Diocesi di Teggiano-Policastro

diocesi della Chiesa cattolica in Italia

La diocesi di Teggiano-Policastro (in latino Dioecesis Dianensis-Policastrensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2020 contava 116 380 battezzati su 117 280 abitanti. È retta dal vescovo Antonio De Luca, C.SS.R.

Diocesi di Teggiano-Policastro
Dioecesis Dianensis-Policastrensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
VescovoAntonio De Luca, C.SS.R.
Vicario generaleGiuseppe Radesca
Presbiteri73, di cui 69 secolari e 4 regolari
1 594 battezzati per presbitero
Religiosi5 uomini, 70 donne
Diaconi6 permanenti
 
Abitanti117 280
Battezzati116 380 (99,2% del totale)
StatoItalia
Superficie1 986 km²
Parrocchie81 (7 vicariati)
 
ErezioneXI secolo (Policastro)
21 settembre 1850 (Teggiano)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Maggiore
ConcattedraleSanta Maria Assunta
Santi patronisan Cono
san Pietro Pappacarbone
IndirizzoPiazza Mons. Valentino Vignone 1, 84039 Teggiano [Salerno], Italia
Sito webwww.diocesiteggiano.org
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Santa Maria Assunta di Policastro Bussentino.
Il seminario vescovile di Teggiano.

Territorio

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La diocesi comprende 41 comuni della provincia di Salerno: Aquara, Atena Lucana, Bellosguardo, Buonabitacolo, Camerota, Casalbuono, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Castelcivita, Celle di Bulgheria, Controne, Corleto Monforte, Ispani, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Morigerati, Ottati, Padula, Pertosa, Petina, Polla, Postiglione, Roccagloriosa, Roscigno, Sala Consilina, San Giovanni a Piro, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Santa Marina, Sant'Angelo a Fasanella, Sant'Arsenio, Sanza, Sapri, Sassano, Serre, Sicignano degli Alburni, Teggiano, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella e Vibonati.[1]

Sede vescovile è la città di Teggiano, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Maggiore. A Policastro, frazione di Santa Marina, sorge la concattedrale di Santa Maria Assunta.

Il territorio si estende su 1986 km² ed è suddiviso in 81 parrocchie, raggruppate in 7 foranie (Teggiano-Sala, Polla, Sicignano degli Alburni, Sant'Angelo a Fasanella, Padula-Montesano, Policastro, Camerota), a loro volta ricomprese in 3 zone pastorali: Fasanella e Alburni, Vallo di Diano, Policastro e Camerota.

L'odierna diocesi è frutto della plena unione, sancita nel 1986, di due precedenti diocesi, quella di Policastro e quella di Diano, città che dal 1882 assunse il nome di Teggiano.

Diocesi di Policastro

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La diocesi di Policastro trae la sua origine dall'antica diocesi di Bussento[2], eretta all'incirca nel V secolo. Due soli sono i vescovi storicamente accertati di questa diocesi: Rustico, presente ai sinodi romani del 501 e del 502 convocati da papa Simmaco; e Sabbazio, che partecipò al concilio romano del 649 contro il monotelismo. Inoltre, da una lettera di Gregorio Magno del 592, sappiamo che in quell'anno la sede era vacante, e il papa incaricò Felice vescovo di Agropoli di fare la visita della diocesi.

Dopo la metà del VII secolo non si hanno più notizie della diocesi, che fu probabilmente soppressa al tempo delle guerre iconoclaste, che a partire dall'VIII secolo hanno sottratto parte dell'Italia meridionale alla giurisdizione ecclesiastica di Roma per unirla a quella del patriarcato di Costantinopoli. Questo determinò, almeno nel Cilento, la scomparsa delle antiche diocesi sostituite da eparchie monastiche, tra cui si ricordano quelle del Mercurion, del Latinianon e del Lagonegro. Due cenobi monastici, San Pietro e San Giovanni Battista, furono eretti a Policastro dal patriarca Polieucte di Costantinopoli e molti furono i monasteri greci che sorsero nella regione, tra cui quelli di San Giovanni a Piro e San Cono di Camerota.

Con l'arrivo dei Normanni e la graduale fine della dominazione bizantina, i papi procedettero alla riorganizzazione ecclesiastica di quei territori. La diocesi di Policastro fu eretta il 24 marzo 1058 con una bolla di papa Stefano IX all'arcivescovo Alfano di Salerno, al quale il pontefice concesse la potestas di scegliere e consacrare il vescovo per la nuova diocesi. Solo il 22 ottobre 1067 Alfano dette mandato al monaco Pietro Pappacarbone di prendere possesso della diocesi e di introdurre il rito latino nelle chiese e nei monasteri; ma fu solo dal 1079, dopo che ne era stato scacciato, che Pietro poté rientrare tranquillamente in Policastro e dare avvio al suo effettivo mandato episcopale.

