Discorso sulla cortina di ferro

Winston Churchill usò l'espressione "cortina di ferro" in un lungo discorso tenuto il 5 marzo 1946 a Fulton, nel Missouri (USA). Fu il discorso di Churchill che rese popolare la frase e la fece conoscere al grosso del pubblico. Anche se non fu subito bene accolta, guadagnò rapidamente popolarità in riferimento alla divisione dell'Europa con il rafforzarsi della guerra fredda.[1] Ciò che dette ancora più rilievo al discorso fu il fatto che, prima di esporlo pubblicamente, Churchill ne aveva messo a conoscenza il presidente degli Stati Uniti Harry Truman. Ciò significava che vi era l'approvazione del presidente statunitense.

La cortina di ferro descritta da Churchill al Westminster College. Si noti che Vienna (regioni rosse centrali, terza in basso) è effettivamente dietro la cortina, come nella zona dell'Austria occupata dai sovietici.

Precedenti modifica

La definizione “Cortina di ferro” non è originale di Churchill. Il giornalista tedesco Max Walter Clauss (1901–1988), corrispondente da Lisbona del settimanale Das Reich, utilizzò l'espressione in un articolo in prima pagina del 18 febbraio 1945.[2] Una settimana dopo, sulla medesima rivista, Joseph Goebbels, utilizzò l'espressione come reazione ai risultati della Conferenza di Jalta: secondo Goebbels, in caso di capitolazione della Germania, dinanzi al territorio occupato dall'Unione Sovietica, si sarebbe:

(DE)

«… sofort ein eiserner Vorhang heruntersenken, hinter dem dann die Massenabschlachtung der Völker begänne»

(IT)

«…subito interposta una cortina di ferro, dietro la quale sarebbe iniziato un massacro di massa»

Il 5 luglio 1945 Konrad Adenauer utilizzò il concetto in una lettera al giornalista Hans Rörig[4] riguardo alla probabile minaccia da parte dell'Unione Sovietica:

(DE)

«Ich sehe die Entwicklung mit [steigender] Sorge. Rußland läßt einen eisernen Vorhang herunter. Ich glaube nicht, daß es sich bei der Verwaltung der Hälfte Deutschlands, die ihm überantwortet ist, von der Zentralen Kontrollkommission irgendwie beeinflussen lassen wird.»

(IT)

«Io vedo gli sviluppi con [crescente] preoccupazione. La Russia fa calare una cortina di ferro. Io non credo che nell'amministrazione della metà della Germania che verrà a essa affidata, si lascerà influenzare in qualsiasi modo dalla Commissione alleata di controllo

Il futuro direttore della CIA Allen Dulles usò il termine in un discorso del 3 dicembre 1945, riferendosi solo alla Germania:

«È difficile dire cosa stia accadendo, ma in generale i russi stanno agendo appena meglio degli assassini. Hanno spazzato via tutta la liquidità. Le tessere per il cibo non vengono rilasciate ai tedeschi, che sono costretti a viaggiare a piedi nella zona russa, spesso più morti che vivi. Una cortina di ferro è discesa sul destino di queste genti ed è molto probabile che le loro condizioni siano veramente terribili. Contrariamente alle promesse di Yalta, da 8 a 10 milioni di persone stanno probabilmente per essere ridotte in schiavitù.»

Sintesi del discorso modifica

Churchill aveva utilizzato per la prima volta l’espressione “cortina di ferro” in un telegramma al presidente americano Truman dell'11 maggio 1945, nel pieno della crisi di Trieste[5]:

«Una cortina di ferro è calata sul loro fronte [dei russi]. Non sappiamo che cosa stia succedendo dietro di essa. Non c'è dubbio che l'intera regione ad est della linea LubeccaTriesteCorfù sara presto completamente nelle loro mani. A ciò inoltre bisogna aggiungere l'enorme area tra Eisenach e l'Elba che gli americani hanno conquistato e che presumo i russi occuperanno fra poche settimane, quando gli americani si ritireranno.»

