Discussione:Battaglia di Magenta

Ultimo commento: 4 anni fa, lasciato da Xerse in merito all'argomento Revisione della voce
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Lombardia
Guerra
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BLievi problemi relativi all'accuratezza dei contenuti. Informazioni esaustive nella gran parte dei casi, ma alcuni aspetti non sono del tutto approfonditi o altri non sono direttamente attinenti. Il tema non è stabile e potrebbe in breve necessitare di aggiornamenti. (che significa?)
BLievi problemi di scrittura. Qualche inciampo nello stile. Linguaggio non sempre scorrevole. Strutturazione in paragrafi adeguata, ma ancora migliorabile sotto alcuni aspetti. (che significa?)
BLievi problemi relativi alla verificabilità della voce. Un aspetto del tema non è adeguatamente supportato da fonti attendibili. Alcune fonti andrebbero sostituite con altre più autorevoli. Il tema non è stabile e potrebbe in breve necessitare di aggiornamenti. (che significa?)
BLievi problemi relativi alla dotazione di immagini e altri supporti grafici nella voce. Mancano alcuni file o altri sono inadeguati. (che significa?)
Monitoraggio effettuato nell'agosto 2019


Non capisco dove sia il problema all'inserimento dell'articolo nelle pubblicazioni: è una pagina di storia che riguarda il mio paese (Boffalora), è sicuramente inserita nei libri di storia, sicuramente ha riferimenti ad altre pubblicazioni (altrimenti non sarebbe storia ma fantasia). Nella fattispecie ho tratto le notizie dalla pagina web indicata e rimaneggiata per una ricerca del figlio. Tra l'altro una pagina web di pubblico domino con informazioni pubbliche ed un esplicito invito ad utilizzare il materiale pubblicato liberamente e gratuitamente. Se così non va bene, come dovrei fare per inserire delle informazioni storiche? Nick: TenColombo

Perché sul sito in questrione c'è scritto: "Salvo a fini commerciali, è autorizzata la riproduzione del contenuto del sito, purchè sia citata la fonte.", e gli articoli su Wikipedia debbono essere modificabili per fini commerciali.--Panairjdde 09:29, ott 17, 2005 (CEST)

Francesi e piemontesi modifica

Sarebbe interessante capire quanti sono stati i soldati francesi morti e quanti i piemontesi, visto che nella descrizione della battaglia si parla quasi sempre delle truppe francesi, e sembra che i piemontesi siano giunti solo in appoggio. Grazie.

I piemontesi non parteciparono direttamente alla battaglia. La voce è comunque completamente da verificare e rivedere.--Xerse (msg) 13:26, 13 feb 2017 (CET)Rispondi

Collegamenti esterni modificati modifica

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Battaglia di Magenta. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 11:23, 19 lug 2018 (CEST)Rispondi

Uno scontro non di grande portata... modifica

L'affermazione riportata qui sotto è alquanto discutibile e la scarsa attendibilità della fonte da cui è riportata lo conferma:

"Pur non essendo stato un confronto di grande portata, la battaglia di Magenta è commemorata come il primo scontro che diede inizio al processo di unificazione dell'Italia."

La battaglia di Magenta fu la più grande battaglia per numero di uomini impiegati e perduti della seconda guerra d'indipendenza al di fuori della battaglia di Solferino e San Martino. Fu quindi, per l'epoca, un confronto di grande portata. Per quanto riguarda poi la definizione che "diede inizio al processo di unificazione" ricordo che fu il terzo grande scontro della guerra (dopo la battaglia di Montebello e quella di Palestro) e non fu quello decisivo (dato che la vittoria finale fu quella di Solferino) e tutti e quattro furono vittorie franco-piemontesi. Non si capisce proprio, quindi, perché la battaglia di Magenta debba essere considerata lo scontro che diede inizio al processo di unificazione...