Nel 1552 Policastro fu distrutta dai turchi e i vescovi posero temporaneamente la loro residenza a Torre Orsaia; e forse in seguito anche a Padula, dove nel 1567 fu celebrato un sinodo diocesano. Ancora nel 1650 il vescovo Pietro Magri trasferì nuovamente la residenza a Torre Orsaia per motivi di sicurezza. Nel 1596 il vescovo Filippo Spinelli istituì il seminario diocesano nel palazzo vescovile di Policastro.

Nel 1850, contestualmente all'erezione della diocesi di Diano, fu soppressa l'abbazia nullius di Bosco, e i territori di Bosco e di Licusati furono annessi alla diocesi di Policastro.

Il 21 ottobre 1898 in virtù del decreto Illud semper della Sacra Congregazione Concistoriale ha acquisito Maratea e le sue quattro parrocchie dalla diocesi di Cassano all'Jonio.[3]

Nel 1924 la diocesi venne affidata in amministrazione apostolica a Francesco Cammarota, vescovo di Capaccio-Vallo; quindi nel 1927 lo stesso vescovo fu nominato anche vescovo di Policastro, dando origine ad un'unione in persona episcopi che ebbe termine alla morte del vescovo il 15 dicembre 1935.

L'8 settembre 1976, per conformare i confini ecclesiastici con quelli delle regioni civili, la diocesi di Policastro cedette alla diocesi di Anglona-Tursi le parrocchie site in provincia di Potenza, nei comuni di Lagonegro, Latronico, Lauria, Maratea, Nemoli, Rivello e Trecchina.[4]

Al momento della piena unione con Teggiano, la diocesi di Policastro comprendeva 30 parrocchie nei comuni di Camerota (4), Casaletto Spartano (3), Caselle in Pittari (1), Celle di Bulgheria (2), Ispani (3), Morigerati (2), Roccagloriosa (2), San Giovanni a Piro (3), Sapri (2), Santa Marina (2), Torraca (1), Torre Orsaia (2), Tortorella (1) e Vibonati (2).[5]

Diocesi di Diano (Teggiano)

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La diocesi di Diano fu eretta il 21 settembre 1850 con la bolla Ex quo imperscrutabili di papa Pio IX; la maggior parte del territorio fu ricavato da quello della diocesi di Capaccio, che l'anno successivo assunse il nome di diocesi di Capaccio e Vallo; porzioni minori furono acquisite dall'arcidiocesi di Salerno (il borgo di Castelluccio Cosentino) e dalla diocesi di Cava (il comune di Sant'Arsenio). Diano, che nel 1882 assunse il nome di Teggiano, era stata in passato, a partire dal 1586 e per lunghi periodi, sede provvisoria dei vescovi di Capaccio.

Il vescovo Oronzo Caldarola celebrò i primi sinodi diocesani, nel 1922 e nel 1943. Nel 1958 Felicissimo Stefano Tinivella indisse un congresso eucaristico mariano diocesano.

Il 15 ottobre 1979 la diocesi ha ingrandito il proprio territorio con l'annessione di 3 parrocchie (San Pietro di Polla, San Benedetto di Polla e Pertosa), fino a quel momento dipendenti dagli abati della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni.[6]

Al momento della piena unione con Policastro, la diocesi di Teggiano comprendeva 51 parrocchie nei comuni di Aquara, Atena Lucana, Bellosguardo, Buonabitacolo, Casalbuono, Castelcivita, Controne, Corleto Monforte, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Ottati, Padula, Pertosa, Petina, Polla, Postiglione, Roscigno, Sala Consilina, Sant'Angelo a Fasanella, Sant'Arsenio, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sanza, Sassano, Serre, Sicignano degli Alburni e Teggiano.[7]

Le sedi unite

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Il 16 settembre 1980, Umberto Luciano Altomare, vescovo di Teggiano, fu nominato anche vescovo di Policastro, unendo così in persona episcopi le due diocesi.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, l'unione è divenuta piena e la diocesi risultante ha assunto il nome attuale.[8] Primo vescovo dopo l'unificazione è Bruno Schettino, del clero di Nola, nominato l'11 febbraio 1987.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Bussento

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  • Rustico † (prima del 501 - dopo il 502)
    • Sede vacante † (592)
  • Sabbazio † (menzionato nel 649)

Vescovi di Policastro

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Vescovi di Diano (Teggiano)

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Vescovi di Teggiano-Policastro

