Diocesi di Angoulême

diocesi della Chiesa cattolica in Francia

La diocesi di Angoulême (in latino Dioecesis Engolismensis) è una sede della Chiesa cattolica in Francia suffraganea dell'arcidiocesi di Poitiers. Nel 2022 contava 269.000 battezzati su 352.015 abitanti. È retta dal vescovo Hervé Gosselin.

Diocesi di Angoulême
Dioecesis Engolismensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Poitiers
 
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoHervé Gosselin
Vescovi emeritiClaude Jean Pierre Dagens
Presbiteri54, di cui 46 secolari e 8 regolari
4.981 battezzati per presbitero
Religiosi10 uomini, 87 donne
Diaconi13 permanenti
 
Abitanti352.015
Battezzati269.000 (76,4% del totale)
StatoFrancia
Superficie5.956 km²
Parrocchie29 (5 vicariati)
 
ErezioneIII secolo
Ritoromano
CattedraleSan Pietro
IndirizzoMaison Diocesaine, 226 rue de Bordeaux, 16021 Angoulême CEDEX, France
Sito webangouleme.catholique.fr
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Francia

Territorio

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La diocesi comprende il dipartimento francese della Charente.

Sede vescovile è la città di Angoulême, dove si trova la cattedrale di San Pietro.

Il territorio si estende su 5.956 km² ed è suddiviso in 29 parrocchie, raggruppate in 5 decanati.

La diocesi della civitas Ecolisnenses è attestata a partire dal IV secolo, suffraganea dell'arcidiocesi di Bordeaux, sede metropolitana della provincia romana dell'Aquitania seconda. Secondo la tradizione, primo vescovo e patrono della diocesi è stato sant'Ausonio, il cui culto è attestato a partire dal X/XI secolo. Secondo Louis Duchesne, se questo santo è realmente esistito, deve essere vissuto non prima del IV secolo.[1]

Il primo vescovo di Angoulême storicamente documentato è Dinamio, attestato da Gregorio di Tours, il quale, riprendendo le parole di Paolino, definisce Dinamio uno dei vescovi più degni del suo tempo. Un vescovo di questo nome, ma senza indicazione della sede di appartenenza, sottoscrisse nel 451 la lettera dei vescovi delle Gallie a papa Leone I.

Nella seconda metà del V secolo la diocesi cadde in potere del re visigoto Eurico, che sosteneva l'eresia ariana. Sembra che in questo periodo, la sede sia rimasta vacante per qualche decennio.[2] Un altro periodo di crisi della diocesi si ebbe a cavallo tra il VII e l'VIII secolo, epoca in cui la successione episcopale sembra interrompersi, a causa delle invasioni dei Vichinghi.

Il capitolo di canonici della cattedrale è attestato a partire dal IX secolo, attorno agli anni 868/878. Esso costituiva la "corte episcopale" ed era formato da 9 preti, 6 diaconi e alcuni suddiaconi. A partire dal X secolo si distinguono anche le cariche all'interno del capitolo, ed appaiono il decano, il portiere, l'ostiario, il prevosto e il tesoriere. Alcuni canonici divennero poi vescovi di Angoulême: Godalberto, diacono nell'868, Anatolio, benefattore del capitolo nell'879, e ancora Gumbaldo, che nel 918, una volta vescovo, dotò il capitolo di diverse terre.

Nell'Alto medioevo la sede di Angoulême fu occupata da vescovi che da una parte si distinsero per la loro pietà e religiosità, ma che, in altri casi, si occuparono più degli affari temporali del loro tempo che della cura della loro diocesi. Ugo di Jarnac (973-990), secondo un cronachista contemporaneo, cercò di impossessarsi della contea di Angoulême e per questo dilapidò il patrimonio della diocesi. Anche il successore Grimoaldo (991-1018) utilizzò i beni della Chiesa come fossero sua proprietà personale e per scopi personali. A lui si deve anche la ricostruzione della cattedrale, distrutta da un incendio nel 981, che fu consacrata nel 1015. Grimoaldo fu il primo vescovo ad essere inumato, su sua richiesta, nella cattedrale, mentre i predecessori avevano preferito farsi seppellire nel monastero di San Cybard.

