Deposizione nel sepolcro (Rubens)

dipinto di Pieter Paul Rubens

Deposizione nel sepolcro, meglio noto come Compianto sul corpo di Cristo deposto o anche Sepoltura Borghese, è un dipinto a olio su tela (180x137 opera di Pieter Paul Rubens del 1601/1602 secondo il Puyvelde (1950), del 1605/1606 secondo Oldenbourg (1916), Gluck (1933) e Longhi (1928).

Deposizione nel sepolcro
AutorePeter Paul Rubens
Data1602 - 1606
TecnicaOlio su tela
Dimensioni180×137 cm
UbicazioneGalleria Borghese, Roma

Storia e descrizione modifica

 
Deposizione nel sepolcro
1559, Tiziano
Museo del Prado, Madrid, Spagna
 
Fauno Barberini o Satiro ubriaco
scultura greca
Gliptoteca (Monaco di Baviera)

Quest'ultima datazione 1605/1606 è suffragata dall'evidente riferimento alla Deposizione[1] dipinta nel 1559 da Tiziano allora conservata all'Escorial in Spagna dove il Rubens ebbe modo di tracciarne un rapido schizzo a matita nel suo taccuino d'appunti[2] in occasione della sua missione in Spagna nella primavera del 1603 per conto di Vincenzo Gonzaga[3].

Citata per la prima volta nel Fidecommisso Borghese, istituito da Francesco Borghese nel 1833, come opera di Antoon van Dyck, è stata definitivamente attribuita al Rubens alla fine del XIX secolo da Jacob Burckhardt.

Il dipinto è stato ampliato presumibilmente alla fine del XVIII secolo per adattarlo a una nuova collocazione, le cui tracce sono ancora ben visibili in alto e ai lati lunghi della tela.

Il dipinto, conservato nella Galleria Borghese di Roma, è un'opera complessa dei primi anni romani di Rubens che condensa ed evidenzia la sintesi[4] dei più disparati influssi subiti dal pittore nordico in Italia che vanno dalla scuola veneta al manierismo romano e lombardo.

Note modifica

  1. ^ " Il rilievo del sarcofago nella "Sepoltura [Borghese]" evoca il senso di antichità acquisito attraverso Tiziano ... Fonte: Michael Jaffè - Rubens e l'Italia - Ediz. f.lli Palombi Roma 1984 pag. 68
  2. ^ “Quando Rubens copiava, non per il duca di Mantova, ma per sé, dipingendo o disegnando, ciò accadeva nel più libero dei modi e talvolta quasi avesse voluto mostrare ai maestri del passato come avrebbero propriamente dovuto fare.” Fonte: Jacob Burckhardt – Rubens - Ediz. Giulio Einaudi Milano 1967 pag. 11
  3. ^ “Negli otto anni che Rubens trascorse al seguito della corte mantovana (Vincenzo Gonzaga regnante), per missioni affidategli dal duca, ebbe modo non solo di visitare l'Italia – specialmente Venezia e Roma – in ripetuti soggiorni probabilmente prolungati a sua voglia, ma perfino di accompagnare come cavaliere una missione alla corte spagnola (Marzo 1603); benché questa allora risiedesse a Valladolid, certo Rubens poté vedere perfettamente le pitture di Madrid e dell'Escorial, fra cui capolavori di Tiziano come l'Italia non ne possedeva. Fonte: Jacob Burckhardt – Rubens - Ediz. Giulio Einaudi Milano 1967 pag. 5 ”
    N.d.r. All'epoca c'erano in Spagna 70 opere di Tiziano, tra il Monastero dell'Escorial e il Palazzo reale di Madrid. La corte spagnola all'epoca era itinerante, per cui quando Rubens arrivò a Valladolid nel frattempo questa si era spostata all'Escorial dove il Rubens si recò per compiere la sua missione diplomatica e consegnare i doni dei Gonzaga alla corte spagnola. All'Escorial c'era la Deposizione nel sepolcro dipinta da Tiziano nel 1559 di cui il Rubens tracciò un veloce schizzo a matita.
  4. ^ “Con un procedimento che divenne caratteristico, egli li assortiva nelle pagine del suo album in maniera da riordinarli secondo la cadenza e la categoria del suo pensiero”.
    “Il suo potere di assimilazione e rielaborazione era talmente sviluppato che egli era in grado di trarre insegnamento anche da uomini dotati di un talento inferiore e più limitato del suo.” Fonte: Michael Jaffè - Rubens e l'Italia - Ediz. f.lli Palombi Roma 1984 pag. 15 e 16

Bibliografia modifica

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