Pochi mesi dopo, il 5 marzo 1946, Winston Churchill, sconfitto nelle elezioni generali per il rinnovo della Camera dei Comuni e non più Primo ministro, fu invitato al Westminster College di Fulton, nel Missouri, a tenere una conferenza dal titolo “Risorse di pace”.[6] Fu l’introduzione del discorso che rimase impresso nel pubblico, ancor più dei suoi concetti fondamentali.

«Diamo il benvenuto alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo. Siamo lieti di vederne la bandiera sui mari. Soprattutto, siamo lieti che abbiano luogo frequenti e sempre più intensi contatti tra il popolo russo e i nostri popoli. È tuttavia mio dovere prospettarvi determinate realtà dell'attuale situazione in Europa. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell'Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell'altro, non solo all'influenza Sovietica ma anche a un'altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca

Nel prosieguo Churchill disse di ritenere comunque possibile un accordo tra le potenze (l’URSS e gli anglo-americani) che avevano sconfitto il nazismo:

«Non credo che la Russia sovietica desideri la guerra. Ciò che essi desiderano sono i frutti della guerra e l’indefinita espansione della loro potenza e della loro dottrina. [...] Se la popolazione del Commonwealth di lingua inglese fosse sommata a quella degli Stati Uniti, con tutto ciò che questo implica nell’aria, sul mare, nella scienza e nell’industria, non ci sarebbe nessun instabile, precario equilibrio di potenza tale da tentare le ambizioni o le avventure. Ci sarebbe invece una totale assicurazione di sicurezza.»

La frase “cortina di ferro”, però, che era già stata pronunciata, fece maggiormente effetto e rimase nella storia, mettendo in secondo piano il senso e il resto del discorso. Al discorso di Churchill, rispose nell'agosto del medesimo anno il secondo segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, Andrej Ždanov, utilizzando la medesima espressione.

Note modifica

  1. ^ Luigi Di Martino, Churchill pronuncia il famoso discorso sulla "Cortina di ferro", su Oggi nella storia.
  2. ^ (DE) Rainer Blasius: Politisches Schlagwort. Nicht Churchill prägte den Begriff „Eiserner Vorhang“. In: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 19 febbraio 2015.
  3. ^ Citato da Jörg K. Hoensch: Rückkehr nach Europa – Ostmitteleuropa an der Schwelle zum 21. Jahrhundert. In: Heiner Timmermann, Hans Dieter Metz (Hrsg.): Europa – Ziel und Aufgabe. Festschrift für Arno Krause zum 70. Geburtstag. (Dokumente und Schriften der Europäischen Akademie Otzenhausen, Bd. 90), Duncker & Humblot, Berlin 2000, ISBN 3-428-10174-X, S. 135–151, hier S. 142, Fn. 7. Vedi anche Wolfgang Mieder: Biographische Skizze zur Überlieferung des Ausdrucks „Iron Curtain“ / „Eiserner Vorhang“. In: Muttersprache. Zeitschrift zur Pflege und Erforschung der deutschen Sprache (1981), S. 1–14; Harald Lange: Eiserner Vorhang. In: Kurt Pätzold, Manfred Weißbäcker (Hrsg.): Schlagwörter und Schlachtrufe. Aus zwei Jahrhunderten deutscher Geschichte. Bd. 2, Militzke, Leipzig 2002, ISBN 3-86189-270-7, S. 59–63.
  4. ^ Zur Person Rörig, Hans. Archiviato il 10 agosto 2017 in Internet Archive. In: Archive.NRW.de
  5. ^ Raoul Pupo, Trieste '45, Roma -Bari, Laterza, 2010, ISBN 9788842092636.
  6. ^ (EN) Winston Churchill, The Sinews of Peace, su The Churchill Centre. URL consultato il 21 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2014).

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