--Xerse (msg) 13:45, 13 dic 2018 (CET)Rispondi

Ciao Xerse! Ho notato i tuoi appunti sulla voce e:
  • devo convenire con te, in quanto studioso del territorio, che l'affermazione sul sito presente in precedenza nella voce non era sufficiente a supportare la tesi che ritiene che quello di Magenta non fosse stato un confronto di notevole portata, anche se è giusto a mio parere separare adeguatamente i due valori presenti nella parola "di grande portata": da un lato abbiamo il numero di soldati coinvolti da ambo le parti che sono simili più o meno a quelli dell'altra importante battaglia della seconda guerra d'indipendenza italiana, quella di Solferino, presa singolarmente rispetto a quella di San Martino. Comunque volendola considerare singolarmente potremmo dire come giustamente hai precisato che fu la seconda più grande battaglia per numero di uomini impiegati e perduti nella seconda guerra d'indipendenza.
Certo, si può scrivere che fu la più importante dopo quella di Solferino.--Xerse (msg) 13:51, 14 dic 2018 (CET)Rispondi
  • Per quanto riguarda invece l'affermazione "diede inizio al processo di unificazione" sarebbe forse più corretto inserire la frase "fu uno dei principali veicoli per l'unificazione nazionale" perché, sebbene come hai ricordato quella di Solferino fu la battaglia finale, cioè che concluse la seconda guerra d'indipendenza italiana, di fatti Magenta fu quella che consentì alle istituzioni franco-piemontesi di entrare in Milano; questo punto è fondamentale perché per la prima volta, con la cacciata degli austriaci, l'amministrazione sabauda andava ad inserirsi all'interno del contesto amministrativo e sociale della città di Milano che era la capitale della Lombardia che costituiva una parte integrante, trainante e fondamentale del Lombardo-veneto, tanto è vero che è lo scontro di Solferino si svolge molto distante da Milano, nel mantovano, e cioè quando l'esercito franco-piemontese stava tentando di liberare la Lombardia e puntare poi verso il Veneto (cosa che non accadde): ovviamente l'ostacolo principale era rappresentato dalle fortezze del Quadrilatero. Fu solo grazie a Magenta, quindi, che i franco-piemontesi poterono puntare direttamente sulla capitale del Lombardo-Veneto. Ecco spiegata dunque l'importanza fondamentale di questo scontro, dopo il quale per quattro giorni non si ebbero altri scontri giungendo (si disse "tranquillamente") a varcare le porte di Milano ed a consentire a Vittorio Emanuele ed a Napoleone III di sfilare sotto l'Arco della Pace da trionfatori, anche se il percorso verso l'unità era ancora distante. Magenta ha rappresentato un punto importante come lo era stato l'ingresso di Carlo Alberto a Milano nel 1848, con la differenza che però i piemontesi questa volta vinsero lo scontro e annetterono infatti il milanese al Regno di Sardegna senza nemmeno che vi fosse necessità di un plebiscito che negli altri stati, invece, rappresentò il metodo (più o meno discutibile) di annessione al neonato stato italiano.
Si può scrivere che fu tra i primi avvenimenti che, con la liberazione di Milano, contribuirono al processo di unificazione.--Xerse (msg) 13:51, 14 dic 2018 (CET)Rispondi
  • Per quanto riguarda il punto relativo alla seconda osservazione "e l'ormai debolezza del grande apparato costituito dall'Impero austriaco che era sul punto di collassare sotto le insofferenti spinte rivoluzionarie italiane" possiamo dire che manchi una fonte precisa, ma mi permetto a tal proposito, da storico, di contestualizzare la vicenda con gli insuccessi della politica repressiva austriaca del 1848 e quelli fallimentari che seguiranno Magenta (cioè la guerra del 1864 e quella del 1866). Cito infine quanto riportato dallo Zanichelli (visto che giustamente pretendiamo fonti attendibili): "Gli insuccessi della politica estera del Buol (neutralità dell’Austria nella guerra di Crimea, fallimento della sua posizione alla conferenza di Parigi del 1856) furono seguiti dai rovesci militari inferti dalla Francia e dal Piemonte nel 1859, che significarono la perdita della Lombardia, la scomparsa del granducato di Toscana e dei ducati di Modena e di Parma e la creazione del regno d’Italia. Tale situazione costrinse Francesco Giuseppe a intraprendere la ristrutturazione dell’impero" (vedi qui). E' quindi evidente la situazione di debolezza che l'impero si stava trovando a dover affrontare, già da prima di Magenta, ma che con la battaglia ebbe sicuramente un significato decisivo. E lo dico da "austricante" ma la storia, ci chiede oggettività.