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Statistiche

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La diocesi nel 2020 su una popolazione di 117 280 persone contava 116 380 battezzati, corrispondenti al 99,3% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Policastro
1950 70 000 70 000 100,0 85 70 15 823 16 106 41
1970 80 883 80 883 100,0 69 50 19 1 172 20 142 44
1980 40 000 40 750 98,2 35 32 3 1 142 3 49 31
diocesi di Teggiano
1950 89 970 90 000 100,0 100 82 18 899 24 68 50
1970 93 250 93 600 99,6 84 73 11 1 110 13 82 53
1980 89 217 90 017 99,1 74 63 11 1 205 14 132 57
diocesi di Teggiano-Policastro
1990 132 600 134 000 99,0 93 84 9 1 425 10 152 81
1999 137 600 138 600 99,3 84 77 7 1 638 2 8 120 81
2000 137 400 138 600 99,1 80 71 9 1 717 2 14 91 81
2001 122 900 123 800 99,3 80 72 8 1 536 2 10 85 81
2002 122 600 123 500 99,3 78 69 9 1 571 3 10 83 81
2003 119 000 119 800 99,3 76 69 7 1 565 3 7 101 81
2004 118 600 119 400 99,3 76 72 4 1 560 3 4 98 81
2010 116 400 117 200 99,3 81 77 4 1 437 3 5 102 81
2014 115 370 116 853 98,7 77 74 3 1 498 3 3 86 81
2017 114 661 115 461 99,3 78 76 2 1 470 6 3 81 81
2020 116 380 117 280 99,2 73 69 4 1 594 6 5 70 81
  1. ^ Dal sito parrocchiemap.it.
  2. ^ Il nome della città magnogreca di Pyxous fu latinizzato dai romani in Buxentum, che divenne Palaiokastron in epoca bizantina.
  3. ^ (LA) Decreto Illud semper, in «Leonis XIII pontificis maximi acta», vol. XVIII, pp. 178-180.
  4. ^ Acta Apostolicae Sedis 68 (1976), pp. 675-677.
  5. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 21, 27 gennaio 1987, Supplemento Straordinario nº 5, p. 47 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 6 dicembre 1986 su richiesta del vescovo del 26 luglio 1986.
  6. ^ Decreto Quo aptius, in AAS 71 (1979), p. 1362
  7. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 16, 21 gennaio 1987, Supplemento Straordinario nº 3, p. 99 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 29 novembre 1986 su richiesta del vescovo del 23 agosto 1986.
  8. ^ Il decreto stabilisce che, mentre il nome latino della diocesi è Dianensis-Policastrensis, quello italiano è Teggiano-Policastro.
  9. ^ Data riportata da Kehr; Gams e Tortorella indicano il 1110.
  10. ^ I vescovi Pietro, Ottone, Goffredo e Giovanni I sono menzionati da Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 371.
  11. ^ a b c d e f g h i j k l Kamp, Kirche und Monarchie..., I, pp. 470-476.
  12. ^ In una lettera di papa Innocenzo III del 17 giugno 1211, veniva annullata la nomina a vescovo di Policastro di Giacomo, medico di Federico II, e confermata la nomina, fatta dal capitolo della cattedrale, "de archipresbytero de Saponara". Pietro Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, vol. I, Roma, 1982, p. 355.
  13. ^ a b Sulla cronotassi relativa a Marco (o Mario) e a Fabiano si è innescato, secondo Kamp (Kirche und Monarchie..., II, p. 826 e nota 29), un grosso equivoco, dovuto a Ughelli, da cui molti autori dipendono (compresi Gams e Eubel). Infatti, nella cronotassi di San Marco (Italia sacra, I, col. 877), Ughelli riferisce che il vescovo Marco fu trasferito nel 1256 a Policastro, e contestualmente il vescovo di Policastro Fabiano fu traslato a San Marco. Nella cronotassi di Policastro tuttavia (Italia sacra, VII, col. 563) lo stesso autore modifica i nomi dei vescovi, ma soprattutto inverte i trasferimenti: per cui Mario viene trasferito a San Marco e Fabrizio lascia San Marco per Policastro. Kamp documenta come ci siano due punti fermi per risolvere la questione: il vescovo di Policastro Giovanni di Castellomata è documentato dal 1254 al 1258 (Kirche und Monarchie..., I, pp. 474-476); nei documenti (Reg. Alex. IV, nr. 1460) si dice che Fabiano (non Fabrizio) era stato olim, cioè una volta, vescovo di Policastro, il che vuol dire che non necessariamente fu trasferito direttamente da Policastro a San Marco. L'autore tedesco perciò conclude: che un vescovo Marco o Mario non è mai esistito ed è frutto probabilmente della confusione creatasi per aver identificato la sede di San Marco con il nome di un presunto vescovo Marco; che se Fabiano è stato vescovo di Policastro, lo è stato prima di ottobre 1254, mese in cui è avvenuta l'elezione di Giovanni di Castellomata.
  14. ^ Documentato solo nel 1432. Secondo Gams e Eubel, Nicola Principato è il medesimo vescovo Nicola II, eletto nel 1418.
  15. ^ Nominato vescovo titolare di Utica.

Bibliografia

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Policastro

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Voci correlate

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