Il vescovo Gérard de Blaye (1101-1136) fu uno dei più importanti vescovi medievali di Angoulême. Fu legato pontificio di diversi papi, cosa che gli facilitò la messa in atto di iniziative e misure a favore della sua diocesi. Sotto il suo episcopato si celebrarono tre sinodi diocesani, nel 1117, 1118 e 1121. Riformò il capitolo dei canonici, separando i beni della mensa episcopale da quelli del capitolo dei canonici, con approvazione di papa Pasquale II nel 1110. Lo stesso papa vietò a chiunque che non fosse membro del capitolo canonicale di eleggere il vescovo di Angoulême. Gérard si impegnò inoltre ad aumentare il numero delle parrocchie e a costruire nuove chiese, tra cui la nuova cattedrale, consacrata nel 1128. Danneggiata durante le guerre di religione nel XVI secolo, fu ricostruita nel 1628. Infine, durante l'episcopato di Gérard de Blaye fu incrementato il numero dei monasteri presenti nella diocesi.

«I primi successori di Gérard de Blaye, monaci o canonici prima di diventare vescovi, continuarono la sua opera e accrebbero l'autorità episcopale con la santità della loro vita e con le loro qualità di amministratori e di pastori. A partire dalla metà del XIII secolo dominano i vescovi-signori, conti di Angoulême, culturalmente preparati, che difendono con efficacia le prerogative feudali della loro sede episcopale.»[3]

Durante il XVI secolo la riforma protestante fece breccia in diocesi. Giovanni Calvino stesso poté predicare, con il consenso del capitolo dei canonici, all'interno della cattedrale. Nella notte tra il 17 e il 18 novembre 1558 un gruppo di protestanti saccheggiò la città, distruggendo o danneggiando gravemente la maggior parte delle statue religiose che ornano la città. Le guerre di religione portarono morte e distruzione. Nel 1562 un'armata di 6.000 uomini devastò la diocesi, decine di preti furono messi a morte, i tesori della cattedrale e dei numerosi monasteri diocesani rubati, beni culturali e librari vennero dati alle fiamme.

Spettò al vescovo Charles de Bony (1567-1603) e ai suoi successori ricostruire la diocesi moralmente e materialmente. Nel 1575 fu redatto un rituale che andò a sostituire i libri liturgici andati distrutti. Fu restaurata la cattedrale, riaperta nel 1634. Solo nel XVII secolo i vescovi poterono impegnarsi per l'applicazione dei decreti di riforma del concilio di Trento, soprattutto François de Péricard (1647-1687): chiamò in diocesi i gesuiti e altri istituiti religiosi; fondò istituiti religiosi diocesani e impose l'obbligo di istituire la confraternita del Santissimo Sacramento in tutte le parrocchie della diocesi; nel 1655 pubblicò nuovi statuti diocesani, che rimasero in vigore fino al 1870; nel 1673 istituì il seminario diocesano, che il suo successore ingrandì e affidò ai lazzaristi.

In seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 fu rivista completamente la geografia ecclesiastica francese, le cui diocesi furono fatte coincidere con i dipartimenti francesi. Prima della rivoluzione la diocesi era molto piccola, con una lunghezza massima di 56 km e una larghezza massima di 40. La nuova diocesi comprendeva i dipartimenti della Charente e della Dordogna, e inglobava porzioni di territorio che erano appartenute alle diocesi di Périgueux, Sarlat, Saintes, Limoges e Poitiers.

Il 6 ottobre 1822 la diocesi di Angoulême fu divisa in due, per la restaurazione della diocesi di Périgueux, a cui fu ceduto il dipartimento della Dordogna.

L'8 dicembre 2002, in seguito alla riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche francesi, è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Poitiers.[4]

Cronotassi dei vescovi

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Un catalogo di vescovi di Angoulême, che nella sua parte più antica risale alla fine del X secolo, è conservato presso la Biblioteca Vaticana e contiene una serie episcopale fino a Hugues de La Rochefoucauld († 1159). Il testo del catalogo è pubblicato per la prima volta dal de Puybaudet nel 1897; ad eccezione di molte omissioni relative ai primi secoli, il catalogo è ritenuto genuino da Duchesne per la sua antichità.
Nella presente cronotassi, si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

