Diomede I Carafa

politico italiano

Diomede I Carafa (Napoli, 1406 circa – Napoli, 17 maggio 1487) è stato un politico italiano.

Diomede Carafa in una medaglia realizzata da Giovanni Candida.
Stemma Carafa

Biografia modifica

Membro del casato napoletano dei Carafa, figlio di Antonio detto Malizia, trascorse la gioventù presso la corte aragonese a Barcellona. Nel 1442 conquistò Napoli insieme ad Alfonso V d'Aragona, divenendo poi ministro del suo successore Ferrante d'Aragona. Diventato conte di Maddaloni nel 1465, nel 1466 si fece costruire un grande palazzo di stile rinascimentale tuttora esistente a Napoli e conosciuto come il palazzo Diomede Carafa. Ivi sistemò la sua collezione di antichità, la più ricca di Napoli a quest'epoca. Scrisse otto trattati pratici di morale politica e tattica militare. Intorno al 1480 scrisse il De regis et boni principis officio, opera pseudopolitologica servita da modello per Bartolomeo Sacchi e Giovanni Pontano. Fu amico di Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, che gli regalò la testa di cavallo bronzea eseguita da Donatello oggi conservata presso il museo archeologico nazionale di Napoli, e fece sposare sua nipote Giovanna Carafa con Giovanni Francesco II Pico della Mirandola.

 
Protome Carafa - Donatello, Museo archeologico nazionale di Napoli

Soprannominato "el conte bello", o così almeno lo chiamava teneramente la piccola Beatrice d'Este, che gli era particolarmente legata;[1] così infatti Diomede scriveva di lei alla madre Eleonora d'Aragona, di cui era stato precettore: "ey [è] lo mio spasso, che a pena me sente che me vene ad trovare et me ciama [chiama] lo Signor comte mio bello. Se io l’amo la Signoria Vostra lo pò penzare".[2]

Opere modifica

Note modifica

  1. ^ Prisco, pp. 363-365.
  2. ^ (EN) Diana Rowlands Bryant, Affection and loyalty in an Italian dynastic marriage, 5 novembre 2012, p. 319. URL consultato il 17 dicembre 2023.

Bibliografia modifica

  • Valentina Prisco, Eleonora d'Aragona e la costruzione di un "corpo" politico al femminile (1450 -1493), Universidad de Zaragoza, 2019.

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