Non credo che l'Impero austriaco stesse per collassare per le spinte rivoluzionarie dell'Italia, che al massimo agivano nel Lombardo-Veneto. Ben più grave fu l'attacco della Germania nel 1866 (che portò all'autonomia dell'Ungheria). L'Austria sarà in pericolo di collassare solo dal 1916 in poi. --Xerse (msg) 13:51, 14 dic 2018 (CET)Rispondi
  • Per quanto riguarda l'antefatto, semplicemente basta accordarsi per sviluppare meglio almeno un accenno sulla battaglia di Palestro, anche se bisogna dire che a tal punto varrebbe la pena quindi anche citare il passaggio (eseguito per primi) da parte degli austriaci in territorio Novarese, gli scontri attorno a Novara e Casale, l'avanzata in Lomellina e lo scontro di Tornavento e Varese che sono cronologicamente precedenti a Magenta.
L'antefatto è troppo grande rispetto alla parte sulla battaglia e troppo generico. Come se nell'antefatto della battaglia di Stalingrado si parlasse della prima guerra mondiale e delle cause della seconda guerra mondiale. E' un'impostazione tipica delle voci di wikipedia di venti anni fa: isolate e scollegate dal contesto di cui sono oggi una piccola parte.--Xerse (msg) 13:51, 14 dic 2018 (CET)Rispondi
  • Per quanto riguarda poi la tua domanda "Come è possibile che parteciparono alla battaglia 6 generali piemontesi se l'unica divisione citata nella voce è quella del generale Fanti?", a questo dubbio vi è una spiegazione: nel volume di Ambrogio Viviani, "4 giugno 1859 - Dalle ricerche la prima storia vera", Zeisciu Editore, 1997 rist. 2009 che rappresenta oggi una vera "bibbia" relativa alla battaglia di Magenta, bisogna ammettere che l'elenco dei generali e delle truppe piemontesi (presentato integralmente, come riproposto nella voce, a pagg. 111-112-113, rif. Decreto del 22 aprile 1859, dati numerici al 31 maggio) viene presentato come l'organico messo a disposizione dal regno di Sardegna per l'operazione, anche se poi lo stesso Viviani nel libro cita la divisione del Fanti come l'unica che ebbe un qualche ruolo all'interno dello scontro. Purtroppo non è colpa nostra se i piemontesi preferirono "seguire" i francesi anziché battersi in prima linea. Fanti ebbe se non altro il merito di essere l'unico a scendere in campo (anche se solo verso sera e nemmeno per imbracciare le armi più di tanto!) anziché rimanere a Pernate con Vittorio Emanuele II ed il resto dell'esercito sabaudo. A tal proposito mi è sembrato corretto inserire nella parte finale un tratto del volume del Bertoli che, per dovere di cronaca e correttezza storica, riportò il fatto che effettivamente le truppe italiane non ebbero un comportamento giudicato per l'epoca particolarmente onorevole negli scontri, preferendo lasciar combattere i francesi al loro posto. Anche Napoleone III è indicato tra i generali della battaglia di Magenta e venne addirittura decorato da Vittorio Emanuele II con la medaglia d'oro senza mai aver messo piede sul suolo magentino se non ovviamente a combattimenti conclusi. --Leopold (msg) 14:46, 13 dic 2018 (CET)Rispondi
Dubito che anche la divisione di Fanti abbia partecipato al suo completo alla battaglia. Occorrerebbe eliminare dai riferimento e dall'ordine di battaglia tutte le unità piemontesi che non parteciparono direttamente all'azione e puntualizzare solo i reggimenti della divisione di Fanti che vi parteciparono.--Xerse (msg) 13:51, 14 dic 2018 (CET)Rispondi
Accolgo con piacere le tue correzioni. Mi permetto solo due appunti, uno sull'opinabilità della saldezza del ruolo del governo austriaco in Italia che per quel che mi riguarda era in crisi dal 1848, ma ripeto sono visioni differenti tra storici e per la mia o la tua tesi ci vorrebbero a questo punto dei riferimenti puntuali. Se la "tesi Zanichelli" non è sufficientemente convincente, propongo di togliere addirittura tutto il riferimento a questa considerazione di modo da poter snellire anche la voce. Sul ruolo preciso dei piemontesi e dei reggimenti della divisione di Fanti che vi presero parte, non ho modo con certezza di poterlo identificare con precisione perché torno a ripetere che il volume di riferimento riporta la situazione dell'ordine di battaglia così come fu predisposto dall'esercito franco piemontese agli albori del 4 giugno, poi la storia parla da sé. Inoltre la maggior parte della storiografia di riferimento sulla battaglia di Magenta fu di matrice francese, il che ovviamente tagliò in buona parte il ruolo dei piemontesi che comunque come abbiamo convenuto fu davvero esiguo. Per quanto riguarda le correzioni che hai suggerito, temendo di sbagliare nell'impostazione, se avessi voglia e tempo di occupartene te ne sarei grato di modo da poter fare un lavoro che possa essere soddisfacente per tutti. --Leopold (msg) 15:26, 14 dic 2018 (CET)Rispondi

