamente utilizzati senza essere enunciati[6]:

  1. Assioma di continuità circolare: se una circonferenza   ha un punto all'interno e uno all'esterno di un'altra circonferenza  , allora le due circonferenze si intersecano in due punti.
  2. Assioma di continuità elementare: se l'estremo di un segmento cade all'interno di una circonferenza e l'altro estremo all'esterno, allora il segmento interseca la circonferenza.

Ma in realtà non c'è bisogno di introdurre la continuità circolare ed elementare come assiomi, infatti, partendo dall'assioma di Dedekind, essi possono essere dimostrati come teoremi[7]. Come illustrato nel prossimo paragrafo anche l'assioma di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte può essere dimostrato da quello di Dedekind, così che esso ci permette di arrivare alla definizione e all'unicità del pi greco riducendo i due assiomi di Archimede (sulle curve) e di Eudosso ad uno solo. Quindi, anche se in Euclide e Archimede non si trovano formulazioni analoghe dell'assioma di Dedekind, e considerando anche il fatto che esso permette di derivare la continuità circolare ed elementare (implicite in tutta l'opera di Euclide e Archimede), l'assioma di Dedekind può essere considerato un assioma fondamentale della geometria euclidea.

Lunghezza di una curva modifica

L'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave da una stessa parte può essere dimostrato come teorema sfruttando l'assioma di Dedekind[8]. Tuttavia si deve prima dare una definizione rigorosa di lunghezza di una curva, definizione che Archimede non fornisce; anche questa definizione sarà fondata sull'assioma di Dedekind.

Definizione di lunghezza di una curva: Sia data una curva   di estremi   e   e una successione di   punti   sulla curva stessa tali che   e  . Si indichi con   la lunghezza del segmento che unisce due punti   e  . Allora si definisce la lunghezza   della curva   come

 
 

Quindi   è l'estremo superiore dell'insieme costituito da tutte le lunghezze di tutte le possibili poligonali che approssimano   pertanto, per l'assioma di Dedekind,   tali che   esiste una poligonale che approssima la lunghezza di   meglio di  .

Con questa definizione di lunghezza l'assioma 2 di Archimede può essere dimostrato. Siano allora   e   due curve qualsiasi entrambe concave dalla stessa parte, con gli stessi estremi e tali che   sia contenuta in  . Si vuole dimostrare che  . Dimostriamo prima la tesi nel caso in cui la curva contenuta in   sia una qualunque poligonale costituita da   segmenti. La dimostrazione procede per induzione. Il caso   è banalmente vero, perché la poligonale si riduce al segmento  . Assumendo allora che la tesi sia vera per una qualunque poligonale costituita da   segmenti (ipotesi induttiva), dimostriamo che sarà vera anche per  .

Sia allora   una poligonale di   segmenti concava dalla stessa parte di   e interamente contenuta in essa. Sia   il punto di intersezione tra   e il prolungamento di  . Applichiamo allora l'ipotesi induttiva alla poligonale   che è interamente contenuta nella curva formata dall'unione del segmento   e l'arco   di  . Per l'ipotesi induttiva si ha allora:

  •  

da cui

  •  
     

Quindi tutte le poligonali concave dalla stessa parte e contenute in   hanno lunghezza minore di quella di   stessa. Di conseguenza anche l'estremo superiore di tutte queste poligonali, ovvero  , deve essere minore di  . Infatti, se fosse  , per l'assioma di Dedekind   sarebbe una lunghezza appartenente all'insieme di tutte le lunghezze di tutte le poligonali che approssimano  , ed esisterebbe una poligonale la cui lunghezza è maggiore di  , ma questo, come abbiamo appena dimostrato, è impossibile. Quindi non può essere  .

Derivazione alternativa del Pi greco modifica

Un altro possibile modo di derivare il pi greco si ricava dalla sola opera di Archimede. Questa derivazione può essere fondata direttamente sull'assioma di Dedekind, oppure sull'assioma 2 di Archimede sulla lunghezza delle curve concave dalla stessa parte. Ci sono tre teoremi che è preliminarmente necessario dimostrare per arrivare poi a provare, sempre con il metodo di esaustione, che il rapporto tra circonferenza e raggio è uguale per tutti i cerchi.

I primi due teoremi corrispondono alle Proposizioni 2 e 3 del primo libro Sulla sfera ed il cilindro di Archimede.

 

Teorema 8 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 2): Date due diverse grandezze, è sempre possibile trovare due segmenti diversi tale che il rapporto tra il maggiore e il minore sia più piccolo del rapporto tra la grandezza maggiore e quella minore date.

Con riferimento alla figura diciamo che, date le grandezze  , è sempre possibile trovare due segmenti   tali che  .

Il Teorema 8 è necessario per la dimostrazione del seguente:

 

Teorema 9 (Sulla Sfera ed il Cilindro I, proposizione 3): Date due diverse grandezze e un cerchio, è sempre possibile iscrivere un poligono regolare nel cerchio e circoscriverne un altro con lo stesso numero di lati intorno al cerchio, in maniera tale che il rapporto tra il lato del poligono circoscritto e il lato di quello iscritto sia minore dal rapporto tra la grandezza maggiore e quella minore date.

Con riferimento alla figura diciamo che, date le grandezze  , è sempre possibile trovare due poligoni regolari con lo stesso numero di lati, l'uno iscritto nel e l'altro circoscritto al cerchio, in modo tale che per i loro rispettivi lati   ed   valga la disuguaglianza  .