  • Sant'Ausonio
  • Dinamio † (prima metà del V secolo)[5]
  • Lupicino † (prima del 511 - dopo il 541)[5]
  • Sant'Aptonio † (circa 542 - dopo il 549)[6]
  • Mererio o Magnachario †
  • Frontonio †
  • Eraclio † (? - circa 580 deceduto)[7]
  • Nicasio † (prima del 585 - dopo il 590)
  • Bassolo † (menzionato nel 614)
  • Giboaldo † (menzionato nel 616)[8]
  • Namazio † (menzionato nel 627)
  • Eparzio o Ebergeno † (VII secolo)[9]
  • Tomiano † (prima del 667 - dopo il 673/675)[10]
  • Ardoino †[11]
  • Fredeberto †[12]
  • Sideramno †[13]
  • Launo † (prima dell'852[14] - dopo l'860)
  • Girbaldo[15]† (? - 23 dicembre 864 deceduto)
  • Elia † (prima dell'866 - 22 settembre 875 deceduto)
  • Oliba † (prima dell'879 - 3 settembre 892 deceduto)
  • Anatolio † (? - 20 aprile 895 deceduto)
  • Godalberto †[16]
  • Gumbaldo † (febbraio 897 - 23 marzo 940 deceduto)
  • Fulcaldo † (? - febbraio 951 deceduto)
  • Ebbone (o Ebulo) † (maggio 952 - 18 gennaio 964 deceduto)
  • Ranulfo † (maggio 964 - 14 gennaio 973 deceduto)
  • Ugo di Jarnac † (21 marzo 973 - 24 novembre 990 deceduto)
  • Grimoaldo † (circa 991 - 28 gennaio 1018 deceduto)[17]
  • Rohon † (circa 1019 - 9 aprile circa 1031/1038 deceduto)
  • Gérard I Malard † (menzionato nel 1038 - 15 giugno circa 1040/1043 deceduto)
  • Guillaume Taillefer † (menzionato nel 1043 - 20 settembre 1076 deceduto)
  • Aimar † (1076 - 4 settembre 1101 deceduto)
  • Gérard de Blaye † (1101 - 1º marzo 1136 deceduto)
  • Lambert † (1136 - 13 giugno 1148 deceduto)
  • Hugues de La Rochefoucauld † (1148 - 12 agosto 1159 deceduto)[18]
  • Pierre de Laumont de Sainneville † (1159 - dopo il 1178)
  • Jean de Saint-Val † (prima del 1182 - circa 1206 deceduto)
  • Guillaume II † (1206 - circa 1226)
  • Jean Guillot † (1226 - dopo il 1238)
  • Radulf † (1º giugno 1241 - ?)
  • Pierre I † (prima del 1247 - 1251)
  • Robert de Montberon † (aprile 1251 - ?)
  • Pierre II † (menzionato nel 1260)
  • Raymond † (menzionato nel 1265)
  • Guillaume III † (menzionato nel 1266)
  • Robert † (menzionato nel 1268)
  • Pierre III † (22 novembre 1272 - 16 agosto 1273 deceduto)
  • Guillaume de Blaye † (1273 - 22 settembre 1307 deceduto)
  • Foulques de La Rochefoucauld, O.P. † (14 aprile 1308 - 1312 o 1313 deceduto)
  • Olivier, O.S.B. † (13 ottobre 1313 - 1315 deceduto)
  • Jean † (1315 - ? deceduto)
  • Gaillard de Faugères (o de Falguières) † (24 gennaio 1318 - giugno 1328 deceduto)
  • Aiglin de Blaye † (27 giugno 1328 - 1363 ? deceduto)
  • Hélie de Pons † (25 febbraio 1363 - ? deceduto)
  • Jean Bertet, O.P. † (20 giugno 1380 - ? deceduto)
  • Gaillard † (25 ottobre 1384 - 1390 ? deceduto)