Accetto l'invito di fare le modifiche che ho suggerito. Credo che ci metterò mano nel prossimo week-end. --Xerse (msg) 13:22, 17 dic 2018 (CET)Rispondi

Revisione della voce modifica

Per rimediare alla quantità di riferimenti non puntuali, ho rivisto completamente la voce inserendo riferimenti autorevoli e precisi. Riporto qui il testo precedente (anche per le parti comuni) nella speranza che qualcuno riesca, finalmente, a contestualizzare con il numero di pagina i numerosi riferimenti e a integrare la voce.

Durante la ritirata, per ostacolare l'avanzata dei franco-piemontesi, gli uomini di Gyulay minarono il ponte napoleonico posto a metà strada tra Magenta e Trecate: le cariche esplosero ma il ponte, nella sua struttura principale, resistette e rimase transitabile. ref. Viviani. In più, la notte tra il 2 ed il 3 giugno, il Genio francese, protetto dall'artiglieria, gettò un ponte di barche di 180 metri di fronte a Turbigo: iniziò così il passaggio del II Corpo d'armata che sarà anche quello che sosterrà i primi scontri con gli austriaci.

Il 3 giugno il comando transalpino decise, allo scopo di garantire la tenuta dei due importantissimi passaggi sul fiume da poco conquistati, una modifica dell'assetto delle formazioni militari: la prima divisione della Guardia Imperiale (comandata dal generale Émile Mellinet) venne inviata a sostituire Espinasse a San Martino di Trecate, mentre a Mac Mahon con il resto del 2º corpo d'armata fu ordinato di portarsi a rinforzare la posizione del generale Camou a Turbigo, dove pur poco dopo giunse il generale Espinasse con le sue truppe. Alle spalle di Mac Mahon si sarebbero nel frattempo posizionate quattro divisioni dell'esercito sardo. Mentre tali manovre venivano eseguite, i francesi vennero a conoscenza del fatto che gli austriaci avevano riconquistato Robecchetto, poco più a est di Turbigo, e pertanto Mac Mahon ordinò alle proprie truppe di scacciar gli austriaci che si erano posizionati nel borgo per non avere ostacoli, affidando l'operazione al generale de la Motterouge, il quale riuscì a consolidare la posizione dei francesi in loco. Questa azione permise a Mac Mahon di completare l'attraversamento del fiume da parte del resto delle truppe francesi. ref. Viviani.

La mattina del 4 il generale Mac Mahon divise le sue truppe in due colonne dirigendo la Seconda Divisione guidata dal generale Espinasse verso Marcallo con Casone e la Prima Divisione di De La Moutterouge verso Boffalora sopra Ticino. Intanto le truppe austriache tardano ad arrivare e il generale austriaco Clam-Gallas dispone le sue forze a triangolo con i vertici a Magenta, Marcallo e Boffalora.

Espinasse, che doveva coprire un tratto più lungo di strada, partì all'alba, alle 5.00. De La Motterouge, diretto a Boffalora, si era avviato molto più tardi, alle 9.30, ma raggiunse comunque con rapidità l'obbiettivo, solo parzialmente rallentato da piccoli scontri con gli avamposti nemici. ref. Viviani.

Non appena Napoleone III sentì tuonare verso mezzogiorno il cannone, dal suo osservatorio nella torre di San Martino di Trecate, convinto che l'attacco di Mac Mahon fosse in atto, ordinò alle truppe in attesa presso il Ticino di muoversi verso i ponti sul Naviglio a Boffalora, Ponte Vecchio e Ponte Nuovo. Gli austriaci fecero saltare i primi due; il ponte della dogana con quello della ferrovia, poco più a valle, rimasero così l'unico passaggio per raggiungere la sponda sinistra del canale. Ma Mac Mahon era fermo in attesa di coordinare i movimenti delle sue colonne ed il III Corpo d'Armata francese tardò a giungere da Novara sul campo di battaglia. ref. Ogliari 4 giugno 1859 - La battaglia di Magenta, Selecta ed., 2009.