Dal Teorema 9 segue il seguente corollario:

Corollario del Teorema 9: Dato un cerchio e una grandezza   arbitraria, è sempre possibile trovare due poligoni regolari, uno circoscritto e l'altro iscritto nella circonferenza, tali che la differenza dei loro perimetri sia minore di  .

Dal Corollario segue allora che la classe di tutti i poligoni regolari iscritti nella circonferenza e la classe di tutti i poligoni regolari circoscritti formano una sezione di Dedekind. Come è stato più sopra dimostrato, ogni sezione di Dedekind ha un solo elemento di separazione; possiamo allora dare la seguente definizione di lunghezza della circonferenza:

Definizione di lunghezza della circonferenza: Dato un cerchio qualsiasi, si definisce la lunghezza della circonferenza   come l'elemento di separazione (unico) della sezione di Dedekind costituita dalla classe   dei perimetri di tutti i poligoni regolari iscritti nella circonferenza e la classe   dei perimetri di tutti i poligoni regolari circoscritti. Pertanto   risulta sempre  .

Resta da enunciare un ultimo teorema necessario a dimostrare l'unicità del pi greco:

 

Teorema 10: I perimetri di due poligoni simili, entrambi iscritti oppure entrambi circoscritti a due distinte circonferenze, stanno tra loro come i rispettivi raggi.

Si può ora ridimostrare il teorema di unicità del pi greco, ovvero che, dati due cerchi qualsiasi di raggi   e   e circonferenze   e  , risulti in ogni caso  .

Si ricordi la definizione di lunghezza della circonferenza   basata sull'assioma di Dedekind e si indichino con le lettere   e   rispettivamente i perimetri dei poligoni circoscritti e iscritti nelle due circonferenze date. Supponiamo che sia  . Allora risulterà   dove   oppure  .

Si consideri il caso  . Per l'assioma di Dedekind allora si può trovare un poligono iscritto nella circonferenza   tale che il suo perimetro soddisfi la disuguaglianza  ; considerando poi il corrispondente poligono simile iscritto nella circonferenza  , per il Teorema 10 risulta  ; ma  , quindi  , ovvero  . Si ottiene così una contraddizione (  contemporaneamente maggiore e minore di  ), quindi non può essere   come supposto. Analogamente si dimostra che se  , allora non può essere  .

Si consideri allora il caso  . Per l'assioma di Dedekind allora si può trovare un poligono circoscritto alla circonferenza   tale che il suo perimetro soddisfi la disuguaglianza  ; considerando poi il corrispondente poligono simile circoscritto alla circonferenza  , per il Teorema 10 risulta  ; ma  , quindi  , ovvero  . Si ottiene così una contraddizione (  contemporaneamente maggiore e minore di  ), quindi non può essere   come supposto. Analogamente si dimostra che se  , allora non può essere  .

Quindi deve essere necessariamente   ovvero  . Essendo   e   due circonferenze generiche, risulta dimostrato che il rapporto tra circonferenza e raggio è uguale per tutti i cerchi, ovvero il pi greco è unico.

Note modifica

  1. ^ [1] Nel suo lavoro "La misura del cerchio" [Archimede] ha dimostrato che esiste un'unica costante   tale che l'area A e la circonferenza C di un cerchio di raggio arbitrario R sono date da A=  e L=2 R, Pierre Eymard, Jean Pierre Lafon, The Number Pi, p. 1, da Google libri
  2. ^ Euclide, Elementi, libro III, proposizione 27
  3. ^ Euclide, Elementi, libro III, proposizione 20
  4. ^ L'assioma di Dedekind può essere enunciato in forme diverse. Qui si segue la formulazione data in Einar Hille, Analytic function theory, second edition, AMS Bookstore, 1987 - pagine 6-8
  5. ^ Richard Dedekind, Essays on the theory of numbers, Dover Publications, 1963 - capitolo 1, pagina 11
  6. ^ M. J. Greenberg (vedi bibliografia), capitolo 3
  7. ^ M. J. Greenberg (vedi bibliografia), capitolo 3 - L'autore fornisce solo uno schema della dimostrazione di questi teoremi e non una dimostrazione completa in ogni dettaglio
  8. ^ In questo paragrafo si segue P. Eymard e J. P. Lafon (vedi bibliografia), capitoli 1 e 6
  9. ^ Euclide, Elementi, libro III, proposizione 16

Bibliografia modifica

  • Frajese A., Maccioni M. (a cura di), Euclide, Gli elementi, Utet, Torino, prima edizione 1976, ristampa 1996
  • Archimede.Opere. UTET, Torino, 1974. (solo traduzione italiana, senza il testo greco)
  • David Hilbert, Grundlagen der Geometrie, 7ª edizione, 1930 (testo in inglese [2])
Edizioni italiane:
  • Fondamenti della geometria, Feltrinelli, 1970
  • Fondamenti della geometria. Con i supplementi di Paul Bernays, Franco Angeli, 2009
  • Marvin Jay Greenberg, Euclidean and Non-Euclidean Geometries - Development and history, third edition, W. H. Freeman and Company, 1993
  • Pierre Eymard, Jean Pierre Lafon, The Number Pi, AMS Bookstore, 2004
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