  • Guillaume IV, O.S.B. † (5 aprile 1391 - ? deceduto)
  • Jean Fleury, O.Cist. † (31 agosto 1412 - 13 luglio 1431 nominato vescovo di Luçon)
  • Robert de Montbron † (8 agosto 1431 - ? dimesso)
  • Geoffroi de Pompadour † (24 luglio 1465 - 6 luglio 1470 nominato vescovo di Périgueux)
  • Raoul du Fou † (6 luglio 1470 - 22 novembre 1479 nominato vescovo di Évreux)
  • Robert de Luxembourg † (15 novembre 1479 - ? deceduto)
  • Octavien de Saint-Gelais † (18 ottobre 1493 - 1502 deceduto)
  • Hugues de Baure † (11 gennaio 1503 - 1505 ? deceduto)
  • Antoine d'Estaing † (16 settembre 1506 - 28 febbraio 1523 deceduto)
  • Antoine de La Barre † (14 gennaio 1524 - 16 marzo 1528 nominato arcivescovo di Tours)
  • Jacques Babou de La Bourdaisière † (16 marzo 1528 - 26 novembre 1532 deceduto)
  • Philibert Babou de la Bourdaisière † (13 gennaio 1533 - 4 giugno 1567 dimesso)
  • Charles de Bony † (4 giugno 1567 - 14 dicembre 1603 deceduto)
    • Sede vacante (1603-1607)
  • Antoine de La Rochefoucauld † (13 agosto 1607 - 24 dicembre 1634 deceduto)
  • Jacques Le Noël du Perron † (28 gennaio 1636 - 1646 o 1647 dimesso)[19]
  • François de Péricard † (18 febbraio 1647 - 29 settembre 1687 deceduto)
    • Sede vacante (1687-1692)
  • Cyprien-Gabriel Bénard de Résay † (10 marzo 1692[20] - 5 o 12 gennaio 1737 deceduto)
  • François du Verdier † (16 dicembre 1737 - 21 settembre 1753 deceduto)
  • Joseph-Amédée de Broglie † (11 febbraio 1754 - 19 aprile 1784 deceduto)
  • Philippe-François d'Albignac de Castelnau † (25 giugno 1784 - 1806 deceduto)[21]
  • Dominique Lacombe † (30 aprile 1802 - 7 aprile 1823 deceduto)
  • Jean-Joseph-Pierre Guigou † (3 maggio 1824 - 21 maggio 1842 deceduto)
  • René-François Régnier † (22 luglio 1842 - 30 settembre 1850 nominato arcivescovo di Cambrai)
  • Antoine-Charles Cousseau † (30 settembre 1850 - 3 marzo 1873 dimesso)
  • Alexandre-Léopold Sebaux † (21 marzo 1873 - 17 maggio 1891 deceduto)
  • Jean-Baptiste Frérot † (11 luglio 1892 - 6 settembre 1899 deceduto)
  • Jean Louis Mando † (14 dicembre 1899 - 24 luglio 1900 deceduto)
  • Joseph-François-Ernest Ricard † (18 aprile 1901 - 15 aprile 1907 nominato arcivescovo di Auch)
  • Henri-Marie Arlet † (7 agosto 1907 - 15 maggio 1933 deceduto)
  • Jean-Baptiste Mégnin † (7 dicembre 1933 - 9 maggio 1965 deceduto)
  • René-Noël-Joseph Kérautret † (9 maggio 1965 succeduto - 1º luglio 1975 dimesso)
  • Georges Rol † (1º luglio 1975 succeduto - 22 dicembre 1993 dimesso)
  • Claude Jean Pierre Dagens (22 dicembre 1993 succeduto - 9 novembre 2015 ritirato)
  • Hervé Gosselin, dal 9 novembre 2015