Nel pomeriggio, verso le 15.00, iniziarono intanto ad arrivare da Abbiategrasso il grosso delle truppe austriache il cui ingresso in linea rese la situazione critica per i francesi; gli austriaci, ottimisti oltre misura, inviarono persino a Vienna un telegramma che annunciava una schiacciante vittoria a Magenta, ma i giochi non si erano ancora conclusi. ref. Viviani.

Sempre più pressati, gli austriaci attaccarono con decisione gli zuavi transalpini in località Ponte Nuovo di Magenta riuscendo a respingerli oltre il Naviglio. La frazione di Magenta fu per ore il punto focale della battaglia: mentre nuovi reparti austriaci continuavano ad affluire sul luogo, i reparti della Guardia Imperiale francese, dopo averlo perduto in un primo tempo, riconquistarono il ponte sul Naviglio. Più a sud, a Ponte Vecchio, reparti del 3º corpo d'armata del generale Canrobert stavano vivendo momenti non diversi. La posizione fu conquistata e perduta più volte, fino alla definitiva occupazione da parte dei francesi. Dopo accaniti combattimenti dall'esito incerto i francesi riuscirono a passare il Naviglio a Ponte Nuovo solo quando gli austriaci, minacciati sul fianco destro da Mac Mahon, che aveva prontamente risposto all'attacco a Boffalora col generale de La Motte-Rouge, decisero di ritirarsi attestandosi a Magenta. ref. Viviani.

Nei combattimenti cadde il generale francese Gustave Cler e rischiò di morire anche il generale Mellinet che per ben due volte ebbe il cavallo abbattuto sotto la propria sella. ref. Ogliari.

Mac Mahon, dopo aver fatto porre in posizione difensiva la divisione di De La Motterouge, era andato alla ricerca della divisione Espinasse, la cui marcia era stata lentissima. I francesi, ritrovata la divisione di Espinasse, la inviarono verso Marcallo dove trovarono una resistenza relativa: il generale Clam-Gallas, infatti, scioccato dalla perdita della linea verso il Naviglio, decise di puntare al mantenimento della difesa di Marcallo allo scopo di impedire che i francesi potessero troppo facilmente puntare su Magenta, ma vi inviò solo due brigate, il che rappresentò uno dei maggiori errori tattici austriaci della giornata. Marcallo non venne ripresa e peraltro una delle due brigate inviate venne sottratta al fronte di Boffalora, fatto che aveva consentito alla Guardia Imperiale di Napoleone III di irrompere tra le linee nemiche, tagliandole in due, e ricongiungendosi con la divisione di De La Motterouge: l'armata francese, così facendo, andò progressivamente riunendosi e accerchiando lo schieramento asburgico. Gli austriaci, sempre più determinati, opposero ad ogni modo una strenua resistenza negli scontri che provocarono così ampie perdite su ambo i fronti. ref. Viviani. ref. Ogliari.

La situazione a Pontenuovo ed a Pontevecchio era divenuta però insostenibile anche per le "giubbe bianche" e pertanto gli austriaci ripiegarono sempre più verso la città di Magenta, dove era ormai palese si sarebbero giocati gli scontri principali. ref. Ogliari.

L'armata francese si dispose quindi a semicerchio intorno alla città di Magenta, circondando il bordo da nord-nord-est, nord, ovest e ovest-sud-ovest. Le divisioni di Espinasse, Camou, De La Motterouge, Mellinet e Vinoy, con l'appoggio di elementi della divisione piemontese del generale Fanti, mentre calavano ormai le prime ombre della sera, attaccarono l'abitato, entro il quale si erano asserragliati gli austriaci. ref. Ogliari.

Gli scontri in paese furono violentissimi (molti vennero condotti ad arma bianca o alla baionetta). La battaglia divampò anche attorno alla stazione ferroviaria di Magenta; gli austriaci si ritirarono nelle abitazioni civili sperando di difendere il territorio metro a metro. La rilevanza strategica della stazione ferroviaria era rappresentata, per parte degli austriaci, dalla possibilità di costituire un valido caposaldo, attestandosi sia nell'edificio sia al riparo presso il rilievo del tracciato ferroviario; per parte francese la conquista della stazione avrebbe consentito di far giungere rapidamente a Magenta rinforzi e rifornimenti da Novara e paesi limitrofi sfruttando proprio la linea ferroviaria. La stazione, inaugurata solo un anno prima (18 giugno 1858) fu una delle ultime postazioni austriache a cadere. ref. Viviani.