Statistiche

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La diocesi nel 2022 su una popolazione di 352.015 persone contava 269.000 battezzati, corrispondenti al 76,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1959 300.000 311.137 96,4 297 260 37 1.010 48 507 362
1970 320.000 331.016 96,7 266 232 34 1.203 40 540 363
1980 234.000 343.000 68,2 209 171 38 1.119 1 43 364 430
1990 280.500 340.770 82,3 172 146 26 1.630 4 29 362 374
1999 270.000 342.000 78,9 130 109 21 2.076 7 33 272 149
2000 240.000 339.628 70,7 123 106 17 1.951 7 29 284 148
2001 240.000 339.628 70,7 114 98 16 2.105 7 27 258 149
2002 240.000 339.628 70,7 114 99 15 2.105 7 26 250 149
2003 240.000 339.628 70,7 114 96 18 2.105 7 29 249 139
2004 240.000 339.628 70,7 110 93 17 2.181 7 28 234 125
2006 231.000 339.600 68,0 106 86 20 2.179 8 38 210 101
2012 264.000 352.110 75,0 86 66 20 3.069 11 30 172 88
2015 276.000 367.500 75,1 75 61 14 3.680 11 17 144 47
2018 270.000 354.000 76,3 61 48 13 4.426 12 18 132 45
2020 269.500 353.288 76,3 55 44 11 4.900 14 17 118 35
2022 269.000 352.015 76,4 54 46 8 4.981 13 10 87 29
  1. ^ Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, vol. II, p. 67.
  2. ^ Favreau, Histoire du Poitou et des Pays charentais, 2001, p. 119.
  3. ^ «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. III, coll. 248.
  4. ^ (FR) Congrégration pour les évêques, Décret sur la nouvelle organisation des provinces ecclésiastiques en France, su eglise.catholique.fr, 8 dicembre 2002. URL consultato il 1º ottobre 2024.
  5. ^ a b Assente nel catalogo di Angoulême.
  6. ^ Incerta è la cronologia dei primi secoli. La leggenda ritiene che sant'Aptonio sia stato fratello di sant'Ausonio, dunque, prestando fede alla leggenda, vissuto prima del VI secolo. Ma poiché un vescovo Aptonio è certamente attestato nel VI secolo, le cronotassi tradizionali, ripetute da Gallia christiana e da Gams, hanno introdotto un Aptonio III dopo Lupicino. Inoltre, secondo un chronicon sospetto (Duchesne), un Aptonio fu cappellano di Clodoveo I all'inizio del VI secolo identificato come vescovo di Angoulême: questo indusse ad introdurre un Aptonio II prima di Lupicino. Il catalogo di Angoulême riporta un solo Aptonio.
  7. ^ Mererio, Frontonio e Eraclio sono menzionati da Gregorio di Tours nella sua Historia Francorum. Gli ultimi due sono assenti nel catalogo di Angoulême. Secondo Duchesne, solo per Eraclio si può stabilire una data probabile, quella della sua morte.
  8. ^ Riportato da Gallia christiana; secondo Duchesne fu certamente un vescovo, ma il documento che lo menziona non ne riporta la sede di appartenenza.
  9. ^ Menzionato nella vita di san Desiderio di Cahors come suo contemporaneo. Riportato da Duchesne, ma assente in Gallia christiana e Gams.
  10. ^ Dopo Tomiano, assente in Gallia christiana, si fa molto incerta la cronotassi e la cronologia dei vescovi di Angoulême. Secondo Robert Favreau ( Jean Combes e Gilles Bernard, Histoire du Poitou et des Pays charentais, su books.google.fr, De Borée, 2001, p. 127. URL consultato il 1º agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2016).) non ci sono più vescovi certi fino a metà circa del IX secolo (vescovo Launo). Dopo Mererio, nessuno dei vescovi documentati (da Frontonio a Tomiano) sono menzionati nell'antico catalogo di Angoulême, il quale invece inserisce questa serie di vescovi: Matteo, Siemundo, Gotismando, Anselmo, Bertoale, Ardoino, Girbaldo I, Ecfredo, Teotmundo, Eroigio, Girbaldo II, Adelardo, Madalberto e Guglielmo. Di questi nomi, solo quelli di Ardoino e di Girbaldo II sembrano avere riscontri storici. Gallia christiana a sua volta riporta una cronotassi diversa (Fredeberto, Launo I, Landeberto e san Salvio), confutata da Duchesne (op. cit., p. 70, nota 1).
  11. ^ Menzionato in un documento non datato; cfr. Duchesne.
  12. ^ Nella storia dei conti di Angoulême, si parla di Fredeberto ad cuius petitionem Pipinus rex dicitur chartam dedisse. Secondo Duchesne non è chiaro se si tratti di Pipino il Breve († 768) o di uno dei due re Pipino di Aquitania (Pipino I † 838; Pipino II † post 864).
  13. ^ A partire da questo vescovo, l'antico catalogo di Angoulême riporta il giorno di morte dei vescovi.
  14. ^ Un errore nella datazione del documento dell'852 che menziona il vescovo Launo, ha indotto Gallia christiana (e Gams) a distinguere un Launo I e un Launo II.
  15. ^ Corrispondente a Girbaldo II del catalogo di Angoulême.
  16. ^ Non vi sono riscontri storici su questo vescovo se non il catalogo di Angoulême.
  17. ^ Dopo Grimoaldo, Gallia christiana e Gams aggiungono un Guglielmo, assente nel catalogo di Angoulême.
  18. ^ Con Hugues de La Rochefoucauld termina l'antico catalogo episcopale di Angoulême.
  19. ^ Il 24 agosto 1648 è nominato vescovo di Évreux.
  20. ^ Nominato dal re francese il 1º novembre 1689, è confermato dalla Santa Sede solo tre anni più tardi.
  21. ^ Contravvenendo alle disposizioni di papa Pio VII contenute nella Qui Christi Domini, monsignor d'Albignac de Castelnau non diede le dimissioni, si rifugiò in Inghilterra, dove morì nel 1806.

Bibliografia

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