Il generale Espinasse venne colpito nei pressi di Casa Giacobbe, ma la sua colonna e quella di Mac Mahon, con una manovra "a tenaglia", attaccarono il nemico trincerato nel centro cittadino di Magenta. Casa Giacobbe, abitazione ubicata in posizione strategica in periferia, era difesa strenuamente dalle "giubbe bianche" anche in virtù della presenza di una torretta che consentiva di controllare il territorio circostante e, soprattutto, la vicina strada ferrata. ref Ogliari.

Verso sera, i bersaglieri della divisione del generale Fanti giungono a coprire il lato sinistro degli alleati. Gyulaj decise di optare per la ritirata strategica meditando un contrattacco che però poi non avvenne. Alla sera del 4 giugno, dopo la vittoriosa battaglia, l'imperatore Napoleone III nominò Mac Mahon al grado di Maresciallo di Francia (massimo grado nella gerarchia militare transalpina) ed al titolo di Duca di Magenta. Vittorio Emanuele II concesse a Napoleone III la medaglia d'oro al valor militare, malgrado il fatto che l'imperatore non fosse intervenuto personalmente negli scontri. ref. Viviani.

All'alba del 5 giugno, vi fu un velleitario attacco austriaco a Pontevecchio (effettuato perlopiù per proteggere il ripiegamento del grosso delle truppe), prontamente respinto dai francesi che nelle ore successive presero indisturbati le loro posizioni sul territorio. ref. Ogliari.

Le truppe del corpo di spedizione agli ordini del maresciallo François Certain de Canrobert provenivano perlopiù dall'Africa dove erano state armate e dove la situazione sembrava pacificata dopo la conquista francese dell'Algeria.

Il 1º reggimento della legione straniera giunse dall'Africa in Corsica, mentre il 2° sbarcò a Marsiglia, giungendo poi a Genova il 26 aprile, a bordo della nave "Vauban". I due reggimenti si ricongiunsero nuovamente il 14 maggio 1859 in Piemonte e formarono la 2ª brigata della 2ª divisione del 2º corpo d'armata.

La 2ª divisione era comandata dal generale Charles-Marie-Esprit Espinasse, il 2º corpo d'armata era agli ordini del generale Mac Mahon. Il primo scontro che queste truppe si trovarono ad affrontare fu la Battaglia di Montebello nei pressi di Voghera.

Le colonne continuarono poi a risalire il corso del Ticino a nord del Po, attraversando il Sesia e poi giungendo a scontrarsi nuovamente con gli austriaci nella battaglia di Turbigo il 2 giugno. Il 3 giugno il corpo si trovava a Trecate dove il corpo prese parte all'attraversamento del fiume Ticino sul ponte di Boffalora dove diede il proprio contributo con 7 pezzi d'artiglieria posti a difesa del ponte quando questo non riuscì ad essere fatto saltare completamente dagli artificieri austriaci.

I combattimenti ripresero la mattina del 4 giugno. All'inizio dell'azione bellica, la legione si trovava in posizione verso Marcallo e ricevette subito il grosso dell'esercito austriaco, non riuscendo a controbattere immediatamente. Gli zuavi a Magenta ebbero un ruolo fondamentale nel passaggio di Ponte Nuovo e nella presa di Casa Giacobbe dove si distinsero per la particolare determinazione nel raggiungimento dell'obbiettivo.

Nella mischia della battaglia di Magenta, la bandiera del 2º reggimento zuavi finì in pericolo in quanto il suo alfiere rimase ucciso, ma essa venne prontamente raccolta e gli zuavi continuarono a combattere imperterriti. Lo zuavo Dauriere e l'aiutante Savières, addirittura, riuscirono poi ad impossessarsi della bandiera del 9º reggimento austriaco. Qualche giorno dopo, il generale Mac Mahon, inviò agli zuavi questo ordine del giorno:

«L'imperatore, volendo ristabilire vecchie e gloriose tradizioni, ha deciso che il reggimento che conquista una bandiera al nemico, porterà la croce della Legion d'onore sotto la sua aquila. Il 2° zuavi che, primo in questa campagna, ha conquistato a Magenta la bandiera del 9° reggimento austriaco, riceverà domani, per ordine di Sua Maestà, la decorazione che ha gloriosamente conquistata sul campo di battaglia.»

L'indomani il maresciallo Mac Mahon tornò all'accampamento di Magenta e, di fronte alle truppe che presentavano le armi, decorò l'aquila in cima all'asta della bandiera che, tra l'altro, durante la battaglia era stata trapassata da una palla nemica. Lo zuavo Dauriere fu fatto cavaliere della Legion d'onore. ref. Pierrettori.

Come per la campagna di Crimea, l'Armée d'Afrique venne chiamata a fornire un proprio contingente per la campagna d'Italia. Ciascuno dei tre reggimenti di Tirailleurs algériens (chiamati dai francesi Turcos) fornirono un battaglione di 1100 soldati al fine di creare un reggimento provvisorio per operare nella seconda guerra d'indipendenza italiana, composto da tre battaglioni da sei compagnie ciascuno. Il comando di tale corpo venne affidato al colonnello Laure, del 2º reggimento tiratori algerini. ref. «Nella giornata del 4 giugno, il 1º battaglione del reggimento dei tiratori pagò un pesante tributo di sangue alla Francia. [...] Essi sono l'onore della nostra bandiera ed il modo in cui essi morirono rappresenta un esmepio per tutti i soldati che continueranno la gloriosa tradizione del 1º reggimento di tiratori algerini», Le livre d'or des tirailleurs indigènes de la province d'Alger, Bastide, 1866.

I turcos attaccarono con grande coraggio e decisione, e l'insolita presenza dei soldati di colore francesi[i nordafricani appartengono alla cosiddetta "razza bianca"] sarebbe rimasta a lungo impressa nella memoria e nella fantasia degli italiani.

«"Questi algerini non avevano impressionato soltanto gli austriaci, ma anche i magentini. Vi sono ancora in paese testimoni oculari, o meglio auricolari della battaglia, che narrano di aver veduto morire nella loro casa degli algerini che, nei momenti estremi, invece di invocare Gesù o la mamma, chiamavano Maometto. Altri, e qui la fantasia lavora, mangiavano i polli crudi...".»

Alla fine dello scontro di Magenta, i turcos contarono in tutto 31 morti e 144 feriti. ref. Pierrettori, Magenta 1859 - I Protagonisti, Comune di Magenta, Magenta, 2009.

Le perdite ufficiali dichiarate dagli stati maggiori, per la sola giornata del 4 giugno, furono di 4535 uomini (tra ufficiali e soldati, morti o feriti) per i franco-piemontesi e 10.226 per gli austriaci. A queste cifre devono però essere aggiunti i soldati deceduti più tardi come conseguenza delle ferite riportate in battaglia. ref. Viviani. ref. Ogliari. Nello scontro morirono anche 8 civili magentini, in parte perché imprudentemente uscirono per le strade durante i combattimenti, in parte perché probabilmente cercarono di dare manforte all'esercito liberatore. ref. Viviani. Nello scontro morirono nelle file dei francesi anche il generale Esprit Charles Marie Espinasse ed il suo ufficiale d'ordinanza, il tenente Froideond, come pure caddero alla testa delle loro truppe i colonnelli Drouhot del 65° di fanteria di linea e Marie Louis Henry de Granet-Lacroix de Chabrières del 2º reggimento straniero. ref. Ogliari.

La battaglia di Magenta aprì la strada verso la conquista di Milano che venne raggiunta dai franco-piemontesi senza ulteriori combattimenti l'8 giugno, alle 8.00 del mattino, sfilando sotto l'Arco della Pace in corso Sempione. ref. Viviani. Il giorno successivo i due sovrani, accompagnati dalle rappresentanze dei loro eserciti, assistettero, alle 10.30, nel Duomo della ormai ex capitale del Regno Lombardo-Veneto, a un solenne Te Deum di ringraziamento. Altri festeggiamenti seguirono due giorni dopo dove si tenne anche lo spettacolo al teatro della Scala. ref. Ogliari.

Gli austriaci, ritiratisi da Milano e dagli altri maggiori centri della Lombardia occidentale, si disposero ad organizzare la riscossa nel territorio del Quadrilatero (compreso tra Peschiera del Garda, Mantova, Verona e Legnago). ref. Ogliari.

--Xerse (msg) 19:35, 20 ago 2019 (CEST)Rispondi

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